Il modo in cui si tiene in mano il bicchiere rivela la personalità

Per conto di una catena di bar lo psicologo Glenn Wilson ha osservato il linguaggio corporeo di 500 bevitori per dividerli in otto categorie descritte nel dettaglio sul sito della Bbc, e che traduco in sintesi:

LA SEDUTTRICE

Di solito è una donna, che tiene il bicchiere in modo provocante, talvolta sopra la scollatura per attirarvi l'attenzione, talvolta pucciandovi dentro un dito per succhiarselo.

LA PETTEGOLA

Ancora solitamente una donna, in mezzo alle amiche, che critica altra gente. Tiene la coppa del bicchiere di vino gesticolando per accompagnare la conversazione, chinandovisi sopra verso gli altri per parlare in confidenza. Questo tipo di persona appartiene già a un ristretto gruppo sociale coeso e perciò è poco incline agli approcci da sconosciuti.

L'AMANTE DEL DIVERTIMENTO

Di ambo i sessi, socievoli e conviviali, sghignazzanti. Bevono dalla bottiglia a piccoli sorsi per poter intervenire nella conversazione. Questo tipo di gente è invece propensa a estendere la cerchia di amicizie verso chi li approccia facendoli ridere.

LA TAPPEZZERIA

Gente timida e remissiva che usa il bicchiere tenendolo protettivamente come stampella sociale, senza finire mai la bevanda che è di solito una mezza pinta di birra per i maschi, oppure usare una cannuccia per mescolare la bevanda. Queste persone vanno approcciate gentilmente e possono finalmente riscaldarsi e aprirsi.

LA REGINA GLACIALE

Un tipo prevalentemente femminile dallo stile freddo e difensivo, che tiene il bicchiere di vino come una barriera per ostacolare l'approccio: di solito è una perdita di tempo castrante il tentativo di approcciare questo tipo di donna.

IL PLAYBOY

Questo tipo di maschio dongiovanni possessivo e sicuro di sé tiene il bicchiere o la bottiglia giocandovi come con un fallo scenico.

IL GIOVINASTRO GIANNI (o Bepi, o Toni...)

Questo pavone è consapevole della sua immagine e beve birra o sidro in bottiglia. E' arrogante e marca il suo territorio allargando le braccia e abbandonandosi all'indietro sulla sedia. Se è già coi suoi amici, è poco incline ad approcci esterni.

L'INTIMIDATORE

Solitamente ancora un maschio, preferisce bottiglie o bicchieri grandi che tiene fermamente come armi simboliche, gesticolando in modo minaccioso. Una sorta di saputello che può risultare ostile e va approcciato con molta cura, o proprio per niente.
Accoltellatore morso alle palle da rottweiler

Un 32-enne della Svezia meridionale è stato condannato alla pena inusualmente clemente di un anno e mezzo di carcere per le sofferenze causate dal morso ai testicoli del cane della sua ragazza quando l'ha aggredita e accoltellata alla schiena. Il fatto è accaduto il 31 marzo a Helsingborg, dove l'uomo ha aggredito la fidanzata e il cane è entrato in azione prendendosi egli stesso due coltellate alla gola, ma non prima di infliggergli gravi danni allo scroto.

[il cane nella foto sta per mordersele da solo]
Bambini inquieti...

Una bambina californiana di tre anni ha trovato una pistola sotto il letto dei genitori e ha sparato al fratellino di due anni, uccidendolo. Secondo le autorità americane, i minori di 14 anni negli Stati uniti hanno nove volte più probabilità di rimanere uccisi in incidenti con armi da fuoco rispetto alla Gran bretagna ed altre 24 paesi industrializzati messi insieme: nel solo 2006 almeno 32 minori di tre anni hanno perso la vita a causa di incidenti con armi da fuoco.

...Tredicenne accusato di omicidio e necrofilia

La polizia cinese ha arrestato un tredicenne accusato di avere ucciso una bambina di tre anni e avere fatto sesso con il suo cadavere il 19 maggio scorso, quando tornando da scuola a Guangzhou ha visto Wang Xiaoyi giocare vicino al suo appartamento, dove l'ha portata per annegarla nella vasca da bagno e abusarne il cadaverino prima di gettarlo dal quinto piano. Per via della sua età inferiore a 14 anni l'adolescente non può essere incriminato, però può avere responsabilità civili per rifondere alla famiglia della vittima i danni morali e le spese funerarie.
Letteratura di merda

In un paese dove per tradizione si crede che i fantasmi si nascondano nel cesso, un'azienda giapponese sta pubblicizzando una nuova esperienza letteraria: una storia dell'orrore stampata su carta igienica. Ogni rotolo riporta diverse copie di una novella in nove capitoli dell'autore Koji Suzuki, la cui storia "Ring" è stata tradotta in cinema anche a Hollywood. La nuova opera dall'azzeccato titolo "Drop", ambientata in un gabinetto pubblico, è lunga circa 90 centimetri e può essere letta in pochi minuti, dice il produttore Hayashi Paper. L'azienda promuove la carta da culo, che costa 210 yen (circa un'euro e mezzo) al rotolo, come "un'esperienza di orrore nel gabinetto". In giappone i genitori spaventano i bambini raccontando che una mano pelosa potrebbe sbucare dal cesso per trascinarli nel pozzo nero di sotto.
Uomo moribondo vince scommessa di sopravvivenza

Il 59-enne Jon Matthews di Milton Keynes, nel Buckinghamshire, era stato diagnosticato di mesotelioma, un cancro terminale causato dall'asbesto, e gli erano stati dati pochi mesi di vita. Per cui ha piazzato due scommesse di cento paundi a 50 contro uno che sarebbe stato ancora vivo nel giugno 2008 e nel giugno 2009. oggi il vedovo ha ritirato i secondi 5.000 paundi e una terza scommessa gli permetterà di vincerne altri diecimila se sarà ancora vivo il primo giugno 2010. Mr Matthews donerà gran parte delle vincite in beneficenza.
Uomo obeso assolto dall'avere schiacciato a morte la moglie

Una corte d'appello tedesca ha ribaltato una sentenza di 5 anni contro un autista di bus obeso che ha schiacciato a morte la moglie cadendo su di lei durante un alterco alcolico. La corte di Hildesheim ha deciso che il 52-enne, pesante 130 kg, è colpevole solo di negligenza e lo ha multato di 2.580 euri, stabilendo che la moglie è stata principale responsabile della propria morte avendo evitato una visita di controllo dopo tre giorni in ospedale nonostante tossisse sangue. La coppia ebbe un litigio sulla musica italiana nell'aprile 2006 e lei gli versò della birra sul computer e nella conseguente colluttazione lo colpì cosicchè lui le cadde addosso con tutto il suo peso. Sei settimane dopo la donna, che pesava meno della metà del marito, è morta di ferite al petto: l'autopsia le ha trovato 18 costole rotte e litri di fluidi in un polmone.
Il Guinness dei primati querelato dal recordman delle querele

L'uomo più litigioso del mondo - soprannominato Johnny Sue-nami - ha citato in giudizio il Guinness Book of World Records per averlo nominato uomo più litigioso del mondo. Jonathan Lee Riches ha presentato la denuncia nonostante si trovi in carcere e un giudice esasperato lo abbia minacciato di interdirlo dalla sua corte. Riches accusa il Guinness di pianificare di stampare false informazioni sul numero di cause da egli intentante, a suo dire oltre 4.000 in tutto il mondo. Nel passato Riches ha fatto causa contro Platone, Nostradamus, i monaci buddhisti, il Lincoln Memorial, la torre Eiffel, Three Mile Island e la famigerata margarina "Non posso credere che non è burro!"
Carcerati ciclisti al Tour de France

Quasi 200 prigionieri pedaleranno attorno alla Francia, controllati a vista da 124 guardie in bicicletta, nella prima versione penale del Tour de France. I 196 prigionieri pedaleranno in gruppo e non saranno permesse "fughe". Il 48-enne detenuto Daniel dice che "è una sorta di evasione per noi, una chance di rompere con la routine quotidiana della prigione. Se ci comportiamo bene potremmo essere rilasciati in anticipo, in libertà vigilata". Il Tour dei detenuti li condurrà lungo 2.300 km con partenza da Lille il 4 giugno e tappe in 17 città, ognuna delle quali ha una prigione (ma dormiranno in albergo) per concludersi a Parigi.
In crescita la domanda di pasticcio di scoiattolo
Il 45-enne Paul Parker è un cacciatore specialista in scoiattoli grigi - ne ha eliminati 22.622 negli ultimi 18 mesi in molte zone del Northumberland, permettendo il ritorno della specie nativa di scoiattolo rosso. Adesso si propone per estendere la caccia anche all'Inghilterra meridionale perché in tutto il paese è in crescita la domanda di pasticcio di scoiattolo... Guardian


Pappagallo ruba il passaporto a turista britannico
Uno scozzese non identificato ha riportato il furto del suo passaporto da parte di un pappagallo mentre scaricava il bagaglio da un autobus diretto a Milford Sound, sull'isola meridionale della Nuova Zelanda. Il turista dovrà aspettare sei settimane per un nuovo passaporto e le frattempo si dice molto preoccupato che il pappagallo possa usarlo per scopi fraudolenti... Australian
Maniaco russo uccide cinque persone sulla sedia elettrica
Un trentenne russo ha ucciso almeno cinque persone con una sedia elettrica fatta in casa a Yekaterinburg, nella regione degli urali. Ha confessato di avere attirato gli uomini nel suo garage fingendo di volere acquistare componenti elettroniche, ma poi legava le vittime avvolgendole in cavo elettrico alimentato da un potente condensatore, per poi portarle in campagna e bruciarne i cadaveri con vecchi pneumatici... Arbroath
Fish & chips proibite ai pensionati
Il Telegraph riporta che un nonnetto si è visto proibire il settimanale pranzetto a base di fish & chips che offriva ogni mercoledì ai pensionati nel suo blocco di case popolari, perché gli zelanti funzionari pubblici dopo avere frequentato un corso di igiene e salute sostengono che pesce e patatine diventano freddi nel tragitto di cinque minuti dal negozio. Il deluso 72-enne George Pretty di Norwich, che per mesi ha offerto il pranzo del mercoledì, dice che nessuno si è mai lamentato per la temperatura del cibo.
Ireland set to go bust, claims economic historian

A dire warning that the Republic is a prime candidate to go bust has come from one of the world’s leading economic historians. “The idea that countries don’t go bust is a joke,” said Niall Ferguson, Harvard professor and author of The Ascent of Money. “The debt trap may be about to spring” he said, “for countries that have created large stimulus packages in order to stimulate their economies.” His chosen prime candidate to go bust is “Ireland, followed by Italy and Belgium, and UK is not too far behind”. Argentina is top of his list of shaky countries but “the argument that it can’t happen in major western economies is nonsense”… The Independent
L'alitosi dei businessmen giapponesi
Come se non bastasse la crisi economica, gli uomini d'affari giapponesi perdono opportunità a causa dell'alito cattivo. Il prof di odontoiatria Ichiro Saito dell'università di Tsurumi dice che ha notato un notevole incremento di casi di alitosi, ed è convinto che il fenomeno interessi 30 milioni di suoi concittadini. Secondo Saito il corpo umano secerne ogni giorno un litro e mezzo di saliva che tiene la bocca pulita, un processo controllato dal sistema nervoso, ma lo stress causato dal lavoro inibisce la secrezione. In un suo libro il prof consiglia di masticare gomma, bere più acqua e lavarsi i denti più spesso.
Proiettile rimosso da viso di donna dopo 42 anni
Nel 1967 Hou Guoying fu accidentalmente colpita al viso da un proiettile di rimbalzo in uno scontro a fuoco tra gang rivali di guardie rosse nella rivoluzione culturale. Nel 1978 il mal di testa e difficoltà di masticazione condussero a una radiografia che rivelò il proiettile di 3.3 centimetri tra la mascella e l'orecchio destro, ma all'epoca l'ospedale di Chongqing non era ben preparato per affrontare l'operazione, per cui si è tenuta il disagio per altri tre decenni fino a quando il dolore è divenuto insopportabile e ora la 65-enne si sta riprendendo dall'intervento di rimozione.
Proiettile rimosso da viso di donna dopo 42 anni
Nel 1967 Hou Guoying fu accidentalmente colpita al viso da un proiettile di rimbalzo in uno scontro a fuoco tra gang rivali di guardie rosse nella rivoluzione culturale. Nel 1978 il mal di testa e difficoltà di masticazione condussero a una radiografia che rivelò il proiettile di 3.3 centimetri tra la mascella e l'orecchio destro, ma all'epoca l'ospedale di Chongqing non era ben preparato per affrontare l'operazione, per cui si è tenuta il disagio per altri tre decenni fino a quando il dolore è divenuto insopportabile e ora la 65-enne si sta riprendendo dall'intervento di rimozione.
Orietta Callegari, Polpetton, capitolo II bis - Solo


Ebbe un attimo di smarrimento “Che ci faccio qui?” si domandò, e poi si ricordò, “il libro!”, doveva pubblicizzare la vendita del suo libro, “si vive anche di pane!” pensò.


Finalmente aveva digerito il cannolo, si sentiva bene. La piazza era affollata di gente, tra i quali molti amici, e Mauro S. pensò, distogliendo lo sguardo dai due giovani che se ne stavano andando, che mai niente lo aveva fatto sentire così “solo” come il bisbigliare piano di quei due, felici, l’uno all’orecchio dell’altro.


E la parola “solo” gli sorrise e si gettò dentro di lui e, come l’acqua con la farina, si impastò con la sua anima. Si alzò, e salutò Rita, si sentiva solo e aveva voglia di stare da solo.


SOLO!” pensò; proprio come doveva essersi sentito quel Pemo A. quando presentò la sua lista alle Elezioni On-Line, ultimo ponte lanciato dal vecchio salomonico tiranno radicale, per invogliare alla conquista dell’isola felice quanti, pur desiderandola, se ne stavano lontani per non aver a che fare con lui.


Camminava a passo svelto Mauro S., con l’intenzione di raggiungere la stazione, ma una leggera nebbia aveva cominciato ad avvolgere il paese, confondendo le case e le strade, e si sentì inghiottire dalla nebbia come catturato da un sogno. Strizzò gli occhi cercando di vedere lontano, e vide … vide Pemo nudo e selvaggio scorrazzare libero sull’isola felice.


Il ragazzo, scalpitante e irriverente, offriva l’immagine esatta del tormento giovanile e dell’ambizione senza limite e collegava l’istante di oggi con la storia passata, tanto cara al vecchio salomonico tiranno, che benevolo, ogni tanto, lo candidava, considerandolo comunque uno dei suoi figli, pur sapendo che aveva aderito, insieme a quelli “eternamente incazzati con lui, Lui LUI” e ad altri colpiti dalla sindrome “c’èpocademocrazia”, ad un altro partito radicale.


Mauro S. pensava a Pemo, solo ed infangato, quando si accorse di aver sbagliato strada. Infatti non era alla stazione, ma era davanti ad un castello, immerso in un verdeggiante giardino, ben curato con siepi all’inglese, e da dietro una di quelle siepi, spuntò fuori, con incedere elegante, trascinandosi dietro una lunghissima coda, un pavone!


Oltrepassando con lo sguardo quelle siepi e la sfida negli occhi del pavone, Mauro S. vide di nuovo Pemo, addormentato sotto alla luna.


Lo vedeva dormire il sonno tranquillo di chi è fedele solo a se stesso, mentre vipere gentili, sibilando al suo orecchio, cercavano di penetrare nel suo sogno; ma la luna lo proteggeva, e con i suoi raggi, dolcemente, gli inculcava il tarlo silenzioso del presentimento, e Libertà, che è UNA, premurosa come una madre, lo copriva con le sue ali.


Era solo nella nebbia, Mauro S., e ripensava alle copie del suo libro da vendere, e quando si mise tra le labbra una sigaretta, la debole luce del suo accendino illuminò un gigantesco cartellone pubblicitario che attirò la sua attenzione.


In Olanda le prigioni chiudono per mancanza di detenuti

Radio Netherlands riporta che il ministero della giustizia olandese chiuderà otto prigioni con la perdita di 1.200 posti di lavoro, a causa del declino della criminalità che ci si aspetti perduri. Durante gli anni '90 nei Paesi bassi c'era scarsità di celle sufficienti, ma ora ci sono solo 12.000 detenuti per una capacità di 14.000. Il governo sta lavorando con quello del Belgio, dove il sistema penitenziario è sovra-popolato, e circa 500 prigionieri belgi potrebbero essere trasferiti a Tilburg nel 2010 in un accordo del valore di 30 milioni di euri che ritarderebbe al 2012 la chiusura delle carceri di Rotterdam e Veenhuizen.
Toxic link: the WHO and the IAEA

Fifty years ago, on 28 May 1959, the World Health Organisation’s assembly voted into force an obscure but important agreement with the International Atomic Energy Agency – the United Nations “Atoms for Peace” organisation, founded just two years before in 1957. The effect of this agreement has been to give the IAEA an effective veto on any actions by the WHO that relate in any way to nuclear power – and so prevent the WHO from playing its proper role in investigating and warning of the dangers of nuclear radiation on human health. The WHO’s objective is to promote “the attainment by all peoples of the highest possible level of health”, while the IAEA’s mission is to “accelerate and enlarge the contribution of atomic energy to peace, health and prosperity throughout the world”… The Guardian
Could a teenage girl topple Berlusconi?

Italians are always scornful about the obsession of the “Anglo-Saxon” media with the private lives of the rich and famous, but for the past month the Italian newspapers have been preoccupied with one subject and one subject only: the relationship between Prime Minister Silvio Berlusconi and a young woman from Naples called Noemi Letizia. Mr Berlusconi has been caught out telling numerous lies about the relationship and refuses to explain them. And with important elections pending, his popularity, at an all-time high only six weeks ago, may be eroding… The Independent
Julien Coupat : "La prolongation de ma détention est une petite vengeance"

Voici les réponses aux questions que nous avons posées par écrit à Julien Coupat. Mis en examen le 15 novembre 2008 pour "terrorisme" avec huit autres personnes interpellées à Tarnac (Corrèze) et Paris, il est soupçonné d'avoir saboté des caténaires SNCF. Il est le dernier à être toujours incarcéré...
Le Monde, 26 Mai 2009

Affaire Hariri : après la Syrie, le Hezbollah et l’Iran mis en accusation
par Thierry Meyssan*

Quatre ans après l’assassinat de l’ancien Premier ministre libanais Rafic Hariri, l’enquête internationale n’a toujours pas abouti et donne lieu à de nouvelles manipulations politiques. Loin de la rigueur qui sied à une procédure judiciaire, un article du Spiegel ouvre un nouvel épisode du feuilleton : puisqu’il a fallu renoncer à accuser la Syrie, faute de preuves, les enquêteurs proches des États-Unis et d’Israël désignent maintenant l’Iran. Ce rebondissement intervient comme un contre-feu, après qu’un journaliste états-unien s’exprimant sur Russia Today, ait accusé Dick Cheney d’avoir commandité le crime.

24 mai 2009, Depuis Beyrouth (Liban)


Le 14 février 2005, le convoi de Rafic Hariri est attaqué à Beyrouth. A ce jour, les enquêteurs ne sont pas en mesure d’expliquer les dégâts commis qu’une explosion classique ne saurait provoquer.

Selon l’hebdomadaire allemand Der Spiegel, les investigations du Tribunal spécial pour la Liban se dirigent désormais vers une mise en cause du Hezbollah dans l’assassinat de l’ancien Premier ministre libanais Rafic Hariri. La nouvelle a immédiatement été reprise par les agences de presse occidentales tandis que le ministre des Affaires étrangères israélien, Avigdor Lieberman, a demandé le lancement d’un mandat d’arrêt international ou l’interpellation par la force du secrétaire général du Hezbollah, Hassan Nasrallah.

Cette agitation intervient alors que, sur la chaîne de télévision publique Russia Today, le journaliste états-unien Wayne Madsen avait affirmé, deux semaines plutôt, que l’assassinat de Rafic Hariri avait été commandité par le vice-président des États-Unis de l’époque, Dick Cheney ; une nouvelle qui avait été ignorée par les agences de presse occidentales et le gouvernement israélien, mais qui avait semé le trouble au Proche-Orient dans son ensemble et au Liban en particulier [1].

Ces deux accusations ne sont pas seulement contradictoires entre elles, elles contredisent aussi les données de l’enquête officielle selon lesquelles treize terroristes islamistes sunnites, actuellement incarcérés au Liban, ont avoué leur participation à l’attentat.

Survenant en pleine campagne électorale, ces imputations n’auront pas le temps d’être sereinement débattues avant le scrutin du 7 juin.

Le positionnement du Spiegel

L’article qui a mis le feu aux poudres en Occident sera publié dans la prochaine livraison du Spiegel. Cependant, il est déjà disponible sur le site internet du magazine, mais en version anglaise [2]. Ce choix éditorial montre que, bien que publié à Hambourg, l’article est moins destiné aux lecteurs allemands qu’à l’opinion publique internationale, voire aux Libanais.

L’auteur de l’article, Erich Follath, est un journaliste réputé qui écrit depuis trente ans sur les sujets de politique internationale les plus divers. Il s’est fait connaître, en 1985, en publiant un livre documenté de l’intérieur sur les services secrets israéliens, L’Œil de David [3]. Il est ajourd’hui membre de l’Atlantische Initiative, un groupe de pression en faveur de l’OTAN. Il ne cache pas son antipathie pour le Hezbollah, qu’il ne considère pas comme un mouvement de résistance, mais comme un « État dans l’État » et qu’il rend responsable des attentats survenus en 2002 et 2004 en Amérique latine [4].

Le Spiegel est un hebdomadaire créé en 1947, après la chute du IIIe Reich, par l’autorité d’occupation anglaise. Celle-ci en confia la direction au journaliste Rudolf Augstein. À la mort de celui-ci, en 2002, le capital a été réorganisé. Le journal appartient désormais pour un quart à la famille Augstein, pour moitié aux rédacteurs, et pour le quart restant au groupe Bertelsmann. Ce dernier est étroitement lié à l’OTAN pour le compte de laquelle il organise à Munich la conférence annuelle sur la sécurité [5].

Tout au long de son histoire, le Spiegel s’est distingué par une série de scoops qui ont profondément influé sur la vie politique allemande en détruisant bien des carrières. Généralement très bien informés, ses articles servaient toujours les intérêts anglo-américains. À droite, Franz Josef Strauß l’appelait « la Gestapo d’aujourd’hui », tandis qu’à gauche, le chancelier Willy Brandt le qualifia de « feuille de merde ».

En 2002, c’est le Spiegel qui avait été chargé de démontrer la fausseté de mon enquête sur le 11-Septembre. L’hebdomadaire avait envoyé pendant six mois une équipe contre-enquêter aux États-Unis. Elle était rentrée bredouille, les autorités US persistant à interdire aux journalistes l’accès aux sites des attentats et tout contact avec les fonctionnaires concernés. Le magazine n’en avait pas moins publié un dossier spécial pour exprimer son opposition idéologique à mes conclusions, faute de pouvoir leur opposer des contre-arguments [6].

Plus récemment, en 2008, la direction du journal a censuré un reportage de l’un de ses plus célèbres photographes, Pavel Kassim. Il avait eu le tort de prendre des clichés des crimes et des destructions commises par l’armée géorgienne, encadrée par des officiers israéliens, en Ossétie du Sud. Le Spiegel entendait expliquer à ses lecteurs la vulgate atlantiste selon laquelle les Géorgiens étaient d’innocentes victimes de l’Ours russe.

Les révélations du Spiegel

Ceci étant posé, que nous apprend l’article d’Erich Follah ? Selon le journaliste, le Tribunal spécial pour le Liban dispose depuis un mois d’informations nouvelles mais se retient de les divulguer pour ne pas politiser l’affaire en interférant dans la campagne électorale législative libanaise. Toutefois, un ou des membres de ce tribunal lui ont donné accès à des documents internes couverts par le secret de l’instruction. Et le journaliste d’ajouter que, a contrario, la publication de son article sera dommageable pour le Hezbollah et lui fera peut-être perdre les élections.

Si le Spiegel a légitiment choisi son camp, il est déplorable que cela lui fasse rendre compte de l’enquête du Tribunal spécial sans le moindre esprit critique. La fuite organisée de l’intérieur du Tribunal pose, quant à elle, une grave question sur l’impartialité de cette juridiction.

On se souvient que, au moyen de logiciels sophistiqués, les enquêteurs libanais, assistés par la Commission d’enquête de l’ONU, avaient passé au peigne fin les 94 millions de communications téléphoniques ayant eu lieu dans la période de l’attentat à Beyrouth. Ils avaient constaté que plusieurs numéros prépayés avaient été activés ce jour-là, qu’ils avaient émis des appels les uns vers les autres sur le parcours du convoi du président Hariri, puis n’avaient plus été utilisés, sauf pour quelques appels « sortants » [7]. Juste après avoir commis leur crime, les conspirateurs avaient tenté de joindre directement ou indirectement quatre généraux libanais, qualifiés en langage médiatique occidental de « pro-Syriens ». Sur la base de cette présomption, le chef de la Commission de l’ONU, Detlev Mehlis, avait fait arrêter les quatre généraux le 30 août 2005 et mis en cause la Syrie. Mais ces appels sortants ne prouvant rien du tout, sinon que les conspirateurs souhaitaient désigner aux enquêteurs ces quatre généraux, les suspects ont été libérés par le Tribunal après trois ans et demi de détention préventive [8]. La Commission des Droits de l’homme de l’ONU avait qualifié cette incarcération demandée par les enquêteurs de l’ONU « d’arbitraire » [9].

Le Tribunal aurait découvert qu’un autre appel sortant a été donné depuis un des téléphones mobiles des conspirateurs. Il conduit vers une jeune femme qui s’avère être la compagne d’Abd al-Majid Ghamlush, un résistant du réseau du Hezbollah, ayant reçu une formation militaire en Iran. Au sein de la Résistance, cet individu serait placé sous les ordres d’Hajj Salim, lequel dirigerait une cellule obéissant aux seuls ordres d’Hassan Nasrallah. Salim serait donc le cerveau du complot et le secrétaire général du Hezbollah en serait le commanditaire.

Le problème est que, si cette méthode d’investigation a été jugée erronée dans le cas des quatre généraux, on ne voit pas pourquoi elle serait soudain devenue correcte pour mettre en cause le Hezbollah. Peu importe : puisque la piste syrienne est morte, voici venir la piste iranienne. Erich Follath précise en effet que si le Hezbollah n’avait pas de mobile clair pour tuer le président Hariri, ses soutiens en Iran pouvaient en avoir. Bref, veuillez cocher la case suivante dans la liste « Axe du Mal ».

Un Tribunal tout aussi spécial que la Commission

La Commission d’enquête de l’ONU avait sombré dans le ridicule avec la Justice-spectacle de son premier président, l’Allemand Detlev Mehlis, dont même le Spiegel pense le plus grand mal [10]. Elle s’était fourvoyée en recourant à de faux témoins bientôt démasqués. Elle avait progressivement retrouvé en crédibilité avec le Belge Serge Brammertz, puis avec le Canadien Daniel Bellemare. Ce dernier ayant été nommé président du Tribunal spécial, l’on pouvait espérer que cette juridiction ferait preuve du sérieux qui avait manqué à la Commission à ses débuts.

Seulement voilà, le Tribunal dispose de ses propres enquêteurs et ceux-ci ont été choisis sur recommandation de Detlev Mehlis. M. Mehlis est un ancien procureur qui a fait sa carrière en Allemagne de l’Ouest à l’ombre de la CIA avant de travailler à Washington pour le WINEP, un think tank satellite de l’American Israel Public Affairs Committee (AIPAC) [11]. M. Mehlis, de nationalité allemande, mais éligible à la nationalité israélienne, s’entoura à Beyrouth d’une équipe majoritairement composée d’Allemands et d’Israéliens. Le nouveau chef des enquêteurs est l’Australien Nick Khaldas. En réalité un Égyptien naturalisé australien, également éligible à la nationalité israélienne [12]. Ainsi, le même groupe de pression reste aux manettes, il emploie les mêmes méthodes, et poursuit les mêmes objectifs bien éloignés de la recherche de la vérité : mettre en accusation ceux qui s’opposent aux États-Unis et à
Israël au Proche-Orient.

Au demeurant, le problème ne se limite pas aux élucubrations de M. Mehlis et de ses amis, il concerne le Tribunal spécial, ses fuites organisées dans la presse et son absence de volonté de poursuivre les pistes dont il dispose.

Durant les trois années où Detlev Mehlis et ses relais dans la presse atlantiste ont crié haro sur la Syrie et ont dénigré les juges Brammertz et Bellemare, ils ont produit un témoin miracle venu corroborer les soupçons, Mohammed Al-Siddiq. Ce personnage trouble s’est finalement rétracté après que l’on ait mis en évidence des invraisemblances dans ses propos. Il a trouvé refuge en France et devait être entendu par le Tribunal afin de comprendre qui avait voulu manipuler la Justice. Or, ce témoin avait disparu au nez et à la barbe des policiers français [13]. Ayant imprudemment noué contact avec sa famille, les services secrets syriens retrouvèrent sa trace aux Émirats arabes unis, où il fut arrêté en possession d’un faux passeport tchèque. Interrogé aux Émirats par l’équipe de Daniel Bellemare, il décrivit sur procès-verbal comment il avait été recruté, payé et protégé par quatre personnalités dont le ministre
pro-US Marwan Hamade et l’oncle pro-US du président syrien, Rifaat el-Assad.

Affolé de cette découverte, le Tribunal a décidé de renoncer à citer à comparaître l’ex-témoin-clé. Son audition conduirait automatiquement à la mise en examen de ses commanditaires et tournerait les regards vers… Washington et Tel-Aviv.

Quoi qu’il en soit, les enquêteurs de l’ONU et le Tribunal spécial se grandiraient en examinant la piste Cheney avec l’acharnement dont ils ont fait preuve pour la piste syrienne et qu’ils retrouvent pour la piste iranienne.

Thierry Meyssan
Analyste politique, fondateur du Réseau Voltaire. Dernier ouvrage paru : L’Effroyable imposture 2 (le remodelage du Proche-Orient et la guerre israélienne contre le Liban).

[1] « Dick Cheney aurait commandité l’assassinat de Rafic Hariri », Réseau Voltaire, 7 mai 2009.

[2] « New Evidence Points to Hezbollah in Hariri Murder », par Erich Follath, Spiegel Online, 23 mai 2009.

[3] Das Auge Davids. Die geheimen Kommandounternehmen der Israelis, par Erich Follath, Goldmann Wilhelm éd, 1985. Ouvragé réédité, en 1989, par le groupe Bertelsmann.

[4] Sur cette intox, lire « Washington veut réécrire les attentats de Buenos-Aires », par Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 13 juillet 2006.

[5] « La Fondation Bertelsmann au service d’un marché transatlantique et d’une gouvernance mondiale », par Pierre Hillard, Réseau Voltaire, 20 mai 2009. Pour approfondir : La Fondation Bertelsmann et la « gouvernance » mondiale, par Pierre Hillard, François-Xavier Guibert éd., 2009, 160 pp.

[6] Reconnaissons au Spiegel l’honnêteté d’avoir au moins essayé de contre-enquêter, ce qu’aucun autre grand médias n’a tenté de faire. Observons au passage que certains auteurs m’ont reproché de ne pas avoir fait ce qu’ils n’ont pas fait et que le Spiegel a constaté qu’il était impossible de faire : investiguer sur les lieux des attentats dont l’accès est interdit aux médias au nom du Secret-Défense.

[7] « Utilisation de cartes téléphoniques prépayées » (§148 à 152 et §199 à 203) in Premier rapport de la Commission Detlev Mehlis sur l’assassinat de Rafic Hariri.

[8] « Affaire Hariri : l’ONU clôt la piste syrienne et libère les quatre généraux libanais », Réseau Voltaire, 29 avril 2009.

[9] « Rapport du Groupe de travail de la Commission des droits de l’homme de l’ONU sur les détentions arbitraires », 29 janvier 2008.

[10] « La commission Mehlis discréditée », par Talaat Ramih ; « Attentat contre Rafic Hariri : Une enquête biaisée ? », entretien de Jürgen Cain Kulbel avec Silvia Cattori, Réseau Voltaire, 9 décembre 2005 et 15 septembre 2006.

[11] L’AIPAC se définit comme le lobby ro-israélien aux USA. Voir Le lobby pro-israélien et la politique étrangère américaine, par John J. Mearsheimer et Stephen M. Walt, La découverte éd. (2009), 500 pp.

[12] « Un étrange enquêteur nommé au Tribunal spécial de l’ONU pour le Liban », Réseau Voltaire, 22 décembre 2008.

[13] « Kouchner a « perdu » le témoin-clé de l’enquête Hariri », par Jürgen Cain Külbel, Réseau Voltaire, 21 avril 2008
Moglie fai-da-te trapana il pene al marito

L'inorridito 25-enne Andrei Karaj stava dormendo sul divano di casa a Mosca quando è stato svegliato da un dolore lancinante e ha visto la moglie 38-enne Larissa accanirsi sopra di lui con un trapano. "Ho avuto appena la forza di chiamare l'ambulanza prima di svenire". Il chirurgo Dmitry Semenov è riuscito a salvargli il pisello in un delicato intervento durato tre ore. Ora Andrei vuole divorziare dalla moglie, che era incavolata perché lui aveva preso i loro risparmi casalinghi per berseli.
Cugina di Bob Marley trovata nel Devon

La parente britannica più prossima di Bob Marley ha avuto un'espressione sdegnata quando ha sentito per la prima volta la musica di suo cugino, ma ha tollerato senza andarsene. Carole Tovey, nata Carole Marley, non sapeva del suo legame con la storia della musica (lei e Bob hanno un nonno in comune) fino a quando il Times ha suonato il campanello del suo cottage a Ilfracombe, North Devon. Bob Marley era figlio di Norval Marley, un giamaicano bianco di ascendenza britannica, e della nera Cedella Booker, e nessuno aveva ancora rintracciato i suoi più stretti parenti britannici prima di un ricercatore del festival musicale di Hay, dove sarebbe intervenuto il produttore di Bob, Chris Blackwell. Gli storici non l'avevano ancora scoperto perché nel censimento del 1871 il nonno in questione era su una pagina diversa da quella degli altri suoi fratelli e sorelle. La signora Tovey, 66 anni, non aveva mai sospettato il legame e anzi ci schervava sopra - "sì, siamo cugini" - quando gli amici le chiedevano se fossero parenti. La signora Tovey fuma solo tabacco.
Aspirante gangster si spara alle palle

Lukas Neuhardt, 27 anni, ha dimenticato di mettere la sicura quando si è infilato in tasca la pistola che evava esibito agli amici per impressionarli. Ha detto ai paramedici di essere stato colpito al pube da un rapinatore mascherato, ma la polizia ha scovato un... buco nella sua dichiarazione quando ha constatato che l'esterno dei suoi pantaloni era rimasto miracolosamente intatto. Dopo avere avuto gli organi ricuciti, Lukas rischia ora tre anni di carcere per la rigorosa nuova legge tedesca anti-armi.


Le campane della cattedrale di Liverpool suonano le note di Imagine, che John Lennon stesso definì come anti-religiosa. Il campanaro Sam Austin, 23-enne studente musicale, ha preparato l'evento provando per tre mesi con campanelli manuali prima di suonare le leggendarie campane della cattedrale, che si dicono le più alte e pesanti del mondo.
Mamma fa sesso con adolescenti per tenerli lontani dalla figlia
La trentenne Deborah Towe, di Anderson nella California settentrionale, è imputata di 11 capi d'accusa tra cui rapporti sessuali con due ragazzi di 15 e 16 anni. Deborah ha spiegato che voleva proteggere sua figlia distraendo l'attenzione dei ragazzi verso se stessa... Redding record searchlight





Camion dei pompieri vanno a fuoco
Una flotta di 11 camion dei pompieri della scuola nazionale pompieri nel Gloucestershire, del costo di 116.000 paundi ciascuno, è andata distrutta in un incendio che ha richiesto 58 vigili del fuoco per essere domato... Bbc
Turista britannica punta da 500 api
Un gruppo di turisti britannici è stato attaccato da un sciame di api come in un film dell'orrore mentre visitavano il castello Ardennes di Moulidars, vicino a Cognac nella Charente. La dozzina di turisti è stata completamente ricoperta da migliaia di api e la vittima più colpita ha sostenuto almeno 500 punture, ma si stanno tutti riprendendo dopo lo choc... Upi
Donna arrestata con salsiccia nelle mutande
Il cassiere di un negozio di Brooksville ha notato un vistoso gonfiore in Brittany Gariepy dove non dovrebbe esserci in una donna, e ha chiamato lo sceriffo della contea di Hernando, che l'ha arrestata per furto di una salsiccia Big Mama (che comunque Brittany ha fatto in tempo a sbafarsi prima dell'arrivo della polizia)... Smoking Gun
Polpetton, capitolo III

Era solo nella nebbia, Mauro S., e ripensava alle copie del suo libro da vendere, e quando si mise tra le labbra una sigaretta, la debole luce del suo accendino illuminò un gigantesco cartellone pubblicitario che attirò la sua attenzione. Incorniciato dai riccioli ribelli il faccione rubizzo di Roberto Granzotto campeggiava su 64 metri cubi di quel cartellone pubblicitario a rilievo. La mente affaticata dalle emozioni di Mauro si abbandono' a rievocare l'epoca in cui l'irresistibile ascesa del pasionario veneto era cominciata....

Per certi versi Roberto Granzotto lasciò Ginevra con le pive nel sacco. Correva il 7 aprile 2002 e tre giorni prima vi era arrivato per partecipare al XXXVIII congresso con la speranza di uscirne segretario del partito, forte dei sondaggi che negli ultimi mesi lo davano in costante ascesa. Ma non avrebbe mai potuto ottenere la maggioranza assoluta al primo ballottaggio senza l'appoggio del satrapo mesopotamico, il cui cinquanta per cento di voti gli era necessario per essere legittimato da una maggioranza forte.

Dovette accettare di malavoglia il compromesso impostogli dal grande vecchio: accontentarsi della direzione dei soli radicali italiani, un tempo sì glorioso tronco dal quale aveva avuto origine il partito transnazionale, ma oggi ormai rinsecchito nelle iniziative e striminzito nel numero di iscritti dall'incuria dei dirigenti più recenti.

"Ma che ne sarà di Capezzone?" indago' Granzotto fingendo di intenerirsi al pensiero del destino del più fallimentare segretario nella storia radicale, sperando di muovere a compassione il leader cosicché questi sfrattasse invece il belga dalla sedia transnazionale ch'egli bramava veramente. "Niente paura," lo aveva rassicurato il satrapo: "Daniele non si accorgerà di nulla se lo lasciamo continuare a fare quel che ha sempre fatto come segretario".

Ancora oggi infatti, quindici anni dopo, il radicale attento riconosce Capezzone distribuire volantini col menù davanti al McPizza in Piazza di Spagna. Lo pagano in nero sotto il salario minimo, ma è quel che gli basta per mantenersi nutrendosi di hamburger modificati geneticamente e conseguire una laurea con la CEPU ("Se soltanto avessi dato ascolto a Suttora, che me lo ripeteva sempre di prima laurearmi...")

Era un modo di metterlo alla prova su di una barchetta prima di metterlo al timone del partito vero - arzigogolava Granzotto cercando di abituarsi alla gavetta -, quello che aveva per interlocutori capi di stato e parlamenti di tutto il mondo, e tale prova nella provincia italiana egli doveva entrare nell'ordine di idee di disporsi ad affrontare come un bagno di umiltà nella missione di restituire fiducia ai militonti cosicché tornassero nell'ovile dove li attendevano ancora come figlioli prodighi i trentanove presidenti e due iscritti radicali rimasti in Italia. Una sfida quasi impossibile.

Atterrò a Ciampino con un piano di azione già ben delineato nella sua mente vulcanica e trovò ad attenderlo in Torre Argentina la direzione straordinaria che aveva nominato poche ore prima nello stupore della platea congressuale che lo aveva appena eletto. Tutte donne, tanto per cominciare segnalando un taglio netto col recente passato. Più che una segreteria, malignavano i maschietti silurati, un gineceo: Olivia Gatti, Silvja Vitelli, Rita Sanbernardi, Elisabetta Zamparrosto, Orietta Calamari...

Granzotto era un uomo di mondo a suo agio tra le donne (eufemismo per playboy in italiano, womaniser in inglese), e giunto nella saletta riunioni sfoderò senza indugi il suo piano rivoluzionario, contemplante al primo punto il cambiamento delle elle: quello radicale italiano sarebbe ora divenuto conosciuto come il movimento Laico, Liberale e Libertario. I liberisti si sarebbero incacchiati, se soltanto ve ne fossero rimasti, ma il nuovo tesoriere Polezel li aveva già licenziati tutti con un messaggio SMS, tra l'altro così risanando le casse del movimento in men che non si dica.

Naturalmente i liberisti avevano protestato, fondando all'uopo un sindacato, ma c'era ben poco da fare col muscoloso e irremovibile Polezel, campione di boxe formatosi allo studio Sbardolini, lo Zorro bresciano dal quale aveva appreso l'arte di micidiali link.

Agli osservatori più acuti di cose radicali, inizialmente la coabitazione forzata tra Granzotto e Polezel sembrava destinata ad essere burrascosa per rivalità campanilistiche: non soltanto erano nati nei comuni confinanti di Santa Lucia di Piave e di Mareno di Piave, ma erano cresciuti nella contesa frazione divisa a metà di Bocca di Strada (la localita' prendeva il nome da una prostituta che alleviò le pene dei soldati nella grande guerra), appartenti rispettivamente ai clan acerrimi rivali del Bar da Bano e della Pizzeria al Sole.

Col tempo però il sodalizio tra i roberti si andò gradualmente cementando fino a farne la coppia inseparabile che Suttora avrebbe poi impietosamente anatomizzato nel libro "Granzotto e Polezel SRL".

Cambiato un aggettivo e risanate le finanze con l'eliminazione dei liberisti parastatali, non restava che escogitare una grande campagna che avrebbe trainato il movimento verso luminosi traguardi, e Granzotto non esitò un istante nell'indicare la via: i nuovi radicali avrebbero lanciato 25 PdL! Non si perse molto tempo a consultare i militanti su quali PdL scegliere, ma vennero invece subito avviati ad un training professionale per svolgere un'azione efficace.

Superata la resistenza alla singolare novità, i militanti radicali invasero pacificamente le strade di tutta Italia per suonare i campanelli e presentare le 25 Proposte di Lavoretti popolari elaborate da Granzotto, che era un uomo pratico col bernoccolo del fai da te:

Lavare la macchina; Sturare il lavandino; Preparare il risotto; Passare l'aspirapolvere; Lucidare l'argenteria; Vulcanizzare la gomma della bicicletta; Stendere il bucato; Riparare l'orologio a cucù; Stirare le camicie; Rinnovare il filtro della lavatrice; Rasare l'erba; Cambiare il pannolino; Raddrizzare l'antenna; Programmare il videoregistratore; Rammendare i calzini; Fare la coda in posta; Scendere a prendere le sigarette; Passeggiare il cane; Portare a scuola i bambini; Aggiustare il telecomando; Sostituire le batterie ai vibratori; Pedinare il marito cornuto; Settare il modem; Sintonizzare radio radicale; Manicure e pedicure.

Fu un successo enorme. Un gioiosa armata di militanti entusiasti raccoglieva migliaia di iscrizioni e milioni di euro in contributi (sui quali avevano una percentuale come incentivo). Da Corso Venezia ai Parioli, da Quarto Oggiaro a Tor Pignattara la gente non faceva che parlare delle 25 Proposte di Lavoretti e di come i nuovi radicali granzottiani fossero divenuti indispensabili al funzionamento del Paese.

I sondaggi prospettavano successi elettorali inauditi e per Granzotto e Polesel fu un gioco formalizzare la loro leadership nel congresso italiano di luglio. In soli cento giorni avevano ricostruito il movimento e con l'esperienza acquisita sul campo si apprestavano ora a rivoltare l'Italia come un calzino con la Rivoluzione liberale.

Ma quella sarebbe stata un'altra storia, si riebbe intontito Suttora da quei frastornanti ricordi, e nel riprendere la sua indagine si avviò col suo incedere vissuto verso il Porno Eden, come la sua vecchia amica sessuologa Rhoda Pellizzi gli aveva insegnato ad anagrammare Pordenone...
Orietta Callegari, Polpetton, capitolo IV

Ma quella sarebbe stata un'altra storia, si riebbe intontito Suttora da quei frastornanti ricordi, e nel riprendere la sua indagine si avvio' col suo incedere vissuto verso il Porno Eden, come la sua vecchia amica sessuologa Rhoda Pellizzi gli aveva insegnato ad anagrammare Pordenone... dove avrebbe potuto soddisfare i suoi piaceri, quelli del palato per primi, e quelli del corpo poi … già si immaginava l’indomani mattina sul campo da golf a riprendersi dalle fatiche della notte.

Riuscì a rimediare un gran bel pezzo di carne, coscia e capelli lunghi, proprio come piaceva a lui, e dopo averle offerto una raffinata cena da Noncello, per socializzare non trovò di meglio che portarla al cinema.

C’era in visione la trilogia di “Guerre stellari” e Mauro era la quindicesima volta che la vedeva. Mentre pagava i biglietti alla cassa del cinema, gli capitò in mano quella lettera che andava pian piano cancellandosi, la controllò, ne era sparita quasi la metà, la ripiegò con cura e la mise nel portafoglio.

All’uscita dal cinema, Pordenone era immersa nella nebbia e Mauro, stringendo il braccio di quella che aveva rimorchiato si diresse verso Villa Ottoboni, ma passando vicino alla locandina del film si accorse che le parole, ancora le parole, si prendevano gioco di lui e la tanto odiata parola “Guerre” scivolava via dal cartellone, lentamente. Mauro stupito e anche un po’ spaventato la seguì con lo sguardo, sorprendendola strisciare per terra, fino a quando la vide nascondersi dietro all’angolo del palazzo.

Come odiava quella parola! Lo faceva stare male… e nella nebbia si materializzò un ricordo.

Libertà, con le sembianze di una vecchia militante, avanzava verso di lui dolcemente, a piedi nudi sull’erba. E l’erba, felice, partoriva piccoli fiori azzurri ad ogni suo passo. E lui era l’erba.

E ad ogni suo passo ansimavano i lunghi capelli e accarezzavano l’aria. E l’aria, felice, provocava onde fruscianti. E lui era l’aria.

Nello sguardo aveva galassie, stelle e mondi senza bandiere, e nel sorriso un porto tranquillo (sogno di ogni marinaio) dove gettare l’ancora e restare per sempre. Era bellissima e lui l’amava.

Ma ecco, alle sue spalle, con passo baldanzoso, la raggiungeva un uomo nella sua splendente alta uniforme. Negli occhi aveva tutti i mercati del mondo, e nella bocca gli uragani e le tempeste di tutti i mari.

E con fare gentile, prendendola per il gomito la sospingeva là, verso l’angolo del palazzo, dove era in agguato la tanto odiata parola.

Mauro fece un balzo per cercare di fermarli, ma non riuscì a muoversi, urlò, ma non riuscì a superare il muro del silenzio, si sentì impotente e disperato.

Libertà stava girando l’angolo del palazzo, e il gesto stizzoso di lei che cercava di liberarsi dalla presa di lui fu l’ultima cosa che vide, dopo … gli scoppiarono gli occhi.

Ebbe un fremito, un muco amaro fatto di rabbia e di rancore gli riempiva la bocca, e sputò quel veleno che prese a strisciare per terra.

Non aveva più smesso di sputare quella schifezza da quel giorno lontano, quando gli scoppiarono gli occhi … e anche il cuore.

Quel gran bel pezzo di carne pensò che stesse male, e schifata lo abbandonò sui gradini dell’albergo.

Porno Eden, un cazzo” sibilò fra i denti Mauro “un’altra serata in bianco! … fanc*** l’antimilitarismo!”

The Polpetton Hash – Chapter 3

Mauro was alone in the fog, thinking again of his book, when lightening up a cigarette the weak light illuminated a gigantic billboard which caught his attention. Framed in rebel curls, Robert Granzotto’s hale face camped on 64 cubic meters of a 3-D advertising billboard. Mauro’s mind, tired by emotions, indulged in recalling the age when the irresistible rise of the Venetian pasionario began…

In some ways Robert Granzotto left Geneva empty handed. It was April 7, 2002 and three days before he had got there to take part to the XXXVIII conference of the party hoping to leave it as its new general secretary, strong of the polls which in recent months saw him constantly rising. But he couldn’t obtain the absolute majority at the first ballot without support by the Mesopotamian satrap, whose fifty per cent was needed in order to be legitimized by a strong majority. He had instead to reluctantly accept the great compromise imposed by the old tyrant: to satisfy himself with the leadership of Italian radicals only, once upon a time the glorious log from which the transnational party had had origin from, but by now dried up of initiatives and skimpy in membership due to the careless of recent leaders.

“But what will it be of Capezzone?” Granzotto enquired pretending to care at the thought of the destiny of the most bankrupt secretary in radical history, hoping this way to move to compassion the leader so that he would evict the Belgian one instead from the transnational chair he really coveted.

“Don’t worry” – reassured him the satrap – “Daniel won’t notice if we leave him do whatever he has always done as secretary”.

Still today, actually, fifteen years later, the careful radical eye recognizes Capezzone distributing menu leaflets in front of the McPizza in Piazza di Spagna. They pay him casually under the minimal salary, but it’s enough to nourish himself of genetically modified burgers and achieve a bachelor with the University of Spokane (”If I only had listened to Suttora, who always told me to graduate before…”)

It was a way to test him on a small boat before putting him to the rudder of the real party – day-dreamed Granzotto trying to accustom himself to mess-tin -, the one which had as interlocutors heads of state and parliamentarians from of all the world, and such test in the Italian province he had to accept to face as bathe of humility in the mission to give back confidence to the activists so that they would return to the fold where they were waited for like prodigal sons by the thirty-nine presidents and the two radical members left in Italy. A nearly impossible challenge. He landed in Ciampino airport with an action plan already well outlined in his volcanic mind and found in Via di Torre Argentina the extraordinary board he had appointed a few hours before for the astonishment of the congress assizes which had just elected him. All women, in order to clearly begin signaling a cut with the recent past. More than a secretariat, maliciously complained the torpedoed men, a gynaeceum: Olivia Cats, Silvja Calves, Rita Saint-Bernard, Elisabetta Roastpaws, Orietta Squids…

Granzotto was a man of the world, comfortable among women (an euphemism for womaniser), and reaching the meeting room outlined with no hesitation his revolutionary plan, contemplating at the first point the change of the L – Italian radicals now would have become known as a movement “Liberal, Libertarian and Lay” instead of Liberist. The liberists would have got angry, if only there wer any left, but the new treasurer Polezel had already fired them all via text message SMS, by doing so balancing the budget in no time. Naturally the liberists protested, ironically setting up a trade union, but they were no match for the brawny an unyelding Polezel.
To the acute observer of radical things, initially the forced cohabitation between Granzotto and Polezel seemed destined to be stormy because of parochial rivalries: not only they were born in the adjacent municipalities of Santa Lucia di Piave and Mareno di Piave, but they had grown up in the split village of Boccadistrada (the place, meaning Mouth of the road, took its name from a prostitute who alleviated the pains of soldiers in the great war), and wer members of the implacably rival clans of the Bano’s Bar and the Sunlight Pizzeria respectively. But with tome the bond between the roberts gradually cemented until making them the inseparable pair that Mauro Suttora would later anatomize in hus book “Granzotto & Polesel Plc”.

A adjective changed and the finances balanced, a great campaign had to be devised to launch the movement towards luminous goals, and Granzotto did not hesitate a second in show the way: the new radicals would have launchud 25 bill drafts! Wasting no time in asking the members which bills to choose, he sent them instead to quickly start a professional training so that they could carry out an effective action. Overcoming the reluctance to the peculiar innovation, the radical activists peacefully invaded Italian streets ringing door-bells to introduce the 25 job draft proposals, for he was a practical man with a flair for DIY:

Clean the car; Unclog the washbasin; Cook the risotto; Hoover the carpet; Polish the silvervare; Vulcanize of bicycle’s tyres; Hang out the laundry; Repair the cuckoo clock; Iron the shirts; Renew the filter of the washing machine; Mow the lawn; Change the diaper; Straighten the aerial; Program the video recorder; Darn the socks; Queue at the post office; Buy the cigarettes; Walk the dog; Take the kids to school; Fix the remote control; Replace the dildo’s batteries; Shadow the cuckold husband; Set the modem; Tune Radio radicale; Manicure and chiropodist.

It was an enormous success. A joyful army of enthusiastic activists collected thousands of signatures and millions of euros in tips. From Venice to Sicily people can’t help talking about the 25 Job Proposals and the new granzottian radicals had become essential in managing the Country. The polls anticipated electoral successes unheard of before and for Granzotto and Polezel it was easy formalize their leadership in the Italian party conference in July. In one hundred days they had rebuilt the movement and with the experience acquired on the field they were now ready to turn Italy upside down with their liberal revolution.

But that was to be another story. Mauro recovered dazed by those disturbing memories to resume his investigation with experienced gait in direction of Porno Eden, as his old sexologist Rhoda Pellizzi had taught him how to anagram the nearby town of Pordenone.
Donna incastrata nella tazza del cesso
A una sfortunata tifosa dei Mets è caduto un dente d'oro in un WC dello stadio Citi Field durante la partita contro gli Atlanta Braves e nel tentare di recuperarlo le è rimasto incastrato dentro un braccio. Ha richiamato l'attenzione delle guardie e del personale medico, che però non sono riusciti a disincastrarla e hanno dovuto chiamare gli idraulici Cardoza, che hanno installato i 646 gabinetti "ultra-low-flow" dello stadio. Un dipendente si è precipitato a liberarla mentre i tifosi si accalcavano a godere uno spettacolo migliore della partita, che i Mets hanno perso 8-7, mentre la donna non ha recuperato il dente ma era sollevata di poter lasciare il bagno...





The Polpetton Hash - Chapter 4

But that was to be another story. Mauro recovered dazed by those disturbing memories to resume his investigation with experienced gait in direction of Porno Eden, as his old sexologist Rhoda Pellizzi had taught him how to anagram the nearby town of Pordenone, where he would satisfy both the pleasures of his palate and his flesh… He could already see himself the following day on the golf course, recovering from a hard night’s work.

He managed to get a great piece of pussy in tow, long hair and thighs just as he liked, and after a refined dinner at Noncello’s, in order to socialize he didn’t find anything better than going to the movies. The trilogy of “Star Wars” was showing and Mauro saw it for the fifteenth time. While buying the tickets at the box office, he found in his pocket that letter slowly deleting itself. He checked it out: nearly half of it already disappeared. He folded it with care and put it in his wallet. Out of the theatre the fog wrapped Pordenone. Keeping her by arm he headed towards Villa Ottoboni, but passing by the film playbill he noticed that words, words again, were playing with him and the scorned word “Wars” slipped away from the playbill, slowly. Astonished and a bit frightened, Mauro followed it and caught it crawling on the ground until hidding behind the corner of a building. How much he hated that word! It made him feel sick… and in the fog a memory materialized.

Freedom, in the features of an old activist, was sweetly approaching him bare-footed on the grass, which was giving birth to small blue flowers at every step. And he was the grass. Every step she took her long hair panted fondling the air. And he was the air. In her glance she had galaxies, stars and worlds with no flags, and in her smile a calm harbour port, dream of every sailor, where to cast the anchor and stay forever. She was beautiful and he loved her. But then, right behind her, with self-confident gait a man in a dazzling full uniform caught her up. In his eyes he had all the markets in the world, and in the mouth the hurricanes and storms of all the seas. With kind manners he took her by the elbow and pushed her towards the building’s corner, where the hated word was laying a snare. Mauro jumped to try and stop them, but couldn’t move. He screamed, but couldn’t overcome the wall of silence, he felt powerless and hopeless.
Freedom was turning the corner of the building, the last thing he saw was her peevish gesture in attempting to free herself by his grip, and then… Mauro’s eyes burst. He quivered, a bitter mucus made of anger and grudge filled his mouth, he spat the poison that slithered on the ground. He hadn’t stopped spitting that filth since that day long time before, when his eyes burst… and his heart as well. That great beautiful piece of pussy thought that he was sick, and left him disgusted on the hotel’s steps.

“Porno Eden, un cazzo” – hissed Mauro – “another blank night! Fuck with anti-militarism”
Bara troppo larga per crematorio
Betty Wilson, 79-enne di Camelon (Falkirk), è dovuta essere sepolta invece che cremata come voleva perché la bara non entrava nel forno, che può solo accomodare bare fino a 70 cm di larghezza... Bbc
Errore bancario rende coppia milionaria
Huan Di Zhang e Hui Gao, che gestivano una stazione di servizio a Rotorua nell'isola neozelandese settentrionale, avevano fatto richiesta alla banca Westpac per uno scoperto di diecimila dollari neozelandesi, ma per errore degli impiegati si sono visti assegnare 10 milioni, l'equivalente di oltre 4 milioni di euri. I milionari accidentali hanno ritirato parte del denaro e sono scomparsi nel nulla, ora ricercati dall'Interpol... News Bizarre
Uomo si uccide insegnando sicurezza delle armi
Un 26-enne di Phoenix si è ucciso per sbaglio mentre illustrava l'uso sicuro delle armi a due residenti di Sierra Vista. Samuel Benally Jr era in un appartamento in West Tacoma Street spiegando che le armi devono essere tenute scariche perché la gente potrebbe puntarsele alla testa, cosa che ha dimostrato loro nella pratica puntandosi alla testa la sua Ruger 9mm, che credeva scarica, e premendo il grilletto... Zoom Info
Dollar stops being Russia’s basic reserve currency

The US dollar is not Russia’s basic reserve currency anymore. The euro-based share of reserve assets of Russia’s Central Bank increased to the level of 47.5 percent as of January 1, 2009 and exceeded the investments in dollar assets, which made up 41.5 percent, The Vedomosti newspaper wrote. The dollar has thus lost the status of the basic reserve currency for the Russian Central Bank, the annual report, which the bank provided to the State Duma, said. In accordance with the report, about 47.5 percent of the currency assets of the Russian Central Bank were based on the euro, whereas the dollar-based assets made up 41.5 percent as of the beginning of the current year… Pravda
The Polpetton Hash – chapter 5

“Porno Eden, un cazzo” – hissed Mauro – “another blank night! Fuck with anti-militarism”

In the reception of the Pordenone hotel the fascinating Jeremy Paxman from Gorgonzola found an unexpected parcel compensating his disappointment. As a matter of fact it would have compensated years of meticulous research: a mysterious hand, someone whom the night porter didn’t see and can’t describe, had delivered what, if authentic, would have meant the dowel missing in his jigsaw: Robert Granzotto’s secret journal!

And indeed it looked like the real thing, although a photocopy, he made sure turning the pages in excitement and, unable to believe his eyes. Nobody could estimate that better than him, the unauthorized biographer who explored Granzotto’s life in its more intimate implications. The style was unequivocally Granzotto’s, rejoiced a triumphant Suttora eagerly reading a letter in which the future radical secretary described to another Robert, perhaps himself or Polezel, his love feats during a long trip in the campaign for Israel and Turkey in the European union.

Ankara, August 2002

My beloved Robert, she’s an Armenian hotel maid, loves the Jews feeling like them in the comon aversion to Muslims, and with some reason, since her people were exterminated in a terible genocide. Somehow like the kurds who, Muslim as well, feel themselves closer to Israel rather than their coreligionists, for the enemy of their enemies is their friend. The Turks, although gentle and extraordinarily hospitable, in some historical ocasions have showed themselves way too much “expansive”! This ecstatic kindnes to the limit of naivety clashes with the indecency that their generals (pasha) practiced both sides of the Bosphorus. And Jew she looks even in the somatic feature which makes her recognizable at first sight, the aquiline nose. Curiously enough, what in the rest of the world we cal a Greek profile or a Jewish nose, the Armenians cal it a typical Armenian nose. One hundred years haven’t been enough time to forget the genetical distrust deeply setled in five centuries of Otoman yoke, neither in the Balkans nor for today’s Armenians deprived of milions of grandfathers and great-grandfathers.

She has got black eyes, the blackest one can imagine. Same for her hair, black than blacker, just like it apeals to me. Shame she hasn’t got tits, which I love a lot. Indeed a beautiful pair of tits makes me crazy. I worship touching, weighing, kising, licking, sucking them, and especialy smack them with my penis. I can tolerate crooked legs – something that high heels and sexy stockings can compensate for by making her bitchy -, but to the lack of tits there is no remedy. Therefore I didn’t love her hundred percent, although apreciating her honesty, loyalty, corectnes, which I haven’t met in other women. She is extraordinaraly equiped with an admirable ethics. She kept herself faithful to me when I dumped her, and stil today I think of her as one of my best friends. That is: she was a great friend and probably I made a mistake when I wanted to penetrate her to make her a lover. We were in Istanbul on the beach and I kised her in the moonlight, overcoming my disgust for her pantyhose (I hate pantyhoses, I would personaly slap the inventor). Thanks to the sea and the moon, despite the pantyhose, we had the shag of the century, for she was hot. Then I understood that perhaps she wanted to make up for the chastity she had been forced to by a dispotic father. She already was forty, but that only was her second time in her life, the previous one dating a year before.

Also because of that I wanted to penetrate her: with hypocritical altruism I took the asignment to contribute to her emancipation from the hateful paternal tyrant. When the time came to split, I told her frankly that if she wished to have kids she should have shaged much more, in order to elasticize her pusy, otherwise the delivery would have been more painful. Then, after one of those nights we made dawn, and love, on the seashore waiting for the newspapers, I got on to the car and came back here in the capital, pervaded with brotherly biternes: I would have kept a life-lasting friendship, but I also knew that I had lost the sweetest and cleanest pusy I had ever tasted. Due to her semi-virginity she had the most pleasant I had ever met: her vulva’s inexplored lips met those of my mouth, since a few months before I had learned to lick a pusy. Indeed, it has to be said that when I was a teenager I was disgusted by the prospect, but I was by then grateful to the mature semi-virgin of the Dardaneles for making it pleasant, that operation on the groin which previously I reputed just a soiling lip service in order to win the lover. The firm inocence of her vaginal rose-colored flesh conquered me, and for the first time I was gladly induced, with real pleasure, to wet and snif deeply a woman’s sexual organ. I hapen to recal that she also gave me a blowjob once, but nothing compared to the pleasure of licking her pusy.

Mauro Suttora was sweating and had to interrupt the reading of Granzotto’s journal. He rummaged in his pockets for the other letter, the one now fading. He put on his spectacles in order to observe it closely and found out to his astonishment that all the double consonants had disappeared…
The Polpetton Hash - chapter 6

Mauro Suttora was sweating and had to interrupt the reading of Granzotto’s journal. He rummaged in his pockets for the other letter, the one now fading. He put on his spectacles in order to observe it closely and found out to his astonishment that all the double consonants had disappeared… He had to find out the meaning of what was on: the hidden, diabolic meaning of the “double”. For this he had bought in the village bookshop a book that, perhaps, could help him.

That night, while reading that book, he had the unwelcomed idea to ask room service for a scented tisane, and the maid who carried it looked at him in such an eloquent way that Sauro didn’t think twice, loaded as he was by the reading of the great lover Granzotto’s journal. He took her with force and anger, with the subtle and perverse pleasure to shag one more, and she didn’t mind. The morning after, when an oblique sun beam entered in the room, Mauro woke up and saw what he would have never intended to see.

She was calmly dressing up with a satisfied smile on her wrinkled face. “Cazzo! She could be my mother” – thought Sauro watching her incredulously, and his glare paused on her flabby, cellulitis-blooming most abundant bottom - “She cannot be the same as yesterday night” he told himself while indulging his gaze on her legs and those flaccid and inner thighs which he had kissed, as far as he can recall… “It’s impossible!” he soundlessly screamed aghast while watching her slipping her empty and wrlinkled breast into a push up bra, and in order to cover his eyes from that incredible show he searched the bedside table for the book, but his hand met with something wet, solid and cold, which turned out to be a denture. “My God, have I become gerontophile?!” he mentally screamed, hiding his head under the bedsheets.

That had finished dressing up and in order to goodbye him she uncovered his face and looked at him, grateful and happy, in his eyes. It was then when Mauro found himself balancing on the edge of her eyelash, looking within the apple of her eye, down in the bottom, and he saw. He saw what every woman has, from Eve to Mary, from Emma to any radical activist, that most powerful and hidden arsenal full of freedom, buried under an education mountain, drowned in a sea of conventions, hidden under the bloody invisibile burka that society imposes on us: the new idols… a solid wealth, sex and beauty.

It would have wanted to say that to Granzotto, the tombeur de femmes, the playboy, womaniser, to be careful, because women possessed, for gift of God or natural transmission, the power to jump with a leap, with grace and agility, any river, and the ability to invade the happy island, if only thay had wanted to. Therefore it was better to keep on tricking them, with the complicity of the media, jewels and money, or kicks and punches, and to convince them all, that the invisibile millenarian burka they wore did not exist, a feminists’ fantasy, and that their part in the life was to appeal to men, all tits and buttocks, or all house and church, so that they couldn’t find out what Mauro had seen in the bottom of their eyes: that hidden, remote and clandestine gift that was transmitted from mother to daughter in their DNA.

But perhaps many women, touched by a foreboding, had begun to buy a ticket of the radical party’s bus, as if an unexpected far-sighted wisdom had suggested them to do. A small investment for the future. They bought plenty of them, entrepreneurs and store clerks, bigots and showgirls, lesbians and housewives, the jobless, the Communists and the Fascists, all bought those membership cards as they were tickets for a ferry, for their mothers, their daughters and their friends, and hid them under their millenarian bloody invisibile burka, for the patrimony of the happy island not to be lost.

When she closed the door behind her, Mauro had a gesture of irritatio and threw her back the book on the bedside table, E. A. Poe’s tales, and the words, always the words persecuting him, bounced on the wall as silent butterflies around the room, and the last by W. Wilson, recompacted before his eyes, and Mauro could read it clearly: “I’m ready”.

Mauro was exhausted. He laid back on the bed and covered his face with the pillow: “Enough, enough” he said in a prophecy delirium. As a matter of he didn’t know yet that two years and four months of analysis worth 16,000 euros would be needed in order to experience again the pride and satisfaction of a novel erection. Mauro watched overwhelmed the ring-a-ring-o’-roses dancing of the words and desperatly searched the meaning of the “double” when his computer informed him that he had got mail. “You will go to Geneva?” said the message…
Polpetton, capitolo V.

"Porno Eden, un cazzo" sibilò fra i denti Mauro "un'altra serata in bianco! ... fanculo l'antimilitarismo!"

Ma alla reception dell'albergo pordenonese l'affascinante Jeremy Paxman di Gorgonzola trovò un inatteso pacchetto che lo avrebbe compensato della delusione. Lo avrebbe in effetti compensato di anni di minuziose ricerche: una mano misteriosa, appartenente a qualcuno che il portiere del turno di notte non aveva incontrato e quindi saputo descrivere, gli aveva recapitato ciò che, se autentico, avrebbe rappresentato il tassello mancante nelle sue indagini: i diari segreti di Roberto Granzotto!

E autentici avevano tutta l'aria di esserlo, sia pur trattandosi di una copia fotostatica, si convinceva sempre più mentre li sfogliava eccitato senza poter credere ai suoi occhi. Chi avrebbe potuto valutarlo meglio di lui, il biografo non autorizzato che di esplorare Granzotto nei suoi risvolti più intimi aveva fatto la ragione della sua esistenza? Lo stile era inequivocabilmente il suo, esultava trionfante Suttora scorrendo avidamente una lettera in cui il segretario radicale veneto descriveva a un altro Roberto, forse egli stesso o Polezel, le sue prodezze amatorie durante un lungo viaggio effettuato nel contesto della campagna che aveva lanciato per l'ingresso di Israele e Turchia nell'Unione europea.

Ankara, agosto 2002

Caro Roberto,

lei è una cameriera d'albergo armena, ama gli ebrei o meglio ci si sente afine nela comune antipatia per i musulmani, e non senza qualche ragione, visto che il suo popolo fu sterminato in un teribile genocidio. Un po' come i curdi che, pur di fede islamica, si sentono più vicini ad Israele che ai loro coreligionari, giaché per note ragioni il nemico dei loro nemici è loro amico. I turchi, pur molto soavi e straordinariamente ospitali, in alcune ocasioni storiche si sono rivelati, diciamo pure con un eufemismo, fin tropo "espansivi", in tutti i sensi e le direzioni! Questa loro estasiata gentileza al limite dell'ingenuità marca uno stridente contrasto con le sconceze che i loro generali (pascià) si sono esercitati a dirigere al di qua e al di là del Bosforo.

Giudea lo sembrerebe financo nel carateristico trato somatico che ne permete il riconoscimento a prima vista, il naso d'aquila. Curiosamente però, ciò che in tuto il mondo definiamo un profilo greco o un naso ebraico, gli armeni lo chiamano un tipico naso armeno. Non sono bastati cent'ani per cancelare la difidenza istilatasi geneticamente in cinque secoli di dominazione del'impero otomano, né nei balcanici, né tantomeno negli armeni di ogi che hano visuto senza qualche milione di noni e bisnoni.

Lei ha gli ochi neri, i più neri che si posano imaginare, dire nerisimi non è abastanza. Altretanto vale per i capeli, neri che più neri non si può, proprio come piace a me. Pecato non abia le tete, che invece a me piaciono molto, anzi diciamo pure che un bel paio di tete mi fa leteralmente impazire. Adoro palparle, baciarle, sopesarle, lecarle, suchiarle, e specialmente schiafegiarle col pene. Va bene le gambe storte - un difeto che i tachi alti e le calze sexy avrebero potuto compensare rendendola più troiesca -, ma ala mancanza di tete non c'è rimedio.

Perciò non la ho amata al cento per cento, pur aprezandone l'onestà, la lealtà, la coreteza che non conoscevo in altre done, o quantomeno lei è straordinariamente più dotata di un'etica veramente amirevole. Mi è rimasta fedele quando ci siamo separati, e ancora ogi ne conservo il ricordo di una delle mie migliori amiche. Eco: era ed è una splendida amica e verosimilmente fui io a sbagliare quando voli penetrarla per farne un'amante.

Si era a Istanbul sulla spiagia del mare e soto la luna piena, la baciai e superai il mio ribrezo per i suoi colant (odio i colant con tute le mie forze, vorei conoscerne l'inventore per rendergli l'onore di prenderlo a schiafi personalmente). Grazie al mare e ala luna, e nonostante i colant, fu una dele scopate del secolo, perchè lei, pur non esendo una beleza, era però molto troia. Poi compresi che forse voleva rifarsi della castità cui l'aveva costreta un padre dispotico, anzi fuor di metafora diciamo pure veramente stronzo. Lei aveva quasi quaranta ani, epure io fui solo il secondo esperimento sesuale nella sua vita, datandosi il predecesore a solo un ano prima.

Anche perciò voli penetrarla nonostante fose un po' brutina: con ipocrita altruismo mi asumevo l'incarico di contribuire ala sua emancipazione dal'odioso tirano paterno. Quando vene il momento di lasciarla, glie lo disi francamente: le disi che se avese desiderato un figlio avrebe dovuto scopare con molti altri, perché doveva elasticizarsi la fica, altrimenti il parto sarebe stato ancora più doloroso.

Poi, dopo una di quele noti in cui facevamo l'alba, e l'amore, in riva al mare in atesa dei giornali, ripresi l'auto e tornai qui nela capitale pervaso di paterna amareza: avevo conservato un'amicizia di quele che durano per tuta la vita, ma sapevo anche di avere perso la vulva più dolce e pulita che abia mai asaporato. Proprio grazie alla sua semi-verginità, aveva infati la vagina più gradevole ch'io abia mai conosciuto; le grandi labra dela sua vulva, ancora presoché inesplorate, s'incontravano con quele della mia boca, che solo da pochi mesi aveva imparato a lecare una fica; anzi, bisogna dire che da adolescente mi faceva schifo solo l'idea: dunque, alla matura semi-vergine dei Dardaneli va la mia gratitudine per avermi reso piacevole questa operazione sul baso ventre che prima reputavo solo uno sbrodoloso dovere per conquistare l'amata.

La rosea, soda inocenza dela carne dele sue labra vaginali mi conquistò, e per la prima volta fui volentieri indoto, con autentico piacere, a inumidire e anusare a pieni polmoni un organo sesuale feminile. Anche di ciò le sono grato, oltre ala pulizia del suo animo e del suo corpo, oltre ad una amicizia che mi riesce dificile imaginare meno che perene: questa dona di dieci ani più grande di me e che però contava nela memoria meno di un decimo dele mie esperienze sesuali, mi aveva involontariamente insegnato a lecare una fica come si deve. Mi sembra di ricordare che una volta mi abia fato un pompino, ma niente valeva il piacere di lecarle la fica.

Mauro Suttora era madido di sudore, dovette interrompere la lettura del diario di Granzotto e per distrarsi frugò disordinatamente nelle tasche per ripescare l'altra lettera, quella che ora, sfuocata, si stava scolorendo a macchia di leopardo: inforcati gli occhiali per osservarla più da vicino, scoprì attonito che erano scomparse tutte le doppie...
Orietta Callegari, Polpetton, capitolo VI - le donne


Mauro Suttora era madido di sudore, dovette interrompere la lettura del diario di Granzotto e per distrarsi frugò disordinatamente nelle tasche per ripescare l'altra lettera, quella che ora, sfuocata, si stava scolorendo a macchia di leopardo: inforcati gli occhiali per osservarla più da vicino, scoprì attonito che erano scomparse tutte le doppie... doveva scoprire il significato di quello che stava accadendo: l’occulto, diabolico significato del “doppio”, per questo aveva comprato nella piccola libreria del paese un libro che, forse, poteva aiutarlo.


Quella sera, mentre leggeva quel libro, ebbe la malaugurata idea di ordinare in camera una profumatissima tisana per la notte, e la cameriera che gliela portò lo guardò con uno sguardo così eloquente che Mauro non ci pensò su due volte, caricato anche dalla lettura dei diari del grande amatore Granzotto, la prese con forza e con rabbia, con il sottile e perverso piacere di fottere un’altra, e quella sembrava che se ne fosse accorta e che la cosa non le spiacesse affatto.


La mattina, quando un raggio obliquo di sole entrò nella stanza, Mauro si svegliò e vide quello che non avrebbe mai voluto vedere.

Quella si stava rivestendo con calma e con un sorriso appagato sulla rugosissima faccia… “cazzo! Può essere mia madre!” pensò Mauro guardandola incredulo, e il suo sguardo si soffermò sul tremolante e abbondantissimo culo, rigoglioso di cellulite … “non può essere la stessa di ieri sera!” si disse fra sé mentre indugiava lo sguardo sulle gambe e sul quel flaccido e cadente interno coscia che aveva anche baciato, se non ricordava male … “non è possibile!” gridò senza emettere suono esterrefatto, mentre la guardava infilarsi le mammelle raggrinzite e vuote in un reggiseno push up siliconato; e per coprirsi gli occhi da quell’incredibile spettacolo cercò sul comodino il libro, ma la sua mano si scontrò con qualcosa di umidiccio, solido e freddo, che scoprì essere una protesi dentaria.

Dio mio, non sarò mica diventato gerontofilo!” urlò mentalmente Mauro infilando la testa sotto le lenzuola.

Quella aveva finito di rivestirsi e per salutarlo gli scoprì la faccia e lo guardò, felice e riconoscente, negli occhi.


Fu allora che Mauro si trovò in bilico sul ciglio dell’occhio di lei, a guardare dentro la sua pupilla, giù, giù in fondo, e vide. Vide quello che tutte le donne hanno, da Eva a Maria, da Emma a ogni militante, quella loro potentissima e nascosta santabarbara piena di libertà, seppellita sotto una montagna di educazione, annegata in un mare di convenzioni, occultata sotto il maledetto burka invisibile che la nostra società ci impone: i nuovi idoli … una solida ricchezza, sesso e bellezza.


Avrebbe dovuto dirlo a Granzotto, al tombeur de femmes, al playboy, womaniser, di stare attento, perché le donne possedevano, per dono di Dio o per trasmissione naturale, la potenza di saltare con un balzo, con grazia e agilità, qualsiasi fiume, e la capacità di invadere l’isola felice, solo se lo avessero voluto. Era dunque meglio continuare ad ingannarle, con la complicità dei media, con gioielli e denari, o calci e pugni, e convincerle tutte, che il millenario burka invisibile che indossavano non esisteva, fantasia di femministe, e che la loro parte nella vita era quella di piacere agli uomini, tutte tette e ciapet o tutte casa e chiesa, affinché non scoprissero mai ciò che Mauro aveva visto nel fondo dei loro occhi: quel dono occulto, remoto e clandestino che si trasmettevano di madre in figlia nel loro DNA.


Ma molte donne, forse toccate da un presentimento, avevano cominciato a comprarsi una tessera del partito radicale, come se una improvvisa lungimirante saggezza glielo avesse suggerito. Un piccolo investimento per il futuro. Compravano tessere a piene mani, le imprenditrici e le commesse, le bigotte e le veline, le lesbiche, le casalinghe, le disoccupate, le comuniste e le fasciste, tutte compravano quelle tessere come fossero biglietti per un traghetto, per le loro madri, le loro figlie e per le amiche, e le nascondevano sotto il loro millenario maledetto burka invisibile, perché non andasse perduto per sempre il patrimonio dell’isola felice.


Mentre quella si chiudeva la porta alle spalle, Mauro ebbe un gesto di stizza e le lanciò dietro il libro che aveva sul comodino, “I racconti” di E.A. Poe, e le parole, sempre le parole che da un po’ di tempo lo stavano perseguitando, rimbalzarono sul muro e come farfalline silenziose presero a volare per la stanza, e una frase, l’ultima di W. Wilson, si ricompattò davanti ai suoi occhi, e Mauro poté leggerla chiaramente:


Tu hai vinto e io cedo. Ma tu pure, da questo momento sei morto. In me tu esistevi, e ora, nella mia morte, in questa mia immagine che è la tua, guarda come hai definitivamente assassinato te stesso!”.


Mauro era esausto, si abbandonò sul letto e si coprì il volto col cuscino: “Basta, basta” disse in un delirio di profezia, infatti ancora non lo sapeva, ma gli ci sarebbero voluti due anni e quattro mesi di analisi e 16.000 euro di spesa, per riprovare l’orgoglio e la soddisfazione di una novella erezione.


Mauro guardava attonito il girotondo danzante delle parole e cercava disperatamente il senso del “doppio” quando il suo computer, con quel particolare segnale, lo avvisò che aveva ricevuto posta; “Andrai a Ginevra?” diceva il messaggio …


Il trucco di Gordon Brown

Il Guardian riporta che dettagli imbarazzanti su come debba essere applicato il make-up al primo ministro britannico Gordon Brown sono stati rinvenuti in uno zainetto dimenticato in un taxi alla stazione londinese di King's Cross da uno dei suoi collaboratori di ritorno dallo Yorkshire. Ecco le istruzioni:

1. Schiumare tutto con pennello trasparente.

2. Fossette e grinze sotto gli occhi, armonizzare.

3. Clinique Super balanced make-up. Più volte dappertutto, come dipingere un muro, e non dimenticare le orecchie. Allisciare le palpebre con liquido e tampone.

4. Cipria terracotta Guerlain, dappertutto.
Vino neozelandese all'aroma di piscio di gatto

Secondo uno studio di fortunati enologi durato sei alcolici anni e costato 12 milioni di dollari, passiflora, asparago e piscio di gatto sono gli aromi caratteristici che distinguono il rinomato sauvignon bianco neozelandese. Gli esperti degustatori hanno individuato nella regione di Wairarapa, vicino alla capitale Wellington, quella a più alta influenza di piscio di gatto nel bianco fruttato, e un produttore si è subito adeguato chiamando il suo sauvignon "Piscio di gatto su cespuglio di uva spina".
Mr Mittens è un gatto polidattilo, insomma è un poligattilo. Il suo gemello Ed è normale, ma lui ha due pollici extra. Il suo padrone dice che cammina con andatura spavalda e vanitosa, ma per il resto è come tutti gli altri gatti.