Federalismo e nazionalità, di Olivier Dupuis

2.16. Il partito degli Zingari

Nel bel mezzo della questione delle minoranze, ce n'è una molto particolare: quella degli zingari. Una questione che è riemersa in tutta la sua drammaticità agli occhi dell'opinione pubblica europea attraverso gli atti di intolleranza di cui è stata vittima questa comunità in Germania, in Ungheria, in Bulgaria, in Romania, e, più generalmente, ovunque risiedono consistenti comunità rom. Più recentemente, è stata decisa in Germania l'espulsione di 80.000 emigrati illegali, provenienti dalla Romania: questa misura tocca particolarmente i rom visto che costituiscono la stragrande maggioranza di questi immigrati.

Con questi avvenimenti è riemerso un vecchio dibattito, quello tra "assimilazione" e "integrazione", mai risolto o chiuso ma solo congelato ad Est dai vari regimi comunisti o, in Occidente, dalla crescita economica che consentiva in qualche modo di "contenerlo", di "accantonarlo", di "nasconderlo".

Manifestamente però‚ né la politica volontaristica (ed è un eufemismo) dell'Est, né i dividendi della politica del Welfare State dell'Ovest, ambedue fondate sull'assimilazione, hanno conseguito il loro obiettivo.

Le comunità zingare hanno mantenuto forte la loro identità, anche se, per alcune di esse, se ne è aggiunta o sovrapposta un'altra, di natura sottoproletaria, originata dalla rivoluzione industriale e dalla scomparsa delle classi artigianali.

Il nodo centrale della questione, a partire dal quale riaffrontare (o meglio affrontare, in ambito europeo) la questione zingara ci sembra quindi essere quello dell'identità. E, come è stato ormai dimostrato, non c'è possibilità di affermazione di identità se la politica - proclamata o meno dai vari stati - è una politica di assimilazione. E' giunto quindi il momento di inventare una politica tendente all'integrazione, fondata sull'affermazione delle peculiarità del popolo zingaro e sulle sue necessarie articolazioni con le varie culture nelle quali si è ambientato.

Si tratta, in altri termini, di creare lo spazio affinché‚ il popolo zingaro possa compiere una vera e propria rivoluzione transnazionale. Una rivoluzione che, sul modello delle rivoluzioni nazionali del secolo scorso, consenta al popolo zingaro di affermare e di vivere la propria identità, le proprie peculiarità linguistiche e culturali. Una rivoluzione che, all'opposto delle rivoluzioni del secolo scorso, fondi questa affermazione sulla interdipendenza del popolo zingaro con i vari popoli europei con cui convive. Una rivoluzione, ancora, che abbia come geografia la democrazia, come referente gli Stati Uniti d'Europa da creare.

In questa direzione si stanno cominciando a muovere alcune organizzazioni internazionali Rom. Di recente, sotto la loro spinta, è stato approvato dal Consiglio d'Europa un documento nel quale viene loro riconosciuto lo status di minoranza europea. Un riconoscimento senz'altro importante ma che rischia di non produrre effetti se non si riescono ad individuare alcuni obiettivi grazie al cui raggiungimento si possa cominciare a rendere questo concetto visibile e comprensibile.

Un compito difficile che necessita di un ulteriore sviluppo della riflessione insieme ad un maggiore coinvolgimento degli zingari iscritti al Partito Radicale. Quanto segue non va quindi considerato come una vera e propria proposta ma come un primo contributo.

Un punto fermo, dal quale dobbiamo partire, è il carattere transnazionale della questione, anche se, di fronte al carattere relativo, in termini politici ed istituzionali, dei referenti europei, i problemi di praticabilità politica non sono da poco. A titolo quindi solo evocativo, al momento, indicheremo due possibili obiettivi che potrebbero essere perseguiti nel quadro delle istituzioni della Comunità europea o di quelle del Consiglio d'Europa:
1. la promozione di una Università Europea Rom dove diplomati dei vari paesi europei possano compiere una formazione complementare di studio e di insegnamento della lingua rom;
2. la creazione di un'Accademia Europea Rom, dove scienziati di questa etnia possano difendere e promuovere la propria lingua e cultura.

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