CENTO ORE TRA I DROGATI. altro che cento ore, saranno ormai duecento mesi, ma vent'anni fa una delle miei migliori inchieste fu sparata in prima pagina a nove colonne e titolo cubitale

Cento ore trascorse dal cronista, finto tossicodipendente, con i drogati. Quattro giorni nel loro mondo. Il giro di vite degli anni recenti da parte di polizia e carabinieri ha indotto i consumatori di droghe illegali a rintanarsi in piccoli gruppi di amici o cercare in provincia o a Conegliano, meta del fine settimana. In un bar, l'approccio con Franco, un giovane biondo, sui 30 anni, in jeans. E' diffidente, ma il cronista conquista la fiducia del nuovo amico sulla base di una dichiarata esigenza comune: si spaccia per uno che cerca roba. Il giorno seguente, venerdì, si avvia il contatto con un altro ragazzo anch'egli alto, più giovane. Si chiama Giovanni. Discutono e le indicazioni ci conducono a Cordenons, ma la persona in questione non c'è. Abbandoniamo la ricerca. Ci fermiamo a casa di un terzo giovane, Giorgio. Gli argomenti di conversazione sono: il rituale decolla ricerca e dell'uso,le visite guidate in caserma e in tribunale, l'Aids, i pettegolezzi sugli amici e la musica. La musica riempie la vita di tutti questi ragazzi, è l'energia che li tiene su quando il resto, droga e clandestinità, li tira giù. I loro miti sono l'inquietante Jim Morrison dei Doors,la disperata Janis Joplin, il chitarrista Jimi Hendrix e l'attore John Belushi. Tutti col nome di 11 lettere che inizia per "J". E un'altra maledetta caratteristica comune: morti di droga pesante.

Il giorno successivo è sabato. Con Franco e la ventenne Diana ci dirigiamo in un paese della pedemontana. I due parlano con i clienti di un locale per ottenere una dritta. Un giovane ben vestito coi capelli corti ci dà appuntamento per mezz'ora dopo, perché "la roba è imboscata", ma vuole i soldi subito: due dosi centomila lire. Oltre un'ora più tardi, Franco smette di bestemmiare e si rassegna al pacco: "mai dare soldi in mano" sentenzia promettendo violenza. Resta il problema di risolvere la serata, di sconvolgersi in qualche modo. Diana propone di prendere delle pastiglie. Ma non sono allucinogeni come peyotl, o LSD: pantere rosa e gatti neri sono passati di moda e di difficile reperimento. Si tratta di comuni psicofarmaci. Ipnotici,tranquillanti e stimolanti come Rohypnol, Tavor, Plegine (detta play), Zitoxil, Valium sono gli psicofarmaci più diffusi in questo mondo.Mi spiegano che, associati all'alcool, rappresentano un deleterio sostituto dell'eroina e determinano una pericolosa polidipendenza. Oltre agli oppiacei (come l'eroina) e alle sostanze psicoattive citate, esistono altre sostanze poco conosciute, cocaina a parte. Il toluolo contenuto in alcuni collanti, se sniffato dà un breve e forte stordimento, e in alcuni casi la morte.

Il giorno seguente, domenica, con Franco ci rechiamo a Conegliano. Sono le due del pomeriggio e la strada è dei tossici. Se ne notano alcuni che vanno su e giù continuamente, incuranti di dare nell'occhio. D'un tratto convergono tutti attorno a una ragazza appena scesa da un'auto. Dev'essere il pusher, la spacciatrice, perché si indispone per l'affollamento. Cominciano le manovre per effettuare il passaggio: da soli o in due, si dividono in diverse direzioni. Fanno il giro dell'isolato per ritrovarsi dopo qualche minuto in un sottopassaggio, un androne, un giardino, con il pusher o un...

s'interrompe qui, sul più bello. roba di vent'anni fa, bei tempi

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