[da ITALIANI IN BULGARIA numero 26 del 29 settembre 1998]
Le case di Veliko Turnovo sono appollaiate a precipizio sui baratri che dividono la città in diversi quartieri; il noto scrittore Ivan Vazov le paragonò a pecore spaventate, confinate sulle rocce da selvaggi rampicanti; l’architetto Le Corbusier andò in estasi per l’architettura “organica” della città; e perfino l’austero feldmaresciallo prussiano Helmut Von Molkte ammise di non avere mai visto una città di più romantica collocazione. Ma per i bulgari Turnovo ha un significato più profondo: quando l’Assemblea nazionale vi si riunì per scrivere la prima costituzione bulgara del 1879, consapevolmente fu scelta la capitale del secondo regno bulgaro (dal 1185 al 1396) rivendicando così alla “grande” (=Veliko) Turnovo la sua importanza nel risorgimento nazionale.
IL MODERNO CENTRO della città si adagia su un pendio che verso est vi conduce con una passeggiatina ad immergervi gradualmente nella città vecchia, dove nella piazza dei combattenti sarete accolti dal monumento al ribelle locale Bacho Kiro ed altri rivoluzionari del 1876 impiccati dagli ottomani con forche erette su quello che all’epoca era un deposito di rifiuti. Poco oltre la piazza e la casa museo del pedagogo Slaveykov (1827-95), noto soprattutto per la sua campagna per l’autonomia della chiesa ortodossa bulgara, e la cosiddetta casa della scimmiotta, che deve il suo soprannome a una statuetta che fa le smorfie e, come molte case di Veliko Turnovo, è precariamente seduta su un limitato fazzoletto di terra.
IL MUSEO ETNOGRAFICO situato in ul. Rakovski 17 è tra i più interessanti della città, cominciando dal pianterreno con la grande sala del caravanserraglio, decorata di spaziose arcate ondulate, a testimoniare l’improvviso aumento nell’afflusso commerciale della città conseguentemente alla guerra di Crimea, quando gli ottomani furono costretti ad accettare le merci occidentali. Al primo piano, le fibbie tempestate di pietre preziose si distinguono da pur pregevoli sculture in legno, peltri e argenteria, mentre al secondo piano si trovano pizzi, lane, cornamuse, costumi folk e arte ecclesiastica, per finire all’ultimo piano con esibizioni della storia dell’istruzione in Bulgaria.
L’ALTRO IMPORTANTE MUSEO meritevole di una visita è quello del risorgimento nazionale e dell’assemblea costituente, situato in piazza dell’unità in uno spazioso edificio bianco e blu originalmente progettato nel 1872 da Nikola Fichev per il governatore ottomano Ali Bey (quello delle impiccagioni del 1876) e successivamente utilizzato per due mesi nel 1879 per ospitare il primo parlamento bulgaro chiamato a deliberare sulla costituzione post-liberazione, poi conosciuta come costituzione di Turnovo. Qui fu anche sancita nel 1885 l’unione della Bulgaria e della Rumelia orientale, e il palazzo, nel frattempo distrutto da un incendio, fu ricostruito esattamente com’era in tempo per ospitare la proclamazione del potere del proletariato il 9 settembre 1944. L’esibizione al pianterreno paga tributo alle generazioni di patrioti bulgari, raccontando la storia delle varie ribellioni contro gli ottomani, specialmente quelle che ebbero luogo qui nel 1598 e nel 1686. Al piano di sopra c’è la sala che ospitò l’assemblea provvisoria, mentre al piano di sotto sono raggruppate icone e oggetti di devozione (incluso un sudario ricamato con la deposizione di Cristo) insieme a pesi e bilance dei commercianti del XIX secolo. Un altro museo situato nell’isolato adiacente è quello dell’esposizione archeologica della Turnovo medievale, con quattro sale che espongono lapidi, ceramiche, sigilli, etc.
LA FORTEZZA DI TSARAVETS si raggiunge lungo una stradina rialzata di pietrecostruita dopo che il ponte levatoio originale collassò sull’harem del Bey. Da qui si può apprezzare il coraggio di Petar e Asen nel guidare una ribellione contro Bisanzio nel 1185 per il possesso di questa cittadella apparentemente imprendibile. Petar proclamò il secondo regno bulgaro e la sua incoronazione avvenne quando l’impero era già preoccupato dalla minaccia di magiari e seljuk, per cui una spedizione punitiva fu inviata solo nel 1190 ma fu completamente distrutta sul passo di Triavna. Ora restaurati, bastioni, chiese, patriarcato e ciò che resta del palazzo della fortezza danno un’idea della grandezza di Turnovo, descritta dai viaggiatori dell’epoca come seconda solo a Costantinopoli.
PORTE E TORRI. Artigiani e clerici che servivano il palazzo e il patriarcato recidevano nel quartiere di Asenova sotto la collina ed entravano a Tsaravets dalla porta di Asenova a metà strada dei bastioni occidentali. I mercanti stranieri invitati ad insediarsi qui dallo stesso tsar Asen II entravano dalla porta franca, o porta frenkhisar, all’estremità meridionale del massiccio. Il secondo regno bulgaro divenne rapidamente una potenza regionale e nel 1205 intervenne per aiutare Bisanzio a rovesciare il primo imperatore latino dell’est, Baldovino di Fiandra, che finì i suoi giorni imprigionato nel bastione che dà sopra la torre frenkhisar, che per questo fu conseguentemente conosciuta come torre di Baldovino.
LE ROVINE DEL PALAZZO sembrano insignificanti al confronto dei bastioni, ma i cronisti dell’epoca e i moderni scavi suggeriscono che il complesso regale fosse un tempo splendido e opulento. La stanza del trono, lunga 35 metri, era divisa da eleganti colonne in corridoi adornati da serpentine verdi, porfido egizio, marmo rosa e mosaici rappresentanti i sovrani di tre dinastie. La chiesa del redentore benedetto, o patriarcato, risalente all’inizio del XIII secolo, fu significativamente l’unico edificio cui fu consentito di innalzare più del palazzo. Nervata di mattoni rossi e inserti di ceramiche verdi e arancioni, la chiesa e Tsaravets in generale sono oggi una delle location favorite per girare film epici e storici.
LA ROCCIA DELL’ESECUZIONE (lobna skala), strapiombo all’estremità settentrionale della cittadella, è associata alla dinastia dei Terter che seguì il breve regno di Ivailo “il porcaro”. Ivailo fu proclamato tsar dopo una rivolta popolare anti-feudale e organizzò con successo la resistenza contro le orde di tatari invasori, ma non si guardò da un golpe dei nobili che lo gettarono dalla roccia. La dinastia dei Terter fu principalmente preoccupata della sua sopravvivenza e sospettosa che tutti colludessero coi tatari, compreso il patriarca Yoakim III che pure fu giustiziato. Fu solo col regno dell’ultimo dei Terter, Todor Svetoslav, all’inizio del XIV secolo, che ci furono progresso e sicurezza.
MA LA CULTURA BULGARA, fortemente influenzata da quella bizantina, rinacque durante la dinastia dei Shishman (1323-93) quando il governo illuminato di Ivan Aleksandar e suo figlio Ivan Shishman creò le condizioni nelle quali la Turnovo medievaleraggiunse l’apice del suo sviluppo. Fiorì il commercio con Genova e Venezia, gli ospizi e gli ospedali erano mantenuti dalle casse statali, studenti serbi, russi e valacchi vennero a frequentarne l’università, e Turnovo divenne uno dei maggiori centri balcanici di arte e letteratura. Tuttavia alla fine del XIV secolo il secondo regno si era frammentato in diversi staterelli semi-autonomi, che presi individualmente non potevano certo confrontarsi con l’espansionismo degli ottomani, il quali assediarono Turnovo per tre mesi prima di catturarla, saccheggiarla e bruciarla nel luglio 1393.
TANTE ALTRE COSE restano da visitare sia nella città, come il bazar ed altri quartieri con pregevoli case e chiese, che nei dintorni di Veliko Turnovo, come il pittoresco villaggio di Arbanasi e il monastero della trasfigurazione a nord, e a sud le cittadine di Triavna e di Drianovo col suo bel monastero, ma dovremo andarci un’altra volta perché la magica fortezza di Tsarevets ci ha portato via tutto lo spazio disponibile in queste pagine dedicate al turismo.
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