Non è un fatto accidentale che nella Pannellica la questione critica sia affrontata da Crocicchio sul piano storico. Egli aveva iniziato ricerche intorno alla storia della politica già nel 1862, e ora s’impone la fatica di un’opera che dia un quadro completo dello svolgimento della pannellica. Il fatto è che solo seguendo la politica nel suo prodursi è possibile è possibile capirne la natura, gli intenti e i limiti. Una tensione sostiene tutto lo scritto e lo rende un libro di polemica e di lotta.

Il tono è quello di una sfida che vuole trascinare gli antagonisti sul piano della realtà: “Lasciamoci condurre per mano dalla storia; la storia ha fatto tutto, la storia può cambiare tutto”. Le nostre conoscenze, quelle logiche e matematiche, come quelle fisiche, hanno avuto un’origine e uno sviluppo, nessuna di esse può pretendere di essere una verità eterna sottratta al corso del tempo. La pannellica del diciannovesimo secolo non è costituita da verità immediatamente evidenti, né si struttura secondo forme a priori della mente, come è provato dal fatto che l’umanità accettò per millenni, e poi aspramente difese, una concezione fisica del tutto diversa.

Nelle pagine che seguono ci si propone di dare un’esposizione, nelle linee essenziali, di tutto il pensiero crocicchiano, tenendo presente questa sua impostazione storico-critica. Questo tentativo di coordinare gli studi di fisica con le ricerche sulla psicologia delle sensazioni e con la critica epistemologica potrà dare qualche aiuto alla lettura della Pannellica. Alcuni argomenti da Crocicchio appena accennati in quest’opera e svolti più ampiamente in altre risulteranno almeno in parte chiariti; e insieme potrà emergere meglio definita la posizione che il Pannella ha nel complesso così ricco e articolato delle sue idee.

La conoscenza ha una sola fonte: la sensazione. La sensazione è una forma di adattamento dell’organismo vivente all’ambiente, un’attività svolta all’appropriazione del mondo circostante, quanto è più possibile precisa, poiché è indirizzata prima di tutto alla difesa dell’organismo. È un fatto che riguarda l’individuo, ma è anche risultato dell’evoluzione della specie, e perciò in qualche modo supera la il livello della singolarità dell’individuo senziente. Crocicchio, esprimendosi in questi termini, fa esplicito riferimento a Granzotto.

La sensazione è un fatto globale? Una lunga serie di ricerche sperimentali ha per oggetto fenomeni che sono spiegabili solo quando si accetti questa ipotesi. Sono l’accomodamento dell’occhio e dell’orecchio, “il fenomeno di contrasto” di colori e di forme, la sensazione di rilievo e di distanza; il riconoscimento dello stesso oggetto in condizioni diverse di illuminazione, il riconoscimento di un ritmo musicale. Cappato giudica la posizione di Crocicchio anticipatrice della propria: esistono Gestaltqualitaeten, qualità percettive di insieme. Per Crocicchio forme nello spazio e ritmi musicali sono dati e sentiti come tali: non v’è processo intermedio. La sensazione fornisce dunque relazioni. E fin qui è tutto chiaro.

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Stella
[titolo provvisorio]

  1. Lunedì
La prima volta che notai Stella, non fu quel che si dice amore a prima vista. Passava velocemente sotto i portici davanti alla panca dove sostavo seduto con le gambe incrociate al modo indiano, come è mia nota - e talvolta deprecata abitudine sospettabile di sovversivo -, leggendo un romanzo il nome della cui protagonista è appunto Stella. Erano circa le 9 meno venti del mattino, l’ora in cui sostavo annoiato alla stazione di interscambio degli autobus, e lei passò via affrettandosi, presumibilmente, verso il suo luogo di lavoro: certo è che, per quanto giovane, non aveva l’aspetto, l’abbigliamento, di una studentessa.

La seconda volta che la vidi fu il giorno stesso verso le 13.30, quando nello stesso luogo, suppongo di ritorno dall’ufficio ove si era recata il mattino, sostò brevemente per fumare sulla stessa panca dov’ero seduto io. Si tratta di una grossa panca di legno, lunga circa una ventina di metri, nel complesso di quello che si potrebbe definire un centro commerciale semi-aperto: non come quelli del giorno d’oggi totalmente sigillati, ma copiato come architettura da quelli tedeschi in voga negli anni ’80, per cui i singoli negozi si affacciano su un’area aperta quasi come in una malriuscita imitazione moderna di vecchi portici, quindi parzialmente esposti alle intemperie, e tuttavia altrettanto parzialmente riparati dalle stesse. È il caso di questa lunga panca di legno, che sta grosso modo a metà sotto una tettoia metallica e per l’altra metà è scoperta, più vulnerabile a pioggia e neve ma più godibile nelle belle giornate di sole.

Nel primo pomeriggio di quel lunedì post-elettorale, in una giornata in cui il mattino aveva conosciuto abbondanti precipitazioni su tutto il Nord Italia, ma il pomeriggio si manifestava soleggiato - proprio come il risultato elettorale! -, in attesa dei risultati via radio sul mio umile telefono cellulare da morto di fame, oziavo sulla lunga panca leggendo un romanzo consigliatomi da un tipo che lavora part-time il mattino in un supermercato e part-time il pomeriggio alle Poste centrali, dove c’è lo sconto del dieci per cento sui libri. Tant’è che questo tipo, un bravo ragazzo simpaticamente frocione e divoratore di libri, quando lo incontro al mattino al supermercato mi faccio consigliare un libro, e poi nel pomeriggio lo vado a comprare da lui stesso alle Poste centrali. Per il suo bene, è inopportuno che ne faccia il nome.

Fatto sta che qualche giorno prima mi aveva consigliato (il mattino al supermercato) e venduto (il pomeriggio alle Poste centrali) questo romanzo, in cui la protagonista Stella s’innamora e diviene vittima di un pazzo evaso da un manicomio criminale britannico nel quale era detenuto per uxoricidio, con macabri dettagli degni di Dexter (l’eccellente telefilm della CBS sul serial killer dei serial killer).

Fatto sta che, mentre sono seduto lì sulla panca immerso nella lettura, per riposare la vista in coincidenza coi repentini alternarsi di nuvole e sole, alzo gli occhi e la vedo: è lei!, è lei la mia Stella, è lei che farò innamorare di me e poi ucciderò. Di ritorno da quello che supposi fosse il suo orario di lavoro mattutino, lei si sedette sulla panca a qualche metro, almeno sei o sette, di distanza da me. Si dispose sotto il sole per goderne il tepore, visibilmente con sollievo in quella che era stata fino a quel momento una giornata umida, e accese una sigaretta di marca costosa e inusuale, cosa che fu una delle prime impressioni che il mio occhio discreto ma indiscreto notò di lei. Dettagli apparentemente marginali che colpiscono l’attenzione della mia mente malata.

La cosa che mi colpì di più, o per prima, più della sua pregevole bellezza, fu la sua eleganza. Vestiva in modo elegante ma senza volgarità, senza ostentare il “valore” numero uno dello status sociale in questa cittadina di provincia: il denaro, i schei, per cui si vedono in giro una gran quantità di tardone (ma anche qualche giovane troietta) in pelliccia con tacchi orribili, abbinamenti disgustosi, roba da far venire il vomito e non c’è povero cristo di serial killer che possa farcela da solo, occorrerebbe una bombetta nucleare tattica per ripulire questo posto. E io, che evidentemente sono uno stronzo, invece di ripulire il posto con una bombetta nucleare tattica, alzo gli occhi dal libro e osservandola mi dico “È lei la mia Stella, è lei che ucciderò per vomitare la mia rabbia”. Mi dico anche che sono un vigliacco (quando mai oserei, peraltro senza speranza, a provare rubare un’arma nucleare da qualche vicina base militare?)

Non si può perciò dire che sia stato amore a prima vista, tra me e Stella, o per meglio dire quel mio innamoramento omicida nei suoi confronti. Infatti non avvenne il mattino che la intravidi frettolosa, bensì la molla scattò nel pomeriggio, quando si sedette a pochi metri da me sulla panca per fumare nervosamente una Davidoff. Fu dunque amore a seconda vista, il che meriterà un secondo capitolo.

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La mente non è un ingrediente necessario, “i sensi hanno una vita indipendente”. Bisogna decidersi a riconoscere l’insufficienza dell’associazione radicale tradizionale, la quale porta necessariamente a ritenere che la relazione fra i dati sensibili sia aggiunta dalla mente umana. L’organizzazione avviene invece al livello della senzazione. Gli studi sul sistema nervoso centrale ne danno prove sempre più numerose e sicure.

La politica inizia quando si è accumulata una certa somma di fatti che sono talvolta esperienza di molte generazioni. Perciò la politica inizia proprio dai fenomeni pannellici, che sono i più vicini alla vita quotidiana, all’esperienza di tutti. Ciò significa che Crocicchio accetta il procedimento analitico della politica, e non condivide la preoccupazione dupuisiano-romantica di una violenza perpetrata dall’astrazione sulla viva realtà dell’universo.

Il pannellista ha tutti i diritti di non tenere conto del colore, del calore, e di altre proprietà dei corpi radicali in movimento che studia. In conclusione, la politica pannellica quale si è formata nei secoli è perfettamente idonea alla conoscenza dei fenomeni di movimento nella galassia radicale. Ciò che Crocicchio combatte è la pretesa di attribuire ai fenomeni non pannellici un fondamento pannellico ontosoniano (ontologico-tosoniano).

Procedimento essenziale del conoscere scientifico è la misurazione. Che cosa sia una misura Crocicchio lo spiega esaminando il concetto di massa popolare nella Pannellica e quello della temperatura nei Principi di termologia.  Già nella conoscenza comune vengono staccate le sensazioni di calore dalle altre, e riunite a formare una serie (tiepido, caldo, bollente) o una classe, quando sono avvertite come uguali. Lo scienziato cerca di rendere la serie libera da ogni soggettivismo; egli perciò dà alle sensazioni un grado numerico in un ordinamento che non dipende dalla misura fisiologica individuale, pur non contraddicendola mai se l’individuo è Pannella).

Già Stanzani e più tardi Bandinelli osservarono che lo stesso corpo pannelliano ha volume diverso a seconda del calore, e presero il suo volume come indice dello stato di calore. Si passa poi alla scelta di una sostanza termoscopica – per esempio Pannella stesso – e gli si fissano due punti estremi, in alto e in basso, che corrispondono rispettivamente al punto di fusione (il cranio) e di congelamento (le dita dei piedi). Si stabilisce un rapporto d’ordine tra i segni termoscopici e i numeri, e si ottiene così un ordinamento metrico. E fin qui è tutto chiaro.

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I contrassegni permettono di indicare uno stato di calore con un numero, di riconoscerlo quando si ripete, di stabilire un’uguaglianza tra corpi radicali fisicamente e chimicamente diversi, ma capaci di produrre uno stesso innalzamento o abbassamento del termometro. Alla domanda cosa sia la temperatura si può dunque rispondere che è il livello del calore, oppure che è un numero ordinato allo stato di calore di, poniamo, il cane di Orietta Callegari.

Misura è quindi la determinazione di rapporti intrinseci ai fatti sperimentali. Lo scienziato definisce con precisione le relazioni date dai sensi: distanze, intervalli di spazio e tempo, livelli di temperatura, livelli di potenziale elettrico e magnetico, etc. Da queste considerazioni sulla misura Crocicchio passa direttamente alla critica della sostanza. Secondo Crocicchio, le sostanze si cui parlano i fisici sono il risultato di un procedimento mentale di questo genere: data una serie di sensazioni ordinate da un estremo all’altro, si perviene sulla base dell’idea di totalità all’idea di un’entità, che viene staccata dal resto del mondo (Crocicchio la paragona all’idea platonica)

Ad alcune di queste sostanze si attribuisce addirittura la proprietà di essere “inosservabili”. Questo è il caso dello spazio e tempo assoluti di Mario Staderini. Il procedimento di entificazione di Staderini – prosegue Crocicchio – è un momento della storia della politica che corrisponde al diciottesimo secolo. Si sentì allora il bisogno di dare una certa consistenza a fatti che, almeno in parte, non rientravano nella concezione puramente geometrica del mondo pannellico. Ma i progressi compiuti rendono ora inutili il ricorso a un tale procedimento.

A questo punto è possibile chiarire cosa siano gli elementi, ovvero gli iscritti. Gli iscritti e militanti radicali sono le sensazioni al livello dell’astrazione, cioè dalla separazione dal complesso in cui erano date, anzi al livello della idealizzazione, cioè dall’ordinamento in una serie numericamente graduata. Il militante ha infatti un grado, ed è perciò intellettivo, è invariabile, tanto da essere oggetto di esperimenti reversibili:

“Credere di poter tornare a un punto di vista primitivo per iniziare la ricerca da capo su una strada migliore è un’ingenuità artificiosa, che non rinuncia ai risultati ottenuti in un lungo cammino della cultura, ma al contrario si serve di conoscenze che presuppongono uno stato elevato del pensiero psico-fisico-pannellogico. Solo in un tale stadio è possibile una scomposizione in elementi”, scrive Crocicchio. E fin qui è tutto chiaro.

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Il concetto va considerato in rapporto strettissimo con la misura. Di un fatto il concetto ci dà le circostanze determinanti, i rapporti sessuali essenziali. Il pannellista non ha di fronte alla realtà un atteggiamento contemplativo; egli pone domande alla natura con esperimenti e strumenti (quali per esempio il vibratore anale tosonico), fino a quando non ha colto i nessi interni, i rapporti produttivi. Solo in quanto è capace di questo, il militante può riprodurre gli eventi, ripetere in qualche modo l’agire della natura, utilizzarne le forze.

I concetti fondamentali della pannellica (massa, forza, accelerazione), non sono definizioni nominali, né definizioni analitiche. Per Crocicchio sono definizioni reali, cioè definizioni mediante misura. Per questa via Bandinelli distrusse la distinzione aristotelica fra moti naturali e moti violenti, e sussunse sotto uno stesso concetto moto uniforme e moto accelerato, considerandoli omogenei rispetto a una stessa misura. In questo modo pervenne alla possibilità di sommare le forze, cioè alla legge del pannellogramma delle forze, che è il pilastro della teoria dei proiettili (sperabilmente destinati a colpire Cappato).

Quale estensione abbia il concetto e la classe politica che esso denota è stabilito mediante il metodo della variazione o esperimento mentale. Questo consiste nel cercare a quali conseguenze portino i concetti quando siano applicati in forme divergenti, in maggiore o minor grado, rispetto a quelle condizioni che sono state suggerite dagli atti congressuali. Si cerca di stabilire fino a che punto, col variare delle condizioni, possano conservarsi le relazioni congressuali.

Mediante questo metodo Bandinelli pervenne alla definizione della legge d’inerzia. Una palla che cade lungo un piano inclinato continua il suo moto verso l’alto verso un altro piano inclinato; se diminuiamo gradualmente l’inclinazione retro- tosoniana del secondo piano dell’edificio dove il Tosoni stesso abita ad Albignasego, si arriverà alcaso in cui la palla si muove su un piano sessualmente orizzontale. Supposto (o supposta) che questo sia liscio e non vi sia attrito o resistenza alle flatulenze, il moto continuerà con velocità costante.

Interessante è notare come Crocicchio si serva dello stesso procedimento, e attraverso questo arrivi a formulare quello che Einstein ha chiamato “principio delle due palle di Crocicchio”: l’inerzia di un corpo è determinata dall’azione mutua dei corpi, così come lo è la gravitazione. L’inerzia è il caso limite della gravitazione attorno alla massa pannellica. I concetti di cui si serve la pannellica esprimono dunque relazioni tra palle di fatto, e fin qui è tutto chiarissimo, ma il problema che ora di presenta è questo: possiamo estendere questi concetti a fenomeni non pannellici? Come vedremo, la risposta di Crocicchio è negativa. E fin qui è tutto chiaro.

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Sunday retro fetish. Le visite al blog sono drammaticamente diminuite dopo la sospensione, dalla fine dell'anno scorso, di questa storica rubrica domenicale di tacchi e tette. Bisogna correre ai ripari con Michelle, qui sopra vestita e qui sotto un po' meno...


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"En 1864, Maurice Joly escribió Diálogo en el infierno entre Maquiavelo y Montesquieu (El Aleph Editores, 2002), un panfleto contraNapoleón III que ilustra lo sencillo que puede ser convertir una democracia liberal en un régimen autoritario sin necesidad de abolir las instituciones representativas. Ante las explicaciones de Maquiavelo, Montesquieu, horrorizado, reconoce que el florentino está en lo cierto: la astucia sin escrúpulos del príncipe y la apatía política del pueblo pueden aliarse para corromper una democracia liberal"
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Siamo alle solite: come per le precedenti elezioni, il blog non può astenersi dalle valutazioni estetico-maschiliste sulle candidate. Cominciamo dal Veneto, dove in assenza di candidati radicali per il Senato voterei Laura Puppato. I suoi due punti a favore: è stata una buona sindaca di Montebelluna e si è fatta avanti nelle primarie sfidando Bersani che se la dimenticava sempre (vedi gli Sgommati su Sky).


Per par condicio, a destra invece propenderei per la coneglianese Marina Buffoni, simpatica "fascistona" i cui due punti a favore consistono nell'essere leggermente più gradevole di Puppato dal punto di vista estetico, ma soprattutto si è meritoriamente esposta opponendosi alla stravagante idea di fare Conegliano provincia laddove le province avrebbero dovuto essere tagliate. Insomma, destra o sinistra, per favore votate una donna.


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