Adone Zoli è stato un politico italiano. Fu tra l'altro Presidente del Consiglio dei ministri italiano nel periodo 19 maggio 1957 - 1º luglio 1958. Nato da una famiglia originaria di Predappio, si laureò in giurisprudenza nel 1907, esercitando la professione di avvocato prima a Genova, poi a Bologna ed infine a Firenze. Nonostante l'avviata carriera forense, fu chiamato alle armi durante la prima guerra mondiale: partecipò alla battaglia di Caporetto ed ottenne, al termine del conflitto, due croci al merito di guerra e una al valore militare. Nel dopoguerra, partecipò a vari congressi del PPI, ed in uno di essi (più precisamente quello di Venezia dell'ottobre del 1921) venne scelto per entrare nel comitato centrale. Nel 1943 aderì alla Resistenza partigiana, e fu per questo arrestato insieme a due suoi figli: fu condannato a morte per rappresaglia da parte dei nazisti, ma l'intervento liberatore dei partigiani scongiurò tale ipotesi. Nel febbraio del 1944 subì un nuovo tentativo di cattura, stavolta fallito. Personalità di spicco all'interno della Democrazia Cristiana, nel 1948 divenne senatore, e dal marzo 1950 al luglio 1951 fu vicepresidente dell'assemblea. Entrò a far parte del settimo governo De Gasperi nel luglio del 1951 in qualità di Ministro di Grazia e Giustizia: in questa veste si adoperò - tra l'altro - per migliorare le condizioni di detenzione dei carcerati, ancora soggetti a leggi e regolamenti di impronta fascista, in ossequio al principio della funzione rieducativa della pena sancito dalla nuova Costituzione repubblicana. Con una serie di circolari emanate nel 1951 Zoli prese provvedimenti che includevano l'abolizione della rasatura del capo per i detenuti condannati a pene brevi e gli imputati in attesa di giudizio, e l'esenzione dall’obbligo di portare la divisa carceraria per i condannati a pene inferiori ad un anno di reclusione. Stabilì inoltre che i condannati venissero chiamati dal personale delle case di pena per nome, e non più per numero di matricola, incrementò i corsi d'istruzione, le rappresentazioni cinematografiche e teatrali, e concesse di tenere in cella l’occorrente per scrivere e le fotografie dei familiari. Concesse infine anche alle donne detenute il permesso di fumare. Inoltre Zoli appoggiò e sostenne il progetto, ideato da Palmiro Togliatti, di amnistiare i reati commessi "per fine politico" dalla Marcia su Roma al 18 giugno 1946. Questa legge, approvata dal parlamento nel 1953, aumentò la popolarità di Zoli. Fu nominato Ministro delle Finanze nel primo governo Fanfani, e Ministro del Bilancio nel governo guidato da Antonio Segni (6 luglio 1955 - 15 maggio 1957). Data l'instabilità politica che vi era nei governi di quel tempo, l'allora Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi gli affidò l'incarico di presiedere un governo monocolore democristiano che si sarebbe dovuto dimettere dopo le elezioni politiche del 1958. Zoli assecondò la volontà del capo dello Stato e così fece: il 15 maggio 1957 ottiene l'incarico, il 20 maggio forma il suo governo ed all'inizio di giugno ottiene la fiducia di Senato e Camera, ma si dimette il 10 giugno, rifiutando l'appoggio (determinante) del Movimento Sociale Italiano. Zoli venne invitato dal presidente Gronchi a ritirare le dimissioni e ripresentarsi: resterà in carica fino al termine della legislatura (1958). Zoli fu l'unico senatore in carica ad assumere la carica della Presidenza del Consiglio nella storia della Repubblica. Dopo aver dato le dimissioni del suo governo, Zoli non ebbe altri incarichi governativi. Morì a Roma il 20 febbraio 1960 all'età di 72 anni.
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