Federalismo e nazionalità, di Olivier Dupuis

2.13. La questione delle nazionalità, delle minoranze

Già nel 1979, nel Parlamento europeo, nel Parlamento italiano, negli incontri tra delegazioni del PE e del parlamento yugoslavo, nelle piazze, nei loro giornali, i radicali in generale, Marco Pannella in particolare, ritenevano che "le questioni del Kossovo, del Paese Basco, dell'Irlanda del Nord, ... non potevano essere affrontate e risolte a Belgrado, a Madrid o a Londra, ma lo potevano essere, invece, a Strasburgo o a Bruxelles". Una analisi, purtroppo, drammaticamente confermata dalla storia recente ed attuale. Ma anche una proposta, spesso derisa, sempre bollata come irreale, dalle classi dirigenti della Comunità europea e dei suoi paesi membri.

Oggi, a quasi quattro anni dalla caduta della Cortina di Ferro, alle questioni basca, irlandese, kosovara se ne sono aggiunte decine di altre, che si credevano scomparse dal continente europeo, ma che erano state soltanto represse e negate da cinquant'anni o più di totalitarismo comunista.

Ovunque in Europa, e non solo, ha ricominciato quindi a bollire la pentola del nazionalismo. In alcuni casi, esasperata da classi politiche del vecchio regime in cerca di nuove basi di consenso, questa tremenda ideologia ha già fatto saltare il coperchio. Inutile dilungarci sul risultato della politica di questi signori che da demagoghi che erano all'inizio sono poco a poco diventati dei veri e propri criminali, responsabili di violenze, torture, stupri e stermini di massa: lo spettacolo di quanto sia avvenuto nella Croazia prima, nella Bosnia poi, è risaputo da tutti.

Nessun commento: