Stella
2. Martedì
Stella è davvero un gran bel
pezzo di figa. Bionda naturale, è alta all’incirca come me o poco meno,
valutando a pollici: un pollice in meno, ad occhio, valutazione approssimativa.
Non l’ho ancora mai vista quando siamo in piedi entrambi, io sono stato seduto
silenzioso sulla panca anche il martedì, quando l’ho vista transitare
nuovamente nello stesso posto. Non so come sia fatta di preciso. Siamo
d’inverno e il suo elegante cappotto ne copre le forme, ma una cosa è certa: le
gambe sono notevoli. Le mette sotto un odioso pantacollant e poi dentro a degli
stivali neri scamosciati dal tacco basso che le arrivano alle ginocchia.
Sono noto come un
feticista dei tacchi alti, eppure quei suoi stivali dai tacchi piatti mi
impressionarono – perfino eccitarono -, perché le stavano proprio bene. Sospettai
che fosse per nascondere gambe storte, ma mi sbagliavo: quando qualche giorno
dopo la vidi rivelare polpacci e caviglie, la prima cosa che mi domandai fu “ma
come mai questo paio di gambe sono ancora qui, in questa cittadina di
provincia, e non ancora in televisione?!?”
Stella – qualunque fosse
il suo vero nome lei per me era Stella -, mi intrigava sempre di più. Per un
paio di notti non pensai ad altro. Ero infatuato di una sconosciuta della quale
sapevo pochissimo: si poteva escludere che fosse una studentessa, giacché
dimostrava un’età tra i 25 e i trent’anni e qui in questo buco di culo non ci
sono sedi universitarie. Evidentemente, proseguii nel ragionamento, scende qui
alla stazione degli autobus per motivi di lavoro, al che mi posi la domanda
logica conseguente: lavora in un ufficio o in un negozio? Cioè, non sarà mica
una commessa assunta giusto per attirare i clienti perché strafiga senza
cervello, oppure il cervello ce l’ha impegnato in un lavoro più qualificato?
Per rispondere a questa
domanda – mi dissi -, dovrò aspettare sabato: se va a lavorare di sabato
significa probabilmente che fa la commessa in qualche negozio del centro. Se
no, vuol dire che invece, come scommetto valutando il suo aspetto, è impiegata
di concetto presso qualche azienda qui in centro.
Come si vedrà oltre,
vinsi questa scommessa con me stesso: sul fatto che lei non fosse più una
studentessa e lavorasse invece per una qualche azienda nei dintorni del centro avevo
intuìto bene. Restava da scoprire quale fosse questa diavolo di azienda, per aiutarmi
a saperne di più su di lei, per scolpirne nella mia mente un profilo
professionale oltre che, naturalmente, una volta individuata l’azienda poter
risalire al suo vero nome con una telefonata fantasma e dal nome sapere più di
lei tramite i dannati social network. Questo era il mio piano, che all’inizio fallì
miseramente.
Intanto il sabato era
ancora lontano, c’era prima il mercoledì per pensare a come indagare
ulteriormente al fine di ucciderla, di assassinare la terza giovane donna più
attraente che abbia mai visto. La terza ella essendo, ciò richiederà la vostra
pazienza per un terzo capitolo.
[2. continua]
1 commento:
mmm ...
ori
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