Dopo un quarto di
secolo di attenzione per cosi' dire "esterna" alle vicende della
Bulgaria (dall'arresto di Marco Pannella nel 1968 fino al caso Filipov ed oltre
con la visita di Adelaide Aglietta come presidente degli osservatori del PE),
circa un anno fa il Partito radicale decideva di investirvi in modo piu'
costante le sue risorse umane e finanziarie, con un insediamento politico ed
una presenza fisica continuative nel paese, motivate dal positivo, pressoche'
immediato riscontro di interesse nelle tematiche radicali, soprattutto a
cominciare dalla Assemblea Nazionale, il parlamento monocamerale bulgaro, dove
si sono iscritti al Pr decine di deputati appartenenti a tutti i tre gruppi
parlamentari e a quasi tutti i partiti in questi gruppi coalizzatisi.
Ed e' infatti
certamente questo il dato piu' significativo della presenza politica del Pr
oggi in Bulgaria: la caratteristica transpartitica del nuovo partito transnazionale,
attraverso la partecipazione di esponenti di primo piano della scena politica
bulgara, non di rado tra loro in grande contrasto come e' connaturato e
salutare alla tensione democratica, ma non privi della reciproca tolleranza
che, nella ricchezza delle differenze e nell'interesse comune del paese, li
unisce laicamente nel partito degli Stati uniti d'Europa. Oltre ai due membri
di governo (il vice primo ministro - anche ministro del commercio - e il
ministro dell'industria), tra i quaranta parlamentari che su un totale di 240
danno al transpartito il potenziale di una forza del 17%, ne contiamo oggi:
- 14 appartenenti al
gruppo parlamentare del Partito socialista bulgaro o indipendenti comunque
eletti in questa lista (equivalente al 13.2% sul totale del gruppo); e' da
rilevare che la gran parte di questi appartengono alla frazione Alleanza per la
social-democrazia, compreso l'intero vertice di questa forza in seno al Psb (il
presidente Chavdar Kiuranov, il vice-presidente Aleksander Tomov, il segretario
Rossen Karadimov, i dirigenti Sonia Mladenova, Philip Bokov deputato al
Consiglio d'Europa e responsabile delle relazioni internazionali, ed Elena
Poptodorova, italianofona responsabile delle relazioni pubbliche); tra gli
altri annoveriamo Yovcho Russev, economista particolarmente interessato al
problema dello sviluppo Nord-Sud, e Yanaki Stoilov, recentemente candidato
ufficiale dei socialisti, ma senza successo, a presidente del parlamento.
- 3 appartenenti al
Movimento per i diritti e le liberta' (12.5% sul totale del gruppo), la forza
politica largamente rappresentativa della minoranza turca e che occupando una
posizione centrale in un contesto di "muro contro muro" tra destra e
sinistra ha sempre avuto buon gioco a costituire l'indispensabile ago della
bilancia per fare maggioranza in parlamento, fino al ruolo-chiave svolto nella
soluzione trasversale della lunga crisi di governo; essi sono il
vice-presidente del parlamento Kadir Kadir ed i due segretari del gruppo
parlamentare, Remzi Osman e Ilhan Mustafa.
- 23 appartenenti alla
Unione delle forze democratiche (20% sul totale del gruppo), la coalizione di
maggioranza relativa formata da 15 partiti e fondata sul comune collante
anticomunista; tra di essi:
- l'indipendente Sasho
Stoyanov (arrestato nell'estate del 1968 - allora diciassettenne dirigente
della gioventu' comunista - quasi contemporaneamente a Pannella e per la stessa
ragione);
- il presidente di uno
dei partiti agrari bulgari (comunque il solo attualmente rappresentato in
parlamento) Georgi Petrov, gia' noto per la posizione esplicita contro la pena
di morte;
- i deputati Emil
Kapudaliev e Rumen Urumov del Partito radical-democratico e diversi deputati
del Partito social-liberale alternativo (il medesimo dei due ministri);
- il liberale
Krassimir Stefanov, sostenitore del sistema elettorale
uninominale-maggioritario di tipo anglosassone;
- alcuni deputati del
Partito social-democratico che ultimamente sembrano avere ammorbidito le
posizioni anti-socialiste piu' rigidamente intransigenti che avevano
qualificato l'intervento di Sviliana Zaharieva al Consiglio federale
immediatamente seguito alla prima sessione del Congresso.
Risultano inoltre
iscritti al Pr due ex-ministri e altri tre ex-deputati della precedente
Assemblea Costituente.
Ma se la battaglia
federalista europea e' senza dubbio la principale ragione per la quale i
deputati bulgari hanno con entusiasmo aderito al Pr, altri importanti motivi di
interesse - pur non unanimemente condivisi - sono costituiti dalle posizioni
radicali sul sistema elettorale anglosassone e sull'abolizione della pena di
morte. I documenti finora tradotti in lingua bulgara e distribuiti ai deputati
sono stati nell'ordine: i materiali sullo statuto di Cicciomessere e
Strik-Lievers; la mozione Bosnia-Erzegovina, primo firmatario Pannella; il
dossier anglosassone sul sistema elettorale uninominale-maggioritario; il
documento Dupuis in corso di elaborazione su federalismo e nazionalita'.
La forte presenza nel
parlamento monocamerale bulgaro - notevole sia sotto il profilo quantitativo
che qualitativo - pur richiedendo una doverosa attenzione non ha tuttavia
impedito di svilupparsi in piu' ampi settori della societa', con prestigiose
iscrizioni provenienti dal mondo della scienza e della cultura o da quello del giornalismo,
e iniziando una per ora timida ma promettente penetrazione del messaggio
radicale tra la cossiddetta gente comune, fino a conseguire e oltrepassare
l'obiettivo di cento iscritti al Pr in un paese che non ne aveva mai contati
prima.
Il conseguimento di
questo primo risultato - cento iscritti - facilita l'elaborazione di qualche
statistica utile a fornire un quadro della composita situazione del Pr in
Bulgaria: l'eta' media risulta di 38 anni; per il 25 p.c. si tratta di persone
di sesso femminile; non trascurabile il tasso di presenza di esperantisti,
circa il 16 p.c.; quattro iscritti su cinque vivono nella capitale Sofia e solo
uno su cinque in altre localita' del paese; oltre il 10 p.c. degli iscritti ha
versato una quota di iscrizione pari a quasi il doppio della minima richiesta.
Per quanto riguarda
l'autofinanziamento, se da un lato siamo ancora ben lontani dal poter coprire i
peraltro contenuti 18 milioni di lire di spese annue di gestione della sede e
delle attivita' politiche, d'altra parte i circa 300 dollari provenienti da
iscrizioni e contributi consentono di poter sperare in un progressivo
restringimento della forbice entrate/uscite, gradualmente nei prossimi anni:
per il 1993, un aumento del numero di iscritti ed anche della quota minima di
iscrizione potrebbe ragionevolmente portare un autofinanziamento di un migliaio
di dollari, ancora largamente insufficienti ma niente affatto trascurabili,
trattandosi di un paese povero.
Questo positivo
feed-back di deputati e cittadini ha indotto ad intensificare gli sforzi del
Partito sul nuovo "fronte bulgaro" del progetto transnazionale, con
l'apertura nel luglio scorso di una piccola ma efficiente sede, attrezzata con
un computer e un telefax, dove lavorano una segretaria-interprete a tempo pieno
ed una seconda segretaria part-time, avvalendosi della collaborazione esterna
di altri traduttori: sono stati gia' tradotti gli atti del convegno "Costi
del proibizionismo" ed e' in corso la traduzione del "Numero unico"
sul Pr. Tra le altre attivita', sono stati introdotti nell'archivio migliaia di
indirizzi qualificati, portando il totale bulgaro a circa dodicimila.
Sul piano piu'
generale della situazione del paese nel contesto europeo, e balcanico in
particolare, e' opportuno segnalare che alle gravi difficolta' determinate
dalla crisi economica si e' aggiunta l'instabilita' politica determinata da una
lunga crisi di governo appena risoltasi con la formazione di una inedita
maggioranza trasversale che facendo perno sulla centralita' del Movimento per i
diritti e le liberta' accomuna oggi le frazioni meno estremiste sia della
destra che della sinistra socialista, in un equilibrio un po' delicato che
lascia aperta la possibilita' di elezioni anticipate in primavera.
Dal punto di vista
geopolitico la Bulgaria resta comunque un elemento di stabilita' nella
tormentata regione balcanica; le tensioni etniche, pure esistenti con le
minoranze turca e zingara, non sono esasperate come nei paesi confinanti. Il
Movimento per i diritti e le liberta', gia' duramente contestato come
incostituzionale (la Costituzione vieta i partiti etnici), guidato da dirigenti
dotati di intelligenza politica ha dato prova di responsabilita' sia nella
gestione dell'ultima fase della crisi di governo che piu' in generale nella
ragionevolezza di non eccessive rivendicazioni. Per gli zingari, che vivono in
pessime condizioni economiche, di scolarizzazione e di qualificazione
professionale, vi sono degli sforzi di dialogo e comprensione abbastanza
pregevoli da parte della Presidenza della Repubblica, frustrati pero' anche a
causa delle divisioni in seno alla stessa comunita' zigana.
L'elemento di relativa
stabilita' politica e tolleranza etnica vale anche sul piano esterno nel
contesto della regione bacanica: la Bulgaria e' l'ultimo paese che i
nazionalisti belgradesi si sognerebbero di attaccare militarmente; d'altra
parte il pericolo di un ingresso in guerra della Bulgaria nel caso in cui i
serbi attaccassero la Macedonia (oppure la destabilizzassero demograficamente
attaccando la Kosova e quindi provocando la Bulgaria contro gli albanesi e
mettendola in una imbarazzante situazione di quasi-alleanza con i serbi stessi)
sembrerebbe poco probabile a verificarsi - anche se non impossibile -, per la
semplice ragione costituita dalla forte presenza politica degli americani nel
paese, a sua volta motivata dalla favorevole posizione geografica della
Bulgaria verso il medio oriente; in altre parole, il giorno in cui la Turchia
dovesse rivelarsi un alleato poco affidabile, per di piu' dotato di un esercito
un po' troppo forte, gli americani potrebbero anche arrivare a potersi
permettere di disfarsene, disponendo gia' nel baule del carro armato della
migliore ruota di scorta disponibile in zona, un pneumatico bulgaro pronto a
fornire ottime perfomances di attitudine e tradizione anche militari.
In questo quadro
socio-economico interno e geo-politico su piu' vasta dimensione, l'attivita' del
Partito radicale si innesta con buone prospettive di sviluppo del partito
stesso come pure delle sue battaglie, in sintonia con una linea comune agli
altri paesi di attivita' politica radicale, senza che alcun elemento specifico
nazionale intervenga a dirottarne le priorita'; tutt'al piu' alle tematiche di
lavoro gia' citate sopra - federalismo e nazionalita', abolizione della pena di
morte, sistema elettorale anglosassone -, si possono aggiungere
l'antiproibizionismo sulla droga, sul quale sembra opportuno iniziare una
politica di diffusione degli argomenti radicali quantomeno ad un livello di
informazione presso il ceto politico ed il mondo scientifico; da non
trascurarsi sarebbero anche i problemi ambientali.
Infine una breve
considerazione sulla confinante Repubblica di Macedonia, culturalmente e
storicamente molto vicina alla Bulgaria: il progetto ipotizzato da Dupuis per
una ferrovia transbalcanica Durazzo-Tirana-Skopje-Sofia ed oltre, potrebbe
essere il primo passo per lanciare una proposta di federazione anche politica
tra i tre paesi (Albania, Macedonia, Bulgaria).