Ciao a tutti, sono Bridget, la sorellina di Miss Welby, e porto lietezza in questo blog affannato di litigi rancori deragliamenti psichiatrici preghiere poetiche e numerose altre miserevoli tristezze varie. Nella mia rubrica di agony aunt in questo autorevole topic esaminiamo oggi il caso della poetessa che scrive:

Carissima zietta Bridget,

è strano come io sia giunta a questo. Mi sono sempre detta: "morirei piuttosto di essere una di quelle donne che spingono un passeggino all'Esselunga". Il domestico ordinario mi terrorizzava. E' solo negli ultimi due anni che ho cominciato a capire che vorrei una famiglia. Sto cercando un partner - un compagno anzi direi - da secoli, ma non incontro la persona giusta. E circa sei mesi fa - profondamente, pacificamente, ma in modo davvero chiarissimo - un pensiero mi ha visitata: "Voglio un bambino". Ho pianto. L'ho sentito venire da un così vero luogo dell'animo. Ho messaggiato un'amica: "Ho deciso che voglio un bambino". "Bambino fortunato" mi ha risposto, e ho pianto ancora.

Vedi Bridget, ho impiegato così tanto tempo per arrivare a questo punto perché ho speso gran parte della mia vita fuggendo da me stessa. Ho speso molti anni sentendomi sperduta e depressa, cercando disperatamente di apparire OK ma navigando tra bulimia, troppo alcol, altre droghe e relazioni folli: Boselli, Giordano, Manera, Parizzi, Scaruffi, Turko... Dieci anni fa ho smesso, sono andata in psicoterapia e tutto è cambiato. Oggi dovrei essere più felice che mai. Eppure, più di qualunque altra cosa vorrei avere un bambino con un compagno. Non so perché l'uomo giusto non sia capitato, ma non è capitato, e così ho deciso di cercare un co-genitore. Non è la soluzione ideale, ma è meglio di altre. Come fare? Tramite questa lettera alla tua rubrica, mia cara zia Bridget.

Nel passato ho sbattuto tra una relazione e l'altra, in genere con uomini già legati, sbandati come me. Ho perso la verginità a 22 anni in una infatuazione durata a intermittenza i successivi dieci. Poi venne una serie di numerosi altri pazzi... erano relazioni solo sessuali... a parte con Michele, che amavo veramente: eravamo anime gemelle e abbiamo vissuto insieme per tre anni. Fu la prima volta che provai una vera intimità con un uomo nel contesto di una relazione importante che fece molto per sanare la frattura in me tra sesso e amore, mettendomi alle spalle il mio dannato passato. Però con Michele avevamo entrambi forse troppo bagaglio emozionale per poter stare insieme, e finì che ci dividemmo, facendomi sentir morire, perché io non volevo bambini per timore di ingrassare.

Nonostante fu devastante (ingrassare comunque), mi cambiò la vita. Ora so di avere la capacità di amare un uomo e rischiare di essergli intima autenticamente, ma senza essere schiava della paura dell'abbandono. Ho imparato che non è possibile amare con la rete di salvataggio: l'amore è semplicemente totale o non è. Non ho avuto altre relazioni dopo Michele, perciò non sono stata con nessuno in quattro anni: il sesso occasionale non funziona più per me, mi è doloroso emotivamente, meglio niente, meglio sola che con qualcuno col quale non vorrei stare insieme. Ma oggi realizzo che vorrei tanto sentirmi parte di una famiglia, che possiedo le risorse emotive per creare la mia, e che voglio essere gravida entro quest'anno.

Ho considerato diverse opzioni per avere un bambino. Sono oltre il limite per poter adottare, e preferirei un bambino fatto da me, finché posso, se posso. Non vorrei neppure essere una genitrice single, quindi questo esclude i semplici donatori di sperma. So dal profondo del mio cuore di possedere ciò che serve per essere mamma, in effetti per tutta la mia vita ho avuto un desiderio subconscio di essere moglie e madre invece di essere freneticamente assorbita dalla mia carriera politica tra radicali verdi, radicali rosa, radicali azzurri... Mi piace cucinare, stirare camice e asciugare lacrimucce, posso dare la mia presenza e il mio amore incondizionato nel sostenere una nuova vita come la cosa più importante che si possa fare nella... vita.

Delle fotografie, un CV, una lettera che spieghi perché chi risponde si propone. Che tipo di uomo cerco? Un professionista di classe media, età ed etnia non sono importanti, né l'aspetto fisico anche se ovviamente per il mio bambino preferirei un papà attraente, e oltre agli esami HIV/etc dovremmo considerare un profilo psicologico di entrambi al quale non obietterei sottopormi anch'io, purché si stenda un velo pietoso sul mio poetare. Può essere anche frocio e/o impegnato in un'altra relazione, è irrilevante: voglio solo qualcuno che voglia essere papà e co-genitore. E che preferibilmente, ma non necessariamente (sono indipendente), offra anche sostegno finanziario nella crescita ed educazione del bambino.

E appunto, cosa ne guadagna il bambino? Sono egoista? Considero i bambini una merce lussuosa? No: è più responsabile di avere il bambino da sola, nel suo migliore interesse. Non vorrei che il partner vivesse con me, però idealmente dovrebbe abitare vicino, magari anche con un/a sua partner, maschio o femmina che sia. Sceglierò un uomo che offra presenza emotiva e giochi un ruolo attivo, mi farò aiutare dalla mia terapista e e da un pedagogo, poi spiegherei tutto al bambino non appena sarebbe in grado di capire. Potrà forse sentirsi particolare o disturbato dalla situazione, con uno o addirittura due papà froci, ma certamente non può essere peggio di genitori litigiosi e divorzi incasinati.

La settimana scorsa ho rivisto Vasco Carraro, un vecchio amico padovano che un'anno fa scherzava sul fatto che sarebbe pronto come co-genitore. All'epoca era qualcosa che non volevo fare, ma stavolta gli ho chiesto se l'offerta fosse ancora valida. "Passami lo sciroppo d'acero" mi ha risposto, e io: "Forse se vogliamo parlarne dovremmo prendere un caffè". Lui: "Temo che occorra qualcosa più di un caffè per metterti incinta". Ho perfino pensato di vivere in una comune dove il bambino avrebbe tanti "genitori", ma non sono il tipo da vivere in roulotte o tantomeno, per ovvie ragioni poetiche, in un kibbutz dove sarei mal vista.

Nei miei momenti bui sento talvolta di non avere diritto a stare su questo pianeta, figuriamoci avere un bambino. E' come se gli dei, chiunque essi siano, abbiano perso il mio file, che avere un bambino è qualcosa cui non sono destinata. Se non succederà, ci sarà un grande vuoto nella mia vita: perché non posso trasmettere l'amore e ciò che ho imparato a un altro essere umano? Certo, troverò soddisfazione in altre aree - la politica, la poesia - ma sarò veramente felice solo con un papà per il mio bambino. Lo voglio ad ogni costo? No, non penso che sarebbe responsabile, però penso che sia ancora possibile e oso sognare.

Grazie, Bridget, per l'ospitalità nella tua rubrica e in cambio ti mando nel primo allegato di 857 gigabyte la mia nuova preghiera per Franco Levi in risposta al suo secondo allegato di 4.9 terabyte. Con affetto, ciao


Bridget risponde:

Carissima,

grazie per questa tua bella lettera d'amore che purtroppo per motivi di spazio ho dovuto amputare degli allegati. La mia prima reazione è stata di esclamare: "un po' come divorziare prima di sposarsi!" Ma vedremo cosa ne pensano i lettori: chi vuole fare un bambino con te si faccia avanti in questa rubrica anche per semplici consigli se l'esperienza della paternità suonasse per il momento ancora come un po' troppo impegnativa.

Buonanotte, Bridget

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