SORRIDI, E’ CONTAGIOSO!

[da ITALIANI IN BULGARIA numero 25 del 27 agosto 1998]

Controllore su un autobus di Sofia: “Ma non si vergogna?!? Lei è un uomo maturo e mi mostra la tessera di sconto studentesco!”
“Beh, quando ho cominciato ad aspettare alla fermata ero ancora studente…”

“Mi dia due hot-dog, uno col ketchup e uno senza!”
“Quale dei due senza?”

Una signora si sveglia la domenica mattina e dice al marito: “Anche oggi farà un caldo terribile. Secondo te cosa penserebbero i vicini di casa se mi vedessero nuda in giardino?”

“Perché gli uomini sposati preferiscono il sesso orale?”
“Per avere 10 minuti di silenzio in casa”

“Allora, com’è la vita dopo le nozze” chiede la visagista alla sua giovane cliente.
“Umpf, niente sesso… appena cominciamo, arriva sempre mio marito”

La moglie al marito: “Vuoi riparare il rubinetto in bagno?”
Il marito risponde: “Ma non sono mica l’idraulico!” e se ne va. La sera rientra e trova il rubinetto riparato. Spiega la moglie: “Ho chiesto aiuto al vicino di casa, che in cambio ha voluto o che gli cantassi una canzone, oppure che… ah-ehm…”
“E tu?” fa il marito preoccupato.
“Eh beh, io… io… non sono mica una cantante!”

Un elefante a un uomo nudo:
“Ma tu come fai a mangiare le noccioline con quello?”
PAROLA D’ORDINE REMONT

[da ITALIANI IN BULGARIA numero 25 del 27 agosto 1998]

Come è noto e sotto gli occhi di tutti, Sofia è la seconda più bella capitale europea (superata solo da Tirana) e i suoi abitanti conducono una vita idilliaca: i trasporti pubblici funzionano perfettamente scorrendo in un traffico di disciplinatissimi automobilisti che salutano gioiosamente le reciproche genitrici con squisite forme di attenzione; queste strade svizzere (nel senso di emmenthal) sono popolate dai taxisti più onesti del mondo, che da qualsiasi fermata della capillare metropolitana vi portano in un aeroporto avveniristico, il più moderno d’europa. Ma l’immagine di questa città totalmente priva di inquinamento acustico e atmosferico, senza l’ombra di un cane randagio e neanche una cartina di caramella per terra, l’immagine di questo paradiso terrestre è deturpata da un unico neo: ploshtad Slaveykov.

In questa piazza centrale dei loschi individui commerciano in una merce pericolosa: numerosissimi libri (e frequentemente in lingue straniere!) sono esposti sulle loro squallide bancarelle nella più grande libreria all’aperto e motore del mercato editoriale del paese, dove migliaia di altrettanto loschi individui si aggirano quotidianamente per acquisire conoscenza, cibare la mente e arricchire la cultura invece delle pompe di benzina come tutti i bravi cittadini motorizzati. Per porre fine a questa barbarie che ci allontana dall’europa il municipio di Sofia ha deciso il REMONT della piazza: in tre mesi sarà sostituita l’attuale pavimentazione (l’unica del centro che non sia sconquassata), versato qualche tonnellata di cemento attorno ai pochi alberi e, fondamentale, installata una bellissima fontana. Infatti le attuali fontane di Sofia, come quelle dei giardini della NDK e del teatro Ivan Vazov, o il laghetto della Borisova gradina, pur funzionando a pieno regime non sono più sufficienti a consumare i milioni di metri cubi di acqua in eccesso che alluvionano i piani alti della capitale.
CON CANETTI IN GITA A RUSE

[da ITALIANI IN BULGARIA numero 25 del 27 agosto 1998]

Mentre ogni sperduto villaggio bulgaro abbondano viali e piazze intitolate a poeti risorgimentali, neppure un violetto di Sofia è dedicato all’unico premio Nobel per la letteratura che questo paese possa vantare, e la stragrande maggioranza dei bulgari non sa neppure chi sia.

ELIAS CANETTI nacque a Ruse nel 1905 in una famiglia di ebrei sefarditi (discendenti degli ebrei che trovarono rifugio nell’impero ottomano dopo la loro cacciata dalla Spagna nel 1492), e descrive la sua infanzia nella città danubiana nel suo libro più noto, La lingua salvata. Emerge il ritratto di una salubre città di differenti razze e credi, la cui cultura cosmopolita la inseriva fermamente nella mitteleuropea. Anche se il mix etnico dei giorni di Canetti è da lungo tempo scomparso, i viaggiatori continuano a sorprendersi dell’elegante atmosfera centro-europea della città, che nonostante sia stata avvizzita dall’opprimente ferrocementificazione degli urbanisti bulgari del dopoguerra conserva ancora pacifiche strade residenziali, dove ornamenti ispirati all’art nouveau gocciolano da delicate case costruite a cavallo del secolo, con molti luoghi storici sparpagliati qua e la nel centro animato da una vivace attività culturale e un’altrettanto intensa vita sociale che si riflette nelle passeggiate serali.

UN PO’ DI STORIA. Ruschuk, come la chiamavano i turchi, era un’irrilevante città provinciale dell’impero ottomano finché il governatore illuminato Midhat Pasha (1864-68) vi costruì scuole, ospedali, fabbriche e soprattutto la prima ferrovia bulgara, da Ruse a Varna. Fino alla costruzione della più diretta ferrovia Belgrado-Sofia-Istanbul, i viaggiatori navigavano il Danubio e sbarcavano a Ruse nella loro via dall’europa centrale a Costantinopoli. Un quartiere europeo si sviluppò rapidamente lungo il fiume, e il commercio ricevette un’ulteriore spinta dopo la liberazione, così che per molti anni – grazie soprattutto ai mercanti armeni, ebrei, tedeschi e greci che portarono ricchezza economica e culturale -, Ruse ebbe più abitanti, fabbriche, banche alberghi e rappresentanze diplomatiche della stessa Sofia. Nell’ultimo dopoguerra con il totalitarismo arriva il decadimento, perfino sanitario per non compromettere le relazioni con Ceausescu, i comunisti bulgari tollerano un impianto chimico romeno sull’altra sponda del fiume che causa problemi respiratori a generazioni di bambini rusentsi.

SPAZIOSA MISTURA di cemento e vegetazione delimitata da bancarelle di libri e fiori, la centrale piazza della libertà (ploshtad na svobodata) è dominata da uno dei simboli della città, il pilastro monumento alla libertà. Del 1908, e nel lato sud-occidentale ospita il teatro drammatico in stile neo-rinascimentale. La piazza è attraversata dalla principale arteria sociale e commerciale della città, ul. 6-ti Septemvri, punto di ritrovo per lo shopping e il passeggio senza scopo. Sia a nord che a sud della piazza c’è un incrocio di vie con residenze borghesi del secolo scorso, ora divise in appartamenti, , e nascosto tra di esse un ricordo del passato cosmopolita, la ex sinagoga in ploshtad Ivan Vazov. Scendendo in direzione del fiume e della stazione dell’aliscafo si entra nell’area di edifici stuccati e polverosi che era il quartiere dei mercanti e dove anche la famiglia di Canetti aveva un magazzino in ul. Slavianska 12, mentre qui vicino in Stambolinski 15 trovate la casa museo del giornalista e politico Zahari Stoyanov, conosciuto per le sue Note sull’insurrezione bulgara, ispirate alla sollevazione dell’aprile 1876, che visse di persona. Stoyanov sposò la figlia più giovane di Baba (nonna) Tonka, ovvero Tonka Obretenova, una energica patriarca in prima linea nell’attività rivoluzionaria, che nascondeva in casa i combattenti, contrabbandava i fucili e guidò le donne di Ruse in un assalto alla prigione. Insieme a libri e manoscritti relativi al lavoro di Stoyanov il museo ospita il teschio di Stefan Karadzha e reliquie di Panaiot Hitov.

PARADOSSALMENTE però l’europeizzazione della città su introdotta proprio da un turco, il summenzionato governatore ottomano Midhat Pasha, il coronamento del lavoro del quale, la ferrovia Ruse-Varna, è commemorato in altro museo meritevole di una visita: il museo dei trasporti in Bratya Obratenovi 13. Questa era la vecchia stazione ferroviaria originale e vi si possono ammirare la locomotiva a vapore inglese no. 148 del 1866 e la sontuosa carrozza letto Sultanine uata dall’imperatrice Eugenia di Francia nel 1869 nel suo viaggio verso sud per l’inaugurazione del canale di Suez. Tornando da qui in direzione della piazza della libertà, attraverso il parco della gioventù si arriva al parco degli eroi del risorgimento, ai quali è dedicato un discutibile monumento felicemente definito come un tempio Maya sormontato da una gigantesca pallina da ping-pong coperta d’oro. Poco più a ovest, in ulitsa Gorazhd potete rifarvi la vista studiando la cattedrale di Sveta Troitsa, risalente al 1632 e ricostruita due volte nei secoli seguenti con un curioso miscuglio di stili dal barocco al medievale. Notevole è la navata sotterranea, ricca di icone, col suo soffitto stuccato “sostenuto” da pilastri che sembrano di marmo, coronati da capitelli corinzi.

INFINE, le sole cose meritevoli da vedere a sud del centro sono la galleria d’arte municipale (una ristretta collezione di artisti locali vivacizzata da due elogi al duro lavoro contadino opera del pittore Zlatyu Boyadzhiev) e la porta Kyuntukapu, unica rimanenza della fortezza turca.
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA STOYANOV

[da ITALIANI IN BULGARIA numero 25 del 27 agosto 1998]

NATO A PLOVDIV 45 anni fa, Petar Stoyanov frequenta la facoltà di giurisprudenza dell’università di Sofia e dopo la laurea comincia ad esercitare come avvocato. L’ingresso nell’alta politica avviene ai tempi del primo governo SDS, quello di Philip Dimitrov, i cui collaboratori Alexander Dzherov, Vasil Gotsev e Yordan Sokolov, tutti colleghi avvocati del “collettivo numero due”, lo raccomandano per il posto di vece-ministro della giustizia, col compito di integrare la normativa bulgara con quella europea.

STOYANOV parla fluentemente solo una lingua straniera, il tedesco, il che spiega il suo orientamento di preferenza verso la potente Germania e come mai la presidente del parlamento di Bonn sia venuta di persona in Bulgaria per schierarsi apertamente con lui (dichiarò “Stoyanov è il nostro candidato”) durante la campagna elettorale per le presidenziali del ’96, nella quale sfodera uno stile occidentale, con discorsi brillanti e imitando il sindaco di Sofia Sofiansky (vedi il suo profilo nel numero 24 di ITALIANI IN BULGARIA) nel farsi fotografare il più possibile con la felice famigliola. Per sostenerlo la moglie Antonina lascia l’incarico di prima segretaria dell’ambasciata bulgara a Londra e in seguito rimane al suo fianco per consigliarlo discretamente (la first lady presiede una fondazione di beneficenza).

DURANTE LA CAMPAGNA i comunisti tentano di gettargli fango addosso enfatizzando il fatto che suo padre fu spedito all’infame gulag di Belene, e quindi sarebbe un capo di stato parziale e vendicativo. Lungi dal danneggiarlo, questi attacchi cui non presta attenzione lo avvantaggiano ulteriormente e il 3 novembre 1996 riporta una vittoria schiacciante umiliando lo scialbo candidato della BSP Ivan Marazov, nonostante sia egli stesso appesantito da un candidato vicepresidente altrettanto insipido come Kavaldzhiev, che i consiglieri Bakardzhiev e Tagarinski tengono opportunamente lontano dai media.

CON QUESTA VITTORIA quasi scontata (in un anno il governo BSP di Videnov vede il fallimento delle banche, gli scandali dei ministeri, l’assassinio di Lukanov, il miniscisma della chiesa ortodossa e il dollaro a 3.000 leva…), Stoyanov subentra a Zhelev il 22 gennaio 1997 e l’opposizione finalmente unita celebra il successo della propria strategia orchestrando i moti di piazza che chiedono le elezioni anticipate e l’istituzione del currency board  da parte di un governo provvisorio. Il neoeletto presidente brilla mantenendo un ruolo imparziale ma anche convincendo Dobrev e Parvanov a rinunciare al tentativo di formare un secondo governo BSP.
FINALMENTE IL CENTRO CULTURALE ITALIANO?

[da ITALIANI IN BULGARIA numero 25 del 27 agosto 1998]

Brani da una intervista dell’ambasciatore Troise al quotidiano Kontinent del 10 agosto 1998

In Bulgaria sono un doloroso problema sociale e politico le difficoltà per il rilascio dei visti “Schengen” per i cittadini che voglio viaggiare nei paesi dell’europa occidentale. Alcuni ambasciatori di questi paesi a Sofia hanno già espresso la loro posizione. Qual è la sua?

Sì, durante l’incontro di Lamberto Dini con Nadezhda Mihailova lei ha posto questa questione. Si sa però che ogni eventuale cambiamento del sistema di Schengen desiderato da un paese deve essere approvato da tutti gli altri stati. La nostra ambasciata a Sofia però fa tutto il possibile affinché il rilascio di visti avvenga nei termini più brevi possibili.

Al confronto delle altre ambasciate dei paesi europei occidentali, com’è la situazione da voi?

Io non ho fatto confronti. Noi accettiamo i documenti presentati e naturalmente abbiamo bisogno di tempo per controllarli per i diversi tipi di visti. In questo periodo coloro che aspettano sono tanti. Vogliono viaggiare turisti, musicisti, cori di cantanti e diversi gruppi folk che a volte hanno anche più di cento componenti. Ma anche se i gruppi sono tanti noi cerchiamo di accettare e di elaborare le richieste il più presto possibile.

L’ambasciatore austriaco Potyka ha promesso che la procedura dei visti per scienziati, artisti, musicisti e giornalisti si può accelerare. L’Italia progetta simili facilitazioni?

Noi non creiamo difficoltà per nessuno, accettiamo tutte le richieste. Lavoriamo anche dopo l’orario ufficiale di apertura se davanti allo sportello ci sono persone che aspettano. Se i candidati rispondono ai requisiti ottengono un visto. Questo di solito succede in cinque o sei giorni.

Le relazioni culturali tra Bulgaria e Italia sono molto sviluppate: durante gli ultimi anni specialmente tra i giovani è aumentato l’interesse verso lingua, arte, cultura italiane. Come procedono i preparativi per l’apertura del centro culturale italiano a Sofia, che potrebbe rispondere a questo incrementato interesse?

Abbiamo spedito al nostro governo le proposte per formulare un accordo per la creazione del centro. Se non si presentano difficoltà all’ultimo momento, molto presto il documento sarà pronto per essere firmato, e questo sarà un passo molto importante nelle relazioni culturali che già adesso sono ottime. In numerose scuole bulgare, soprattutto a Sofia, ci sono corsi di lingua italiana. In questi giorni abbiamo spedito in Italia circa 40 richieste, più dell’anno scorso, di studenti bulgari per iscriversi in università italiane.
FONDAZIONE ITALIANA OFFRE LE VACANZE AI BAMBINI BULGARI

[da ITALIANI IN BULGARIA numero 25 del 27 agosto 1998]

[informazioni tratte da un articolo pubblicato il 10 agosto 1998 dal settimanale Chance di Botevgrad, in quarta pagina con foto]

IL 2 AGOSTO SCORSO i bambini dell’orfanotrofio Nadezhda del villaggio di Gurkovo sono partiti per una vacanza di tre settimane nel sanatorio balneare di Hisaria. Le spese per il soggiorno sono state assicurate dalla fondazione Italia-Lussemburgo Faverio Scarsini, che si era messa in contatto con l’istituto di Gurkovo un anno fa. Durante questo periodo la signora Argia Scarsini ha deciso di aiutare la Bulgaria tramite attività di “sponsorizzazione”: i bambini di Gurkovo le diventano molto simpatici con le loro canzoni e danze folkloristiche, così partecipa ad aiutare in ogni necessità dell’orfanotrofio. Avendo saputo che i bambini avevano bisogno di andare in vacanza ma non ne avevano i mezzi finanziari, Scarsini ha chiamato la signora Rosa Pia Faverio che ha subito inviato 1.400 dollari per questo scopo. Circa un mese fa Faverio e la sorella suora di Scarsini hanno visitato la Bulgaria, e tutt’e tre le pie dame hanno accompagnato i bambini allo zoo, e nell’ufficio della fondazione a Sofia hanno poi organizzato una festa particolarmente carina.

FAVERIO E SCARSINI progettano per il futuro di re-indirizzare la loro attività di beneficenza esclusivamente fuori Sofia, in provincia, dove il bisogno è particolarmente grande mentre molte fondazioni e istituzioni di beneficenza concentrano le loro donazioni nella capitale, I loro rappresentanti cercano nel paese le istituzioni sociali che finora sono state aiutate in misura minore. La fondazione dà anche aiuti per i rifugiati curdi, afgani, palestinesi, bosniaci ed albanesi del Kosovo. 
BREVE ANTOLOGIA DELLE BARZELLETTE SU ZHIVKOV

[da ITALIANI IN BULGARIA numero 24 del 13 agosto 1998]

Todor Zhivkov, ex dittatore comunista bulgaro, è morto il 5 agosto 1998 a 86 anni. Ecco alcune barzellette che si raccontavano su di lui durante il regime

In un aereo viaggiano insieme Reagan, Gorbachev, Zhivkov, il papa e un rocker. Durante il volo il pilota comunica un’avaria: “Dovete gettarvi coi paracadute, ma ne abbiamo solo quattro”. Reagan prende il primo e dice: “Io sono il leader del paese guida del mondo. Senza di me la civiltà andrebbe in rovina”. Gorbachev dichiara: “Io devo completare la perestroyka” e si getta col secondo paracadute. Todor Zhivkov prende il terzo dicendo: “Io sono il genio del pensiero tecnico bulgaro” e si butta. A questo punto il papa si rivolge al rocker: “Figliolo, io sono ormai vecchio e me ne sto per andare comunque da questo mondo, prendi il quarto paracadute e lanciati”. “Tranquillo papa – risponde il ragazzo – il genio del pensiero tecnico bulgaro si è lanciato con l’estintore”.

Marx ed Engels hanno provato che il comunismo si può costruire in tutti i paesi del mondo. Lenin ha provato che il comunismo di suò costruire anche in un solo paese. Honecker ha provato che il comunismo si può costruire anche in un mezzo paese. Todor Zhivkov ha provato che il comunismo si può costruire anche in un solo villaggio: Pravets.

Durante il 10° congresso del politburo, riunito sul monte Vitosha, Zhivkov espone il programma del partito: “Entro dieci anni ogni famiglia bulgara avrà due appartamenti”. E l’eco risponde: “menti… menti…”

Todor Zhivkov ha scoperto delle schegge di legno sotto le unghie. Sua moglie Mara Maleeva esaminandole gli dice: “Quante volte ti ho detto di non grattarti la testa!”

“Di che cosa è morto il precedente patriarca bulgaro?”
“Zhivkov si è confessato”

Una signora anziana chiede a Zhivkov chi abbia inventato il comunismo, se i politici o gli scienziati.
“L’abbiamo inventato noi”, risponde lui.
“Ah! – risponde la nocetta – lo pensavo anch’io: se l’avessero inventato gli scienziati l’avrebbero prima testato sugli animali”.

Todor Zhivkov inaugura un nuovo, moderno stabilimento. Tagliando il nastro annuncia: “Inauguro lo stabilimento per la produzione di semi-conduttori. E vala’, l’anno prossimo speriamo di poter inaugurare quello per gli interi-conduttori”.

Per il suo 60° compleanno Todor Zhivkov riceve in regalo da Mosca un’automobile, ma senza il volante. Per avere una spiegazione telefona a Brezhnev che lo rassicura: “Tu dai il gas, che’ la macchina la dirigo io col telecomando”.

Todor Zhivkov riceve un paesano e gli mostra una lussuosissima stanza: “Entro il 1980 tutti i bulgari vivranno i queste condizioni”.
“Ah! – risponde il contadino – mo’ s’è capito chi inventa le barzellette”.

IL SINDACO DI SOFIA STEFAN SOFIANSKY

[da ITALIANI IN BULGARIA numero 24 del 13 agosto 1998]

IL NOSTRO VICINO DI CASA Stefan Sofiansky è stato forse il primo politico bulgaro a mostrare agli elettori la sua felice famigliola, usando questa tattica di stile americano per incere le elezioni del 1995. Lo slogan della sua campagna era “questo è un buon sindaco”, e il quotidiano del suo partito Demokratsia lo dipingeva come uno che “non fuma, non beve caffè e superalcolici. Gli piace la birra ma non ne beve per non ingrassare”. Con cotanta virtù non gli fu difficile sconfiggere l’alcolico candidato della BSP Ventsislav Yosifov, per quanto a Sofia avrebbe comunque vinto qualunque altro candidato anticomunista.

STEFAN SOFIANSKY è una faccia relativamente nuova della SDS, alla quale ha aderito nel 1991 per lavorare dapprima per un breve periodo nel sindacato del quotidiano Demokratsia ed essere poi nominato direttore del comitato per le poste e telecomunicazioni. Da questa posizione stabilisce relazioni con col deputato Liubomir Pavlov (detto “Liubo il foruncolo”) e gli garantisce una licenza per la sua radio Express. Oggi Pavlov è amministratore della banca municipale: come tutti i politici che hanno bisogno di consiglieri fedeli, da quando è entrato in carica Sofiansky ha piazzato i suoi amici più vicini nelle alte sfere della finanza.

MA COS’HANNO IN COMUNE Sofiansky e le altre facce “nuove” della SDS come il vice-premier Evgeni Bakardzhiev e lo stesso presidente della repubblica Stoyanov? Pur non avendo nessuno di essi mai fatto parte del Partito comunista, non facevano neppure parte del gruppo di dissidenti e intellettuali pro-perestroyka (es. Zheliu Zhelev) e non parteciparono allo sciopero della fame dei 39 deputati SDS nel 1991 (es. Edvin Sugarev). In effetti Sofiansky non è stato eletto né all’Assemblea costituente né nella XXXVI legislatura. Ciò che hanno in comune, oltre al fatto che le rispettive famiglie erano attivamente coinvolte nella vita politica prima del 1944, è di essere dei puri tecnocrati che si sono fatti strada nella SDS tra il 1991 e il 1994. Petar Stoyanov come vice-ministro della giustizia, Bakardzhiev come vice-sindaco della capitale, e Sofiansky, come già scritto sopra, nella funzione di direttore del comitato per le poste e telecomunicazioni.

LA MAGGIORE VITTORIA della sua carriera politica Sofiansky la ottenne durante le manifestazioni di piazza del gennaio 1997, mentre il presidente del parlamento Blagovest Sendov voleva estendere le barricate della polizia a tutte le strade attorno al parlamento, Sofiansky si oppose e il procuratore capo Tatarchev gli diede ragione, cosicché poi la polizia non potè trattenere la folla in quello che fu il primo assalto al parlamento nella storia bulgara. L’evento accelerò la caduta del governo BSP e Sofiansky fu nominato primo ministro di un governo ad interim che ebbe discreto successo nel transitare il paese verso le elezioni e quindi passare la staffetta a Kostov per tornare a fare il popolare sindaco di Sofia.

NADEZHDA MIHAILOVA DI RITORNO DALL’ITALIA

[da ITALIANI IN BULGARIA numero 24 del 13 agosto 1998]

La ministra degli esteri bulgara ha visitato Roma alla fine di luglio su invito del suo collega italiano Lamberto Dini, che ha elogiato due importanti successi conseguiti dalla diplomazia bulgara dall’inizio dell’anno

IL PRIMO RIGUARDA l’espansione della NATO. Secondo Dini la seconda ondata di questo processo dovrebbe comprendere anche Bulgaria, Romania e Slovenia: “l’Italia auspica che nei nuovi processi trovi il suo posto anche la Bulgaria, nel contesto di una espansione della NATO geograficamente bilanciata ed un consolidamento del suo fianco meridionale”, si legge nel comunicato stampa Dini-Mihailova (analogo appoggio le era stato espresso dalla Francia nel maggio scorso a Parigi). L’Italia constata con ammirazione la velocità con la quale la Bulgaria ha conseguito una stabilità politica, economica e finanziaria. Questo fatto è un altro motivo per il nostro sostegno alla Bulgaria nella NATO, ha detto Dini a Mihailova.

IL SECONDO SUCCESSO è nella sfera del cosiddetto muro di Schengen. L’Italia ha posto agli altri paesi UE la questione di cancellare i nomi di Bulgaria e Romania dalla lista nera di Schengen. Ma per uscire da questo elenco non basterà che la Bulgaria firmi accordi di rimpatrio di clandestini con tutti i paesi UE, e neppure l’impegno nella lotta alla criminalità organizzata, è emerso infatti che bisogna soprattutto cancellare l’immigrazione illegale di terzi tramite la Bulgaria. A quel punto, scrive in una analisi il quotidiano Standart, sarà solo una questione di tempo uscire dalla lista nera. Nel frattempo Roma ha promesso di concedere il regime “senza visti” per i bulgari dotati di passaporti diplomatici.

SECONDO IL PORTAVOCE del ministero degli esteri bulgaro Radko Vlaykov, in Italia Nadezhda Mihailova avrebbe incontrato anche il primo ministro Romano Prodi per discutere principalmente dell’integrazione della Bulgaria anche nell’Unione europea, oltre che nella NATO, delle relazioni bilaterali tra i due paesi, del progetto di corridoio di trasporti numero 8 dall’Adriatico al Mar Nero (Brindisi-Durazzo-Skopje-Sofia-Varna) e della situazione in Kosovo.

LA FEDERACCIAI ITALIANA INSERISCE LA BULGARIA IN UN’ALTRA “LISTA NERA” PER CONCORRENZA SLEALE

[da ITALIANI IN BULGARIA numero 24 del 13 agosto 1998]

LA BULGARIA è tra i 6 paesi “più aggressivi” che minacciano l’industria metallurgica italiana, secondo quanto dichiarato in una nota dalla federazione delle industrie metallurgiche, Federacciai. L’elenco riporta anche i nomi di Corea del sud, India, Romania, Taiwan e Turchia. I produttori italiani lamentano l’aumento delle importazioni di metalli da paesi terzi a causa delle quote supplementari accettate in giugno dal governo di Roma. Secondo la Federacciai questo è successo in un momento in cui il mercato italiano aveva appena ricominciato a crescere dopo un grande calo del settore: la crisi si era creata appunto da una “grande crescita dell’importazione”. I produttori italiani insistono che intervenga l’Unione europea in modo che non si fermi il processo di ristrutturazione e privatizzazione del settore come conseguenza della “concorrenza sleale”, conclude la nota di protesta diffusa dalle agenzie ANSA e BTA.
MEDICI ITALIANI A SOFIA E PLEVEN

[da ITALIANI IN BULGARIA numero 24 del 13 agosto 1998]

LO PSICOTERAPEUTA dottor Giovanni Ragazzi ha svolto una lettura sul trattamento dei traumi psichici alla nascita durante il terzo seminario dell’Associazione bulgara per l’educazione prenatale, tenutosi il 5 agosto nel Centro di igiene di Sofia.

TRA IL 5 E L’8 AGOSTO l’oncologo romano professor Francesco Castaldo e la sua equipe dell’Università cattolica hanno effettuato cinque difficili interventi chirurgico nell’ospedale dell’istituto di medicina dell’università di Pleven. Castaldo aveva perso 3.800 dollari, dimenticati nei pantaloni, ma l’infermiera Kamelia Pesheva li ha trovati e consegnati.