FEDERALISMO E NAZIONALITA'
intervento di Kolio Paramov pubblicato nel marzo 1993 del bisettimanale bulgaro "Zlatogradski Vestnik"

Recentemente la sede del Partito transradicale italiano in Bulgaria ha divulgato un documento interno di lavoro sul tema "Federalismo e nazionalita'" a cura del sig. Olivier Dupuis.
Il partito che rappresento nel parlamento bulgaro, insieme ai partiti della coalizione Alleanza parlamentare per la democrazia sociale, ha precisato la sua posizione sul problema dei diritti delle minoranze per la sessione d'inverno dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.
Questi documenti, che indubbiamente costituiscono un importante contributo, abbordano una serie di problemi complessi che nella fine del secolo XX hanno provocato e provocano diverse valutazioni. Questi problemi complessi, infatti, riguardano la pace generale nell'Europa, riguardano letteralmente la sopravvivenza dell'Europa. I governanti, i politici e gli statisti comparano sempre i fatti storici impressionanti per dedurne la sostanza dei problemi che affrontano. E se riflettiamo in questi termini, non possiamo trascurare alcune questioni, legate precisamente alle nazionalita' ed al federalismo.
Chi avrebbe immaginato nel 1914 che proprio a Sarajevo sarebbe avvenuto un incidente che avrebbe fatto esplodere l'Europa, che avrebbe causato tante tragedie e vittime? Chi avrebbe immaginato recentemente che proprio a Sarajevo si sarebbe effettuato il maggior sterminio di persone, che poco prima vivevano tranquillamente e non avevano mai sospettato di nutrire reciprocamente tanto odio?
Tutti noi, oggi, in questa sala a Roma, citta' eterna, uniti dalla nuova missione del transradicalismo, dobbiamo essere consapevoli di afrrontare una nuova realta', un nuovo problema sostanziale che, per disgrazia del nostro tempo, parte di nuovo da Sarajevo.
Le comparazioni storiche oggi per noi hanno valore solo nel contesto dei grandi obiettivi che il transradicalismo affronta per stabilire nell'Europa un ordine e rapporti che non permettano assolutamente tragedie come quella in corso a Sarajevo.
Cio' sarebbe possibile se la riflessione di tutti i politici europei sul federalismo ed i problemi della nazionalita' diventeranno il punto di riferimento per valutare i diversi popoli e comunita' nazionali, il loro ruolo e contributo nell'Europa. A questo proposito vorrei evocare l'opinione, emessa una volta da un bulgaro, che non ci possono essere "popoli grandi e piccoli". Tutti i popoli, gruppi etnici, comunita' nazionali hanno il diritto reale di esistere liberamente, senza restrizioni, in modo tipicamente europeo ed e' questo l'obiettivo che ci proponiamo, e' questo l'obiettivo veramente umano che sta' all'origine di ogni religione.
Da questa notevole tribuna europea del transradicalismo vorrei invocare il sig.Olivier Dupuis, i rappresentanti dei diversi stati ed il trono pontificio di riconsiderare in termini storici per i prossimi 2-3 anni il problema del federalismo, di rivalutare e far conoscere gli aspetti sostanziali delle nazionalita' e dello Stato civile - l'articolazione tra ordinamento statale e minoranze, se di fatto esiste. Solo in questo modo potremmo definire con maggior precisione quali sono i diritti delle minoranze nello stato civile, quali le modalita' della loro autodefinizione e autogestione, fino a che punto il sistema elettorale determina ed esprime la democrazia e - la questione piu' importante e complessa nel mio parere - come affrontare e valutare la comunita' etnica, come definire la minoranza nazionale e come articolare la co-nazione.
Queste questioni finora sottovalutate ne provocano molte altre rispetto alla valutazione-definizione di "comunita' etnica" o "minoranza nazionale". Esiste davvero questa realta' oppure e' artificialmente formulata - questa e' la questione delicata. Infatti il problema della "comunita' etnica" e' delicato, ma quanto piu' si evita di affrontarlo, tanto piu' aumenta il pericolo di coinvolgere in interessi meschini nuovi Sarajevo, Goragde ed anche la vita di molte persone innocenti.
Urge, in scala europea, riconsiderare i criteri e dare una nuova definizione del non rispetto dell'autoidentificazione nazionale di un etnia dominante. Quale e' l'impostazione e fino a che punto tale etnia ha il diritto di costituire un autonomia amministrativa come singola nazione con territorio nazionale? Questa e' oggi la questione piu' importante per tutti i paesi dell'Europa orientale e per quelli della CSI.
Alcuni esponenti sottovalutano la questione, eppure e' la piu' sostanziale. Puo' un'etnia dominante definire e rivendicare un territorio nazionale proprio oppure deve rispettare le realta' esistenti e le regole stabilite in Europa? Noi dell'Europa orientale con il sistema di Stalin abbiamo sottovalutato tragicamente questo problema ed oggi difficilmente potremmo affrontare nell'immediato le nuove realta' democratiche che si vanno imponendo. Ma cio' non ci impedisce di imparare la democraticita' da voi, gli stati dell'Europa occidentale, considerando i fenomeni analoghi in questo grande processo in corso nella Comunita' europea. Mi riferisco all'esistenza, alla formazione - non priva di problemi - di regioni transfrontiere e di comunita' transfrontiere come Paese Basco - Catalogna (Sp.) e Sud-Pyrenee (Fr.), Nord-Pas de Calais (Fr.) e la Wallonia (B.).
Anche se secondo alcune opinioni questi problemi sono stati considerati ed affrontati insufficientemente nell'accordo di Maastricht (art.198), mi permetto di sottolineare che la Comunita' europea ha assicurato un nuovo organo istituzionale (consultivo) per queste formazioni regionali. Ma le realta' nell'Europa orientale sono molto piu' complesse, c'e' un ambiente di sfiducia, originato da situazioni imposte, forzate, aggravate dal dogmatismo religioso che ci allontana dai principi democratici. Il mio paese, la Bulgaria, e gli altri paesi vicini sono preoccupati dalla crescente incomprensione, dal fomento di ostilita', dalla sfiducia, dall'incutere paura e da altre manipolazioni in corso che si oppongono alla democrazia e agli obiettivi dei governi e costituiscono un atteggiamento inadeguato nel nuovo contesto democratico.
Mi permetterei di sottolineare - e di invocare la vostra comprensione - che l'Europa occidentale e' la parte del vecchio continente che non dovrebbe essere indifferente sul come si interpreta il problema delle nazionalita' e delle minoranze nell'Europa orientale.

Egregi signori,
Quel che e' stato fatto negli ultimi tre anni non e' affatto sufficiente per garantire la pace nell'Europa occidentale. Spero che ve ne rendiate conto, tanto piu' che si tratta di un aspetto di grandi potenzialita'. Il dovere di combattere nello stato embrionale tragedie sul modello di Sarajevo che hanno colpito tutti noi ci fa costatare che qualcosa si poteva fare con l'aiuto della diplomazia europea occidentale, con l'aiuto della Santa Sede, e che non si doveva permettere la devastazione della cultura a Dubrovnik e del patrimonio di tanti secoli di civilta'. Direi di piu' - alla fine del secolo XX siamo testimoni dello sterminio di rissorse umane, dovuto all'incomprensione dei fattori legati alle "comunita' etniche nazionali". Si tratta di persone che fino a ieri vivevano insieme in pace e tranquillita', ed oggi sono divise dall'odio come nel Medioevo.
Oggi, riuniti qui nella citta' eterna, nell'epoca delle maggiori conquiste dell'umanita', nell'epoca del progresso scientifico e tecnologico, assistiamo al ritorno dei principi medievali. Il nostro compito e' quello di agire in modo che sia stabilita un nuovo ordine col marchio dell'umanesimo, e non del Medioevo, di aprire un nuovo spazio per il transradicalismo nell'Europa. Credo che con il saggio intervento dei parlamentari dell'Europa occidentale ed orientale, con l'attivita' della nuova formazione politica - il Partito Transradicale - potra' essere definita in ogni stato una politica nazionale che proscriva in modo decisivo la disuguaglianza etnica e religiosa. Una politica che garantira' diritti e liberta' democratici a ogni cittadino indipendentemente della sua appartenenza etnica, politica, sociale e religiosa, che rafforzara' il principio dell'uguaglianza nei diritti e nei doveri e difendera' gli interessi comuni in Europa.


Per sollecitazione di Amnesty International Emma Bonino ha inviato la seguente lettera:

Rome, March 16, 1993

Mr. SULEYMAN DEMIREL
Office of the Prime Minister
Basbakanlik
06573 ANKARA
Turkey

Dear Prime Minister,

we are writing to You as Italian MPs on behalf of Leyla Zana, a Kurdish independent MP for Diyarbakir and a member of the People's Labour Party (HEP) who has received death threaths because of her political activities.

We wish to express our concern about the fact that a democratically elected representative of the people should be subjected to threats of this kind.

We know that Leyla Zana is also one of a group of 22 Kurdish Mps whose immunity the Ankara Chief Prosecutor is seeking to have lifted so that they may be tried on charges of separatism which carry the death penalty.

We urge You to take prompt action so that Leyla Zana's physical safety be guaranteed and her parliamentary immunity be not lifted.

 Yours respectfully

 On. Emma Bonino

 Deputy-Speaker of the Chamber of Deputies
 

Traduzione dell'appello:

"Egregio Primo Ministro,

Le scriviamo in qualità di parlamentari italiani in favore di Leyla Zana, parlamentare indipendente curda eletta nella circoscrizione di DIYARBAKIR, membro del Partito Laburista Popolare, che Š stata minacciata di morte a causa delle sue attività politiche.

Desideriamo esprimere la nostra preoccupazione per il fatto che una rappresentante del popolo, democraticamente eletta, sia sottoposta a questo tipo di minacce.

Sappiamo che Leyla Zana fa inoltre parte di un gruppo di 22 parlamentari curdi cui il Pubblico Ministero di Ankara sta cercando di revocare l'immunità affinché possano essere processati per reati di separatismo che comportano la pena di morte.

Sollecitiamo un'immediata azione affinché sia garantita l'integrità fisica di Leyla Zana e non le sia revocata l'immunità parlamentare.


OMICIDIO NAGDI: EMMA BONINO (PARTITO RADICALE)

In merito all'omicidio questa mattina a Roma di Mohamed Hussein Nagdi - rappresentante in Italia della opposizione al regime iraniano - iscritto al Partito Radicale (era intervenuto nell'ultimo Congresso), Emma Bonino segretaria del PR in una dichiarazione a Radio radicale ha affermato:

"E' un attentato gravissimo. L'ultimo di una serie compiuto dal terrorismo komeinista al di fuori dei confini. E' grave perché dà il senso dell'accanimento verso qualunque opposizione che si esprima pubblicamente. Nagdi era una persona a rischio perché chiedeva l'attenzione della gente e dei governi su quello che accadeva in Iran, principalmente sul riarmo e sulla violazione sistematica dei diritti umani. Si è voluto stroncare un uomo che rischiava di diventare pericoloso per il regime.
E' nell'interesse del governo italiano fare luce sull'accaduto per individuare gli esecutori e poi risalire ai mandanti. Questa rete di terrorismo che mira all'eliminazione fisica degli oppositori deve essere smantellata al più presto.
Fu giusta la nostra contrarietà al viaggio di una delegazione parlamentare italiana in Iran, poche settimane fa, che avrebbe finito per riconoscere il regime komeinista secondo il vecchio principio che i soldi non hanno odore. Il Partito Radicale deciderà nelle prossime ore le iniziative da assumere".


IL PARTITO DELLA NONVIOLENZA
IL TRANSPARTITO TRANSNAZIONALE

Sono oggi iscritti al Partito Radicale oltre 40.000 cittadini di 47 paesi del mondo. Tra loro Premi Nobel come Mairead Maguire Corrigan (Pace) e George Wald (Medicina). Più di 500 parlamentari, fra cui numerosi ministri, di 39 paesi * d'Europa, Asia, Africa ed America, appartenenti a 92 partiti, gruppi o liste nazionali. Sindaci di numerose e prestigiose città come Franco Carraro (Roma) e Muhamed Kreseljakovich (Sarajevo). Personalità del mondo dell'arte come Vittorio Gassman, Bernardo Bertolucci, Miguel Bosè, Domenico Modugno, Fernando Savater.

* Albania, Argentina, Armenia, Azerbaijan, Bielorussia, Bolivia, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Burkina Faso, Costa d'Avorio, Croazia, Estonia, Francia, Georgia, Gran Bretagna, Israele, Italia, Kazakistan, Kossovo, Lettonia, Lituania, Macedonia, Mali, Moldavia, Niger, Olanda, Perù, Polonia, Serbia-Montenegro, Romania, Russia, Senegal, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Sudafrica, Ucraina, Uzbekistan, Venezuela

Roma, 1 marzo 1993
In Italia, in soli 20 giorni, il numero degli iscritti al Partito Radicale Š pi— che decuplicato, passando da 2.500 a 36.000. E' stato cos raggiunto l'obiettivo fissato dalla II sessione del XXXVI Congresso - svoltosi a Roma dal 4 all'8 febbraio - come condizione minima per consentire la vita del partito: l'autofinanziamento di 7 milioni di dollari per il progetto transnazionale del 1993.
Nell'Europa della politica corrotta, della partitocrazia, oltre 36.000 cittadini hanno dunque deciso di iscriversi, di costituire il Partito Radicale, transnazionale e transpartito, riaffermando la nobiltà della politica.

Per il diritto alla vita, per la vita del diritto
Riaffermare con il massimo di forza il diritto alla vita e la vita del diritto, nelle istituzioni politiche, ma anche nella coscienza e nella vita concreta di ciascuno di noi: è questa la priorità di oggi, dei pochi anni che ci separano dalla fine del secolo. Per conquistare milioni di vivi, contro gli stermini per fame e per guerra in atto nel mondo, contro le continue esplosioni di violenza che stanno tragicamente marcando, con l'emergenza ecologica, questo scorcio di secolo, mentre le istituzioni internazionali si rivelano oggi del tutto impotenti.

Occorre che in 20, in 30 Parlamenti...
Occorre che in un numero sempre maggiore di Parlamenti nel mondo, al Parlamento Europeo, all'Assemblea delle Nazioni Unite si sia in grado di presentare medesimi testi di legge, di depositare medesime risoluzioni, per costituire strumenti di diritto e di azione. Occorre conquistare alla società del nostro tempo la capacità di governare le minacce e i problemi di oggi, che sempre meno possono essere affrontati da istituzioni e governi nazionali.
Per conquistare tutto questo occorrono organizzazioni politiche transnazionali e transpartitiche per questo costituite.
Il Partito Radicale ad oggi è l'unica forza politica organizzata in questo modo. Occorre rafforzarlo.

Il partito della nonviolenza gandhiana
Occorre l'affermarsi di una forza di cittadini che sia capace, con il metodo della Nonviolenza, con iniziative gandhiane, anche di massa sia, di porre al centro del dibattito politico, in ciascun Paese, la necessità della soluzione dei problemi e delle minacce di oggi.

Come e perché‚  iscriversi
Per iscriversi al Partito Radicale, a questo unico "transpartito transnazionale", vi è una sola condizione: versare la quota. Non vi sono probiviri n‚ commissioni che possano accettare o meno l'iscrizione. Nessuno pu• sindacare sul comportamento dell'iscritto o espellerlo. Non vi è incompatibilità con l'iscrizione ad un altro partito, ma, anzi, è auspicata. E' infatti un partito non concorrente, sul piano elettorale, di nessun altro, poiché‚ ha deciso di non partecipare, in quanto tale, ad alcuna competizione elettorale.
Il Partito Radicale non "rappresenta" i suoi iscritti, la loro umanità, le loro idee, i loro interessi generali. Un partito democratico, per noi, Š uno strumento, non una chiesa, un'etnia, un esercito. Non ci sono ordini da eseguire o ideologie totalizzanti e rassicuranti da sbandierare o "poltrone" di potere da occupare. Si è militanti del Partito Radicale per affermare alcune delle proprie convinzioni, delle proprie speranze.
Si è militanti del Partito Radicale, ci si associa nel Partito Radicale - nei Parlamenti come nelle strade e nelle piazze - per perseguire obiettivi precisi, non per evocare aspirazioni o ideologie.

Il partito autofinanziato
L'iscrizione al Partito Radicale è "cara"; nei Paesi dotati di valuta convertibile, la quota minima è più alta di quelle richieste da tutti i partiti nazionali (nella maggior parte dei Paesi della Comunità Europea, ad esempio, è di oltre duecento dollari all'anno). E' la garanzia della sua autonomia: solo un partito che vale, per i propri iscritti, almeno quanto essi sono disposti a spendere, ogni giorno, per un giornale, può sperare di realizzare grandi idee.

Aderisci, subito
Per operare ovunque nel mondo, da Sarajevo assediata al Sahel affamato, da Cuba al Caucaso, contro i demoni dell'intolleranza, del razzismo, delle "pulizie etniche", per affermare il diritto alla vita e la vita del diritto. Per far vivere progetti concreti e calendarizzati, come la costituzione della "Lega internazionale per l'abolizione della pena di morte entro il 2000".
Occorre quindi che ancora decine di migliaia di cittadini, ovunque, diano corpo e vita al Partito Transnazionale, al "transpartito transnazionale". Subito.

ISCRIVITI ANCHE TU !


Roma-Sofia, 12 marzo 1993

Signor Deputato, caro amico (cara amica),

La necessità di sviluppare nuovi collegamenti, nuove vie di comunicazione all'interno della penisola balcanica diventa ogni giorno piu' evidente.

In particolare, appare sempre più necessario rompere il quasi monopolio di comunicazione Nord-Sud, con la creazione di nuovi collegamenti Est-Ovest che possano supplire all'isolamento o quasi isolamento che vige tutt'oggi tra Albania, Macedonia, Bulgaria e Romania, e tra questi paesi e la Turchia da una parte e l'Italia dall'altra.

Una necessità questa, ulteriormente rafforzata dalle aggressioni in corso in Croazia e Bosnia-Erzegovina ad opera del regime nazionalista-razzista di Belgrado e dall'atteggiamento irrazionale ed irresponsabile della Repubblica Ellenica nei confronti della Repubblica di Macedonia in generale, del suo riconoscimento in particolare.

Una necessità infine che è stata percepita ed espressa pubblicamente da alcuni esponenti, anche di primo piano, di questi paesi, come, per esempio, dai presidenti albanese, Berisha e bulgaro Zhelev. In questo contesto si è parlato e, se le nostre informazioni sono esatte, già si è passato alla fase di studio di un progetto di collegamento autostradale Durazzo-Istanbul via Skopje e Sofia.

Anche se queste prese di posizione sono indubbiamente positive nel senso che sono delle dimostrazioni della presa di coscienza quanto all'utilit… di creare dei collegamenti Est-Ovest, non possiamo pero' nascondere che nutriamo forti perplessità sui progetti di comunicazione, quanto meno se incentrati sui soli collegamenti autostradali.

Una ottica questa che ha provocato e provoca tuttora gravi disguidi nell'intero mondo occidentale e non solo in esso (ingorgo del traffico e quindi invivibilità delle città), gravi danni in termini ambientali (cementificazione ad oltranza, emissioni di anniside di carbonio e di altre sostanze inquinanti) e comporta dei costi notevolmente superiori ad altri sistemi di comunicazione.

Oltre a queste ragioni ecologiche di ordine generale, le situazioni economiche-finanziarie particolarmente difficili dei nostri paesi, ci fanno ritenere indispensabile affrontare la questione della creazione di nuove vie di comunicazione nel modo pi— ampio e complessivo possibile.

In questo contesto non ci sembra possibile che venga scartata o, quanto meno non presa con la dovuta considerazione, l'opzione ferroviaria. A maggiore ragione ancora se si sa che già esiste, ad eccezione di due brevi tratti (poche decine di kilometri a cavallo sulla frontiera albano-macedone e bulgaro-macedone), un collegamento ferroviario tra Sofia e Durazzo.

Ci preme anche ricordare gli svantaggi dell'opzione autostradale per quanto riguarda la questione della dipendenza nei confronti di paesi terzi per i rinfornimenti in combustibile (ed i problemi valutari che ne derivano) e, contemporeanamente, i vantaggi dell'opzione ferroviaria, sia dal punto di vista dell'impatto ambientale, sia dal punto di visto economico.

Ragioni queste che ci hanno indotto a promuovere, all'interno del Partito Radicale transnazionale e transpartitico, un coordinamento ad hoc che possa agire da lobby democratica all'interno di ciascun dei nostri parlamenti, tra di essi in modo coordinato e contemporaneo, e nei confronti delle istituzioni internazionali o regionali, a cominciare della Comunità europea e di altri parlamenti.

A questo fine abbiamo definito una serie di primi obiettivi sui quali potremmo concentrare le nostre riflessioni e, di già, se riceveremo dimostrazioni di interesse, delle prime comuni azioni:

1. finanziamento di uno studio di fattibilità tecnica e finanziaria di un progetto di ammodernamento, di potenziamento, di completamento e di collegamento delle reti esistenti;
2. finanziamento di uno studio di fattibilità tecnica e finanziaria di quella rete con la rete ferroviaria turca e, da Durazzo, con la rete ferroviaria italiana;
3. finanziamento di uno studio di fattibilità tecnica e finanziaria di una rete di centrali idroelettriche in grado di rifornire in energia la suddetta rete ferroviaria; )
4. ammodernamento del porto di Durazzo;
5. studio di fattibilità di un progetto di creazione di un spazio di libero scambio tra Macedonia, Albania, Bulgaria e Romania;

Parallelamente, in collegamento con i nostri amici e colleghi parlamentari europei iscritti al Pr, siamo cercando di capire i possibili referenti europei (progetto Phare) presso i quali potremmo indirizzare i nostri progetti.

Stiamo anche studiando in che modo formalizzare un progetto di "Associazione Radicale Transbalcanica" (ART), ovvero quale statuto e quali obiettivi, anche forse piu' ambiziosi ci potremmo dare.

Inutile dirvi che ogni vostra manifestazione di interesse oltre che, ben inteso, ogni vostro suggerimento o meglio ancora ogni vostra proposta concreta, ci sar… di enorme aiuto per sviluppare questo progetto. Nella speranza di poterLa leggere o sentire presto (1), La preghiamo di ricevere, caro amico, i nostri migliori saluti,

Ivo Atanasov       Gaqo Apostoli           Petar Goshev
(MP, Bulgaria)     (MP, Albania)         (MP, Macedonia)

Michele Boselli            Olivier Dupuis
(consiglieri generali del Partito radicale)


Intervista di Mutusev a Boselli sul 24 chasa (24 ore) bulgaro

1. Sr. Boselli, e' tornato dal congresso del PR in Italia. Quali sono le sue impressioni, pensa che il congresso apre la via verso il partito radicale transnazionale?

Il congresso ha posto come condizione per l'esistenza stessa del partito il raggiungimento di 30.000 iscritti, per consentire un autofinanziamento che permetta di agire seriamente. Proprio in questi giorni stiamo per raggiungere l'obiettivo che apre la via verso il partito transnazionale.

2. La pubblicita' nel 24 ore ha presentato il PR all'opinione pubblica bulgara. Ci sono stati nuovi iscritti dopo la pubblicita' e di quali ambienti provengono?

La pubblicita' nel 24 ore non ha portato nuovi iscritti, che comunque sono arrivati numerosi per altre vie. Essi provengono da tutti gli ambienti senza particolari distinzioni di sesso o di eta', ecc.

3. Quali sono le iniziative che la sede del PR in Bulgaria prevede per il 1993?

Per prima cosa mi sembra indispensabile un rafforzamento della nostra struttura, specialmente nelle citta' della provincia dove siamo ancora scarsamente presenti. In tal senso rivolgo un appello agli amici esperantisti affinche' diventino "punti di riferimento" del Pr nelle citta', nei villaggi dove vivono. La quota minima di iscrizione al Pr e' di 91 leva che possono essere versati anche tramite vaglia postale indirizzato a: Partito radicale, bul. Sveti Naum 43, vh.B, 1126 Sofia. Il ns. numero di telefono e' 02-662972, dal lunedi' al venerdi', dalle 10 alle 18.

4. Si delineano gia' le possibilita' di fare dell'esperanto una lingua di lavoro del PRT ? Si potrebbe aspettare la pubblicazione di un giornale o bollettino in Esperanto per i Balcani, come e' stato raccomandato nella prima assemblea radicale in Bulgaria dell'anno scorso ?

Recentemente l'esperanto si e' aggiunto alle altre 6 lingue del nostro sistema telematico Agora', che e' accessibile da tutto il mondo disponendo semplicemente di un computer dotato di modem. La pubblicazione di un giornale e' invece molto piu' costosa, ma sono certo che gli ottimi rapporti con il mondo esperantista porteranno a proficue collaborazioni reciproche nei prossimi mesi.


Ai membri del Consiglio Federale e ai partecipanti al XXXVI congresso

Ti informo che l'obiettivo dei 30000 iscritti in italia, condizione minima tecnica finanziaria e politica stabilita dal congresso per assicurare l'esistenza del Partito Radicale e' stato raggiunto nei tempi prefissati e che al 9 marzo gli iscritti italiani superato i 36000.
Possiamo e dobbiamo ora promuovere con forza la campagna iscrizioni al partito negli altri paesi. A tal fine stiamo precisando le iniziative politiche da attuare a livello transnazionale e predisponendo e il materiale informativo necessario. Contiamo tuttavia da subito sul tuo impegno, nelle istituzioni, nella società, per superare di slancio anche fuori d'Italia le iscrizioni del 1992, iscrizioni che per numero e autorevolezza tanto hanno contribuito ad alimentare e sorreggere lo sforzo e l'impegno eccezionale compiuto dal partito in questi giorni in Italia.
A presto e cordiali saluti anche a nome di Emma Bonino, Marco Pannella e Paolo Vigevano.

Sergio Stanzani