Marco d’Aviano e la battaglia di Diotisalvi -
Lettera a Ratzinger: «A Rizziòs ci sono le reliquie del predicatore»

LORENZAGO. «Heiliger Vater, Ich erlaube mir, Ihnen diese Zeilen zu schreiben, um Ihnen ein herzliches Wilkommen in unserem Land zu heissen und um Ihnen schöne Ferien zu wünschen». Che sarebbe come: «Santo Padre, Mi permetto di scriverLe queste righe per esprimerLe il benvenuto presso di noi e per aurugarLe buone vacanze». Ha scritto al papa in tedesco (con annessa traduzione in italiano) Diotisalvi Perin, presidente del comitato Imprenditori Veneti Piave 2000 di Treviso. Ricordando «la vita e l’opera di Marco d’Aviano» che nel 1683 tuonò contro i turchi sotto le mura di Vienna minacciate dall’armata ottomana. Al sentirlo tuonare, i turchi scapparono a gambe levate, dice la leggenda. Marco d’Aviano, salvatore della cristianità, val bene dunque molto più di una messa. Diotisalvi pérora la sua causa presso il pontefice. E con tutta la riverenza possibile, chiede che, almeno, vengano riverite nel dovuto modo «le reliquie della devozione cristiana» contenute nella piccola chiesa di Rizziòs, a due passi da Lorenzago, proprio dove Benedetto XVI sta passando le sue vacanze.
Cosa c’è a Rizziòs? Di particolare importanza ci sono «la pianeta, la stola e il manipolo indossati dal Beato Padre Marco d’Aviano sul Kahlenberg nell’imminenza della battaglia di Vienna del 12 settembre 1683». Pensare cosa sarebbe successo, e come sarebbe cambiata la storia, se il Turco avesse conquistato Vienna! Oggi saremmo musulmani. Prospettiva che richiederebbe una riflessione attenta alla luce delle infinite possibilità che apre alla fantasia quel filone della «storia che non c’è», che non s’è avverata. Della serie: se Napoleone avesse vinto a Walterloo?
«Ho motivo di ritenere», si confida Diotisalvi al papa, «che anche le attuali prospettive inducano a un impegno e a una fermezza che oggi purtroppo sembrano attenuati, ma che sono comunque indispensabili, come la vita e l’opera di Marco d’Aviano hanno decisamente dimostrato». Anche nella politica. Anche nella pubblica amministrazione. Perché «si sottovaluta troppo spesso che l’uomo è stato posto dall’infinito nel finito». Verità sacrosanta, perbacco.
E infatti Diotisalvi Perin prega spesso il Beato Marco d’Aviano «di cui sono devoto, affinché la nostra fede sia salda e i suoi valori sostengano la nostra società». E chiede, in conclusione, conforto al papa. «Sarei lieto se la Sua benedizione papale mi incoraggiasse in questo mio proposito e confermasse la giustezza del mio orientamento». Si firma, con filiale devozione, Diotisalvi Perin.
Parrà strano quel nome. Ma Diotisalvi fu scelto da papà e mamma «rilevato da un biglietto in una ciotola per voto di fede cristiana presso la Pieve di castello Roganzuolo il 5 febbraio 1948». Educato nella fede, cresimato da Albino Luciani (allora vescovo di Vittorio Veneto), è cresciuto come soldato di Cristo. Per Marco d’Aviano nutre smisurata stima, in quanto difensore della cristianità che, in quel lontano 1683 salvò l’Europa dagli infedeli. E proprio come relatore, riferisce Diotisalvi Perin, in una conferenza insieme a don Brunone De Toffol parroco di Trichiana, ebbe ad auspicare nel lontano 1990 «che il Santo Padre venisse a Lorenzago per l’estate del 2007». Quando si dicono i segni della storia.
Così Diotisalvi è andato dal parroco di Lorenzago, portando prove e testimonianze che Wojtyla aveva in animo di andare a Rizziòs, ma che la visita fu cancellata all’ultimo minuto. Ci voleva andare proprio perché «gli erano arrivate voci sulle importantissime reliquie custodite». Potrebbe ora, papa Ratzinger, andarci? La richiesta è stata recapitata, insieme al libro «Mezzaluna e Croce». Chissà. Dio ti salvi, Perin. (t.s.)

© Copyright Corriere delle Alpi, 21 luglio 2007. Papa Ratzinger Blog

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