Un altro nodo stava per serrarsi (Welby il 18 ottobre 2003)
Un altro nodo stava per serrarsi, lo strano cuore di luce e cristallo aprì una breccia nel cuore di Loredana che, fissandolo con quegli occhi più chiari dell’azzurro che univa all’orizzonte, cielo e mare, lo invitò nella sua cabina.
...prima di raggiungerla, fece un lungo giro e si avvicinò alla fila delle cabine passando attraverso la bassa macchia mediterranea che profumava intensamente di resina e rosmarino.
Gli ultimi metri li dovette percorrere sulla sabbia infuocata, ma nemmeno dei carboni ardenti avrebbero potuto impedirgli di raggiungere il suo scopo.
La porta era socchiusa, senza aprirla del tutto scivolò dentro come una lucertola in una fessura, fece calare il saliscendi in legno che faceva da catenaccio e rimase fermo trattenendo il respiro, con le spalle contro le tavole ruvide ma piacevolmente fresche.
Loredana stava in piedi nell’angolo di destra vicino all’attaccapanni, ferma e rigida come una cariatide, e come una cariatide piegava la testa e le spalle in avanti, quasi che un peso invisibile le gravasse addosso. Le andò vicino, e con un gesto spontaneo, quasi fraterno la strinse a sé, circondandole le spalle magre. Lei ricambiò l’abbraccio e rimasero così per un tempo lunghissimo.
La dolcezza di quel contatto svanì per lasciare il posto ad una curiosità sconfinata, Piero temeva che tutti i sogni, le fantasie, le illusioni coltivate con mistica devozione in tanti anni, potessero crollare al contatto della realtà.
Per un attimo pensò di fuggire da quello spazio angusto che lo stava soffocando, una corsa folle verso il mare, un tuffo e perdersi, poi, tra le onde in una nuotata senza fine e senza speranza, ma Loredana fece un gesto che lo costrinse a rimanere.
Sempre con il capo chino, fece scivolare le spalline del costume e lo abbassò fino alla vita, a quel punto alzò la testa e lo guardò negli occhi, mostrava i seni come un generale fiero delle sue medaglie, Piero pensò alle parole che Liliana gli aveva detto pochi anni prima, ed allora prese tra le labbra i capezzoli e chiuse gli occhi.
Pian piano si inginocchiò sul pavimento, mentre, con le mani faceva scendere il costume dai fianchi. Loredana sembrava un rettile che, abbandonata la vecchia pelle inutile e scolorita, mostrava quella nuova che il passare del tempo e gli elementi non avevano ancora alterato.
Ed allora la vide: il fascio di luce che penetrava dall’apertura romboidale sopra la porta illuminò quelle minuscole labbra, due piccole onde, increspature sulla pelle liscia e tesa, una peluria appena visibile saliva dal basso per unirsi, poi, in uno strano ricciolo aggrovigliato.
Non era deluso, ecco che la ritrovava come in quel giorno lontano, esplicita e misteriosa gli si mostrava celandosi, avvicinò il viso e si accorse che tutta la freschezza del mare era rimasta intrappolata lì, come gli avvallamenti della spiaggia che imprigionano pezzi di mare dopo che la marea si ritira.
La baciò e sentì il sapore di alga e corallo e vide onde e spume, scogli e abissi, oceani sconfinati con isole sconosciute, terre immaginarie dove perdersi in viaggi senza ritorno.
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