NyLon!, capitolo 20
Sul ponte superiore del suo mega-yacht il lugubre australopiteco esperantista Albergo Licheri fumava nervosamente una sigaretta pensando a come tradurre l'orto del Manzoni. Sara Piccardo, il corpo perfetto risplendente in spiragli di luce soffusa che penetravano complici le fessure della tapparella abbassata creando eccitanti giochi erotici di sofisticati chiaroscuri, era sdraiata accanto a lui, il braccio sinistro proteso oltre la nuca a mettere in evidenza il seno compatto e maturo, la gamba destra piegata ad arco sulla sinistra, e la pelle vellutata leggermente imperlata dalla calura di ottobre che s'insinuava tenue ed astuta in quell’isola tropicale del loro viaggio di nozze.
- L'insalaton era nell'orto...
- Cosa dici, caro?
- Sara, non chiamarmi più così. Io sono uno stimato albergatore al quale non si possono rovinare anni di avventurosa vita esperantista con un banalissimo "caro"
- Scusami, caro
- Grrrrrrrrrrrr
- Ma come vuoi che ti chiami, allora, caro?
- Chiamami come vuoi, ma non "caro"
- Va bene, tesoro
- Sarà meglio che me ne vada
S'indignò Licheri piuttosto incazzato, cominciando a rivestirsi.
- Amore mio, tesoruccio di maritino adorato, te ne vai di già, caro?
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