I radicali si spaccano su Islanda e Afghanistan

I nodi vengono al pettine in tutti i partiti che diventano troppo grossi, come nella storia italiana è successo a Dc e Pci, come oggi succede con le scissioni nel Pdl e nel Pdm, il Partito della marmellata dove trovano posto pro- e anti-caccia, pro- e anti-nucleare, pochi laici e tanti democristiani. Sarà questo il destino anche dei radicali dopo che con oltre cinque milioni di voti hanno ottenuto la maggioranza assoluta nel Consiglio regionale della Lombardia.


E così ieri notte è scoppiato il casino alla riunione tra i centocinquanta componenti del comitato milanese - una quantità di dirigenti superiore a quello che fino a poco tempo fa era il numero totale degli iscritti nella metropoli -, quando dall’ordine del giorno è emersa la spinosa questione della politica estera. Sì, perché in una regione che per popolazione e potenza economica è più grossa della gran parte dei paesi dell’Unione europea, quella di Armando Crocicchio è una poltrona pesante quanto quella di un primo ministro di Austria o Belgio.

Con l’autorevolezza e i toni perentori che ne hanno fatto uno dei maggiori esponenti del partito di Pannella, il neo-presidente della regione si è presentato con le idee ben chiare, chiedendo la fiducia su un unico documento a favore dell’annessione dell’Islanda e contro il dispiegamento di missili nucleari lombardi in Afghanistan. È stato a questo punto che il suo rivale storico, il minoritario Litta Modignani, ha pretestuosamente cercato la visibilità con una mozione d’ordine finalizzata a votare separatamente sulle due questioni, la sua corrente essendo invece favorevole ai missili.

La segretaria politica Daria Veronesi, da sempre fedelissima crocicchiana di ferro e alla quale spettava la decisione su come procedere, ha sorpreso il suo leader dando ragione a Litta, accogliendone la richiesta di voto separato. Come è uso fare per manifestare la sua irritazione, Crocicchio ha scagliato un busto marmoreo di sé stesso sulla testa gommosa di Cappato, dalla quale è rimbalzato andando a spiaccicare su una parete l’ex commissaria alla pesca Emma Bonino, già crocicchiana che lo aveva polemicamente abbandonato per passare all’opposizione interna quando nel formare la nuova giunta il capo dell’esecutivo l’aveva degradata ad assessore all’albicocca.

Mentre alcuni militanti ripulivano il muro dagli organi interni della Bonino, il padre nobile dei radicali meneghini Lorenzo Strik-Lievers ha approfittato del momento di mestizia per innestarvi uno dei suoi ecumenici interventi rappacificatori, ma non privo di velate critiche al leader: “Mi duole, mi fa specie constatare che ancora una volta Armando abbia eliminato un’altra nostra compagna pur essendo perfettamente consapevole dell’elasticità cranica di Cappato, e potrebbe perfino sorgere il sospetto che un esperto giocatore di biliardo come lui scagli i propri busti sulla zucca pneumo-cappatica calcolando l’angolazione del rimbalzo in modo che vadano a colpire i suoi avversari politici”.

Per la cronaca, alla fine si è votato separatamente come voleva Litta, ma non col risultato che questi sperava: il dispiegamento dell’arsenale nucleare in Asia centrale è stato rigettato dallo zoccolo duro antimilitarista, curiosamente favorevole però alla dottrina militare crocicchiana di annessione dell’Islanda per il controllo lombardo del Nord Atlantico, e dopo questa ennesima vittoria il leader se n’è andato soddisfatto a scolpire un altro busto di sé stesso per la prossima riunione.

1 commento:

Anonimo ha detto...

No quella della foto coi radicali non c' entra....