NYLON!, capitolo 19.

Sul ponte superiore del suo mega-yacht, il lugubre australopiteco esperantista Albergo Licheri era disteso nelle frizzanti lenzuola del letto in compagnia di una birra gelata, un potentissimo cannone, quella ficona della madonna di Sara Piccardo accanto a lui e, uniche note negative, quelle del dannato requiem per sottofondo. Completamente nudi, lo sguardo oltre le stelle, inseguivano appassionate visioni d'amore e si perdevano nell'oblio di un meraviglioso sogno ad occhi aperti. Tenendosi per mano, teneramente pensavano ai lunghi e abbaglianti tramonti hawaiani, dove il sole elargisce i suoi ultimi bagliori con rinnovata forza, quasi a significare una ultima fatica prima di morire, pur sapendo di tornare, ancor più fastoso e raggiante di gioia, il giorno successivo. Pensavano alle calde acque dell'isola di Madagascar, che inumidivano le sabbie bollenti di sconfinate spiaggie complici di un'ipotetica, irrealizzabile avventura. Pensavano al tempo che sarebbe trascorso prima del loro prossimo incontro, quel tempo assassino unica barriera alla loro irrefrenabile passione. Pensavano e al tempo stesso non pensavano, perché trasportati nell'undicesima dimensione dell'amplesso sfuggiva ancora loro la perfezione del climax, che non rappresentava un'idea ma il tentativo di raggiungerla. A tutto ciò romanticamente pensavano quando intervenne l’Editore di questo libro.

- Basta riempire le pagine di romantiche melensaggini esperantiste! Per poter vendere questa cacata di libro esigo una più dettagliata pornografia!

Doverosamente obbediente all’Editore, ricominciai da capo al prossimo capitolo.


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