Ha smesso di piovere, finalmente, ed oggi è tornata in studio Giovanna, la paziente che avevo visitato per la prima volta, pressoché muto, la settimana scorsa. Mi sono deciso sulla valutazione estetica: è brutta e attraente al tempo stesso. Dal punto di vista estetico non proprio brutta-brutta in sé, ma in confronto a una qualunque dodicenne… Però la trovo attraente in quanto estremamente intrigante. Mi ha portato infatti un paio di sue poesie che ha scritto nel frattempo e che mi sono preso la briga di inserire nell’analizzatore di scrittura, con risultati sorprendenti.
L’analizzatore automatico di scrittura sul web è uno strumento straordinario che permette a qualunque imbecille di ergersi a critico letterario e poter vantare cultura con i suoi pazienti dicendo loro: “ma lo sa che il suo stile assomiglia a Conrad, Poe, Joyce, Hemingway, Tolstoy, Dostoevsky?” Per la verità un Conrad non mi è ancora capitato, però ho avuto uno Shakespeare.
Ora questa Giovanna mi ha messo in crisi con le sue poesie. La prima che ho inserito, “Recupero in mare” è risultata nello stile di Bram Stoker, il che la dice lunga. Conoscendo la storia di abusi subiti da Giovanna non sorprende che la prima opera di resurrezione dal suo sonno apparentemente senza fine coincidesse con i macabri temi dell’autore di Dracula. Poi però sono rimasto interdetto quando ho inserito nell’analizzatore la sua seconda poesia, intitolata “Ripartirò dall’anno zero” e datata solo quattro giorni dopo la prima.
Il responso dell’analizzatore è stato James Fenimore Cooper, un autore americano che confesso non avere conosciuto prima ma che a quanto pare fu molto apprezzato da suoi famosi contemporanei francesi come Victor Hugo e che apprendo essere passato alla storia della letteratura con L’ultimo dei mohicani, più noto nelle numerose versioni cinematografiche, e apprendo inoltre Cooper fu anche un marinaio come Conrad, ma il nuovo Conrad vorrei tanto esserlo io… Insomma, per farla breve, nell’arco di soli quattro giorni questa Giovanna perturbata, senza alcun mio intervento, sostanzialmente si trasforma da uno zombie in una avventurosa esploratrice. C’è davvero di che esserne intrigati, non credete?
Così la sera del 17 ottobre 2003 il dottor Loperfido aggiornava il suo anonimo blog per i suoi draculeschi seguaci, omettendo però quanto era accaduto nel frattempo: la tremenda delusione e conseguente frustrazione per il mezzo fallimento del suo esperimento di corpus dissolvi. Sì, il clochard assopito sulle riscaldanti griglie del metrò in viale della Repubblica era spirato in pochi secondi al suo tocco micidiale, ma il suo cadavere non era svanito come sperava! E se inoltre al deliberato contagio avessero contribuito freddo e decennale umidità nelle ossa, indipendentemente dalla sua azione criminale? Non avrebbe avuto modo di saperlo fino al successivo tentativo, possibilmente con un soggetto sano.
Nel frattempo si abbandonò sullo schienale della poltrona non potendo fare a meno di ripensare a quella sua nuova paziente dalle sorprendenti attitudini psico-liriche. Forse una bipolare che abilmente lo prendeva per il culo? Gli cadde casualmente l’occhio sulla sua libreria di testi professionale. Oh no! L’amore per la vita non era altro che una trascrizione radiofonica sull’Arte di amare… Proseguì più in là sullo stesso autore, verso roba più seria e pesante, Grandezza e limiti del pensiero di Freud, e con suo stupore riscoprì infilati a pagina 46 dei vecchi trafiletti di Lotta continua e del Corriere della sera risalenti al 1980. “La madre è colei che dà vita e colei dalla quale la vita dipende … nei primi anni di vita il ruolo del padre è trascurabile quanto la sua accidentale funzione procreativa … in termini psicologici la sua presenza non è affatto necessaria e può essere sostituita benissimo dall’inseminazione artificiale”. Minchia! Il dr Loperfido ora sapeva quale sarebbe stata la cavia della sua prossima sperimentazione. Peccato che avrebbe dovuto attendere ansioso altre tre settimane, giacché la sua paziente Giovanna, a sua volta medico, sarebbe stata assente altrove per quasi un mese, ed egli, maledicendosi, non aveva avuto l’immediata presenza di spirito di chiederle dove e perché.
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