STRANIERI A PORDENONE

[articolo di Michele Boselli da un Corriere di Pordenone del 1988]

Pordenone, ingiustamente ritenuta priva di identità, perché non sta in Veneto né in Friuli, ha invece trovato una sua identità anche per questo motivo, che l'ha portata ad essere aperta ad altre culture. Quella meridionale in primo luogo. I famigerati "terroni" vivono in pace con i pordenonesi, tanto da faticare a distinguerli. I non pochi milanesi stanno bene: ritrovano infatti il traffico, e scoprono l'aria pulita, con una spruzzatina di radon per non sentire nostalgia dell'inquinamento. Poi sono arrivati loro, gli "stranieri". Alcuni di loro molto tempo fa, come gli americani della base o gli yugoslavi. Altri come insegnanti della loro lingua: inglesi e tedeschi. Altri ancora, da Cina, Iran, america centrale, per trovare speranza e lavoro, come hanno fatto tanti
friulani all'estero.

Così Pordenone conta ora oltre 200 "stranieri", lo 0.4 per cento della popolazione. Contrariamente a quello che si può pensare, non sono molti gli americani; essi sono più numerosi ad Aviano, Roveredo, Budoia. Molti sono gli yugoslavi e i tedeschi, e sono anche quelli residenti in modo stabile in città da diversi anni. Seguono inglesi e francesi, per lo più insegnanti in istituti di lingue privati. Spesso questi insegnanti ruotano fermandosi pochi mesi. Tra gli affezionati troviamo invece due iraniani, un greco, un olandese, due signore spagnole. Arrivati più recentemente sono diversi immigrati dall'America latina. Ecco dunque, che cosa hanno detto al Corriere di Pordenone alcuni di questi pordenonesi "transnazionali":

Thaer Djafari, 32 anni, iraniano: "Sono a Pordenone da quattro anni e sto bene. Prima ero a Urbino, dove ho studiato. Ora faccio il tirocinio di sociologo, ma ho fatto venti lavori, dal manovale al commesso. Ho molti amici italiani e mi trovo da dio in questo paese di cultura elevata"

Ernest Fleury, 76 anni, francese: "Ho poche amicizie, ma sto bene a Pordenone, sono qui da dodici anni"

James Addlesberger, americano dell'Ohio: "Lavoro alla base da quattro anni. Non ho contatti con italiani perché non parlo la vostra lingua. Però mi trovo bene. Tutti gli americani si trovano bene qui. All'inizio ci lamentiamo del cibo, ma poi diventiamo matti per pizza e spaghetti!"

Petra Kloetzner, 28 anni, di Lipsia (DDR), insegnante: "Vivo qui da otto anni, ho sposato un italiano e non posso lamentarmi della mia condizione di straniera. Piuttosto, delle condizioni della scuola italiana..."

Ljuba Karapeova, 41 anni, di Skopje (Yugoslavia): "Sono qui da 19 anni, ho sempre lavorato alla Seleco. Sono sposata con un italiano e ho due figli. I miei amici sono tutti italiani"

Vassilis Kyprianidis, 34 anni, greco: "In Italia mi sono laureato in veterinaria e vivo a Pordenone da quattro anni, sposato con una consulente finanziaria italiana. Non  ho problemi di contatti umani"

Maria Enriqueta Rodriguez Gomez, 51 anni, pensionata, spagnola di Cadice: "Vivo a Pordenone da quattro anni. Prima sono stata a Genova, che ricordo per il buon clima, e a Milano. Mio marito è di Pavia. Mi sono sempre trovata bene"

Il viaggiatore che si trovasse a passare per Pordenone e facesse sosta, tra l'autostrada e la stazione Fs, all'albergo Santin (nome tipicamente veneto), entrando nel bar-ristorante dell'hotel rimarrebbe a dir poco sorpreso: barista, cameriere, maitre e gestore sono tutti cinesi. Le famiglie Lyn, Zhu e Wu, unite da un complesso sistema di parentele, sono originarie di Zhe Jiang, un paese vicino alla grande metropoli Shanghai. Dopo un breve periodo a Bologna, diciotto mesi fa sono approdati a Pordenone.  "Sto bene a Pordenone" dice Zhu Hua (rosa di pera), una ragazza di 20
anni che si fa chiamare Monica "Nessuno mi ha mai preso in giro, ma ho pochi amici italiani perché parlo ancora male la lingua". Consultata la carta stradale per rassicurarsi sull'ubicazione della nostra città, il viaggiatore consulterà poi la carta dei cibi per scegliere una leccornia (dal pollo ubriaco alla birra cinese) da consumare in un ambiente caratteristico nell'atmosfera dell'ospitalità orientale.

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