Georges Darboy è stato un arcivescovo cattolico francese. Allorché il clero francese passava sempre più dala parte dell'ultramontanismo, Darboy restò uno degli ultimi gallicani, il che gli impedì di ricevere la berretta cardinalizia e gli fruttò anzi una reprimenda da parte del Papa contenuta in una lettera privata pubblicata per errore. Gli si rimproverava di mostrarsi più ossequioso del dovuto alle voci imperiali e di adottare contro le esenzioni dei religiosi un'attitudine che la Santa Sede (1869) lo costrinse ad abbandonare. Fu la ragione principale che lo indusse, durante il Concilio Vaticano I a schierarsi con la minoranza che considerava inopportuna la definizione del dogma dell'infallibilità papale. Le sue motivazioni erano di natura più politica che teologica. Darboy fu tra coloro che pensarono a un intervento diplomatico per mettere fine a queste difficoltà. Lasciò Roma prima del voto finale del 18 luglio 1870 esprimendo dichiarazioni che ritratterà qualche mese dopo la definizione del dogma, che finirà per sottoscrivere. Durante l'assedio di Parigi Darboy si comportò da vero pastore e guadagnò l'ammirazione di tutti. Arrestato il 4 aprile 1871, per ordine della Comune di Parigi e incarcerato nella prigione di Mazas, tutti gli sforzi dei suoi amici non riuscirono a salvarlo, perché il governo di Versailles aveva rifiutato tutte le trattative della Comune, in particolare lo scambio con Blanqui. Fu fucilato come ostaggio durante la Settimana di sangue, il 24 maggio, alla Roquette e morì benedicendo i suoi assassini. Dopo la Comune, i funerali di stato furono celebrati per lui e per gli altri ostaggi. La cella della sua detenzione e il muro dove fu fucilato sono conservati dall'inizio del XX secolo nella cripta della grande cappella del seminario di San Sulpizio d'Issy-les-Moulineaux.

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