LETTERA AI
PARLAMENTARI ISCRITTI AL PR E, PER CONOSCENZA, AI MEMBRI DEL CONSIGLIO GENERALE
Roma, 22.4.93
Cara/o collega
dopo lo straordinario
successo ottenuto dalla campagna per le iscrizioni in Italia che, come sai, ha
raggiunto e superato la quota di 30.000 iscritti per il 1993 che il Congresso
aveva fissato come soglia minima indispensabile per assicurare la vita del
Partito Radicale (oggi gli iscritti in Italia si avvicinano a 38.000), la
scadenza politica che il Partito deve affrontare e' costituita dalla
convocazione dell'Assemblea dei Parlamentari e del Consiglio Generale, organi
previsti dal nostro statuto, che si riuniranno a Sofia, per la prima volta,
alla fine di giugno.
Queste riunioni sono
state stabilite nella mozione conclusiva approvata dal Congresso per porre
termine - nell'eventualita' di un esito positivo - al periodo di transizione
dovuto anzitutto proprio allo svolgimento della campagna di iscrizioni in
Italia.
In questa occasione
entreranno in funzione, nella pienezza delle proprie responsabilita', i nuovi
organi esecutivi - segretario e tesoriere - eletti a Roma dal Congresso.
Anche il Consiglio
Generale potra' assumere il proprio ruolo statutario, avendo perfezionato la
propria composizione unendo ai membri eletti dal Congresso quelli che saranno
eletti a Sofia dall'Assemblea dei Parlamentari.
Il Partito sara' cosi'
nelle condizioni previste e auspicate per riprendere, rinnovato, il
proprio progetto politico del quale
dovra', peraltro, precisare le iniziative da assumere e il programma delle
attivita' da svolgere, individuando, tra l'altro, anche le campagne
transnazionali, che contribuiranno a connotarne la vita fino alla successiva
scadenza congressuale, fissata per la fine del 1994.
Grande ed evidente e'
l'importanza di questa prossima scadenza politica.
Con questa lettera
vogliamo in particolare richiamare la tua attenzione di parlamentare iscritto
al Partito sull'impegno che questa scadenza comporta: dovrai, dovremo, infatti,
gia' da questi primi incontri stabilire le basi comuni di questo impegno,
individuando e scegliendo gli obiettivi da proporre, in generale e nell'ambito
dei parlamenti di appartenenza, all'iniziativa dei parlamentari iscritti
"anche al Partito Radicale".
A questo fine
riteniamo utile, sia pure in via preliminare e in termini problematici,
iniziare a delineare alcuni temi e proposte che potranno costituire oggetto di
esame e di valutazione nelle due riunioni di Sofia, in modo da fornire - con un
ragionevole anticipo - a ciascuno di voi elementi di proficua riflessione, che,
ci auguriamo, alimenteranno il dibattito e, soprattutto, vi porteranno a
proporre obiettivi concreti per l'iniziativa del Partito nell'ambito delle
attivita' parlamentari comuni e di ciascuno.
Un fattore essenziale del
quale tenere conto nella valutazione e nella scelta dei temi e degli obiettivi
da porre al centro della attenzione dell'Assemblea dei Parlamentari nonche' del
Consiglio Generale del Partito - oltre ai fattori relativi all'incidenza del
loro peso politico, della loro attualita' e concreta fattibilita' - e'
costituito da una attenta verifica dei tempi e delle risorse umane e
finanziarie indispensabili alla loro attuazione.
Riteniamo tuttavia di
dover iniziare la nostra enunciazione con un argomento che deve necessariamente
prescindere da queste ultime considerazioni: l'urgenza di assumere iniziative
che possano contribuire a fermare il genocidio in atto in Bosnia posti di
fronte - come siamo - a una situazione di persistente tragedia colma di eventi
atroci e di ignominia, che non consente di prospettare alcuna previsione su
come possa evolversi senza ancor piu' precipitare nell'orrore.
Genocidio nell'ex
Jugoslavia
Ricade sul Partito
radicale il pesante onore di essere l'unica forza politica impegnata da tempo a
denunciare la tremenda responsabilita' dell'occidente e in particolare
dell'Europa che ha fino ad oggi consentito al regime razzista di Milosevic di
scatenare una scientifica guerra di annientamento etnico di una intera
popolazione. Se questo obiettivo sara' completato, c'e' il rischio concreto che
identica opera di annientamento sara' rivolta nei confronti della popolazione
del Kossovo e forse della stessa Macedonia, con conseguenze tremende. L'effetto
sugli altri conflitti etnici in corso nell'Europa dell'est sara' devastante
Le importanti
iniziative fin qui condotte, per ultimo la pressione per la costituzione di un
tribunale internazionale per i crimini di guerra e per il riconoscimento della
Macedonia, non sembrano sufficienti a scalfire la determinazione con la quale
l'occidente si rassegna alla creazione, fondata su tante "nuove
Auschwitz", della "grande Serbia".
E' probabilmente
necessario iniziare a concepire una grande azione nonviolenta nei paesi
occidentali e orientali, accompagnata da una forte pressione parlamentare.
Al momento non sono
state maturate da parte nostra proposte concrete, ma sarebbe essenziale che
ognuno si facesse carico di proporre iniziative che, per l'urgenza della
situazione, dovranno essere adottate nell'ambito delle rispettive
responsabilita' e con una funzione di solo coordinamento del Pr in assenza di
delibere specifiche dei suoi organi.
Tutela dell'ambiente
Due sono i temi che
attualmente sono stati esaminati e sui quali e' stata avviato un lavoro
preparatorio in vista delle riunioni di Sofia:
a) il rischio di nuove
Chernobyl determinato dalla esistenza di centrali nucleari obsolete nei paesi
dell'est ed eventuale campagna per la loro dismissione;
b) inquinamento del
Danubio e accordo dei paesi attraversati da questo fiume per una gestione
oculata delle sue acque.
Droga
Dopo il successo
dell'iniziativa referendaria condotta in Italia dal Pr che ha portato proprio
in questi giorni alla modifica della legislazione vigente sulla droga riducendo
quantomeno i danni della politica proibizionista (abolizione delle sanzioni
penali per i consumatori di droghe e sottraendo il medico dall'obbligo della
denuncia), si e' aperta la discussione sulla questione che pregiudica ogni
possibilita' di avviare una campagna legislativa antiproibizionista e cioe'
sulla praticabilita' di una campagna per modificare le convenzioni
internazionali sugli stupefacenti.
Si e' osservato che la
Convenzione unica sugli stupefacenti del 1961 (e il protocollo di emendamento
del 1972) nonche' la convenzione sulle sostanze psicotrope del 1971 possono
essere denunciate dalle parti. Se, a seguito di denunce, il numero delle parti
scende sotto quaranta, le convenzioni decadono. E' anche possibile che le parti
presentino emendamenti e, con opportune procedure, possono essere indette
conferenze per discuterli.
Per quanto riguarda
invece la convenzione contro il traffico illecito di stupefacenti e sostanze
psicotrope del 1988, e' prevista la denuncia ma non la decadenza della
convenzione.
Bisogna quindi
valutare la possibilita' di aprire in piu' paesi campagne per la modifica di
parti di queste convenzioni o per la loro denuncia.
Pena di morte
Dopo il Congresso di
febbraio del Partito Radicale, durante il quale si e' tenuta la
"convention" per la costituzione della "Lega Internazionale per
l'abolizione della pena di morte entro il Duemila", e' stato lanciato un
appello internazionale rivolto alle Nazioni Unite in cui si chiedono una
moratoria generalizzata delle esecuzioni e limitazioni all'applicazione della
pena di morte. Le firme raccolte saranno consegnate a Boutros Ghali in
occasione della "Conferenza mondiale sui diritti umani" che si terra'
a Vienna dal 14 al 26 giugno.
Dopo Vienna, vorremmo avviare un'azione
parlamentare per conseguire un obiettivo intermedio di questa campagna:
un'Europa senza pena di morte.
E' urgente che i
parlamentari dei paesi europei, dell'Est e dell'Ovest, raccolgano e inviino
informazioni e testi sulle norme relative alla pena di morte nel proprio paese
e sulle proposte di legge di modifica dei codici penali e di ratifica dei patti
internazionali abolizionisti.
Effettivita' del
diritto internazionale e riforma democratica delle Nazioni Unite.
Dopo la caduta dei
muri e lo scioglimento dei blocchi, nell'era dell'interdipendenza planetaria,
sempre piu' forte si e' fatta la esigenza di istanze e istituzioni
sovranazionali a cui appellarsi per la tutela dei diritti della persona e dei
popoli, a cui trasferire i poteri per la risoluzione delle piu' gravi
controversie internazionali e per fronteggiare le piu' pericolose minacce
all'umanita'. Oggi il Partito Radicale non e' infatti piu' isolato
nell'affermare il diritto-dovere d'ingerenza nei casi di violazione dei
principi del diritto internazionale, in particolare per quanto riguarda la
tutela dei diritti inviolabili della persona. Ma a fronte di questa esigenza
sempre piu' diffusa nell'opinione pubblica e in una parte consistente delle
classi politiche non corrisponde alcuna azione per dotare l'Onu e gli altri
organismi internazionali di quella legittimita' democratica e giuridica e di
quegli strumenti indispensabili per poter esercitare una autorita' e un potere,
anche sanzionatorio, sovranazionale. Ben pochi passi sono stati fatti per
superare quella vecchia concezione del diritto e della sicurezza internazionali
basati sugli organismi intergovernativi e sulle forze di difesa nazionali o al
massimo multinazionali.
Le vicende dell'ex
Jugoslavia hanno tragicamente dimostrato non solo che le Nazioni unite sono
assolutamente inadeguate per svolgere questa funzione di supremo garante del
nuovo diritto internazionale ma che il loro coinvolgimento, a queste
condizioni, nelle zone di guerra e' perfino controproducente. Quando si
costringono forze di polizia internazionale ad assistere impotenti di fronte al
genocidio che si consuma in Bosnia, a divenire perfino strumento di
"pulizia etnica" delle citta' assediate, queste rischiano di
divenire, agli occhi delle vittime, obiettivamente complici degli aggressori,
strumento di copertura delle tremende responsabilita' politiche dei governi
occidentali e in particolare della Comunita' europea.
Occorre quindi essere
consapevoli che il nuovo ordine mondiale che si annuncia, rischiera' di
riprodurre le sofferenze e le ingiustizie di quello che abbiamo conosciuto e
conosciamo, volto a tollerare o a provocare altri stermini per fame e per
guerra, se non sara' fondato su un nuovo diritto positivo internazionale, su
nuove leggi che abbiano efficacia sovranazionale, sulla riforma democratica del
sistema delle Nazioni Unite.
Senza pretendere
velleitariamente di risolvere "globalmente" questi immensi problemi,
il Partito radicale può invece avere l'ambizione di affrontarne alcuni,
individuando da una parte quegli obiettivi politici che possano contribuire
alla progressiva trasformazione del sistema delle Nazioni Unite da
organizzazione intergovernativa a istituzione sovranazionale e democratica
capace di rendere effettivo e vincolante il diritto internazionale, costruendo
dall'altra un'organizzazione di parlamentari che sappia imporre l'attualita',
l'urgenza l'autonomia e la priorita' di quei temi di "politica
estera" fino ad oggi considerati nei parlamenti come esclusiva materia
d'indirizzo nei confronti del proprio governo.
Una prima questione che
il Partito radicale ha gia' sollevato e' quella del Tribunale internazionale
contro i crimini di guerra nell'ex Jugoslavia che e' stata recepita dalla
risoluzione n. 808, del 22.2.93, del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni
Unite. Dovremo certamente vigilare e operare perche' questa decisione non
rimanga, come altre, lettera morta e si proceda invece alla effettiva
costituzione del tribunale. Ci siamo anche domandati se sia praticabile una
campagna, certamente con tempi molto piu' lunghi, per la costituzione di un
tribunale internazionale permanente, competente a giudicare sui crimini contro
l'umanita' ovunque commessi.
Abbiamo incaricato un
compagno di redigere un primo rapporto su questi problemi
Altro tema sul quale
e' stata avviata una riflessione al fine d'individuare possibili iniziative e'
quello che riguarda la caratteristica delle forze impiegate dalle Nazioni Unite
in operazioni di "peace keeping" e "peace making".
Si e' osservato
preliminarmente che tutta l'attenzione viene rivolta esclusivamente alla natura
e al ruolo delle forze combattenti convenzionali mentre nessuna seria
considerazione e' stata avviata per prendere in esame tutte quelle azioni
"preventive", di pressione "aggressiva" e di "guerra
non convenzionale" che potrebbero rendere non necessario o comunque non
automatico l'impiego delle armi per imporre il rispetto del diritto. Sin dalla
guerra nel Golfo denunciammo da una parte la contraddizione intrinseca fra la
volonta' di garantire la sicurezza internazionale e l'assenza di controlli
efficaci nella vendita a paesi terzi delle armi. E' questo un terreno politico
molto fertile per circolazione delle informazioni fra parlamentari di diversi
paesi e per la predisposizione di iniziative comuni capaci di fermare la
proliferazione delle armi, in particolare nel momento in cui i trattati
internazionali di disarmo e il ridimensionamento degli eserciti nazionali
introduce nel mercato un numero enorme di sistemi d'arma a basso costo.
Facemmo poi rilevare
sempre in occasione della guerra nel Golfo che mentre tutti noi diamo una
grande importanza al potere dei mezzi d'informazione di massa e alla loro
capacita' di condizionare i comportamenti delle persone, nessuna iniziativa e'
stata concepita, all'infuori di quanto e' stato fatto nel passato nei confronti
dell'Urss, per dotare le forze dell'Onu di adeguati strumenti per contrastare i
regimi totalitari sul piano dell'informazione. La realizzazione di corpi di
assegnazione per le Nazioni Unite, magari costituiti da giovani in servizio
civile alternativo a quello militare, addestrati a questo tipo di "guerra
non convenzionale" potrebbe costituire un obiettivo da perseguire sia nei
parlamenti che attraverso azioni nonviolente di disobbedienza civile.
Anche su queste
tematiche e' stato avviato uno studio preliminare che sara' fatto circolare
prima della riunione di giugno.
Per ultima la
questione dello status del Pr alle Nazioni Unite. Un apposito studio e' stato
commissionato per valutare la praticabilita' e l'utilita' di avviare una tale
procedura di riconoscimento.
Diritto alla lingua e
alla Lingua Internazionale
Al Congresso di
febbraio del Partito Radicale abbiamo presentato un progetto di campagna
transnazionale per il diritto alla lingua e alla Lingua Internazionale; si
tratta ora di coinvolgervi sempre piu' parlamentari e i cittadini: europei
soprattutto e comunitari anzitutto. A meta' del prossimo 1994 ci saranno le
elezioni del nuovo Parlamento europeo, tra i temi all'attenzione dell'opinione
pubblica dovremo riuscire a mettere proprio quello del diritto ad una
"lingua federale" come diritto fondamentale nella costruzione degli
Stati Uniti d'Europa.
In merito
all'esperanto per l'Europa, nella riunione di Sofia presenteremo un piano
particolareggiato di iniziative.
Altre iniziative
- Transbalcanica. E'
stato richiesto un impegno del Pr per sostenere la realizzazione di questa
ferrovia che consentirebbe un migliore collegamento ed una maggiore
integrazione fra la Macedonia, la Bulgaria, l'Albania e che sarebbe estensibile
alla Turchia, Ucraina, Romania e Moldavia.
- Somalia. A partire
dall'intervento dell'Onu in questo paese, potrebbe essere ripresa la campagna
per coinvolgere direttamente il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel
problema dello sterminio per fame nel mondo. In particolare potrebbe essere
ripresa e aggiornata la risoluzione dell'Assemblea ONU che chiedeva a tutti i
paesi industrializzati di devolvere l'1% del Pil per l'aiuto dei paesi
sottosviluppati.
- Minoranze non
autoctone negli stati baltici. L'esclusione delle minoranze russe e polacche
dai diritti di cittadinanza e di voto nei paesi baltici rappresenta una
violazione del diritto internazionale. Si e' rilevato che il 13 Maggio, nel
corso della sessione del Consiglio d'Europa, verra' accolta formalmente l'Estonia
come membro effettivo. La minoranza russofona dell'Estonia aveva piu' volte
chiesto che il Consiglio d'Europa rifiutasse l'ingresso di quello Stato fino a
che non fosse risolta la questione della non cittadinanza. L'11 Maggio dovrebbe
invece essere accolta come membro del Consiglio d'Europa la Lituania dove
esiste un problema relativo alla minoranza polacca. Su tutto e' stata
organizzata la conferenza internazionale sul tema "Stati baltici:
statualita', cittadinanza, diritti della persona alla luce delle convenzioni
internazionali" che si terra' a Tallinn, Estonia, dal 21 al 23 Maggio, al
Centro Congressi "Sakala".
- Albania. La
vicinanza con l'Italia e la conoscenza dell'Italiano da parte della popolazione
potrebbe rendere opportuna la diffusione in quel paese dei programmi di Radio
Radicale.
Abbiamo voluto avviare
un discorso che ci auguriamo tu voglia estendere, precisare e sviluppare e, nel
salutarti fraternamente, restiamo in attesa di tue richieste e riscontri.
Emma Bonino Sergio Stanzani
La Presidente Il Primo Segretario
Paolo Vigevano Marco Pannella
Il tesoriere Presidente Consiglio Federale
N.B: abbiamo ritenuto
opportuno inviare questa lettera anche a coloro che, iscritti per il 1992, non
hanno tuttora rinnovato l'iscrizione per il 1993, convinti come siamo che la
situazione sia dovuta anzitutto all'attesa del risultato della campagna di
iscrizioni in Italia e, poi, dal ritardo conseguente nella ripresa dei contatti
dell'avvio della campagna di iscrizioni negli altri Paesi. Facciamo tuttavia
presente che la partecipazione all'Assemblea dei Parlamentari e quindi al
Consiglio Generale e' rigorosamente riservata ai soli iscritti per il 1993