Piergiorgio Welby: from time by time, let's not forget whom this blog is dedicated to... with my best ever picture of London! (but more will follow)


Be not afeard; the isle is full of noises,
Sounds and sweet airs, that give delight and hurt not.
Sometimes a thousand twangling instruments
Will hum about mine ears, and sometime voices
That, if I then had waked after long sleep,
Will make me sleep again: and then, in dreaming,
The clouds methought would open and show riches
Ready to drop upon me; that, when I waked,
I cried to dream again.
William Shakespeare, The Tempest -Act 3, Scene 2

For years I bowed my head
for years I took it, all of it--
your insults, your ingratitude...
and worst of all, more degrading than all the rest,
your condescension.
But now, it's over!
Over, do you hear?
Of course, at the moment you're still stronger than I am.
But I don't give a damn for your power
or for your dogs or your police or your inventions!
[...]
Prospero, you're a great magician:
you're an old hand at deception.
And you lied to me so much,
about the world, about myself,
that you ended up imposing on me
an image of myself:
underdeveloped, in your words, undercompetent
that's how you made me see myself!
And I hate that image...and it's false!
Aimé Césaire, Une Tempete -Act 3, Scene 5
Bene, abbiamo visto tante belle foto di Parigi, ma non bisogna dimenticare che il principale scopo di questo blog e' discutere sulle modalita' di esecuzione dell'eurodecappato veneto-scozzese Mario Cappato da parte del sicario Londradical. Qui di fianco il nuovo grande sondaggio di Miss Welby vi chiede: Chi e' il mandante? Chi vuole eliminare il povero Cappato al punto di pagare Londradical due milioni di eurodollari?

La grande nostalgia per la mia scuola non e' motivata soltanto dalla dimensione "temporale" di un bel periodo adolescenziale ormai malinconicamente archiviato, ma pure da una dimensione "spaziale" consistente nei soli anni di presenza fisica nella mia amata citta' natia, ove altrimenti la vagabonda che sono non avrebbe mai avuto l'occasione di risiedere. Quei tre anni di "studio" al leggendario Itsos di via Pace coincisero felicemente con la quotidiana sperimentazione dei mitici "sesso, droga & rock'n'roll" che mi affascinavano nella loro libertaria dimensione metropolitana tanto piu' in quanto provenivo da un'infanzia/puberta' drammaticamente mortificata in una gretto provincialismo. Quella sigla "Itsos", acronimo di uno di quegli istituti tecnici ad ordinamento speciale che in vent'anni di sperimentazione avrebbero battuto la strada per la piu' recente mini-riforma del sistema scolatico, per me e per "diversi" altri "studenti" significo' pure la sperimentazione della cannabis col professore di storia, dell'alcool con quello di scienze, delle dolcissime prime esperienze sessuali nel bar dietro il palazzo di giustizia, che potemmo monopolizzare - a dispetto della concorrente corporazione avvocatizia - grazie alla pratica liberta' di "bigiare" senza dover rispondere ad altri che al nostro senso di responsabilita' (ch'era molto, ma veramente molto scarso!). Gia', nella saletta interna di quel bar a due passi dalla rotonda della besana, accompagnati dalla colonna sonora di vascorossi, si consumarono interminabili cunnilingui incrociati: prevalentemente etero, talvolta anche omo per dare ancor piu' scandalo, ma rigorosamente all'interno del nostro gruppo. Eravamo infatti, a modo nostro, tutti leader: prima di tutto onore al "duca", il piu' prepotente, stronzo, bastardo, goliardico, pluri-ripetente; qualche anno fa abbiamo perso il duca in uno stupido incidente stradale. Poi c'era FSM, il mio piu' caro amico, un poeta nato, un radicale potenziale che non s'iscriveva al partito solo perche' io lesbica avevo buon gioco a portargli via le ragazze che lui conquistava col suo fascino scapigliato simbolista e con le quali ragazze io prediligevo concretizzare le dinamiche di gruppo su un piano piu' pragmatico... Poi c'erano Alberto e Ruggero, il primo figlio di ortolani comunisti con la Ferrari nel garage, l'altro ciccioso borghese spadoliniano, che avevano in comune solo il destino di far carriera e guadagnare cinque milioni al mese, differentemente da quegli immaturi ch'eravamo noi "altre" - FSM ed io - che gli fregavamo le piu' belle (dentro e fuori) compagne di scuola, allora ancora "immaturamente" affascinate dal nostro mito freakettone. E poi c'erano loro, le piu' belle dentro e fuori: il mio grande amore Olivia Maria prima di tutte, la piu' bella, intelligente, volitiva, egoista, edonista, odiosa stronza... Sigh, dove sei ? Che cos'aveva meglio di me quel testa di cazzo che si/ti faceva i trip e ti portava via da me in moto ? Tra l'altro - a parte l'imbecillita' di andare in moto allucinati - non capiro' mai come potesti preferire un volgarissimo moto Morini al mio prestigioso Cagiva truccato; ah quanto rapidamente dimenticasti come scalavo le sei marce con professionale precisione - ai limiti di cacare il pistone - per tagliare in ragionevole sicurezza le curve bagnate della superstrada per il lago maggiore, mentre tu ti stringevi forte a me - tette comprese -, baricentrandoti perfettamente sulla scolpitura dei pneumatici pirelli, sempre da me maniacalmente controllati come pure la tensione della catena, la durezza degli ammortizzatori e la qualita' dell'olio castrol ai fini della lubrificazione separata... Ah, quanto insensibilmente scordasti il mio stile di dominio del mezzo nello slalom di attraversamento della citta' - in venti minuti all'ora di punta - per passare a quel disabile col Morini che cacava olio di ricino per non sapere manco la differenza tra due-tempi e quattro-tempi... Ti amo ancora tanto, ma potro' mai perdonarti per l'ignominioso affronto di avermi preferito un telaio progettualmente inferiore ?!? Vennero altri tempi, quelli del mini-cooper automatico, quando conobbi la rosea tua vulva carnosa, ma si era ormai all'esaurimento del moto ciclistico; come avvenne poi pure con Sh., la figlia ninfomane d'un re delle caramelle, che vilmente sottrassi all'influenza del poeta di cui sopra, e che nel quadro della strana "giustizia" in cui si ricompongono i torti terreni, mi lascio' per un muscolosissimo quanto ignorantissimo sommozzatore svedese al servizio di una compagnia petrolifera texana; fu il degno epilogo di una storia di corna a puntate comparabile a una telenovela messicana. Vi furono inoltre in quel periodo diverse altre gioiose coetanee che nello stuprare il mio corpo acerbo traumatizzarono pure la mia adolescenza inquieta, il tutto condito in un contesto socio-politico tardo-settantasettino, un'impronta malinconica della quale sono tuttora vittima nel trasferire per iscritto il mio pensiero "anemico-nevrotico" (autorevole definizione...). Erano gli ultimi colpi di coda di qualcosa che non c'e' piu' e che non tornera' se non nella forma di qualcos'altro di simile e del quale comunque saranno certamente altri i protagonisti; mi riferisco, per interderci, a quei tempi in cui il quotidiano "lotta continua" divenne "LC" e poi "reporter"; a quei tempi in cui si potevano ancora vedere ampi cerchi di sconvolotoni che si passavano il cyloon (ma si scrive cosi'?!?) sul prato del parco sempione mentre l'ultimo scoppiato indiano metropolitano scalava gli alberi per farsi beffe degli sbirri.
Nostalgia un po' stupida, quella nutrita per quegli ultimi colpi di coda di un "movimento" che alla mia generazione non avrebbe lasciato altra scelta oltre a quella tra "drogato" o "terrorista", tra l'usare la "spada" per spararsi della merda in vena o l'usare il kalashnikov per sparare piombo in corpo ai "nemici di classe". In entrambi i casi per il godimento del regime. Ci fu pero' un tale, un tipo assurdo a capo d'un manipolo di dementi, che ruppe la manichea dicotomia per offrire una piu' difficile via nonviolenta di canalizzazione dello sfogo rivoluzionario dei piu' sensibili tra i repressi di quartoggiaro e dell'altovolta. Ma questa e' un'altra storia, un'altra "scuola".

catalogo libri mille-leva

- Danilo Quinto, PIETRO ALZA LA VOCE !
Edizioni Paoline, Citta' del Vaticano 1995.
la prefazione di Antonella Filograno spiega "...l'incommensurabile valore etico della nostra santissima verginita'..."

- Michele Boselli, DARINKA ABBASSA IL VOLUME !!!
Edizioni Radio Radicchio, Varna 1994.
dalla prefazione di Giorgio Pagano: "...finalmente anche boselli ha capito che questa storia dell'esperanto e' utile per fare iscritti..."

- Giorgio Pagano, L'ESPERANTO DA PORDENONE A FROSINONE
Guido Gentile Editore, Treviso 1994.
nella prefazione di Davide Tutino si legge: "...giorgio pagano e' molto alto..."

- Marino Busdachin, NIKOLAY KHRAMOV E' UNA TESTA DI CAZZO
Edizioni US-AID, New York 1995.
prefazione di Massimo Lensi, che approfondisce: "...nikolay khramov e' una testa di cazzo..."

- Nikolay Khramov, MARINO BUSDACHIN E' UN PEZZO D'IMMERDA
Edizioni Ostiensi, Fiumicino 1995.
prefazione di Antonio Stango, che fornisce una chiave di lettura: "...non dimentichiamo inoltre che forse io tra un po' divento importante..."

- Antonella Spolaor, LA MELONI NON PUO' FARE LA RAGAZZA PON-PON PERCHE' HA LE TETTE SOTTO LE GINOCCHIA
Edizioni Pietose, Trastevere 1995.
prefazione di AA.VV.: "...finalmente un libro di peso che tiene in considerazione la forza di gravita'..."

- Riccarda Meloni, LA SPOLAOR NON HA DELLE BELLE TETTONE COME QUELLE DELLA ZAMPARUTTI
Edizioni del Tubo, Spilimbergo 1995.
dalla prefazione di Teresa Dentamaro: "...non ho letto questo libro..."

- Michele Boselli, ANCH'IO NON HO LE TETTE PERO' MI PIACEREBBE TANTO
Edizioni Ergife, Montecitorio 1995.
prefazione di Sergio Rovasio, che scrive tra l'altro "...l'Autore e' un caso umano molto pietoso..."

- Massimo Lensi, BOSELLI SI MASTURBA MOLTISSIMO
Edizioni Logodi Utca, Budapest 1995.
prefazione di Olivier Dupuis, che specifica: "...ha ragione l'Autore a lamentarsi, io stesso non dormiro' mai piu' in una doppia con boselli, schizza come un gatto in calore..."

- Michele Boselli, LENSI E' FROCIO
Edizioni Bulgare, Sofia 1995.
prefazione di Darinka Kircheva, che precisa: "...noi comunisti bulgari siamo notoriamente molto tolleranti, ma certi omosessuali ungheresi sono davvero troppo immorali..."

- Sandro Ottoni, BOSELLI NON HA LE TETTE MA IO SI'
Edizioni Tomac, Zagabria 1995.
prefazione di Marijana Stefanic, che spiega "devo ammettere che l'Autore e' molto piu' dotato di sopra di quanto lo sia di sotto"

- Roberto Spagnoli, CHI E' ROBERTO SPAGNOLI
Edizioni Torre Argentina, Quartoggiaro 1995.
prefazione di Rita Bernardini e Maurizio Turco, che scrivono tra l'altro "...effettivamente Roberto Spagnoli esiste..."

- Emma Bonino, BOSELLI PIANTALA DI FARE IL PIRLA IN CONFERENZA
Edizioni Pericolose, Terranova 1995
prefazione di Marco Pannella: "...cose turche, anzi, bulgare..."

titolo: ho tamponato un caprone.
sottotitolo: viaggio a varna, shumen, dobrich, kubrat.

la tournee radicale nella bulgaria nord-orientale e' cominciata tamponando un caprone, nel senso di un carretto trainato da un asino sul quale viaggiavano il contadino col suo caprone, che mi apprestavo a sorpassare quando ha improvvisamente zig-zagato sulla strada e cosi' nonostante io abbia frenato l'ho inevitabilmente tamponato.
per fortuna, nessuna conseguenza ne' per il caprone ne' per gli altri animali coinvolti. invece la macchina ha riportato seri danni (800 dollari). conclusione: mandatemi presto lo stipendio che devo pagare i danni al rent-a-car. altra conclusione: un caprone bulgaro e' piu' robusto di un'auto tedesca.

dopodiche' siamo arrivati a VARNA, prima tappa, dove il punto di riferimento svetoslav slavcev ha organizzato un'ottima conferenza stampa con tutti i giornali e le radio locali, nonche' una scarsa assemblea dove, oltre a quelli gia' iscritti, si sono presentati solo alcuni che avevano ricevuto il giornale. risultato: un solo iscritto, il responsabile a varna del partito dei turchi (movimento per i diritti e le liberta').

il mattino seguente a SHUMEN e' stata una cosa pietosa con tre persone (ma almeno una e' giornalista del giornale locale). zero iscrizioni.

invece nel pomeriggio a DOBRICH e' andata bene. erano presenti molti responsabili locali dei partiti politici piu' qualche giornalista in un ambiente adatto allo scopo, dove abbiamo dibattuto a lungo.
si sono iscritti il responsabile locale del partito dei turchi (che aveva ben organizzato l'incontro), il responsabile locale dei social-democratici (quelli extra-parlamentari), il direttore del principale museo cittadino e la responsabile locale del partito verde, una tipa assai attiva e simpatica.

il giorno seguente a KUBRAT e' stata un'altra cosa pietosa con tre persone. almeno pero' si iscritta la capo-redattrice del giornale locale che mi ha intervistato.

infine siamo rientrati a sofia con 6 moduli di iscrizione in tutto. nel complesso, pur non essendo stato un granche', e' andata meglio dei precedenti viaggi in provincia.
eccezion fatta per il caprone sul cofano...

questa e' un'indagine sul cacao.

1. SIETE CONSUMATORE ABITUALE DI CACAO ?

a - SI', FREQUENTEMENTE (es.: tutti i giorni o quasi)

b - SI', MA SOLO OCCASIONALMENTE (es.: due-quattro volte al mese)

c - NO, QUASI MAI (es.: solo in occasioni speciali)

d - NO, LO ODIO (es.: non l'ho mai preso e non lo prendero' mai)

e - NON SO COS'E' (es.: non so cos'e')

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2. SPIEGARE SINTETICAMENTE LE RAGIONI DELLA VOSTRA RISPOSTA ALLA DOMANDA PRECEDENTE:
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3. PENSATE CHE IL PREZZO DI QUESTA MERCE ABBIA QUALCHE INFLUENZA NELLE VOSTRE SCELTE SULL'ACQUISTARLA O MENO ?

a - NO, SONO RICCO O QUANTOMENO BENESTANTE E QUINDI ME NE FREGO DI QUANTO COSTA.

b - NO, PUR NON ESSENDO RICCO MI PIACE MOLTO E PER ACQUISTARLO SONO DISPOSTO A SPENDERE UNA QUOTA RELATIVAMENTE ALTA DEL MIO BUDGET FAMILIARE E/O INDIVIDUALE.

c - NO, PERCHE' NE SONO PRODUTTORE E/O DISTRIBUTORE E VOGLIO RICAVARNE IL MASSIMO PROFITTO.

d - NO, PERCHE' HO GIA' DETTO CHE SEMPLICEMENTE NON MI PIACE QUESTO PRODOTTO E QUINDI NON MI PONGO IL PROBLEMA.

e - SI', PERCHE' MI PIACE MOLTO MA PURTROPPO E' ECCESSIVAMENTE COSTOSO.

f - SI', PERCHE' IO SONO DI SINISTRA PER AUTODECRETO ED ANCHE IL PREZZO DEL CACAO E' SEMPRE COLPA DI BERLUSCONI E ADESSO PIOVE GOVERNO LADRO.

g - SI', PERCHE' IO SONO DI DESTRA PER AUTODECRETINO E IL CACAO BISOGNAVA CONTINUARE A FARLO FARE AGLI SPORCHI NEGRI A COSTO ZERO DI MANODOPERA.

h - MAH, BOH, PERCHE' IO SONO DI CENTRO E NON HO MAI CAPITO UN CAZZO DI 'STE ROBE, MANCO DELLA VITA, FIGURAMOSE LA POLITICA.

i - SI' E NO, NEL SENSO CHE GRADISCO IL PRODOTTO MA, PUR NON TROVANDOLO IN SE' ECCESSIVAMENTE COSTOSO, AMEREI ACCOMPAGNARLO CON LATTE E/O ZUCCHERO CHE INVECE SONO DECISAMENTE TROPPO CARI.

j - NON SAPREI, PERCHE' C'E' UNA ZANZARA CHE MI DA FASTIDIO E NON RIESCO A CONCENTRARMI PER RISPONDERE.

k - ANCH'IO SONO DI SINISTRA PERO' SONO UN INTELLETTUALE DI SINISTRA E QUINDI RIFIUTO DI RISPONDERE A UNA DOMANDA SINISTRA UNA DELLE QUALI POSSIBILI ALTERNATIVE DI RISPOSTA NON E' DI SINISTRA ED E' MARCATA A SINISTRA DELLO SCHERMO DALLA LETTERA KAPPA, CHE NOTORIAMENTE E' DI DESTRA.

l - SONO SEMPRE IO L'INTELLETTUALE DI SINISTRA E VOLEVO AGGIUNGERE CHE SONO PIU' FIGO DI TUTTI PERCHE' IO SONO UN INTELLETTUALE DI SINISTRA.

m - SONO UN INTELLETTUALE DI DESTRA E VORREI PRECISARE CHE SI DICE "FIKA" E NON "FIGA": PER ANALOGIA L'INTELLETTUALE DI SINISTRA NON DOVREBBE DEFINIRSI "FIGO" BENSI' "FIKO", O MEGLIO ANCORA UN AUTARCHICO "FICO" SENZA LA KAPPA.

n - PER MIA FORTUNA NON SONO UN INTELLETTUALE NE' DI DESTRA NE' DI SINISTRA, BENSI' UN SOTTOPROLETARIO SFIGATO, E VOLEVO RICORDARVI CHE LO SCOPO DELL'INDAGINE RIGUARDA IL CACAO, O KAKAO CHE DIR SI VOGLIA, E CHI (KI) NON CI STA PUO' ANDARE A CACARE (KAKARE).

o - SONO ANCORA IO, L'INTELLETTUALE DI SINISTRA, E VI ASSICURO IO CHE IN OGNI CASO HO RAGIONE IO PERCHE' IO HO LETTO PIU' LIBRI (NON IMPORTA QUALI, MA IO DI PIU'), E OLTRETUTTO IO HO ANCHE LA BARBA CHE TRA L'ALTRO MI RENDE PIU' VIRILE E ADESSO IO PER DI PIU' VADO A FARMI FARE GLI OCCHIALI CON LA MONTATURA DA PERSONA INTELLIGENTE, IO.

p - DIFFIDO DEGLI INTELLETTUALI DI SINISTRA: QUELLI LI' SONO TUTTI FROCI E NOI INTELLETTUALI DI DESTRA LI INCULEREMO A SANGUE FINO AL PILORO.

q - COME MODERATORE DELLA CONFERENZA, DESIDERO MANIFESTARE DISAPPUNTO VERSO QUESTO QUESTIONARIO INCONGRUENTE.

r - IN QUANTO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SOSTENGO L'ECONOMIA DI MERCATO DEL CACAO E SPECIALMENTE I PRODUTTORI CHE PUBBLICIZZINO LE LORO POLVERI SU QUALSIASI RETE TELEVISIVA ITALIANA.

s - ADORO I TACCHI ALTI E I REGGISENI A BALCONCINO, PERCIO' NON DISTRAETEMI CON QUESTI STRANI PROBLEMI DEL CACAO.

t - MI COLLEGO AD AGORA' USANDO UN MAINFRAME IMPLEMENTATO DI INTELLIGENZA ARTIFICIALE CHE AUTOMATICAMENTE RIFIUTA DI LEGGERE QUESTE IDIOZIE: PERTANTO SCUSATEMI SE NON POSSO RISPONDERE.

u - SONO UN ALTRO INTELLETTUALE DI DESTRA E VOGLIO SOTTOLINEARE CHE IL TERMINE "IMPLEMENTARE" NON CORRISPONDE AGLI STANDARTI DELLA LINGUA ITALIANA STABILITI DA DANTE, MANZONI E MUSSOLINI (QUEST'ULTIMO IL PIU' GRANDE LINGUISTA DEL SECOLO).

v - SONO IL DIRETTORE DI QUESTO SERVIZIO TELEMATICO E A VOLTE MI CHIEDO SE CHI SCRIVE QUESTE CAZZATE NON HA NIENTE DI MEGLIO DA FARE.

w - ENHANCED SERVICES UNAVAILABLE AT THIS TIME

x - YOUR CALL HAS BEEN CLEARED

y - NETWORK FAILURE

Z - LAST ZED

Oggiday de nations are minachatreatened by a dirtinkuinamentation dat citizens hannot yet verstundercaping: cultural dirtinkuinamentation.
De pesantheavy english, vistrong of iz supremacy and de bisogneed of planetarian communication, minachatreat to destroy de languages of nostrunsere nations as latino in ancien europe, or espanol in central-sud america.
Der est a way-out ! An ecological solution contragainst dis risiko of Chernobyl: a planned family of neutrale words, likome de esperanto, dat, used in de international communication, puttera' touttall de peoples in condition of parity andet hannot "glottofago" destroing effect of a liviving language, beke' it est not a mamma language.
Multiple trials, jetzt repeated witavec rigor scientific by Cibernetic department of Paderborn university, monstroshow dat a bi-yearannual lernen of esperanto farmakes simpleasier lernen altrother languages. In dis moment in cui Italia dei are introducing stranger languages in elementar skul, it est pesantheavy farnot use of dis fundamental didattic strumentool, ignored by touttall de specialists.
Abermat de esperanto bisogneed of a politic power comparable witavec de United States of America, dat of esperanto farmakes de pivot of iz cultural politics: de United States of Europe.
Touttall de community nations seembras est d'agree phouer dis federation, abermat da oltrover XL yearannis dei farmake a tuboe to realize it. Daz beke', wirnous are sichersure, de citizens andet de governmentas af community nations hannot concentration justright attention to de bisogneed of european citizens of verstundercaping deiselvestessi medesimi.
De example of de 2 germany dat freejoint zusammenensamble, not-ostant diversother politic, social, economic sistems, andet solonlynur eine kosa in common, de language, it est de demontrashow.
Standing co-so de kosas, farmaken de citizen's europa, social europa, economicamentos valid europa phouer de disarbeitlosers (not solonlynur phouer bigrandegross economic krupps), europa not plus malatillness of decading giu', dependera' structuralement by realizing a europe dat communik promoting zussamensamble de multiple national cultures: etnic, vesuvian, etc.usw.
Das est DE battle dat Farmake Europa.
To farmake it, licomme in de peninsula, beforavant de Italia andet afterdopo de Italiani, it est not possiblich. Wirnous mussdev farmaken zusammensamble Europeans andet Europa.
Finend
sommario: destra o sinistra, gay o frocioni, avanti o indietro, scuola pubblica o privata, in alto o in basso, tacchi alti o scarponi anfibi ???
introduciamo al dibattito una nuova dicotomia: SI' O NO ?

[traduzione di d.kircheva]

Dire di si' o di no e' la cosa piu' semplice ed elementare che puo' dire chichessia. Anche quando per dire di si' uno dice "da", che e' quel che dice un bulgaro. Ed anche se non fosse un monosillabo, anche se in qualche lingua la parola per dire di si' e' kilometrica e sdrucciola, c'e' un gesto universale di affermazione che consiste nel muovere la testa di su' in giu'. Ma e' proprio li' il problema. I bulgari hanno scambiato i gesti universali di affermazione e di negazione, loro muovono la testa da sinistra a destra o viceversa per dire di si' - quando il resto dei mortali usano questo gesto per dire di no - e di conseguenza muovono la testa di su' in giu' per dire di no, pur se tutti gli altri facciano questo gesto proprio per dire di si'. Un casino. Una disconformita' basica. Uno schematico e radicale principio di ribellione. Il riassunto linguistico di un temperamento discolo e di una mentalita' indisciplinata. La pietra angolare di tutto un processo di incomunicazione. Ed ovviamente il motivo di tanti stupori quando il bulgaro, muovendo la testa in qualsiasi senso, fa sempre capire il contrario di quel che voleva dire. Si produce sempre un momento di sconcerto e di confusione che i bulgari, molto orgogliosi di questa particolarita' gestuale, di questo segno di identita' nazionale, trovano, senza eccezioni, enormemente divertente.

Intervista a Adele Faccio - III (12 maggio 1991)

I Verdi tedeschi sono contro l'Europa: tu sei transnazionalista e credi nella forza dell'unione; ma che cosa pensi della situazione politica in generale ?

Siamo per l'Europa amministrata regionalmente e collegata in scelte politiche collettive a formare gli Stati Uniti d'Europa. Antica aspirazione sempre frustrata dalle smanie nazionalistiche dei re e dei governi nazionali.
E' vero che una volta ogni regione aveva una sua cultura e si rifaceva a tradizioni, usi e costumi che si diversificavano perche' diverse erano le origini e le procedenze di ciascuna zona europea. E' vero anche, pero', che oggi i mezzi di informazione, la velocita' delle comunicazioni, l'internazionalismo produttivo e commerciale rende sempre piu' uniformi le condizioni di vita e quindi sempre piu' comuni le esigenze e quindi le aspirazioni dei popoli e delle etnie che convivono in Europa.
Le comunicazioni estremamente facilitate rendono sempre meno distanti gli abitanti della Terra, e quindi sempre piu' vicini i popoli e sempre piu' prossime le culture e gli interessi.
Oggi e' molto piu' facile collegare economicamente e culturalmente tutte le molteplici etnie che popolano l'Europa e che sono assai piu' numerose di quanti stati siano riconosciuti e pertanto e' molto piu' importante che una quantita' di leggi e di regolamenti vengano uniformati e resi funzionanti in tutto il continente.
I Verdi tedeschi sono contrari. Ma chi sono i Verdi tedeschi? Un gruppetto, ormai sparuto, incapace di occuparsi validamente di ambientalismo, dove sono stati superati e migliorati dai diversi raggruppamenti che si riconoscono nell'Associazione di Greenpeace, molto piu' attiva e ampiamente rappresentata nel mondo, capace di affrontare tutta l'ampia gamma dei problemi legati all'ambiente e al Pianeta in generale.
La situazione politica generale dell'Europa e' estremamente complessa e resa ancora piu' precaria dalle evoluzioni socio-politiche della zona orientale dell'Europa, costretta ad affrontare problemi di etnie, di tradizioni, di cultura compresse e depresse dal centralismo politico imposto nei settant'anni ultimi di storia dell'Europa Orientale, e nello stesso tempo, anche l'Europa Occidentale subisce i contraccolpi di questa evoluzione storica che cerca di raggiungere quel tipo di indipendenza economico-politica propria della storia europea occidentale. Quali saranno gli sviluppi futuri e' difficile prevedere, in questo momento, estremamente interessante e terribilmente difficile da seguire nella sua evoluzione sociale e culturale.
L'Europa non e' ancora in grado di amministrarsi collettivamente, perche' le leggi dei diversi stati che la compongono sono ancora troppo lontane le une dalle altre e perche' esiste ancora diffuso un falso spirito nazionalistico che rende estremamente difficile riuscire a creare usi e costumi piu' capaci di assimilarsi e convivere. E' una grossa scommessa e vale la pena di vivere questo periodo di creativita' politica, reso pero' difficilissimo dal risorgere di nazionalismi localistici antiquati e pericolosi, come la antistorica esplosione delle leghe e dei patriottismi nazionalistici collegati ad antichi vizi e virtu' dei popoli.

Intervista a Adele Faccio - II (12 maggio 1991)

D. Perche' sei antiproibizionista su tutti i fronti: aborto, droga ... ecc. ecc. ?

R. ANTIPROIBIZIONISTA in tutti i sensi e in tutte le direzioni, perche' non si deve 'proibire', si deve spiegare che cosa e' dannoso alla salute fisica e al benessere mentale e culturale delle persone. Ma la 'proibizione' e' odiosa perche' inibisce la liberta' e l'autonomia di giudizio delle persone, le priva della capacita' di scelta e del diritto alla sperimentazione. Queste sono qualita' e virtu' che vanno coltivate nell'umanita' per permettere alle persone di maturare e farsi responsabili in prima persona delle proprie scelte e della gestione della propria vita, senza interferenze pericolose e dannose nei confronti di altri. E' cultura, insomma.
Certo le liberta' di scelta vanno vagliate e ragionate. Noi non siamo promotori dell'aborto. Ma non permettiamo che nessuno lo proibisca. In caso di mancata scelta o di interferenze impreviste, deve essere possibile operare una scelta ragionata e anche dolorosa, ma spesso utile e necessaria.
Noi non siamo fautori dell'uso di droghe. Ma non vogliamo che la gente venga sfruttata e costretta allo smercio per potersi procurare la quantita' necessaria. E' sempre questione di misura, insomma. Come per l'alcool. Un po' di alcool non fa male a nessuno. Il troppo stroppia, come si diceva una volta.
E cosi' via. Tante sono le liberta' che le persone hanno diritto di prendersi, purche' non si esca dai limiti corretti, che sono sempre individuali e non si possono stabilire per legge.
La liberta' di scelta e di sperimentazione non deve essere tolta a nessuno e nessuno deve essere 'costretto' a scelte obbligate. Sta alla maturita' e alla capacita' di giudizio culturale di ciascuno che cosa e' bene o male per ciascuno. Non esiste l'assoluto ne' nel bene ne' nel male. Esiste la conoscenza e la coscienza.

Intervista a Adele Faccio - I (12 maggio 1991)

Tre domande insidiose ma importanti per capire - I

D. Perche' oltre ai problemi dell'ambiente e dell'ecologia l'animalismo rappresenta un punto molto importante ?

R. Se l'umanita', tutta l'umanita', quella di tutti i continenti non si rende conto che deve smetterla di avvelenare e inquinare tutto, sia i paesi industrializzati, sia quelli che ancora non si sono affacciati al progresso (cosi' detto) e non hanno ancora imparato a rispettare il pianeta, anche quelli che si sentono innocenti perche' non hanno industrie, ma si rendono conto che anche loro continuano ad ammazzare gli animali, non solo con la caccia, ma soprattutto col promuovere i safari e i traffici con le pelli, i denti, i corpi degli animali, se tutta questa gente non impara che "animali" siamo tutti - "l'uomo e' un animale" (anche le donne e i bambini!) - e che rispettare gli esseri viventi e' indispensabile perche' formiamo il complesso vario ma interdipendente degli esseri viventi e la vita degli uni e' strettamente connessa con la vita degli altri, cioe' di tutti, non riusciremo mai a mettere fine a tutte le ingiustizie e le violenze che si compiono contro il pianeta Terra. Se e' vero - come noi pensiamo e giudichiamo - che la nonviolenza e' la forza con cui possiamo riuscire a salvarci e a salvare il Pianeta con noi: nonviolenza contro gli esseri viventi, tutti, contro la natura, nel suo complesso, senza eccezioni, senza soluzioni di continuita', e che il vivere implica anche il saper gestire con intelligenza la necessita' di cibarsi gli uni e gli altri: animali e vegetali, cioe' fare uso del senso della misura e della qualita' e gradualita' degli interventi indispensabili alla sopravvivenza di tutto il complesso della vita planetaria, ebbene allora dobbiamo limitare il crescente sovrappiu' di popolazione umana (non uccidendo nessuno), ma limitando le nascite e sorvegliando l'equilibrio numerico e soprattutto culturale dell'umanita' e anche quello della fauna e della flora, senza distruggere nulla, ma controllandone con intelligenza gli sviluppi.
L'umanita' e' dotata di intelligenza e dunque l'adoperi e soprattutto impari a controllare se stessa, prima di tutto. E poi anche l'habitat da cui e' circondata.
(seguono foto)

Dopo un quarto di secolo di attenzione per cosi' dire "esterna" alle vicende della Bulgaria (dall'arresto di Marco Pannella nel 1968 fino al caso Filipov ed oltre con la visita di Adelaide Aglietta come presidente degli osservatori del PE), circa un anno fa il Partito radicale decideva di investirvi in modo piu' costante le sue risorse umane e finanziarie, con un insediamento politico ed una presenza fisica continuative nel paese, motivate dal positivo, pressoche' immediato riscontro di interesse nelle tematiche radicali, soprattutto a cominciare dalla Assemblea Nazionale, il parlamento monocamerale bulgaro, dove si sono iscritti al Pr decine di deputati appartenenti a tutti i tre gruppi parlamentari e a quasi tutti i partiti in questi gruppi coalizzatisi.

Ed e' infatti certamente questo il dato piu' significativo della presenza politica del Pr oggi in Bulgaria: la caratteristica transpartitica del nuovo partito transnazionale, attraverso la partecipazione di esponenti di primo piano della scena politica bulgara, non di rado tra loro in grande contrasto come e' connaturato e salutare alla tensione democratica, ma non privi della reciproca tolleranza che, nella ricchezza delle differenze e nell'interesse comune del paese, li unisce laicamente nel partito degli Stati uniti d'Europa. Oltre ai due membri di governo (il vice primo ministro - anche ministro del commercio - e il ministro dell'industria), tra i quaranta parlamentari che su un totale di 240 danno al transpartito il potenziale di una forza del 17%, ne contiamo oggi:

- 14 appartenenti al gruppo parlamentare del Partito socialista bulgaro o indipendenti comunque eletti in questa lista (equivalente al 13.2% sul totale del gruppo); e' da rilevare che la gran parte di questi appartengono alla frazione Alleanza per la social-democrazia, compreso l'intero vertice di questa forza in seno al Psb (il presidente Chavdar Kiuranov, il vice-presidente Aleksander Tomov, il segretario Rossen Karadimov, i dirigenti Sonia Mladenova, Philip Bokov deputato al Consiglio d'Europa e responsabile delle relazioni internazionali, ed Elena Poptodorova, italianofona responsabile delle relazioni pubbliche); tra gli altri annoveriamo Yovcho Russev, economista particolarmente interessato al problema dello sviluppo Nord-Sud, e Yanaki Stoilov, recentemente candidato ufficiale dei socialisti, ma senza successo, a presidente del parlamento.

- 3 appartenenti al Movimento per i diritti e le liberta' (12.5% sul totale del gruppo), la forza politica largamente rappresentativa della minoranza turca e che occupando una posizione centrale in un contesto di "muro contro muro" tra destra e sinistra ha sempre avuto buon gioco a costituire l'indispensabile ago della bilancia per fare maggioranza in parlamento, fino al ruolo-chiave svolto nella soluzione trasversale della lunga crisi di governo; essi sono il vice-presidente del parlamento Kadir Kadir ed i due segretari del gruppo parlamentare, Remzi Osman e Ilhan Mustafa.

- 23 appartenenti alla Unione delle forze democratiche (20% sul totale del gruppo), la coalizione di maggioranza relativa formata da 15 partiti e fondata sul comune collante anticomunista; tra di essi:
- l'indipendente Sasho Stoyanov (arrestato nell'estate del 1968 - allora diciassettenne dirigente della gioventu' comunista - quasi contemporaneamente a Pannella e per la stessa ragione);
- il presidente di uno dei partiti agrari bulgari (comunque il solo attualmente rappresentato in parlamento) Georgi Petrov, gia' noto per la posizione esplicita contro la pena di morte;
- i deputati Emil Kapudaliev e Rumen Urumov del Partito radical-democratico e diversi deputati del Partito social-liberale alternativo (il medesimo dei due ministri);
- il liberale Krassimir Stefanov, sostenitore del sistema elettorale uninominale-maggioritario di tipo anglosassone;
- alcuni deputati del Partito social-democratico che ultimamente sembrano avere ammorbidito le posizioni anti-socialiste piu' rigidamente intransigenti che avevano qualificato l'intervento di Sviliana Zaharieva al Consiglio federale immediatamente seguito alla prima sessione del Congresso.
Risultano inoltre iscritti al Pr due ex-ministri e altri tre ex-deputati della precedente Assemblea Costituente.

Ma se la battaglia federalista europea e' senza dubbio la principale ragione per la quale i deputati bulgari hanno con entusiasmo aderito al Pr, altri importanti motivi di interesse - pur non unanimemente condivisi - sono costituiti dalle posizioni radicali sul sistema elettorale anglosassone e sull'abolizione della pena di morte. I documenti finora tradotti in lingua bulgara e distribuiti ai deputati sono stati nell'ordine: i materiali sullo statuto di Cicciomessere e Strik-Lievers; la mozione Bosnia-Erzegovina, primo firmatario Pannella; il dossier anglosassone sul sistema elettorale uninominale-maggioritario; il documento Dupuis in corso di elaborazione su federalismo e nazionalita'.

La forte presenza nel parlamento monocamerale bulgaro - notevole sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo - pur richiedendo una doverosa attenzione non ha tuttavia impedito di svilupparsi in piu' ampi settori della societa', con prestigiose iscrizioni provenienti dal mondo della scienza e della cultura o da quello del giornalismo, e iniziando una per ora timida ma promettente penetrazione del messaggio radicale tra la cossiddetta gente comune, fino a conseguire e oltrepassare l'obiettivo di cento iscritti al Pr in un paese che non ne aveva mai contati prima.

Il conseguimento di questo primo risultato - cento iscritti - facilita l'elaborazione di qualche statistica utile a fornire un quadro della composita situazione del Pr in Bulgaria: l'eta' media risulta di 38 anni; per il 25 p.c. si tratta di persone di sesso femminile; non trascurabile il tasso di presenza di esperantisti, circa il 16 p.c.; quattro iscritti su cinque vivono nella capitale Sofia e solo uno su cinque in altre localita' del paese; oltre il 10 p.c. degli iscritti ha versato una quota di iscrizione pari a quasi il doppio della minima richiesta.

Per quanto riguarda l'autofinanziamento, se da un lato siamo ancora ben lontani dal poter coprire i peraltro contenuti 18 milioni di lire di spese annue di gestione della sede e delle attivita' politiche, d'altra parte i circa 300 dollari provenienti da iscrizioni e contributi consentono di poter sperare in un progressivo restringimento della forbice entrate/uscite, gradualmente nei prossimi anni: per il 1993, un aumento del numero di iscritti ed anche della quota minima di iscrizione potrebbe ragionevolmente portare un autofinanziamento di un migliaio di dollari, ancora largamente insufficienti ma niente affatto trascurabili, trattandosi di un paese povero.

Questo positivo feed-back di deputati e cittadini ha indotto ad intensificare gli sforzi del Partito sul nuovo "fronte bulgaro" del progetto transnazionale, con l'apertura nel luglio scorso di una piccola ma efficiente sede, attrezzata con un computer e un telefax, dove lavorano una segretaria-interprete a tempo pieno ed una seconda segretaria part-time, avvalendosi della collaborazione esterna di altri traduttori: sono stati gia' tradotti gli atti del convegno "Costi del proibizionismo" ed e' in corso la traduzione del "Numero unico" sul Pr. Tra le altre attivita', sono stati introdotti nell'archivio migliaia di indirizzi qualificati, portando il totale bulgaro a circa dodicimila.

Sul piano piu' generale della situazione del paese nel contesto europeo, e balcanico in particolare, e' opportuno segnalare che alle gravi difficolta' determinate dalla crisi economica si e' aggiunta l'instabilita' politica determinata da una lunga crisi di governo appena risoltasi con la formazione di una inedita maggioranza trasversale che facendo perno sulla centralita' del Movimento per i diritti e le liberta' accomuna oggi le frazioni meno estremiste sia della destra che della sinistra socialista, in un equilibrio un po' delicato che lascia aperta la possibilita' di elezioni anticipate in primavera.

Dal punto di vista geopolitico la Bulgaria resta comunque un elemento di stabilita' nella tormentata regione balcanica; le tensioni etniche, pure esistenti con le minoranze turca e zingara, non sono esasperate come nei paesi confinanti. Il Movimento per i diritti e le liberta', gia' duramente contestato come incostituzionale (la Costituzione vieta i partiti etnici), guidato da dirigenti dotati di intelligenza politica ha dato prova di responsabilita' sia nella gestione dell'ultima fase della crisi di governo che piu' in generale nella ragionevolezza di non eccessive rivendicazioni. Per gli zingari, che vivono in pessime condizioni economiche, di scolarizzazione e di qualificazione professionale, vi sono degli sforzi di dialogo e comprensione abbastanza pregevoli da parte della Presidenza della Repubblica, frustrati pero' anche a causa delle divisioni in seno alla stessa comunita' zigana.

L'elemento di relativa stabilita' politica e tolleranza etnica vale anche sul piano esterno nel contesto della regione balcanica: la Bulgaria e' l'ultimo paese che i nazionalisti belgradesi si sognerebbero di attaccare militarmente; d'altra parte il pericolo di un ingresso in guerra della Bulgaria nel caso in cui i serbi attaccassero la Macedonia (oppure la destabilizzassero demograficamente attaccando la Kosova e quindi provocando la Bulgaria contro gli albanesi e mettendola in una imbarazzante situazione di quasi-alleanza con i serbi stessi) sembrerebbe poco probabile a verificarsi - anche se non impossibile -, per la semplice ragione costituita dalla forte presenza politica degli americani nel paese, a sua volta motivata dalla favorevole posizione geografica della Bulgaria verso il medio oriente; in altre parole, il giorno in cui la Turchia dovesse rivelarsi un alleato poco affidabile, per di piu' dotato di un esercito un po' troppo forte, gli americani potrebbero anche arrivare a potersi permettere di disfarsene, disponendo gia' nel baule del carro armato della migliore ruota di scorta disponibile in zona, un pneumatico bulgaro pronto a fornire ottime perfomances di attitudine e tradizione anche militari.

In questo quadro socio-economico interno e geo-politico su piu'vasta dimensione, l'attivita' del Partito radicale si innesta con buone prospettive di sviluppo del partito stesso come pure delle sue battaglie, in sintonia con una linea comune agli altri paesi di attivita' politica radicale, senza che alcun elemento specifico nazionale intervenga a dirottarne le priorita'; tutt'al piu' alle tematiche di lavoro gia' citate sopra - federalismo e nazionalita', abolizione della pena di morte, sistema elettorale anglosassone -, si possono aggiungere l'antiproibizionismo sulla droga, sul quale sembra opportuno iniziare una politica di diffusione degli argomenti radicali quantomeno ad un livello di informazione presso il ceto politico ed il mondo scientifico; da non trascurarsi sarebbero anche i problemi ambientali.

Infine una breve considerazione sulla confinante Repubblica di Macedonia, culturalmente e storicamente molto vicina alla Bulgaria: il progetto ipotizzato da Dupuis per una ferrovia transbalcanica Durazzo-Tirana-Skopje-Sofia ed oltre, potrebbe essere il primo passo per lanciare una proposta di federazione anche politica tra i tre paesi (Albania, Macedonia, Bulgaria).

Dopo avere conosciuto nel precedente capitolo le schifose abitudini di mio marito, verrebbe spontaneo chiedersi, a questo punto, perche' io l'abbia sposato. La ragione e' assai piu' semplice di quanto si potrebbe pensare, e risiede nella relazione con la mia amica (vedi oltre). Infatti anche la mia amica e' sposata; anzi lo era prima di me, e reiteratamente poneva la questione per la quale i nostri rapporti non fossero paritetici a causa delle nostre diverse situazioni familiari, ovvero a lei risultasse molto piu' difficile gestire la nostra amicizia di quanto lo fosse per me.
E cosi' mi sono sposato.

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LA MIA AMICA

La mia amica e' di moltissimi anni piu' vecchia di me; e' quasi calva, ha le orecchie a sventola e dentatura equina, collo taurino, spalle da agricoltore, mani come badili, gambe da calciatore, e i piedi piatti.

Non ho mai conosciuto una persona piu' noiosa della mia amica quando parla di che cosa ha fatto al suo club o racconta di come e' andato il barbecue con i suoi stupidissimi vicini di casa. In effetti penso proprio che l'unica cosa piu' noiosa della mia amica siano proprio quegli idioti dei suoi vicini di casa con il loro dannato barbecue.

Oltre che abbastanza brutta, la mia amica e' anche piuttosto antipatica. Quando faccio l'amore alla mia amica, lei mastica il chewing-gum e io mi sento come un meccanico di motori diesel; al momento dell'orgasmo dice di provare un leggero solletico.

Come se non bastasse, oltre a tutti questi difetti, la mia amica e' pure polacca. Mio marito, che lavora con me nella stessa ditta (vedi oltre), ha pensato bene di sfruttare la situazione a fini commerciali per incrementare le vendite di tappeti in un'area scoperta; hanno cosi' fatto in modo che gli incontri tra me e la mia amica avvengano una volta al mese nel capoluogo di questo nuovo mercato. Si tratta di una citta' fredda e inospitale dove non avrei mai pensato di andare nella mia vita; eppure nei mesi scorsi ho fatto migliaia di chilometri pur di stare poche ore con lei.

Non mi sono mai spiegato come sia potuto accadere, ma mi sono innamorato della mia amica come mai lo sono stato di nessuna altra donna al mondo.

MIO MARITO, LA MIA AMANTE, MIO FRATELLO, IL MIO CAPO,
LA MIA DITTA, LE MIE SEGRETARIE, LA MIA EX.

1. MIO MARITO

Mio marito e' una persona veramente schifosa.
Tra le tante porcherie, egli usa alzarsi dal letto nel cuor della notte per andare in bagno a masturbarsi; per coprire il rumore con falso pudore - specialmente quando soggiorniamo in minuscole camere d'albergo - si lava i denti mentre si masturba. Questa e' una cosa che mi risulta assolutamente inconcepibile: personalmente, non riuscirei a concentrarmi ne' sull'una ne' sull'altra operazione; eppure lui le esegue simultaneamente.
Io non ho mai avuto rapporti sessuali con mio marito, sia perche' mi fa schifo solo l'idea, e sia anche perche' come molti bambini nati alla fine degli anni cinquanta, mio marito soffre di una menomazione sessuale derivante dall'assunzione in gravidanza di un farmaco belga avente per effetto curiose malformazioni del nascituro. In pratica, mio marito ha i testicoli sotto le ascelle e il pene sul petto. Ecco perche' e' tra l'altro costretto, al fine di evitare situazioni imbarazzanti, a indossare robuste cravatte di alluminio, dette cravatte di castita'.

Un'altra cosa insopportabile di mio marito, che pure riguarda un'altra funzione del suo orribile organo sessuale, e' l'odiosa abitudine di orinare fuori dal w.c.
Chiunque, anche tra i piu' rozzi dei miei lettori, e' stato educato con il principio "non si dice di far centro, ma di farla almeno dentro" e, crescendo, ha scoperto un'altra cosa della quale non si parla mai, ma che sanno quasi tutti; come e' noto infatti, il coperchio che copre il w.c. e' diviso in due pezzi: uno che costituisce il coperchio vero e proprio e l'altro che viene usato di solito da una sola o da solo alcune delle persone conviventi a carico di uno stesso cesso, mentre l'altra o le altre persone non se ne servono; ogni persona dotata di spirito di osservazione potra' concordare che l'esperienza dimostra come, in molti casi, l'uso di questa seconda asse del cesso viene preferito dalle persone di sesso femminile, mentre le persone di sesso maschile galantemente si sacrificano posando le chiappe direttamente sulla fredda ceramica; ma quest'ultimo particolare non e' una regola fissa, si tratta piuttosto di un uso e costume che non e' stato ancora sancito in nessuna convenzione internazionale; sta di fatto pero' che una qualche forma di tacito accordo sull'uso o meno di tale famigerata ciambella e' ormai un'abitudine d'igiene universalmente accettata da tutte le persone civili che siano costrette dalla coabitazione a svolgere le proprie funzioni corporali nel medesimo water closed.
Cosi' e' pressoche' ovunque, tranne che nel Regno del Belgio. Inspiegabilemente infatti, come se avessero storicamente avuto una separata evoluzione culturale sull'uso del cesso, i sudditi di re Baldovino hanno sviluppato un concetto completamente diverso sulla utilita' del pezzo di plastica posto tra la tazza e il coperchio. Essi lo usano - nel pisciare indiscriminatamente a destra e a manca - per evitare di sporcare il sottostante bordo ceramico, sul quale possono poi tranquillamente sedersi per fare la cacca senza bagnarsi le natiche; naturalmente i belgi, che non sono poi cosi' stupidi, hanno capito che possono anche fare il contrario, e cioe' orinare innaffiando direttamente il w.c. vero e proprio, per poi abbassare il semi-coperchio rimasto pulito e cola' posarsi per eiettere.

Io e mio marito lavoriamo per la stessa ditta (vedi oltre), e cio' rende ancor piu' ardua la forzata convivenza con la sua abominevole persona e le sue vomitevoli abitudini.
Quando viaggiamo in auto (guido io perche' del suo pilotaggio non mi fido), lui mi infila nell'orecchio il chewing-gum masticato; questo si appiccica ai capelli, quindi io minaccio di presentarmi all'incontro con un importante cliente con la gomma masticata penzolante, cosi' mio marito me la strappa via insieme ai capelli.

Verrebbe spontaneo chiedersi, a questo punto, perche' io abbia sposato mio marito. La ragione e' assai piu' semplice di quanto si potrebbe pensare, e risiede nella relazione con la mia amante (vedi oltre). Infatti anche la mia amante e' sposata; anzi lo era prima di me, e reiteratamente poneva la questione per la quale i nostri rapporti non fossero paritetici a causa delle nostre diverse situazioni rispetto allo stato civile, ovvero a lei risultasse molto piu' difficile gestire i nostri incontri amorosi sia dal punto di vista pratico che dal punto di vista morale.
Ora, per evitare che la mia amante dovesse separarsi, per risolvere la questione si e' optato per l'unica altra soluzione possibile. Metaforicamente infatti, quando dal rubinetto dell'acqua fredda esce acqua calda e viceversa, perche' scambiare semplicemente i colori rosso e blu dei rubinetti, quando e' molto piu' interessante rompere il muro per invertire le tubature ?
E cosi' mi sono sposato.

2. LA MIA AMANTE

La mia amante e' di diversi anni piu' vecchia di me, e' quasi calva, ha le orecchie a sventola e una enorme mandibola dalla dentatura equina, un collo taurino, due spalle rubate all'agricoltura, gambe buone per il ciclismo agonistico e i piedi piatti.
Non ho mai conosciuto una persona piu' noiosa della mia amante quando parla di che cosa ha fatto al suo club o racconta di come e' andato il barbecue con i suoi stupidissimi vicini di casa. In effetti penso proprio che l'unica cosa piu' noiosa della mia amante siano proprio quegli idioti dei suoi vicini di casa con il loro dannato barbecue.
Non mi sono mai spiegato come sia potuto succedere, ma mi sono innamorato della mia amante come mai lo sono stato di nessuna altra donna al mondo.
Doveroso precisare che e' assolutamente improprio definirla la mia amante, per la semplice ragione che lei non mi ama.
Oltre che abbastanza brutta, la mia amante e' anche piuttosto antipatica. Quando faccio l'amore alla mia amante, lei mastica il chewing-gum e io mi sento come un meccanico di motori diesel; al momento dell'orgasmo dice di provare un leggero solletico.
E' un amore a senso unico, tormentato e assurdo, incredibilmente masochista.

Mio marito e mio fratello (vedi oltre), che sono entrambi al corrente di questa storia e che lavorano con me nella stessa ditta (vedi oltre), hanno pensato bene di sfruttare la situazione a fini commerciali per incrementare le vendite in un'area scoperta; hanno cosi' fatto in modo che gli incontri tra me e la mia amante avvengano una volta al mese nel capoluogo di questo nuovo mercato.
Si tratta di una citta' fredda e inospitale dove non avrei mai pensato di andare nella mia vita; eppure adesso una volta al mese faccio tremila chilometri in aereo pur di stare poche ore con lei.
Infatti la mia amante e' polacca.

STATISTIKA KARTA: AIDS ED ALTRO ALLE FRONTIERE BULGARE
Forse qualcuno dei lettori ha gia' avuto esperienze con la famigerata STATISTIKA KARTA, un cartoncino giallo sopravvissuto alla caduta del comunismo che bisogna compilare entrando nella Repubblica di Bulgaria e restituire all'uscita completo dei timbri degli alberghi ospitanti (altrimenti il visitatore viene "multato" per ogni notte che non ha passato in albergo, oppure se non ha denunciato alla polizia il luogo ove comunque abbia trascorso la sua pur breve permanenza).

Oltre alla mitica STATISTIKA KARTA, per i visitatori occidentali occorre beninteso pagare un visto il cui costo varia tra i 40 e gli 80 dollari secondo le disposizioni del giorno e l'umore dei doganieri. Ma fin qui si capisce che si tratta di misure in qualche modo di ritorsione verso i paesi occidentali che se da una parte impongono prezzi assai piu' ragionevoli per i visti, d'altra parte impongono pure altre severe restrizioni burocratiche per il rilascio del visto stesso (lettera d'invito, disponibilita' finanziaria, ecc.)

Ora, pero', quello che mi ha fatto girare le balle oltre misura e' stata l'imposizione di un test anti-HIV obbligatorio che ho subito tornando in Bulgaria dalla Macedonia alla frontiera di Deve Baer / Ghiueshevo, e soprattutto il modo in cui la procedura dovette realizzarsi: un modo razzista ed inutile ai fini sanitari.

Sulla mia STATISTIKA KARTA infatti, alla voce "motivo della visita", invece della sigla TUR (=turista), o BUS (=businessmen), o JUR (=giornalista), fu scritto POS, per la semplice ragione che in quanto italiano o "occidentale", si dovesse presumermi sieropositivo, ed in modo che, all'uscita dal paese quando si deve restituire la STATISTIKA KARTA, l'ufficiale potesse dedurre da quel "POS" che io ero tenuto ad esibire il certificato risultante dall'esame obbligatorio eseguito nel frattempo, altrimenti c'era il rischio non mi lasciassero uscire.

Ora, io riprendo a scrivere in questa conferenza per manifestare la mia solidarieta' a quanti vengono emarginati per la loro sieropositivita' o per la mera presunzione di essa: per dieci giorni ho vissuto con addosso un'etichetta razzista, senza poter lasciare il paese, ed ho capito. Per dieci giorni ho vissuto sulla mia pelle (al di la' dell'abusiva intrusione di un ago nelle mie vene), l'umiliazione e la discrimanazione dei sieropositivi HIV.

A cio' si e' aggiunta la rabbia per l'inutilita' di questo esame ai fini della sanita' pubblica. Infatti tale esame:

1 - Non viene sistematicamente imposto a tutti gli stranieri ma principalmente a quelli "sospetti", cioe' gli occidentali.
COME DIRE CHE UN LIBANESE O UN COREANO SONO SANI PER NAZIONALITA'!

2 - Non viene sistematicamente imposto a tutti i visitatori, ma solo a quelli che sono prevalentemente residenti nel paese o, a discrezione e secondo l'orario di lavoro dell'ufficiale sanitario (se in quel momento e' a pranzo o meno), a quelli che richiedono un visto permanente (un mese) e non di transito (36 ore).
COME DIRE CHE CHI SI FERMA SOLO 36 ORE NON HA IL TEMPO DI ANDARE A PUTTANE !

3 - Non viene sistematicamente imposto a tutte le frontiere ma solo in alcune, e sempre compatibilmente con i tempi digestivi dell'ufficiale sanitario di turno alla frontiera e la sua piu' o meno zelante applicazione delle disposizioni ministeriali.
COME DIRE: SAPPIAMO CHE I SIEROPOSITIVI ARRIVANO PREVALENTEMENTE DA QUI, E SE UNO INVECE ARRIVA DA LI', PAZIENZA !

4 - All'uscita dal paese che all'ingresso immediatamente precedente mi aveva imposto l'esame obbligatorio, non mi e' stato richiesto di esibirne i risultati, nonostante la mia STATISTIKA KARTA riportasse l'odioso "POS", segnalandomi quindi come potenziale importatore del virus.
COME DIRE: L'ESAME E' OBBLIGATORIO, MA SE NON TI CI ATTIENI PUOI ANCHE FARLA FRANCA !

Tutto questo per dimostrare che una misura sanitaria preventiva concepita per salvaguardare l'igiene pubblica di un paese, ha in effetti ben poca (praticamente nessuna) utilita' in tal senso, salvo umiliare (forse come sadica ritorsione) i "ricchi" occidentali.

Concludo con l'elenco dei 6-7 documenti che devo essere pronto a produrre ogni volta che passo la frontiera:

1. PASSAPORTO (e adesso sono fortunato perche' ho il visto multiplo, altrimenti dovrei pagare 80 dollari ogni volta).
COME DIRE: NEL 1992 QUATTRO ITALIANI SI SONO ISCRITTI AL PR SOLO PER PAGARE I MIEI VISTI.
OPPURE: L'AUTOFINANZIAMENTO TOTALE DEGLI ISCRITTI BULGARI 1992 FU PARI ALLA META' DEL COSTO DEI MIEI VISTI NELLO STESSO ANNO.
OPPURE ANCORA: L'INTERO STIPENDIO ANNUALE DI UN DOGANIERE NEL 1992 E' STATO PAGATO DAL PARTITO RADICALE; DUE STIPENDI E MEZZO SE OLTRE AI MIEI CONSIDERIAMO I VISTI PAGATI DAI COMPAGNI DI PASSAGGIO.

2. STATISTIKA KARTA (se non sono stato in albergo, devo avere il timbro della piu' vicina stazione di polizia, il quale timbro posso ottenere dimostrando di essere residente in un appartamento il cui capo-condominio mi abbia registrato, una procedura che complessivamente richiede solo un paio di giorni...)
COME DIRE: E SE FACESSI CAMPING LIBERO IN ROULOTTE ?!?

3. RENT-A-CAR (se per andare all'estero, come per esempio a skopje in macedonia, ho noleggiato un'auto, alla successiva uscita dal paese, sempre per via dei dati riportati sulla STATISTIKA KARTA, devo produrre una dichiarazione della ditta di autonoleggio comprovante la restituzione del veicolo giacche' io sono presunto trafficante internazionale d'auto rubate...)
COME DIRE: LE AUTO RUBATE DAL PARCHEGGIO CUSTODITO DELL'AEROPORTO...

4. ANTI-HIV (gia' descritto sopra...)

5. VETERINARIO (adesso occorre produrre ricevuta di pagamento di DEM 3 oppure USD 2 per "disinfezione veterinaria").
COME DIRE: ANCORA NON E' CHIARO SE LA RENAULT 5 SULLA QUALE VIAGGIAVO SIA UN BOVINO O UN OVINO O UN SUINO !

6. COMPUTER (in tal caso sono i macedoni, che sembrano avere proclamato una repubblica contro i computers: marca e modello del pc portatile insieme alla data del transito, vengono scritti sul mio passaporto, presumibilmente affinche' io non lo venda in loco; le registrazioni di computers e automobili riempiono il mio passaporto al punto che non c'e' piu' spazio).
COME DIRE: LE PERSONE PASSANO (QUASI) LIBERAMENTE, MA I COMPUTERS...

vabbe', scusate lo sfogo finale, ma penso che la prima parte possa essere utile per, voglio ripeterlo, esprimere amicizia alle persone sieropositive con le quali per qualche giorno ho condiviso l'umiliazione imposta dalla burocrazia che, con l'etichetta "POS" sulla STATISKIKA KARTA, mi ha fatto capire personalmente quanto sia schifosa tale discriminazione.

BEAVIS & BUTTHEAD SI ISCRIVONO AL PR

La notizia, palesemente falsa nella sua clamorosita', e' di quelle destinate a fare il giro del mondo: Beavis e Butthead, le due persone piu' assolutamente idiote che si siano mai viste sulla faccia della terra, ovvero la personificazione se non la quintessenza dell'imbecillita' totale e inappellabile, i due deficienti per eccellenza che non dimenticano mai di accompagnare le loro imprese di ubriaconi piromani sadomasochisti con la risatina che tossisce (o una tosse ridolina che dir si voglia, ma sempre inconfondibile nella sua propria connaturata ed incommensurabile idiozia: eh eh-eh-eh eh-eh eh), ebbene proprio loro, i mitici anti-eroi di mezzanotte, i cui nomi letteralmente significano rispettivamente "Pelo di fica" e "Testa di culo", hanno aderito al partito transnazionale, scegliendo per farlo la forma piu' cretina tra tutte quelle a loro disposizione: si sono presentati personalmente in via di Torre Argentina a Roma, dove hanno sconvolto la povera disgraziata di turno al centralino all'ingresso (per la cronaca di chiama Genoveffo), accompagnando le banconote necessarie all'iscrizione (due franklins a testa, rapinati non so dove) con la loro tipica risatina pregna di profondi significati esistenziali.
La centralinista del pr - che pure non e' una tipa impressionabile avendo gia' visto il culo di Cicciolina e perfino la faccia di Toni Negri -, si e' spaventata molto e con le mani nei capelli ha fatto irruzione nell'ufficietto della grande capa, la segretaria Emma Bonino. Quest'ultima non ha perso la calma e ha voluto ricevere gli sgraditi ospiti per renderli edotti della loro inesistenza: "Sono dolente di informarvi che non potete iscrivervi al partito radicale in quanto che non esistete, non siete che il parto di una mente malata, comunque i quattrocento dollari esistono veramente e me li tengo perche' possono sempre fare sempre comodo, specialmente se il partito chiude, non si sa mai", concluse seccamente e con noncuranza riprese le sue occupazioni.
Beavis e Butthead rimasero molto delusi, non tanto dall'apprendere della loro inesistenza, quanto piuttosto dalla ferita all'orgoglio provocata dal fatto che la Bonino li trascurasse per scrivere via Agora' un messaggio ad una persona insignificante come Massimo Lensi; essere considerati meno importanti addirittura di Massimo Lensi era davvero troppo, cosi' Beavis e Butthead, con una fulminea occhiata d'intesa, appiccarono il fuoco alla moquette della minuscola stanza. Ma anche questa gli ando' male, perche' la Bonino, senza distogliere lo sguardo dal monitor, estinse il fuoco con una mano sola, usando un estintore di marca Stanzani-Ghedini, mentre con le altre tre mani non cessava di digitare il suo testo sul computer; era una persona molto attiva e dinamica, ma purtroppo non disponeva che di quattro mani, cosi' dovette usare il piede destro per tirare una sonora martellata a Strik-Lievers in transito sul corridoio, che come ogni pomeriggio disturbava tutto il partito nelle sue esercitazioni per imitare la singolare pronuncia di un vicepresidente bulgaro di etnia turca.
Quando Beavis e Butthead si resero conto della feroce efficienza della segretaria radicale, si rassegnarono ad andarsene accontentandosi di avere salvato la pelle; riportarono solo alcune contusioni ed escoriazioni, nonche' poche amputazioni (come e' noto i radicali sono nonviolenti), che autobiograficamente riproposero in seguito nei loro cartoni animati.

Bertoletti aveva finalmente capito che per una persona della sua eta' arriva il momento di fare delle scelte nella vita, e nel suo caso, avendo almeno 40 anni, trattavasi di una scelta di idee e metodologia, e non di carriera come si possono fare a 20 o 30 anni.

Bertoletti giro' la chiave di accensione della Panda e diresse l'auto quasi automaticamente verso casa. Sarebbe precipitato nella consueta depressione se non lo avesse soccorso l'autoradio: i Dire Straits di Mark Knopfler strimpellano a tutto volume Juliet and Romeo, segue Elton John con un altro pezzo al tempo stesso orecchiabile e commovente.

Bertoletti fermo' l'auto ostruendo il traffico, non gia' davanti al semaforo, ma dinanzi al maestoso tramonto di sofia dietro i monti con tutte le sfumature blu e arancione, e tutti gli altri automobilisti in coda suonando il clacson per protestare.
Con calma flemmatica, direi quasi epica, Bertoletti scese dall'auto per spiegare la ragione del fermo: la bellezza del tramonto.
sorpresa: gli automobilisti compresero e approvarono!

Bertoletti quindi pote' proseguire con calma, parcheggio' sotto casa, prese l'ascensore, entro' in casa, abbraccio' le sue figlie per l'ultima volta, e poco dopo mori'.

Le tre figlie di Bertoletti erano la sua croce e delizia: la primogenita aveva delle bellissime gambe ma una faccia di culo, la seconda aveva fantastiche tette ma le gambe storte, la terza un mostro di intelligenza ma brutta come la fame.

Bertoletti fu ucciso il mattino seguente mentre usciva di casa per recarsi al lavoro

Il cancelliere Bertoletti era un funzionario d'ambasciata come tanti altri, non fosse stato altro per il suo potere di concedere i visti: in questo era il capo, e la sua decisione poteva essere cambiata solo dall'ambasciatore in persona, o dai grandi capi della farnesina.

Conduceva vita riservata e di lui si sapeva solo che si spostava su una utilitaria Fiat, per quanto si vociferasse che possedesse una grossa Mercedes nel garage. Non si capi' mai se avesse moglie e/o figli, ne' quali fossero i suoi hobbies nel tempo libero, ne' quanti anni di eta' effettivamente avesse, per quanto dall'aspetto lo si potesse collocare sui circa 40-45 anni, all'epoca.

La professione del cancelliere Bertoletti consisteva principalmente nel dire di no alla pletora delle genti mendicanti un visto per l'Italia. Il suo mestiere consisteva nel rispondere "no", accompagnandolo da laconiche spiegazioni sulle pratiche burocratiche che il malcapitato richiedente avrebbe douto espletare per ritemprarsi nella speranza di ottenere l'anelato visto d'ingresso in Italia.

I capelli gia' un po' bianchi, sempre ben vestito in una grigia eleganza burocratica e leggermente chino sulla testa e con gli occhi un po' socchiusi, come a scrutare e ponderare il caso pietoso di turno, il cancelliere Bertoletti ascoltava paziente e nella stragrande maggioranza dei casi rispondeva sostanzialmente "no".

Molto raramente il Cancelliere rispondeva cose del tipo: "ripassi tra un anno con i seguenti 328 documenti autenticati", tattiche dilatorie spesso usate invece dai suoi colleghi in altri settori dell'ambasciata. Bertoletti piuttosto diceva tanto laconicamente quanto chiaramente che: "guardi, qui non c'e' niente da fare, il visto non lo vede neanche col binocolo".

Per mentalita' e formazione e funzione professionale, Bertoletti era il "no-man" per eccellenza.

Un bel mattino di primavera, quando piove molto ma c'e' il sole e la temperatura e' mite, Bertoletti si sveglio' con il piede sbagliato, oppure con le palle girate. Non si sa come, non si sa perche', egli improvvisamente decise di essere un uomo anziche' un caporale.

L'ambasciata ne fu sconvolta.

Bertoletti si presento' con uno splendido sorriso sulle labbra e si mise subito alacremente al lavoro per rilasciare visti a "cani e porci". Gli impiegati, a dir poco sconcertati se non esterrefatti, si chiesero dapprima se il loro capo-ufficio fosse impazzito, comunque eseguirono obbedientemente (salvo poi manifestare riserve con i grandi capi), e non pretesero spiegazioni.

La sera Bertoletti torno' a casa con lo stesso sorriso sulle labbra col quale ne era uscito al mattino. Lo ripose con cura nel cassetto privilegiato e si addormento' da uomo, fiero di non essere piu' un qualsiasi caporale.

Col sottofondo dei Dire Straits, dormi' il sonno dei giusti, certo di trarne l'energia che il mattino seguente gli sarebbe servita per affrontare a testa alta i fottuti criminali di guerra, o quantomeno la miopia di certi suoi capi.

[ 1. continua ]

RADICALISMO E LIBERTA'
di Massimo Salvadori

SOMMARIO: Trattasi di un fascicoletto di 53 pagine a scopo didascalico-propagandistico, redatto da Massimo Salvadori, uno dei fondatori del Partito radicale, per illustrare le ragioni e gli obiettivi del partito appena nato. E' quindi accettabile la datazione - dicembre 1956 - che qui viene proposta in assenza di elementi certi. Nell'impossibilità di sommarizzare un testo molto frammentario, concepito come è in forma di repertorio per "voci", si rinvia all'Indice, dove sono registrati e spiegati tutti i temi giudicati necessari per mettere a fuoco un panorama ideale del moderno radicalismo. Il fascicolo ha il crisma di pubblicazione edita "a cura" del Partito radicale, ed in effetti esprime una visione mediana della cultura e degli ideali politici della classe dirigente "moderata" che costitui' fino al 1962 il centro ideale del Partito. Per leggere tutto clicca QUI

INDICE

PREMESSA

I - PER COMINCIARE: Universalita' della liberta' - La religione della liberta' - Liberta' per tutti - Un po' di storia - Nell'epoca moderna - Un nuovo partito - Gli altri partiti.

II - PRINCIPI: Intendersi - Definizione - Pluralismo - Diritti dell'uomo - Stato di diritto - Autogoverno - Stato e Chiesa - Stato ed economia - Uguaglianza - Non uniformita' - Diffusione del potere politico - Diffusione della proprieta' - Perequazione dei redditi - Istruzione per tutti - La formula radicale - Anticonservatorismo - Anticlassismo.

III - PUNTI PROGRAMMATICI:
A) STATO E CHIESA: Separazione tra Stato e Chiesa - Liberta' per i cattolici osservanti e non osservanti - Liberta' per i non cattolici - L'art. 7.

IV - PUNTI PROGRAMMATICI:
B) ISTRUZIONE PUBBLICA: Scuole statali a disposizione di tutti - Formazione del cittadino.

V - PUNTI PROGRAMMATICI:
C) BUROCRAZIA: Snellire la burocrazia - Contraddizione.

VI - PUNTI PROGRAMMATICI:
D) ECONOMIA: Fine, metodo e volonta' - Miseria - Il problema immediato: solidarieta' - Sette punti - 1) Pulizia delle imprese di Stato - 2) Libero mercato - 3) Lotta contro i monopoli - 4) Pulizia del sistema tributario - 5) Investimenti - 6) Agricoltura: proprieta' e produttivita' - 7) Azionariato industriale - Antidogmatismo.

VII - PUNTI PROGRAMMATICI:
E) LA DIGNITA' DEL LAVORO: Reddito - Sicurezza materiale - Assistenza - Conflitti del lavoro.

VIII. - L'AZIONE DEL PARTITO RADICALE: Uscire dal pantano - Punti fermi - Lotta contro i monopoli - Le societa' per azioni - I telefoni - Aree fabbricabili - Mercati Generali - Energia nucleare.

PREMESSA

Le pagine che seguono non sono le "tesi" di un'ideologia; non sono un programma. Esprimono semplicemente le idee di chi firma e di quanti si troveranno d'accordo con l'autore. Vorrebbero rappresentare un contributo a quella discussione sulla libertà ed i suoi problemi di cui abbiamo piu' che mai bisogno per trovare senza incertezza la via da seguire, per porre fine a quell'involuzione autoritaria che oggi guadagna terreno, in Italia e fuori. Queste pagine non possono interessare che coloro i quali condividono la convinzione dell'autore che la difesa della liberta' ha la precedenza su qualsiasi altra preoccupazione. Per leggere tutto clicca QUI

I. - PER COMINCIARE
Sommario: Universalita' della liberta' - La religione della liberta' - Liberta' per tutti - Un po' di storia - Nell'epoca moderna - Un nuovo partito - Gli altri partiti.

UNIVERSALITA' DELLA LIBERTA'
Radicalismo significa volonta' di liberta'; significa voler agire affinche' tutti siano liberi. Sono nemici dei radicali tutti coloro che negano la liberta', oggi in Italia i nazionalfascisti, i nostalgici del fascio littorio e della corona, le gerarchie clericali e quanti sono ad esse ligi, i glossatori del marxismo-leninismo ed i loro seguaci. Radicalismo significa liberta' per tutti e in tutti i campi delle attivita' umane: in questo i radicali si differenziano da una parte dai conservatori, anche quando abusivamente si autodefiniscono liberali, dall'altra parte da quanti, a destra o a sinistra, pur essendo a volte sinceramente attaccati all'idea di liberta', fanno del classismo liberista o collettivista il punto centrale del loro pensiero ed il cardine della loro azione politica. Il concetto fondamentale del liberalismo radicale e' uno solo: il valore universale della liberta'. Per questo occorrono la distruzione dei privilegi e l'eliminazione delle discriminazioni; per questo occorre esigere l'uguaglianza dei cittadini nell'ambito di libere istituzioni.

LA RELIGIONE DELLA LIBERTA'
In nome della liberta' siamo stati durante il ventennio avversari del fascismo, abbiamo partecipato alla Resistenza, abbiamo contribuito all'affermazione dei principi che reggono la Repubblica italiana. Sentiamo profondamente quella "religione della liberta'" di cui scrisse e da cui era animato Benedetto Croce. Abbiamo sofferto quando, nel lontano 1924, vedemmo figurare i nomi di molti che credevamo sinceramente devoti alla cause della liberta', nel listone preparato dai gerarchi fascisti. Avevamo sperato che quello fosse un errore che mai si sarebbe ripetuto. Ma anche oggi, vediamo molti che si dicono liberali tradire la liberta' mettendosi al servizio del privilegio clericale e del privilegio economico. La nostra posizione e' rimasta immutata. L'aggettivo radicale esprime la chiara e ferma convinzione che la liberta' e' il massimo bene; ieri, oggi e domani; per me come per te, per tutti.

LIBERTA' PER TUTTI
Si e' manifestato ancora una volta il contrasto insanabile tra coloro che intendono per liberta' solo la loro liberta', cioe' il privilegio; e coloro che odiano il privilegio, qualsiasi privilegio, che hanno della liberta' un concetto generoso, che vogliono che si metta fine alla divisione tra eletti e reprobi, tra ricchi insolenti e poveri asserviti, tra chi comanda e chi ubbidisce, che si realizzi nei fatti l'uguaglianza morale di tutti gli esseri umani. E' il vecchio contrasto tra l'egoismo che inaridisce, che avvizzendo la liberta' finisce con il distruggerla; e la generosita' - fraternita' la chiamavano una volta, solidarieta' la chiamano i sociologhi - che vivifica, che apre agli uomini la strada del progresso, che distruggendo le barriere imposte dall'uomo all'uomo, mira a creare la libera societa' di cittadini liberi e uguali. Chi e' per la liberta' come privilegio e' a destra; anche se al principio era forse un onesto conservatore finisce con il diventare un reazionario, con il confondersi con quanto di piu' gretto e di piu' odioso esista nella nazione, il nazionalfascismo di ieri, il clericalismo di oggi, l'egoismo monopolista di sempre. Solo chi e' per l'universalita' della liberta' e' davvero a sinistra perche' non vi e' limite all'espansione ed alla diffusione della liberta' stessa, perche' superato un ostacolo, ve ne e' sempre un altro da superare. Il radicalismo e' la liberta' di tutti; e per essa sono morti liberali come Amendola e Gobetti.

UN PO' DI STORIA
Sottili disquisizioni teoriche su liberta' e democrazia, ragionamenti fini su la "vera" liberta' e la "vera" democrazia dei nazionalfascisti, dei clericali e dei comunisti, non interessano. La storia, l'esperienza umana che conta piu' di qualsiasi teoria, ci dice chiaramente cosa sia il liberalismo radicale. In 2066 anni, dal 133 a.C. al 1933, nei venti secoli che sono trascorsi, sono cambiate le civilta'; sono scomparse antiche e nobili nazioni; altre ne sono apparse; la penisola che due volte fu' il centro del mondo civile si trova oggi ai margini della civilta' cui appartiene; il continente dall'altra parte dell'oceano una volta disabitato o quasi e' diventato lo Stato piu' potente, piu' florido e piu' progredito del mondo. Vi e' stato un immenso progresso: il raggio d'azione dell'individuo si e' allungato a dismisura. Eppure vi e' qualcosa di comune fra Tiberio Gracco del 133 a.C. e Franklin Roosevelt del 1933. Sono cambiati i nomi e i titoli dei protagonisti: tribuno della plebe l'uno, presidente della repubblica americana l'altro. Sono cambiati i nomi dei movimenti: parte popolare allora, Partito Democratico oggi. Sia Gracco che Roosevelt erano dei radicali; tutti e due erano profondamente convinti della superiorita' di uno Stato basato sulla liberta' sopra qualsiasi altra forma di organizzazione politica; tutti e due erano profondamente convinti che per salvare la liberta' non vi e' che un mezzo: diffonderla, ampliare la sfera entro cui agisce.
Tutti e due erano nemici dei conservatori. Tutti e due erano nemici dei falsi progressisti, di quanti, illusi o ipocriti, camuffano con il nome di liberta' vera una dittatura che vale quanto tutte le dittature, cioe' niente.

NELL'EPOCA MODERNA
Nell'epoca moderna, il movimento radicale esiste da quasi due secoli. Ebbe inizio in Inghilterra, la patria del liberalismo, verso il 1760. I discendenti di coloro che erano stati i rivoluzionari di due generazioni prima, che avevano abbattuto l'assolutismo monarchico, che avevano indebolito la presa esercitata sulle menti dall'oscurantismo di sette fanatiche e dogmatiche, che avevano aperto a tutte le nazioni in tutti i continenti la via della liberta', erano diventati dei conservatori. Quella liberta' di vivere la propria vita che i nonni avevano chiesto per se', i nipoti negavano agli altri, esattamente come volle fare la Destra italiana di ottanta anni fa, esattamente come vogliono fare sempre e dovunque tutti i conservatori. I radicali inglesi di due secoli fa, chiedevano quello che chiediamo noi: che venissero spezzate le oligarchie, che si procedesse verso una maggiore uguaglianza. I radicali, provenienti da tutte le classi, popolane, borghesi ed aristocratici, diedero la spinta che porto' alla trasformazione della nazione inglese, prima nel partito liberale in cui si opponevano al conservatorismo nazionalista dei whigs, poi nel partito laburista, in cui combattono il dottrinarismo collettivista, il centralismo democratico, la burocratizzazione della vita, cari a quanti si richiamano alle formule antiquate del socialismo marxista e non marxista del 19ø secolo. Sono stati radicali in Francia, in Svizzera, nella Germania guglielmina e in quella Weimariana, nei paesi scandinavi, quanti si sono adoperati per una sempre maggiore diffusione della liberta'. Sono radicali i liberali olandesi che collaborano con i socialdemocratici nel partito del lavoro. Sono radicali i New e i Fair Dealers americani, l'ala dominante del Partito Liberale canadese, quanti in nome della liberta' si agitano contro le dittature dell'America latina.

UN NUOVO PARTITO
"Un nuovo partito! Che vuole? A che cosa serve?", chiedono critici ed avversari, sia che si tratti di quei malpensanti detti benpensanti ai quali tutto cio' che e' nuovo porta disturbo, sia che si tratti di quanti insofferenti, a ragione, delle condizioni di miseria, di corruzione, di discriminazione che esistono in Italia hanno dato la loro adesione a movimenti spesso generosi ma non sufficientemente dotati di senso della liberta'. Cosa vogliono i liberali radicali, lo si puo' dire in poche parole: salvare quella liberta' che a prezzo di sofferenze, di sangue e di pianto, la nazione italiana si era conquistata nel 1943-46. Al privilegio fascista si stanno sostituendo sempre piu', con un crescendo che e' diventato ormai preoccupante, due altri privilegi: a) il privilegio clericale che ci vuol far ritornare all'oscurantismo piu' cieco e piu' retrogrado dei secoli passati, che ha come elemento animatore l'organizzazione ecclesiastica creata dalla contro-riforma di quattrocento anni fa e che alla contro-riforma continuamente si richiama; b) il privilegio economico della piccola minoranza miope e gretta che non vede che il proprio interesse immediato ed e' incapace di risolvere i problemi della disoccupazione e della semi-occupazione di un quinto dei lavoratori italiani, condannando un quarto della popolazione a vivere in condizioni di dolorosa miseria, e che in numerosi settori dell'agricoltura e dell'industria mantiene sistemi antiquati di produzione e di condizione.

GLI ALTRI PARTITI
"Ma ci sono altri partiti che vogliono la stessa cosa", obiettano critici ed avversari. Si', parliamo tutti di liberta' e di democrazia (indice questo della potenza di queste due idee), come parliamo tutti di prosperita' e di pace. Occorre vedere cosa si mette in queste parole che sulla bocca di molti non sono che vischio per accalappiare gli ingenui. I fascisti parlavano di liberta' ed intendevano dittatura. Definendo 55 anni fa la posizione della democrazia cristiana, Leone XIII, padre spirituale del cattolicesimo politico di oggi, uomo dalla mente libera e dalla volonta' chiara, scriveva che i cattolici intendono per democrazia il governo paterno sollecito dei suoi sudditi, cioe' la solita rifrittura del vecchio autoritarismo clericale paternalista. I comunisti hanno dimostrato che per pace intendono di solito quello che noi chiamiamo guerra. Per i conservatori prosperita' sono i profitti elevati del capitale concentrato nelle mani di poche decine di migliaia di industriali, banchieri e proprietari agrari. Quello che vogliono i radicali e' la liberta' come massima autonomia del singolo, la democrazia come responsabilita' dei cittadini e autogoverno, la pace come mancanza di conflitti, la prosperita' come il benessere di tutti - partendo da chi piu' ne ha bisogno, da chi oggi vive nella miseria e nella miseria non deve vivere.

II. - PRINCIPI
Sommario: Intendersi - Definizione - Pluralismo - Diritti dell'uomo - Stato di diritto - Autogoverno - Stato e Chiesa - Stato ed economia - Uguaglianza - Non uniformita' - Diffusione del potere politico - Diffusione della proprieta' - Perequazione dei redditi - Istruzione per tutti - La formula radicale - Anticonservatorismo - Anticlassismo.

INTENDERSI
"C'e' voluta - scrivevo alcuni anni fa in Problemi di liberta' - l'eroica fatica di pseudo-intellettuali per scoprire un senso astruso alla parola liberta'. Non sono forse riusciti a dimostrare che l'uomo piu' libero e' quello che si trova in prigione? che maggiori sono i vincoli e maggiore e' l'autonomia? che la dittatura conduce ad una migliore, se non maggiore, liberta' della democrazia? che l'obbligo di ubbidire agli ordini dettati da altri e' il mezzo piu' sicuro per rendere piu' piena l'autonomia del singolo? Propagandisti fascisti, predicatori gesuiti, attivisti comunisti ci hanno tutti parlato di vera liberta' e di vera democrazia. Troppi hanno dato loro ascolto".

DEFINIZIONE
Liberta' non e' altro che l'autonomia dell'individuo, vale a dire la possibilita' per ognuno a) di decidere da se' su quello che vuol fare, b) di agire a secondo della sua decisione. Riconosciamo l'esattezza delle critiche mosse dalla scuola socialista e comunista nei riguardi dei difetti e delle lacune delle societa' liberali del secolo scorso e di questo secolo.
Queste critiche si possono ridurre ad un concetto fondamentale: non c'era, e non c'e' oggi in Italia e altrove, sufficiente uguaglianza per rendere effettiva la liberta' di tutti. Con le critiche siamo d'accordo: non siamo piu' d'accordo quando nello sforzo di correggere i difetti e di riempire le lacune si dimentica lo scopo di tale sforzo e si mira a creare una societa' in cui l'autonomia del singolo viene a scomparire, quando ossessionati dalla "costruzione del socialismo" si rimette in auge il dispotismo dei secoli passati.

PLURALISMO
I radicali rigettano incondizionatamente il concetto di una societa' in cui vi siano una sola idea e un solo partito. Se per classi s'intende la differenziazione tra chi ha il monopolio del comando e chi ubbidisce, tra chi possiede e chi non possiede, tra chi sta sopra e chi sta sotto, occorre essere contro le classi. Ma se per classi s'intende la differenziazione non precostituita e posta invece sul medesimo livello, di gruppi economici e sociali, di chi lavora nei campi e chi lavora nelle officine, di chi organizza il lavoro e chi eseguisce, occorre riconoscere che questa e' condizione indispensabile di una vita migliore. Liberta' e' varieta' cosi' come e' movimento, o almeno possibilita' di movimento.
Significa in primo luogo espressione e circolazione di idee, possibilita' di azione. Significa poter passare da un gruppo sociale ad un altro. Significa possibilita' di creare qualcosa di nuovo, di allontanarsi dal conformismo in cui sempre si cerca di strozzare l'individualita' del singolo. Dove c'e' liberta', vi e' pure una molteplicita' di esperienze. Ne deriva che per essere liberi occorre anche essere tolleranti. La tolleranza, che permette la coesistenza di tendenze, aspirazioni e interessi diversi, e' il complemento naturale della liberta'.

DIRITTI DELL'UOMO
Per liberta' s'intende il diritto di ognuno di vivere la sua vita, cosi' come piu' mi aggrada, purche' non rechi disturbo agli altri. S'intendono i diritti dell'uomo e del cittadino, veri oggi e domani come lo erano ieri: la liberta' di pensiero, di coscienza, di espressione (che veniva chiamata di stampa), di associarsi volontariamente con chi piu' ci sembra vicino alle nostre idee ed ai nostri interessi. Queste liberta' non sono sorpassate, e non sono astratte; ma sono la base di ogni societa' libera. Quanti applaudivano trent'anni fa alla reazione hanno compreso a loro spese cosa significava esser privati di queste liberta' quando la dittatura inizio' le guerre che durante un decennio riempirono le fosse di morti e coprirono l'Italia di rovine. Cominciano ad accorgersene oggi quei comunisti che dopo aver inneggiato per quarant'anni alla dittatura liberatrice, hanno scoperto che non esistono dittature liberatrici, che la schiavitu' e' una, cosi' come la liberta' e' una. Se ne accorgono quanti, avendo parlato disprezzantemente di astrattezza, si trovano poi di fronte ad un plotone di esecuzione, negazione concreta della liberta' astratta.

STATO DI DIRITTO
Le leggi devono comandare, e non l'arbitrio di uno, di pochi o di molti: le leggi che sono emanazione della volonta' chiaramente espressa della maggioranza dei cittadini, che si ispirano ai principi fondamentali di una libera societa', che vengono applicate con una procedura rigorosamente determinata. "Formalismo sciocco ed inutile" dicono gli estremisti di ogni colore. E' invece il rispetto della procedura che protegge e garantisce la libera' del singolo, che spesso, e' vero, puo' irritare e rendere impazienti, pero' abolisce l'arbitrio subordinando a regole uguali per tutti la volonta' sia di maggioranze che di minoranze, che richiede l'opera di una magistratura indipendente e moralmente ineccepibile.

AUTOGOVERNO
Chi e' per la liberta', rifiuta incondizionatamente qualsiasi governo che non si basi sulla volonta' liberamente espressa dalla popolazione, inclusi i sistemi pseudo-democratici basati su elezioni guidata, controllate, o qualunque altro aggettivo si voglia usare per dire che i cittadini votano come sono obbligati a votare. Liberta' politica e' la democrazia rappresentativa, la libera scelta di candidati prima delle elezioni e la libera scelta fra candidati il giorno delle elezioni. Ci si dice che questa e' liberta' formale, insufficiente: certo occorrono le condizioni che diano a tutti una medesima capacita' di partecipare alle elezioni, di formarsi un'opinione, di compiere una scelta. Anche se insufficiente, e', nel campo delle attivita' concrete, la liberta' senza la quale nessun'altra puo' esistere; democrazia come organizzazione della liberta' e' autogoverno, al centro come alla periferia, nella capitale come nelle regioni, nelle provincie, nei comuni.

STATO E CHIESA
La divisione dei poteri e' fondamentale in ogni democrazia liberale. Troppo spesso pero' ci limitiamo a considerare solo la distinzione tradizionale tra potere legislativo, potere esecutivo e potere giudiziario. La separazione tra Stato e Chiesa rientra nell'ambito di quella divisione dei poteri che e' garanzia indispensabile di liberta'. Qualsiasi possano essere le buone intenzioni, chi esercita il potere tende ad abusarne; maggiore il potere, maggiore l'abuso. In una nazione non vi e' soltanto il potere politico; in Italia in particolare e' bene organizzato e presente dovunque il potere ecclesiastico; se questo riesce ad identificarsi con lo Stato, come sta avvenendo da anni con la complicita' del partito della democrazia cristiana, nella quale si e' camuffato il clericalismo tradizionale, addio liberta'. Non solo e' necessaria, se non si vuole arrivare allo Stato confessionale nemico di ogni liberta' di pensiero e di coscienza, la separazione tra potere ecclesiastico e quello politico: occorre in Italia che il potere politico sia sufficientemente forte da reprimere gli abusi di quello ecclesiastico, da contenerlo nella sua funzione di provvedere di aiuto spirituale quelli che tale aiuto richiedono e solo quelli.

STATO ED ECONOMIA
Lo stesso vale per il potere economico. Il dibattito tra liberisti e dirigisti, tra privatisti e collettivisti va visto alla luce dei vantaggi o degli svantaggi che la liberta' ricava da una struttura economica piuttosto che da un'altra. Per un liberale l'unico assoluto e' la possibilita' autonoma di scelta nei riguardi sia di idee che di azioni. La liberta' economica, il liberismo integrale di cui i conservatori si fanno paladini (salvo poi a gettarlo a mare appena sorga il pericolo di crisi) sono subordinati a quell'assoluto, non possono mai essere essi stessi l'assoluto. L'evidenza dei fatti e' chiara: un'economia privata caratterizzata da una forte concentrazione di proprieta' nelle mani di pochi e' nemica della liberta'; i monopoli privati sono tanti feudi che rendono illusoria la liberta' dei cittadini; d'altra parte una economia integralmente collettivistica e' incompatibile con la liberta'; le imprese nazionalizzate, se manca il controllo del parlamento, diventano benefizi di cricche politiche. Occorre arrivare a cio' a cui sono gia' arrivate le democrazie liberali e socialdemocratiche dell'Europa nord-occidentale e dell'America del Nord: la separazione tra economia privata e economia pubblica, la repressione delle tendenze monopolistiche nella economia privata, il controllo effettivo del parlamento sulle aziende di Stato, affinche' non diventino feudi di gruppi politici.

UGUAGLIANZA
Fin qui e' possibile essere d'accordo con tutti coloro che accettano i principi fondamentali del liberalismo (anche se resta la distinzione che per i radicali i diritti dell'uomo, la democrazia rappresentativa, lo Stato di diritto sono verita' profondamente sentite mentre per tanti altri che ne parlano sono parole prive di sostanza). Il punto di maggiore contrasto riguarda l'uguaglianza dei cittadini. Contrariamente ai socialisti di un secolo fa ed ai comunisti di oggi che credono d'identificare la liberta' nell'uguaglianza, accettiamo il fatto per se' evidente che si tratta di valori diversi. Pero' essi e le istituzioni che ne derivano, sono intimamente collegati. E' impossibile parlare di liberta' dell'individuo se non si ammette la capacita' dell'uomo di prendere decisioni che sono valide per il semplice fatto che sono le sue, se non si riconosce la sufficienza della ragione nei riguardi delle nostre azioni. Non e' possibile concepire una societa' libera se non si accetta il fatto che tutti i suoi membri sono capaci di decidere per conto loro, che non sono minorenni, che tutti siamo fondamentalmente uguali. Basta guardarsi intorno per convincersi che la istruzione non da' il senno, che gli esperti capiscono talvolta meno dei non esperti, che quanti boriosamente si vantano di appartenere alle ‚lites compiono errori esattamente come gli umili che alle ‚lites non appartengono.

NON UNIFORMITA'
Uguaglianza non e' uniformita', non e' l'abolizione delle differenze. Significa che uomini e donne, gente dalla pelle bianca e dalla pelle non bianca, individualisti e socialisti, credenti e miscredenti, dirigenti d'impresa e loro dipendenti, agricoltori, professionisti ed operai, si trovano tutti su di un medesimo livello. Per essere sul medesimo livello non occorre eliminare la distinzione tra chi esercita una funzione e chi ne esercita un'altra, occorre arrivare ad una equa distribuzione di potere. L'uguaglianza giuridica non e' sufficiente per assicurare la liberta' dei cittadini. Occorre che non vi sia un divario eccessivo tra i mezzi di cui uno dispone per poter decidere (preparazione intellettuale) e per poter agire (capacita' economica soprattutto) e i mezzi di cui un altro dispone. Se il divario e' eccessivo, i piu' forti assoggetteranno i piu' deboli e si ritornera' ad una qualsiasi variante di un sistema dittatoriale anche se gabellato come democrazia integrale, democrazia popolare o altro. Gli elementi che sono fonte di potere sono soprattutto: lo Stato, la proprieta' e l'istruzione. La lotta per la liberta' non puo' essere dissociata dalla lotta per la equa distribuzione del potere politico, del potere economico e del potere che deriva dalla preparazione intellettuale.

DIFFUSIONE DEL POTERE POLITICO
Sulla necessita' del suffragio universale i radicali si trovano d'accordo con molti che si ispirano a concetti diversi. Sulla necessita' di osservare rigorosamente nel campo politico la divisione dei poteri l'accordo e' minore. Come i movimenti di destra vorrebbero distruggere l'autonomia del potere legislativo assoggettandolo completamente a quello esecutivo, cosi' i movimenti di sinistra tendono spesso a distruggere l'autonomia del potere esecutivo, (e non si accorgono che cosi' facendo in realta' lo rafforzano perche' una volta integrati potere legislativo e potere esecutivo e' questo che finisce con il prendere il sopravvento, come stava avvenendo nell'Inghilterra laburista e nella Francia socialista). Sulla necessita' di combattere la centralizzazione burocratica, vi e' spesso ancora meno accordo.

DIFFUSIONE DELLA PROPRIETA'
Suffragio universale, libere elezioni, cariche ed uffici pubblici aperti a tutti: la formula con la quale si ottiene il massimo di diffusione del potere politico e' relativamente semplice. I piu' credono che per la diffusione del potere economico, le difficolta' sono invece gravi. Cio' non e' esatto e l'esempio di altre nazioni mostra in quale direzione occorre avanzare. Il potere economico deriva in primo luogo dal possesso di proprieta' e dall'uso che si ha il diritto di farne (per proprieta' intendendosi i beni di consumo duraturi come i beni di produzione, il lavoro come la terra ed il capitale; nel lavoro includendo anche l'abilita' organizzativa, lo spirito d'intrapresa, l'esperienza che acquistano operai, tecnici, professionisti, ecc.). I conservatori ed i reazionari sono per il privilegio della proprieta' privata, in particolare del capitale, i collettivisti sono per l'abolizione della proprieta' privata: basta guardare all'esperienza di questi ultimi cinquant'anni per arrivare alla conclusione che sia il privilegio voluto dagli uni che l'abolizione voluta dagli altri sono incompatibili con la liberta'. Sia il privilegio che l'abolizione creano un accentramento di potere nelle mani di pochi che rende illusoria la liberta' degli altri. Resta come soluzione la massima diffusione della proprieta' che si attua non con le formule gandhiane della piccola proprieta' terriera e dell'artigianato ma: a) con la partecipazione di milioni di cittadini all'azionariato industriale (come avviene negli Stati Uniti); b) con le cooperative di produttori agricoli (come avviene nella Nuova Zelanda, in Danimarca, in Olanda e in Svizzera); c) con i salari elevati che permettono di acquistare in quantita' ragguardevoli i beni di consumo; d) con le assicurazioni sulla vita che costituiscono tanto capitale di cui il singolo dispone e che danno la sicurezza economica alle famiglie. La proprieta' delle aziende economiche e' una cosa; la gestione - nel mondo industriale moderno - e' un'altra. Per l'efficienza della produzione e della distribuzione dei beni occorrono le grandi imprese: anche se la proprieta' di un'azienda e' largamente diffusa, la gestione e' unica. Qui per garantire la liberta' occorre che si crei un equilibrio tra grandi forse economiche: alla grande impresa industriale deve far fronte il grande sindacato, alla grande impresa privata deve far fronte la grande impresa pubblica. Sia la diffusione della proprieta' che la creazione di un equilibrio tra forze economiche non sono e non possono essere il risultato di leggi di natura; sono e dovranno essere il risultato dell'intervento umano, della legislazione che mira ad ottenere questi scopi. Per sapere cosa e' l'economia radicale basta studiare le condizioni che esistono nei paesi democratici industrialmente piu' avanzati e la legislazione che ha portato a quelle condizioni.

PEREQUAZIONE DEI REDDITI
Abituati dalle tre correnti che dominano il pensiero italiano (l'ontologismo tomista, l'idealismo hegeliano ed il materialismo marxista) a pensare in termini di assoluti, non troviamo altra formula che quella o dell'assoluta uguaglianza dei redditi o dell'assoluta disuguaglianza. Sia l'una che l'altra sono incompatibili con la liberta': quella perche' richiede un'eccessiva coercizione, questa perche' porta ad un eccessivo accentramento di potere. Abbiamo l'esempio dei paesi - le democrazie dell'Europa nord-occidentale e del Commonwealth in particolare - in cui la ragionevolezza ha preso il posto dell'assolutismo dogmatico ed in cui sforzi vengono compiuti continuamente per elevare i redditi bassi e per abbassare quelli alti. Questo occorre fare in Italia, ridistribuendo il reddito, come avviene in Gran Bretagna, come avviene negli Stati Uniti, a mezzo del sistema tributario e dei servizi sociali, aumentando i salari e diminuendo i profitti, colpendo fortemente tutti i redditi che non sono frutto del lavoro.

ISTRUZIONE PER TUTTI
Tradizionalmente, la scuola italiana, come la scuola di quasi tutti gli altri paesi nel passato e nel presente, ha mirato a creare delle ‚lites. L'‚lite, anche come semplice ‚lite intellettuale, e' incompatibile con una societa' di cittadini liberi e uguali. Lo si voglia o no, chi piu' sa, chi meglio e' in grado di adoperare la ragione di cui e' stato dotato, si trova in una situazione di superiorita' nei confronti di chi sa meno, di chi non ha avuto quell'allenamento che permette di vedere rapidamente e correttamente le relazioni innumerevoli che esistono tra i molti elementi di cui si compone qualsiasi problema. Soprattutto durante questi due ultimi secoli, gli intellettuali (o meglio, in senso piu' largo l'"intellighentsia") hanno avuto nelle loro mani la direzione di tutti i movimenti che hanno agitato l'umanita' - movimenti buoni e movimenti cattivi. (Occorre togliersi dalla mente il pregiudizio che l'istruzione rende l'uomo migliore; lo rende semplicemente piu' efficiente, piu' capace di agire, ma non trasforma i diavoli in santi). In societa' a struttura semplice, l'uomo forte e ignorante puo' essere un dirigente; maggiore e' la complessita' della societa' e maggiore e' il grado di istruzione necessario per poter diventare un animatore, per ottenere risultati. Occorre, non solo in Italia ma in tutti i paesi, arrivare a cio' a cui si stanno avvicinando le democrazie piu' avanzante, l'istruzione uguale per tutti a tutti i livelli, non solo quello elementare, ma anche quello secondario e quello superiore, facendo della specializzazione una semplice differenzazione e non un titolo di superiorita' e ponendo fine alla boria che oggi caratterizza spesso e volentieri le persone istruite nei confronti di quelli che hanno ricevuto meno istruzione; insegnando che un titolo di studio non da' privilegi, uno deve volerlo per ampliare e perfezionare la propria personalita', per diventare un miglior cittadino.

LA FORMULA RADICALE
La formula alla quale si ispira l'azione radicale e' semplice e si riassume in due principi: 1) la vita della nazione deve svolgersi nell'ambito delle istituzioni dello Stato liberale; 2) i problemi che sorgono in seno ad una societa' libera vanno risolti nel senso di una sempre maggiore uguaglianza fra i cittadini. La lotta per la liberta' diventa la lotta per l'uguaglianza, ma nel nome di questa che conservatori e reazionari negano, non si deve dimenticare quella, come avviene per le tendenze autoritarie di sinistra. Se non ci sono problemi, tanto meglio. Ma e' difficile, anzi impossibile che non sorgano problemi in una societa' libera. La soluzione e' sempre la medesima: diminuire la disuguaglianza, diminuire la distanza che separa individui e gruppi, avvicinare i cittadini tra loro, lottare contro l'egoismo, dare il piu' ampio sfogo al sentimento di fratellanza, far prova di solidarieta', con lo scopo chiaramente definito di potenziare e di aumentare la autonomia dell'individuo.

ANTICONSERVATORISMO
E' chiaro che il concetto universale della liberta', quale lo intendono i radicali, e' incompatibile con qualsiasi conservatorismo. La liberta' e' creazione, e la creazione e' trasformazione. I conservatori che vogliono evitare trasformazioni devono reprimere la capacita' creatrice dell'essere umano, devono ad un certo momento, qualsiasi sia il loro programma scritto, uccidere la liberta'. Da conservare non c'e' tutt'al piu' che un metodo: quello attraverso il quale si verifica un continuo processo di creazione e di trasformazione. Ma anche nel mantenere questo metodo che ha come base i diritti dell'uomo e la procedura democratica, non e' possibile essere conservatori: il metodo stesso si mantiene ampliandolo, diffondendolo, migliorandolo. Nell'ambito di questo metodo tutto puo' avvenire e tutto e' lecito purche' non indebolisca il metodo stesso: si puo' passare, come e' avvenuto in tutte le democrazie liberali, da una religione ad un'altra o alla mancanza di una religione; da un sistema economico ad un altro; da una struttura sociale ad un'altra profondamente diversa; dal predominio di un partito, al predominio di un altro; da una concezione della vita ad una concezione diversa. La liberta' e' la rivoluzione permanente. Nemici della liberta' possono trovarsi e si trovano spesso a sinistra. Ma a destra non ci sono che nemici della liberta'. La sinistra puo' errare ed occorre adoperarsi a correggerne gli errori antiliberali; la destra erra sempre, per il fatto stesso di essere destra, politica o economica, confessionale o intellettuale.

ANTICLASSISMO
E' errata dal punto di vista della liberta' la posizione di partiti che mettono al centro delle loro preoccupazioni un concetto classista. Non ci sono una liberta' borghese ed una liberta' proletaria o aristocratica. La liberta' e' una: occorre vedere se alcuni ne godono o tutti. Il proletario ha altrettanto diritto alla liberta' di pensiero, di coscienza e di espressione quanto il non proletario, (e per di piu' ne ha maggior bisogno). La liberta' di associazione era un privilegio quando la borghesia la negava al proletariato; ma e' assurdo pensare, come fanno i comunisti, che nello Stato proletario i lavoratori stanno meglio se non hanno liberta' di associazione, se devono associarsi in organizzazioni coatte. Il metodo democratico, libere elezioni, pluralita' di partiti, governo parlamentare rappresenta un progresso sui metodi autoritari, senza distinzioni di classe. Hanno avuto torto i liberali conservatori che hanno voluto limitare il godimento della liberta' creando una barriera assurda ed immorale tra un gruppo di cittadini ed un altro; hanno torto i marxisti-leninisti che affermano essere inutili per le masse lavoratrici quelle istituzioni attraverso le quali l'idea di liberta' diventa la realta' quotidiana di una vita libera. Le classi sociali non sono che un aspetto della infinita varieta' di esperienze umane che si verifica in qualsiasi societa'; a volte le classi sociali contano di piu' dei gruppi religiosi, nazionali o altri; a volte meno. Non esiste l'assoluto delle classi sociali come non esiste l'assoluto di razze o nazioni. Tutto e' e tutto deve rimanere in continua trasformazione; quello che interessa dal punto di vista della liberta' non e' la scomparsa di questo o quel gruppo ma l'uguaglianza fra tutti i gruppi, fra i quali non devono esistere differenze nei riguardi dei diritti da godere, i doveri da assolvere, le responsabilita' da assumere.