IL POETA E LA MUSICA
[da ITALIANI IN BULGARIA numero 16 del 13 aprile 1998]
Uberto Malizia approda per la prima volta in Bulgaria il 1° aprile dell’anno scorso, e come vede l’aeroporto di Sofia pensa che l’invito a svolgere la funzione di lettore nell’università Sveti Kliment Ohridski sia stato un pesce d’aprile di cattivo gusto da parte delle autorità italiane che l’hanno spedito qui.
MA L’AEROPORTO di Sofia lo conosciamo tutti: anche se di solito è la prima impressione quella che conta, e la prima impressione è invariabilmente fornita dallo sfascio della aerogara, il resto del paese non è poi così devastato, e gli abitanti non sono tutti ladri come i taxista aeroportuali, per cui dopo un anno il nostro eroe si trova abbastanza bene qui, tanto che dice candidamente “adesso posso perfino andare in giro da solo”. Ma prima di capire insieme cosa diavolo stia combinando qui, ripercorriamone insieme la carriera. Nato ad Ancona nel 1959 sotto il segno del leone, figlio di un impiegato della Guardia di finanza, il piccolo Uberto non si sente portato al business come invece il fratello maggiore Walter, spedizioniere internazionale: la sua passione è piuttosto la geografia, per cui già alle elementari rivela il suo talento vincendo un mini-concorso in cui azzecca il nome della capitale della Mongolia (provateci anche voi). Il fascino dei paesi stranieri, il desiderio di conoscerli meglio, lo porta allo studio delle lingue, cominciando col francese nelle scuole medie per poi apprendere anche inglese e spagnolo all’università di Macerata, presso la cui cattedra di lettere e filosofia si laurea con lode nel 1983. in questa stessa facoltà, su invito della titolare della cattedra professoressa Mastrangelo, comincia la collaborazione, che continua tuttora, alla rivista Quaderni di filologia romanza con una ricerca sul rapporto tra lingua e musica nel medioevo. Nel frattempo si specializza in didattica della lingua francese alla università di Parigi IV, la famosissima Sorbona.
NEL 1991, dopo avere pubblicato il libro Il poeta e la musica (edizioni Ateneo, Roma), vince una borsa di studio per la specializzazione in dottorato di ricerca presso l’università di Strasburgo, dove si diploma in filologia romanza con il titolo di DEA (diplome d’etudes approfondi) con una tesi sull’uso dell’aggettivo epiteto nell’opera di Chretien de Troyes. Questa sua appassionata specializzazione ne fa infatti da ormai dieci anni anche uno dei più autorevoli membri della Associazione di filologia romanza, che dalla sede centrale a Strasburgo organizza congressi biennali in tutta Europa. Ma gli orizzonti di Malizia spaziano in tutto il mondo poiché ha partecipato, personalmente o tramite propri lavori, a lezioni e seminari anche in California e a Portorico, oltre che in Germania, Italia e Spagna (è infatti esperto, oltre che di provenzale, anche di casigliano medievale). Dopo il dottorato di ricerca conseguito a Strasburgo, poiché il docente della cattedra desidera che continui gli studi, Malizia si dedica da ormai sei anni alla difficoltosa elaborazione di un grande vocabolario lessicografico-musicale del francese e dell’italiano antichi. Il problema è che come insegnante di ruolo (ultima sede in Italia il liceo Perticari di Senigallia), non può allontanarsi, distaccarsi all’estero per le sue ricerche. Ecco come si spiega che il promo di aprile 1997 sbarchi a Sofia pieno di entusiasmo.
NEL 1994-95 aveva passato con successo gli esami scritti e orali di un concorso per lettori bandito dal Ministero degli esteri, il che gli permette di entrare in graduatoria per essere assegnato all’estero. Tuttavia la sede “francofona” più vicina (i.e. in Europa) ove ci siano posti disponibili non è Parigi né Starsburgo o Brussels, ma la scelta invece si impone tra Sofia e Belgrado. Con un telegramma al ministero, Malizia esprime la sua preferenza per Belgrado, e quindi ovviamente viene spedito a Sofia. Ed ecco che finalmente veniamo ai suoi compiti universitari nella capitale bulgara. Il lettore, ci spiega il gentile professore, ha una competenza linguistica che svolge in due modi: il primo come attività di conversazione, il secondo come attività di studio lessicografico che comporta l’analisi testuale di brani letterari con una serie di esercizi appropriati per lo studio del lessico,delle strutture morfosintattiche e in ultima analisi anche della civiltà. In questo contesto il professore ha attivato la proiezione di una serie di film sia all’interno dell’università che presso una parrocchia (vedi i numeri 12 e 13 di ITALIANI IN BULGARIA), dopo i documentari sulle scienza e tecnica italiane e il ciclo di film sul neorealismo, l’intenzione per le prossime iniziative riguarda il genere della commedia all’italiana, per mettere in risalto i cambiamenti non solo sociali dell’Italia del ‘900 ma anche l’evoluzione linguistica che l’italiano sta vivendo.
ALL’UNIVERSITA’ di Sofia il prof. Malizia resterà ancora per un paio d’anni, con grande gioia dei circa 80 studenti della facoltà di italiano che lo adorano per lo stile d’insegnamento e l’innata simpatia. La selezione è piuttosto dura: su 20 iscritti al primo anno solo 12 arrivano a laurearsi e i più bravi possono godere di diverse borse di studio in Italia. Solo il 10% sono maschi, ma non bisogna invidiare Uberto Malizia per vivere in questo harem… al contrario, dice, è una tortura. E non soltanto per ovvi motivi di deontologia, ma anche perché susciterebbe le ire della sua amica del cuore francese, un affetto rimasto a Parigi che vede poche volte all’anno e che non ha ancora visitato Sofia. Il professore non è il tipico insegnante demotivato e ammuffito che per hobby suona il violino (che peraltro ha veramente studiato otto anni al conservatorio). Al contrario, pur appassionato di musica classica (specialmente Bach) e assiduo spettatore dell’opera, Malizia si rivela sorprendentemente un cultore di disco-music, amando ballare fino alla notte fonda del sabato sera nelle più note discoteche di Sofia.
ECCO INFINE il suo messaggio ai lettori: “Spero di poter aiutare tutti gli studenti di lingua italiana, sia con la creazione di una biblioteca, sia investendo nelle loro capacità di scoperta di un’altra civiltà di lunga tradizione; non voglio essere un insegnante solo cattedratico, ma stimolare lo studio della lingua e della cultura italiane, e spero di riuscirci”. Auguri a Uberto, il quale ci spiega anche che l’incarico di lettore all’università di Sofia prevede anche l’impiego presso l’Istituto di cultura italiano. Abbiamo fatto un salto sulla sedia: esiste un Istituto di cultura italiano in Bulgaria?!? Ebbene sì, ma è stato nascosto così bene che nessuno ne conosce l’esistenza. Nella sua funzione di addetto linguistico (e facente funzione del posto eternamente vacante di addetto culturale), nell’edificio dell’ambasciata il prof. Malizia dispone di una stanza, una scrivania, una fotocopiatrice e un computer, ma neanche l’ombra di almeno una segretaria per aiutarlo ad organizzare le relazioni tra le varie scuole ed università. Così capita che mentre entusiasticamente il prof. Malizia si dà da fare per proiettare il neorealismo italiano in un cinema parrocchiale (con tutto il rispetto), il British council spara una rassegna di decine di film inglesi nelle più grandi sale cinematografiche di Sofia.
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