Le contraddizioni delle Nazioni Unite

di Alexandre Deperlinghi

Introduzione. In questo testo risalente al 1998, ma ancora molto attuale, il radicale belga Alexandre Deperlinghi affronta la questione della scarsa visibilita' del Pr nell'estenuante battaglia per il Tribunale internazionale, e piu' in generale quello dell'inadeguatezza dell'ONU rispetto alle tragedie del pianeta, per concludere proponendo questa sua bozza di programma per il rilancio del Partito radicale transnazionale.

Le guerre nel mondo, dal 1945 al 1980, hanno totalizzato lo stesso numero di morti del secondo conflitto mondiale. L'ONU, creata per mantenere la pax russo-americana, ha approvato convenzioni che vietano la tortura, il genocidio e i crimini contro l'umanita', che costringono gli stati ricchi ad aiutare i piu' poveri, ma, malgrado queste splendide conquiste del diritto internazionale ci sono stati il genocidio dei bosniaci, del Biafra, dei timoresi, dei cambogiani, degli Hutu e dei Tutsi, e di tutti quelli che abbiamo dimenticato. Il regime comunista cinese, responsabile di cento milioni di morti in cinquant'anni, ha il diritto di veto al Consiglio di sicurezza, e lo strumento che consentirebbe una vera applicazione delle convenzioni ONU, il Comitato di stato maggiore, non e' mai stato attivato. L'Organizzazione condanna il denaro sporco ma consente l'esistenza di paradisi fiscali che "ripuliscono" 2-300 miliardi di dollari l'anno. Grandi signori del calibro di Kabila, Saddam Hussein, Haffed el Assad, neo-dittatori come Lukashenko, trafficanti di droga come Gulbuddin Hykmatiar, o filantropi come Pol Pot e Suharto hanno avuto una poltrona al palazzo di vetro. L'ONU ha al suo attivo tanti testi contro la fame nel mondo e piu' di mezzo miliardo di morti di carestia al suo passivo, e grazie al principio di non ingerenza l'ONU si e' spesso rifiutata di intervenire manu militari nei conflitti interni degli stati. Il diritto dei popoli all'autodeterminazione, che in senso stretto significa il diritto dei popoli a scegliere qualsiasi sistema di governo (dittatura del proletariato, democrazie, monarchia assoluta o altro), impedisce all'ONU di approvare una convenzione a favore del diritto alla democrazia nel mondo. L'ONU elenca dei diritti che non puo' fare rispettare senza la volonta' dei potenti. Il fondamento del diritto internazionale da' la prevalenza al diritto degli stati su quello degli individui. Tutto questo conviene ai mercanti d'armi, ai trafficanti di droga, alla "petrol society" ed ai suoi complici. Le conferenze sull'ambiente consentono agli esperti di dire che il disastro si conferma, e agli stati di prendere un decimo delle misure necessarie per evitarlo. Il valore degli scritti dell'ONU va misurato alla luce delle applicazioni effettive dei diritti elencati. Quotidianamente sono sistematicamente violati per piu' di un miliardo di persone. L'ONU non da' nessun aiuto serio per porre fine a queste violazioni. Senza negare le conquiste di diritto dovute alle varie dichiarazioni sui diritti umani, le celebrazioni alle quali assistiamo vanno controbilanciate con il genocidio in Sudan, dove sono morte due milioni di persone. Nonostante l'ONU, una parte importante del mondo gode di una protezione sufficiente dei propri diritti grazie alla "pax romana atlantica", opera della NATO.

VAE VICTIS
Il tribunale di Norimberga non fu un modello di giustizia. Malgrado le assoluzioni e le procedure corrette, e' stato infatti vietato agli imputati di leggere i giornali, impedendo cosi' alla difesa di usare l'argomento dello sviluppo del sistema staliniano in Europa. Il primo capo d'imputazione (guerra d'aggressione in violazione del patto Briand-Kellog del 1928) poteva essere rivolto ai sovietici per l'attacco contro la Polonia, i paesi baltici e la Finlandia. Per cio' che riguarda il secondo capo d'imputazione (i crimini contro i principi generali delle nazioni civilizzate: il genocidio), gli stessi sovietici non hanno dovuto rispondere del massacro di 10.000 ufficiali polacchi a Katin o del terrore staliniano. I russi non furono processati semplicemente perche' erano dalla parte dei giudici. Norimberga fu un esempio di giustizia giusta, ma parziale, dei vincitori contro i vinti.

Ci sara' riconosciuto un ruolo determinante nella battaglia per la ICC (Corte penale internazionale), ma occorre rendersi conto che questa battaglia ha consumato enormi risorse umane e finanziarie, in cambio di una notorieta' all'estero ben poco gratificante per il partito, dato confermato dalle cifre del tesseramento sulle iscrizioni all'estero. La Corte penale internazionale conviene al regime ONU perche', in sostanza, non rimette in causa la sua legittimita'. L'adozione di una norma dello statuto del Tribunale per la Yugoslavia, che impedisce di processare il personale ONU, in particolare i caschi blu che frequentarono i bordelli serbi (le fanciulle musulmane erano costrette a prostituirsi prima di essere ammazzate), fu una condizione sine qua non della creazione del Tribunale per la Yugoslavia. C'e' da rimanere perplessi davanti alle pagine delle maggiori testate internazionali, riempite di editoriali a favore dell'ICC. Offriamo un programma politico talmente edulcorato che non fa piu' paura al potere come una volta, oppure il potere e' cambiato e i buoni D'Alema e la mafia degli eurosocialisti ci stanno preparando davvero "le lendemains qui chantent" (il Sol dell'avvenire di Mao Tse Tung)? Va ratificato subito il trattato della ICC, come chiede un Robert Badinter, lo stesso che presiedeva una commissione giuridica incaricata di dare un parere sull'allora nuovo conflitto in Croazia e in Bosnia e che riteneva come sola possibilita' per uscire dalla crisi di ottenere un accordo tra le parti, nel pieno rispetto del diritto internazionale (idea ripresa da Cristopher Hill per i serbi e gli albanesi). Poi le bombe americane con l'arrivo di Chirac hanno messo tutti d'accordo.

Fa piacere essere d'accordo con l'ex guardasigilli francese sulle ratifiche, ma non apparteniamo allo stesso partito, le nostre radici politiche sono diverse. Il nostro surrogato di partito transnazionale non afferma abbastanza la differenza tra radicali e socialisti come lui: la necessita' di vedere i diritti non solo enunciati, ma veramente affermati (a volte con l'uso legittimo della forza, purtroppo). Montesquieu ne "L'esprit des lois" evidenziava la tripartizione dei poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario. Il trattato che istituisce la ICC crea, di fatto, un inizio di giustizia mondiale, ma quale potere legislativo ed esecutivo mondiale stabilira' le regole che consentiranno di fermare le stragi e i criminali di guerra? L'Assemblea generale dell'ONU non e' il Parlamento mondiale. La logica stessa dell'ONU impedisce di trasformarla in una assemblea democratica e, anche se questo fosse possibile, accadrebbe il giorno successivo alle calende greche, feriale. I criminali della scorsa guerra mondiale sono stati fermati con la forza: un Milosevic e il sistema nazionalserbo non hanno paura di altro (per arrestare Toto Riina furono necessari 130 uomini in loco). Sono i bombardamenti NATO che hanno calmato i serbi della Bosnia.

Un criminale come Kabila e' ospitato in tre capitali europee mentre i "Lords Justice" rimettono in causa a Londra il fondamento delle convenzioni di Vienna sulle relazioni diplomatiche, negandone l'applicabilita' anche ai capi di stato reggenti ritenuti responsabili di crimini contro l'umanita' (fra i quali la tortura). La giustizia della regina ("suprema fontana di giustizia") fa acqua e a Parigi Jacques Chirac onora dieci capi di stato africani invece di arrestarli. I padroni del nostro mondo reggono perche' nessuno rimette in causa la loro legittimita'. Le battagliette transnazionali in Italia, Europa e Germania per un seggio permanente al Consiglio di sicurezza, riformina voluta dalla neo-burocrazia europea, non sono garanzie per la pace. Sono motivate dalla vanita' dei politici, che intendono rassicurare gli elettori presentando loro la tessera di membro del Club dei potenti (non avendo la vera, l'arma nucleare). Cio' non fa che facilitare la paralisi di tutta la meccanica ONU, mentre rallentano le riforme serie della politica mondiale, come l'allargamento della NATO o dell'UE.

IL CONFINE DELL'UMANITA'
Dopo le minacce di Bagdad contro il Kuwait, gli USA avevano ribadito all'Iraq la loro indefettibile amicizia, e al governo kuwaitiano garanzie di sicurezza ("se vi attaccano arriveremo subito"). La Germania ha dato agli USA due miliardi di dollari, il Giappone cinque, gli arabi ben oltre cinque. Il materiale militare statunitense era a sei mesi dalla scadenza, le bombe buttate sull'Iraq erano destinate alla distruzione, come parte dei mezzi meccanici. Per il bilancio del govero americano "Desert storm" fu un'operazione redditizia, al di la' delle vendite di Patriot e di altri materiali militari. Saddam demonizzato, diventato dopo l'arrivo delle nostre truppe a Bassora il presidente Hussein, accetta le principali richieste dell'ONU e indossa la divisa dello "stabilizzatore" della regione, per impedire la rivoluzione degli sciiti di Bassora e del sud, e moderare le velleita' curde e iraniane. Lui e' la migliore garanzia di preservazione delle frontiere costitutite su dei tavoli europei, nell'interesse della British petroleum nel 1918-20. Il pretesto della guerra del Golfo e' stata una zona a cavallo sulla frontiera tra Iraq e Kuwait zeppa di greggio, dove fu concesso dal governo kuwaitiano, finalmente ristabilito, un contratto vantaggioso alla Texaco. Bush & Co. sono tutti figli del Texas. Il sostegno incondizionato dato dall'allora candidato Bill Clinton all'intervento armato e alla successiva politica USA nel Golfo e' stata una garanzia data all'industria degli armamenti, confermata dalle minacce di bombardare Bagdad alla vigilia della maggiore fiera regionale degli armamenti, ad Abu Dhabi. La stabilita' dei regimi dittatoriali per convenienza dei potenti della cosiddetta "comunita' internazionale" sara' la pietra tombale dell'ONU: gli USA regalano centrali nucleari ai nord-coreani in cambio del rispetto degli accordi sulla non proliferazione degli armamenti nucleari! Una stabilita' suicida, o una nuova politica un po' instabile, un po' funambolica, ma piena di ragioni e di speranze, impregnata dei valori del diritto: questa e' l'alternativa.
LE ORGANIZZAZIONI REGIONALI
La politica ONU di affidare alle organizzazioni regionali maggior potere, per risolvere le crisi ad un livello piu' basso, ha corresponsabilizzato la UE e l'ONU nel disastro balcanico. Per la guerra civile in Liberia fu dato mandato alla OUA (Organizzazione per l'unita' africana). La Nigeria, sola potenza militare della regione, e' intervenuta militarmente con la delicatezza propria dei metodi indigeni. Tre bande di criminali si disputavano il potere a Monrovia, l'OUA ne fece entrare in gioco una quarta. Il governo del Burkina chiese all'ONU di prendere sulle sue spalle la risoluzione del conflitto perche' la OUA non era all'altezza del suo mandato. L'ONU, incapace di risolvere certe crisi, non si vergogna di chiedere ad organizzazioni ancora piu' incapaci di gestire i conflitti. Spesso gli embargo del buon samaritano ONU sono dei palliativi a crisi che non riesce a risolvere. I serbi controllavano l'intero arsenale dell'esercito yugoslavo. Il Consiglio di sicurezza vieta la vendita di armi ai croati e ai musulmani, aggrediti e disarmati. Gli embargo contro l'Iraq, la Serbia ed altri non fanno che colpire popolazioni gia' vittime dei loro dittatori. Non urtano regimi dove e' cancellata la voce dell'opinione pubblica e degli elettori. Quanti iracheni sono vittime innocenti non della guerra, o di Saddam, ma dell'ONU? Gli Stati uniti hanno regolarmente scambiato petrolio contro grano ai sovietici, ma da Fidel Castro esigono la democrazia prima della fine dell'embargo americano.

La recente vittoria del tribunale cade in un quadro perdente, fallito. Spettera' ad un paio di esplosioni nucleari liquidare l'organizzazione, cosi' come la seconda guerra segno' la fine della Societa' delle nazioni. Gregor Yavlinski, uno dei pochi veri liberali russi, e il generale Lebed dichiarano ripetutamente che sono scomparse cento bombe nucleari, inclusi modeli portatili che pesano meno di sette chili, prologo di future catastrofi. Dopo il fallimento della Societa' delle nazioni, l'ONU ricevette maggiori poteri per garantire la pace. Del Consiglio di sicurezza, della NATO e del suo principale membro, chi ne e' stato il vero garante? I successi dell'ONU come l'intervento in Corea grazie alla poltrona vuota sovietica al Consiglio di sicurezza, le missioni di caschi blu ancora attive nel Golan, a Cipro, vanno misurate nel loro giusto valore. L'evoluzione del diritto internazionale, in tempo di pace, non si adegua al ritmo delle crisi. Come "affermare quei principi morali e quei valori etici che sono alla base della nostra civilta'" (preambolo alla mozione generale, assemblea dei parlamentari, Sofia 17 luglio 1993 [Notizie Radicali 5772]? Si conferma che l'ONU, come anche le cancellerie europee, era a conoscenza della preparazione del genocidio in Ruanda ben prima di agire ufficialmente. Nessuno si e' mosso.

Le pecore brucano e non si preoccupano del coltello del macellaio. I trattati europei hanno negato ai cittadini una costituzione europea. Gli stati nazionali non rinunciano alle loro prerogative spesso per fare, grazie alla "raison d'etat", quello che nessuna costituzione democratica autorizza (vendita di armi, di droga, corruzione). Il privilegio di essere uno stato sovrano non si abbandona cosi' facilmente. A meno che dei santi non prendano il potere, gli sviluppi maggiori dell'Europa democratica e dell'Europa "tout court" saranno affidati alla sola svolta storica dell'Euro, prossimo augurabile trionfante eroe, in un clima deflazionista, della rivoluzione microelettronica. La questione della Costituzione e' centrale mentre si continua solo a discutere di riformette. Il Belgio tra poco non esistera' piu' e fra qualche anno i francofoni di Bruxelles chiederanno l'indipendenza dalla Fiandra fiamminga, che gia' oggi comunica loro che saranno giusto "tollerati". L'impero sovietico si e' sciolto e quello russo non regge le centinaia di repubbliche autonome e le varie nazionalita'. Il riflesso, come nel caso della Cecenia, di usare il razzismo e la forza del potere centrale contro tutte le velleita' d'indipendenza, di convincerci che dovremmo provare a provocare lo smantellamento della Federazione russa, per proteggere i suoi popoli da un potere gia' andato troppo fuori controllo. Anche li' il regionalismo sara' il senso della storia, consentira' alla gente di controllare meglio le deviazioni antidemocratiche che hanno caratterizzato il dopo Gorbaciov.

I soldi dei contribuenti russi e occidentali sono scomparsi in un abisso profondo come l'anima russa: in tre settimane (settembre 1998) sono scomparsi 22 miliardi di dollari dati dal FMI. "Le personalita' piu' corrotte hanno mantenuto i loro posti ed e' invano che si cercano gli assassini. A causa della cinica crudelta' dei banditi, il prezzo della vita umana si riduce a zero. Con le riforme e' arrivato il tempo dei criminali. Dopo essersi impadroniti delle finanze hanno stabilito il controllo ideologico della societa'" (Aleksandr Solgenitsin). Le transizioni cilena o spagnola sono dei modelli invidiabili rispetto alla soluzione russa. L'ottanta per cento dell'economia russa e' gestito dai criminali, mentre i politici ricattano il FMI e il mondo occidentale con lo spettro di una crisi dove tutto potrebbe andare fuori controllo. L'assassinio della deputata Galina Starovoitova, liberale, firmataria del nostro appello per l'incriminazione di Milosevic, iscritta all'associazione antimilitarista di Nikolay Khramov (l'unica associazione radicale fuori dai confini italiani), promette un bruttissimo avvenire per la popolazione russa, che a volte auspica un golpe per risanare l'intero apparato! Davanti alla Lubianka la Duma ha deciso di rimettere la statua del fondatore della Ceka, Dzerzhinky, coautore del terrore staliniano. La motivazione ufficiale e' di fare paura ai criminali e simboleggiare la forza ritrovata di uno stato pronto a riprodurre il peggio della storia di questo secolo. La repressione in Cecenia fu scientificamente ignorata dai campioni della democrazia, troppo occupati a preparare gli accordi di Dayton e la bella figura del "successo diplomatico" americano, che nascondeva i soldi versati dal FMI per gli stipendi dell'esercito russo, boia di una guerra, la prima, che costo' centomila vite umane.

BOZZA DI PROGRAMMA
Qual'e' il potenziamento del tasso di efficienza dell'ONU che il Pr ha proposto nella sua ultima mozione? Il tribunale necessitera' di cinquant'anni prima di essere in grado di impedire a un altro Stalin di arrivare al Cremlino. Che altre vie ha proposto, o propone, il Pr? Se non rimettiamo in causa profondamente il sistema ONU, regime mondiale, ci ritroveremo o saremo percepiti come il prete accanto al boia invece di gridare nella folla: RIVOLUZIONE LIBERALE MONDIALE! Il cyberspazio va conquistato con tutti i mezzi (audio, video, scritto). E' tempo di creare un giornale multimedia, una TV sul Web, con un taglio giornalistico, non un elenco di comunicati stampa. Aprire un dibattito transnazionale dentro il partito e' fondamentale. E' la ragione di questo testo. Cerchiamo la "profonda revisione di mezzi, strutture, metodi di lavoro" e "l'assunzione piena di responsabilita' dirigenti e militanti da parte di nuove forze" prevista dall'ultima mozione congressuale. Va fatto lo stato politico e finanziario del partito e dell'area subito, riorganizzato, riaperto il dibattito interno al partito a la vita del partito, evitato il conflitto interno in una nuova cultura dell'organizzazione come espresso dall'Assemblea di Napoli, dove i romani erano maggioritari. Un Congresso, magari piccolo, con meno VIP e parlamentari, e piu' dibattiti, con tre lingue di lavoro per i documenti (inglese, francese, italiano) che eviti di essere una autocelebrazione di conferma di scelte perdenti precedenti (in termini di iscrizioni) va convocato presto. Possono iniziare i lavori delle commissioni congressuali con uno o due giorni di anticipo. Vanno al piu' presto analizzate e discusse in profondita' le ragioni del fallimento sia del partito transnazionale che della politica mondiale. Agora' o internet non possono rimediare a tutti i buchi della nostra strategia di comunicazione.

Il corpus legis ONU non e' applicato in tanti posti del mondo. Il Consiglio di sicurezza e' in parte in mano a dei criminali o a sistemi criminali, e invece di garantire la pace la minaccia. Va concepito il manifesto mondialista che proclama per le persone l'effettiva abolizione delle frontiere per quanto riguarda i loro diritti ad essere protetti da quelli che negano loro i diritti fondamentali, e che consente ai popoli di unirsi liberamente anche per raggiungere questo obiettivo. Una nuova Costituzione per l'Italia, l'Europa e il mondo, la stessa, va preparata. Siamo i soli in grado di compiere una sfida cosi' fondamentale, cosi' radicale e cosi' urgentemente necessaria. Il partito deve far sognare, chiudere o cambiare nome. Va fatto l'inventario del fallimento dell'ONU in tante crisi, senza negare i suoi successi, chiedendone sia la riforma che la costituzione di una federazione forte, democratica (di "cultura" liberale socialista), regionalista, dentro e attorno al continente europeo, per sopperire alle gravi lacune dell'ONU, in particolare nel difendere i diritti fondamentali degli individui. Fare convergere detta federazione verso la NATO e cercare la possibilita' di gettare in questo quadro le basi per offrire al continente americano le opportunita' di allargamento di questa nuova entita'. Il rifiuto della UE di aprire trattative con gli Stati uniti per una unione doganale e' un appuntamento mancato con la Storia. Dall'affermazione del vedere effettivamente rispettati i diritti fondamentali, il diritto alla vita, alla liberta', alla dignita', alla democrazia, a non soffrire per causa dell'ingiustizia dello stato, della fame, della guerra, dell'abolizione mondiale della leva: le battaglie possibili non mancano. E' tempo di responsabilizzare in termini finanziari il complesso petrolifero mondiale per i danni da esso causati all'ambiente. L'essere transnazionale significa rivendicare una cittadinanza mondiale. Va calcolato il costo dell'iscrizione sul PIL mondiale e non nazionale, il che semplifichera' anche il lavoro del tesseramento. Nei paesi piu' poveri possiamo regalare l'iscrizione per smettere di addizionare i centesimi con i copechi, senza modificare la gratuita' laddove l'iscrizione e' vietata dalla legge. Va chiesto un intervento militare europeo nel Congo e nel Sudan per evitare ulteriori tragedie. Vanno concepite campagne a scopo mediatico di dimensione mondiale, come la distribuzione e un lancio di preservativi gonfiati sul Vaticano, azione anticlericale ad Auschwitz dove i cattolici violano una risoluzione dell'ONU con l'erezione di croci attorno al campo di concentramento. Un nostro eurodeputato puo' farsi una canna alla Clinton, senza inalare, davanti alla Casa bianca per rilanciare la campagna del Cora. La battaglia per una convenzione ONU sul diritto alla democrazia potrebbe far parte di un pacchetto di riforme ONU da proporre per "Non c'e' pace senza giustizia". Possiamo rivendicare lo statuto ONU come partito politico che si presenta alle elezioni, o che non lo esclude.

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