Consultorio telematico

Nel 1990-92 il Consultorio telematico su piattaforma Videotel Sip alla pagina 5737 fu il primo servizio telematico di consulenza medica e sessuologica in Italia, e secondo in Europa. Fondato a Pordenone dalla sessuologa e psicoterapeuta Dora Pezzilli (autrice dei testi seguenti) con l'aiuto tecnico di Michele Boselli, si avvaleva della consulenza medica di uno storico consultorio "fisicamente" esistente: l'AIECS di Milano, grazie all'amicizia dello scomparso compagno radicale Guido Tassinari.
Aborto

Intendiamo per aborto l'espulsione spontanea o provocata del prodotto del concepimento prima che siano passati 180 giorni dal momento dell'annidamento dell'ovulo all'interno dell'utero (sette mesi). L'aborto spontaneo è dovuto a cause legate alla salute della donna e/o dell'embrione o del feto.

L'aborto provocato riguarda invece o una legge dello Stato o un evento al di fuori della legge vigente. L'aborto volontario non costituisce più, in Italia, un illecito penale ed è regolamentato dalla legge 22 maggio 1978 (n. 194). La legge distingue tra l'aborto nei primi 90 giorni di gravidanza (si conta da una settimana circa dopo l'ultima mestruazione), e l'aborto oltre questo termine.

Nel primo caso, "la donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito, si rivolge ad un consultorio pubblico, istituito ai sensi dell'art. 2, lettera a) della legge 29 luglio 1975, n. 4 e 5, o a una struttura socio sanitaria a ciò abilitata dalla regione o a un medico di sua fiducia" (art. 4).

Il consultorio e la struttura sociosanitaria, oltre a dover garantire i necessari accertamenti medici, hanno il compito in ogni caso, e specialmente quando la richiesta di interruzione di gravidanza sia motivata dall'incidenza delle condizioni economiche, o sociali, o familiari sulla salute della gestante, di esaminare con la donna e con il padre del concepito, ove la donna lo consenta, nel rispetto della dignità e della riservatezza della donna, e della persona indicata come padre del concepito, le possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione di gravidanza, di metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre, di promuovere ogni opportuno intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza sia dopo il parto.

Quando il medico del consultorio o della struttura socio sanitaria, o il medico di fiducia, riscontra l'esistenza di condizioni tali da rendere urgente l'intervento, rilascia immediatamente alla donna un certificato attestante l'urgenza. Con tale certificato la donna stessa può presentarsi ad una delle sedi autorizzate a praticare l'interruzione di gravidanza. Se non viene riscontrato il caso di urgenza, al termine dell'incontro il medico del consultorio o della struttura socio sanitaria, o il medico di fiducia, di fronte alla richiesta della donna di interrompere la gravidanza sulla base delle circostanze di cui all'art. 4, le rilascia copia di un documento, firmato anche dalla donna, attestante lo stato di gravidanza e l'avvenuta richiesta, e la invita a soprassedere per sette giorni. Trascorsi i sette giorni, la donna può presentarsi, per ottenere la interruzione della gravidanza, sulla base del documento rilasciatole ai sensi del presente comma, presso una delle sedi autorizzate" (art. 5).

Dall'ingresso nella struttura ospedaliera l'applicazione della legge è obbligatoria. L'interruzione volontaria di gravidanza, dopo i primi novanta giorni, "può essere praticata: a) quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna; b) quando siano accertati processi patologici tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica e psichica della donna" (art. 6).

L'aborto è l'interruzione di un processo vitale. Qualunque processo vitale viene interrotto sulla base di una motivazione di ordine superiore e legato al bisogno di sopravvivenza della specie. Dal punto di vista psicobiologico l'aborto è quindi una patologia, e come tale va affrontata. Le motivazioni che comportano l'interruzione di questo processo vanno attentamente ricercate e scoperte a tutti i livelli micro-macro biologici, psichici, e di sistema, al fine di porvi rimedio.
Anafrodisia

Intendiamo per anafrodisia la mancanza parziale o assoluta del desiderio sessuale.

I fenomeni che comportano la nascita del desiderio e la sua mancanza verranno da noi considerati a partire dall'aspetto eminentemente psicologico, quindi non legato a fattori anatomici o nei quali i disturbi organici o gli eventi congeniti e/o traumatici hanno avuto una importanza predominante per il soggetto. Il desiderio sessuale, ovvero dell'uso del proprio corpo e/o dell'altrui persona, per soddisfare i propri bisogni erotici, nasce con la vita e finisce con la morte. Il desiderio sessuale è quindi, un fenomeno legato intrinsecamente alle possibilità immaginative dell'essere umano fin dai primi momenti di vita.

Sia nella sessualità immaginata che in quella "agita" influiscono la formazione delle fantasie sessuali determinate da molti fattori, tutti determinanti sia dal punto di vista, fisico, psichico, sociale, riproduttivo. Il desiderio sessuale in questi termini, non può essere letto come un "optional" del processo di riproduzione della specie, che a differenza di altre, trae la sua possibilità di evoluzione anche dal soddisfacimento di bisogni fondamentali e tipici della specie umana.

Il bisogno di "carezze" psicofisiche, e quindi il modo più completo per soddisfarlo, un rapporto con "altro/a" privo di sfruttamento o secondi fini, rappresenta il filo conduttore che lega ogni essere umano ad un altro essere umano. Anche nel processo di formazione del desiderio, l'individuo obbedisce, consciamente o meno, agli insegnamenti e agli indirizzi parentali, e lo sviluppo delle sue fantasie erotiche, metteranno spesso in luce anche i suoi desideri rimossi.

In questo modo si andrà a costruire quello "scenario immaginario" che servirà come strumento privilegiato al soggetto per la scelta del partner. La mancanza di quella che noi riteniamo l'"impalcatura" storica della vita, non può che essere un segnale di sofferenza sia fisica che emotiva e che a volte denuncia uno stato depressivo che può trovare la sua origine anche in fatti contestuali alla vita del la persona e legati a vicende psicologicamente difficili.

In tal senso, gli avvenimenti che durante l'esistenza l'essere umano incontra e che per lui rappresentano spesso momenti di passaggio evolutivo o involutivo possono diventare una minaccia alla percezione del desiderio sessuale. Ricordiamo a grandi linee e legati al contesto socioculturale in cui questi esempi si svolgono, il parto, l'aborto, i primi rapporti sessuali, i lutti.

E' altrettanto evidente che, periodi di anafrodisia ben compensati dall'affettività esistente in una coppia o in ambito famigliare rappresentano invece la quasi normalità del percorso esistenziale che ogni persona incontra. Un approccio, di tipo preventivo quindi, richiede una particolare attenzione per quelle fasce di età nei quali questi avvenimenti sono più frequenti ed una assidua informazione sociale sul come prevenirne le cause.

Sicuramente alla inibizione della percezione del desiderio sessuale contribuiscono tutti gli elementi di vicinanza al soggetto attività lavorativa inclusa; una prevenzione autentica richiede perciò anche un esame dei fattori di rischio in ambiente lavorativo e sulle condizioni di salute ad esso inerenti.
Riteniamo tutto ciò fondamentale, anche tenendo conto degli aspetti farmacologici legati al problema. La mancanza della possibilità di esprimere il proprio bisogno di carezze psicofisiche, o la mancanza della percezione di questa necessità fondamentale, induce spesso i soggetti a far uso di succedanei del "piacere" quali alcool, psicofarmaci, droghe con effetti indesiderati sulla salute e sulla personalità.

Esistono poi gli effetti "indotti" che la mancanza di desiderio produce in un sistema familiare. Ogni essere vivente infatti dalla nascita alla morte desidera la risposta ad una sola domanda: "ti piaccio?", che gli consente di mantenere l'equilibrio tra sé e il resto del mondo; la mancanza di desiderio nel partner privilegiato viene spesso vissuta come una disconferma del Sé, innescando meccanismi a catena difficilmente controllabili.

Una adeguata informazione sessuale, sin dai primi anni di vita, e agita soprattutto nel contesto familiare, può, se non eliminare, arginare il problema. Ci sembra in questo caso opportuno, suggerire ai genitori o a chi si promette di diventarlo una nutrita acquisizione di materiale informativo in tal senso che a nostro parere si trova in particolare modo nelle fiabe classiche a partire dalla Storia dei miti Greci.