"L'obiettivo di questo lavoro è di raccontare e analizzare alcuni fenomeni psicologici che ho percepito nei morti, compreso lo stress post-traumatico in persone assassinate. La metodologia adottata è stata la proiezione della coscienza (cioè uno stato non ordinario di coscienza), che mi ha permesso di osservare, interagire e intervistare i morti come psicologo sociale. L'inchiesta si è basata sullo scetticismo cartesiano, che mi ha permesso un'analisi più critica delle mie esperienze durante la proiezione della coscienza. C'è una forte evidenza che una persona morta: (1) continua a vivere, a pensare, comportarsi dopo la morte come se avesse ancora il suo corpo perché la coscienza continua in uno stato post-mortem; (2) non si rendono conto per un tempo considerevole che sono già morti ("perturbazione postmortem"): la durata di questa perturbazione può variare da persona a persona, in linea di principio in base al tipo di morte; e (3) non ama parlare, ricordare e/o spiegare le cose relative alla sua propria morte perché gli eventi legati alla morte sono repressi nell'inconscio ("repressione cognitiva post-mortem"). In aggiunta, ci sono prove che la morte può essere molto traumatica per la coscienza, in particolare se morti ammazzati".

Per meno di due dollari australiani gli interessati possono leggere il lavoro dello psicologo brasiliano Wasney de Almeida Ferreira sul Australian Journal of Parapsychology

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