"Per drogarmi"

Ho accompagnato una mia amica alla seduta dalla sua psicologa. All'inizio l'idea era solo di farle compagnia durante il viaggio e poi, una volta parcheggiato, tenerle d'occhio l'automobile affinché non le rubassero le gomme o l'autoradio (siamo a Milano...) mentre io ci sarei rimasto dentro ascoltando appunto l'autoradio stessa e fumando un paio di sigarette nell'attesa. Ma la mia amica ci teneva che salissi brevemente per presentarmi alla sua psicologa e io ho accettato, prevalendo in me la curiosità di dare un'occhiata a questo studio associato di rinomati psicologi.

Bisogna sapere che questa mia amica va a fare le sedute di psicoterapia in quando sofferente di depressione e conseguentemente alcolismo, cioè esattamente il mio stesso problema (non a caso siamo amici). Nel presentarci in modo formale, la psicologa, che non è affatto stupida (come invece MOLTI psicologi cialtroni) ed era a conoscenza dalle sedute precedenti con la mia amica che anch'io soffro dello stesso problema, invece di liquidarmi con un banale "buongiorno e arrivederci", siccome è davvero brava e interessata ad aiutare la sua paziente, mi ha chiesto perché anch'io consumo alcol.


"Per drogarmi", le ho risposto, e lei è rimasta basita, paralizzata per qualche secondo. Si sarebbe aspettata una qualche classica risposta del tipo "ho sofferto nell'infanzia... sono disoccupata precaria senza speranza di pensione... sono cornuta e divorziata... ho recentemente avuto un lutto in famiglia... la mia ex suocera è stata operata all'anca e purtroppo l'operazione è andata bene per cui ahimè è ancora deambulante", e insomma così via con le classiche scuse dell'alcolista.

Attenzione, c'è del vero: la mia infanzia non è stata felicissima (mio padre mi picchiava), ma avevo pur sempre dei bei giocattoli tipo i mattoncini Lego, il trenino elettrico e una bellissima bicicletta. E anche tutto il resto è vero: sono disoccupata, sono divorziata, e mi è morta l'ultima nonna che avevo mentre la ex suocera, accidenti, è ancora viva. Però, siamo seri: queste non sono buone scuse per alcolizzarsi se riflettiamo paragonando la situazione con la MAGGIOR PARTE DELLA POPOLAZIONE MONDIALE che nasce e cresce negli slum dei paesi sottosviluppati.

Voglio dire: pur con tutti i problemini che ho avuto (e che ho) nella vita, sono stata fortunata al confronto di tanti poveri cristi che addirittura fanno la fame e perfino muoiono di malattie per mancanza di un pozzo di acqua pulita. Ecco perché, ASTENENDOMI dalle classiche giustificazioni tipiche dell'alcolista, alla domanda della psicologa ho risposto chiaro e tondo: "per drogarmi", specificando "a scopo ricreativo".

Una volta ripresasi dalla mia brutale franchezza, ho spiegato anche alla dottoressa (che ripeto essersi interessata al mio problema alcolico in quanto certamente non la aiuta a risolvere quello della mia amica sua paziente), che a me in realtà l'alcol NON PIACE. Non mi piace il sapore (a parte qualche birra speciale di alto livello, lo ammetto) e non mi è mai piaciuto, tant'è che cominciai a bere relativamente tardi (26 anni) rispetto alle adolescenti di oggi con la vodka nello zainetto. Ma allora perché?!?

Semplicemente perché è legale, e quindi:
1. prima di tutto non rischio il passaporto.
2. qualità controllata: eccetto casi rari (lo scandalo del vino al metanolo), i produttori hanno interesse a continuare a vendere roba vagamente bevibile senza provocare avvelenamenti istantanei.
3. prezzo abbordabile, caricato di accise calcolate in modo intelligente (basta un qualunque bravo ragioniere della Guardia di finanza) affinché il prezzo ne scoraggi il consumo MA NON TROPPO da rendere più conveniente quello di contrabbando. E in un mondo ideale (paesi nordici) queste accise vengono usate dallo Stato precisamente allo scopo di campagne informative sui danni della sostanza.

Ora, ho spiegato alla mia amica e alla sua psicologa, ho speso trent'anni della mia vita e ne farò lo scopo per i prossimi trenta, affinché queste valide ragioni di cui sopra si applichino finalmente anche rispetto a un'altra sostanza molto meno dannosa, che di gran lunga prediligo, e che quando assumo mi fa addirittura venire lo schifo dell'alcol. La CANNABIS e i suoi derivati (hashish e marijuana). Io sfido chiunque a dimostrarmi che sotto l'effetto della cannabis ci siano mai stati casi di incidenti stradali o violenze domestiche contro le donne (invece molto spesso, quasi sempre legati all'alcol).

E' per questo che io esigo, io pretendo, I DO DEMAND, la legalizzazione e regolamentazione della produzione e commercio della cannabis, in vendita dal tabaccaio a un prezzo ragionevole secondo la regola di mercato di cui sopra per cui la tassa che ne ricava lo stato sia abbastanza alta da scoraggiarne il consumo ma non troppo alta da incoraggiare il mercato nero. Dopodiché state tranquilli che smetto sùbito di bere. E anche la mia amica, che non fuma ma le faccio un infuso in forma di tisana.

E a rischio di scandalizzare mi spingo oltre su una droga pesante (peraltro pesante quanto l'alcol in termini di dipendenza, danni alla salute e pericolosità sociale): l'EROINA. Non dal tabaccaio, ovviamente, ma dal farmacista. Vorrei che qualche moralista nostrano mi spiegasse come mai nella più grande città svizzera, Zurigo, non esiste più l'AIDS (né i furti di autoradio). Lo spiego io.

Col loro senso pratico, gli svizzeri hanno fatto due conti e calcolato che in termini socio-economici costa meno dare gratis le siringhe agli eroinomani (tanto l'eroina esiste ed esisterà sempre, è inutile mettersi le fette di emmental sugli occhi). Invece l'eroinomane zurighese non viene trattato come un criminale, bensì va in un posto dove gli danno una siringa pulita senza pericolo di essere denunciato alla polizia. Naturalmente gli operatori socio-sanitari gli propongono aiuto per disintossicarsi, ma senza obbligo: finché non vuole, finché non se la sente di affrontare un percorso di recupero, comunque avrà gratis la sua siringa monouso nuova e PULITA.

Ma non lo fanno mica per beneficenza, gli svizzeri: la scomparsa dell'Aids da Zurigo risparmia al sistema sanitario cantonale (cioè al contribuente svizzero) una bella somma rispetto a quella che spendevano per curare i malati.

In conclusione, ammetto che se uno si droga (con l'alcol o con l'eroina o il tabacco), ebbene sì, è un IDIOTA come me. Ma la DIFFERENZA sta laddove il drogato fa male solo a sé stesso oppure è costretto - oltre che dalla tossicodipendenza anche dalle circostanze dell'illegalità -, a diventare dannoso per l'intera società. Alcuni stati più avanzati di Europa e Nord-America hanno sperimentato politiche alternative al proibizionismo con risultati di concreto SUCCESSO.

PS: per la cronaca, l'autoradio della mia amica è estraibile, per cui salendo dalla sua psicologa me l'ero portata in tasca. Tuttavia, in mia assenza, un bravo parcheggiatore le ha distrutto uno specchietto retrovisore. Preventivo del concessionario per la sostituzione: 150 euri. Quasi il doppio della seduta di psicoterapia. D'altronde, si sa, per funzionare meglio la psicoterapia bisogna pagarla. Ciò che gli psicoterapeuti non prevedevano quando a loro vantaggio stabilirono questa regola, è che poi il denaro sarebbe andato a finire nelle tasche del concessionario di automobili, al quale ho chiesto inorridito: "150 euri per uno specchietto retrovisore?!?" La sua risposta:
"Per drogarmi"

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