INTERVENTO "MILITARISTA"

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sommario: in questo breve testo vorrei esporre le ragioni per le quali a mio avviso bisognerebbe adeguare la politica del Pr, prendendo lo spunto dalle recenti cronache sulla tragica evoluzione del conflitto in Bosnia, e dal dibattito conseguitone sull'Onu, la Nato, la Eu: ed e' proprio sulla nostra interazione con queste istituzioni sul caso Bosnia che vorrei contribuire ad un dibattito ampio in questa conferenza Pr; chi non avesse il tempo di leggere tutto il testo puo' saltare direttamente alle conclusioni che lo riassumono.
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Si potrebbe definire militarista - dunque in [apparente] stridente contraddizione con la tradizione del Pr -, questo mio intervento nettamente a favore, senza esitazioni, di dispiegare massicciamente e contemporaneamente tutta la forza aerea della Nato nell'europa meridionale, o anche quella dei soli americani, per distruggere con bombardamenti pesanti, anche pesantissimi, le armi dei serbi.

La contraddizione e' solo apparente poiche' sappiamo che la nonviolenza significa anche usare la forza per fermare una violenza maggiore; non mi sto a dilungare in discorsi da pacifisti da salotto che sospirano affranti davanti alla tv, e del quale vecchio dibattito siamo tutti edotti.

E tuttavia il problema riguarda anche il Partito radicale. Durante gli ultimi due anni il Pr ha incentrato gran parte della sua iniziativa sulle Nazioni unite, per le ragioni che sappiamo (tribunale internazionale, pena di morte); anzi la campagna sul tribunale internazionale ha preso l'avvio proprio dal caso del genocidio in ex-yugoslavia; con grandi sforzi e tanta pazienza, il Pr ha ottenuto buoni risultati, per certi versi perfino superiori alle aspettative, in questa campagna per la giustizia.

E' possibile che grazie all'azione transnazionale del Pr si stabiliscano alcune pietre miliari nel diritto internazionale e addirittura (ma sono restio ad usare parole che potrebbero suonare retoriche) nella storia della civilta'.

Le iniziative politiche delineate da Emma Bonino a Sofia, poi sostanzialmente confermate dalla mozione, puntano in primo luogo alle Nazioni unite come interlocutore per conquistare dei passi in avanti a tal fine. L'attivita' della stessa Emma Bonino e di altri nostri compagni in queste settimane a New York ha portato a significativi progressi; piccoli, ma molto importanti, tenendo conto sia della struttura dell'Onu che delle nostre notoriamente scarse risorse finanziarie.

Molto bene, ma non possiamo esimerci dal confrontarci col dibattito che emerge dalle cronache di questi giorni sulla Bosnia:

- Divisioni in seno all'Onu erano gia' note; ed e' anche percio' che su questo organismo, e per la sua riforma, e' stata concentrata l'attenzione nelle linee di iniziativa politica radicale, ed alcuni di noi stanno li' a "fare lobby".

- Divisioni tra i paesi Ue sono pure note per il modo stesso in cui e' strutturata l'Unione; non e' il caso di ripetere qui la posizione radicale sugli Stati uniti d'Europa, per un federalismo democratico, ecc.

- Divisioni in seno alla Nato sono invece una relativa novita', assai preoccupante nel momento in cui la Nato per la prima volta e' stata messa alla prova; militarmente, i top gun dei diversi paesi si sono coordinati bene, hanno dimostrato efficacia e professionalita'; ma a livello diplomatico, i loro rispettivi governi hanno fatto un mezzo disastro.

- Divisioni tra Est e Ovest erano l'abitudine quotidiana fino a cinque anni fa, poi sembrarono svanire con lo sbriciolarsi del Muro di Berlino, ma ora sono ritornate con l'offensiva diplomatica di Kozyrev, il ministro degli esteri russo dalle cui labbra pendono i deboli governanti occidentali.

Ora, tutto cio' premesso, le linee di iniziativa politca radicale appaiono oggi inadeguate a quella che e' la situazione in Bosnia. Ricordiamola brevemente:

- un regime dittatoriale molto ben armato aggredisce militarmente un altro paese dove convivono pacificamente diverse etnie;

- la guerra che ne consegue porta centinaia di migliaia di vittime e centinaia di migliaia di profughi, donne stuprate, internati nei campi di concentramento che non si vedevano dai tempi del nazismo;

- la capitale del paese aggredito "vive" tuttora l'assedio piu' lungo che si ricordi a memoria d'uomo;

- nel frattempo il regime del paese aggressore prende sistematicamente per i fondelli tutti i "mediatori" inviati dai paesi "indignati": con innumerevoli promesse dilatorie a cui non crederebbe neanche un pollo, il dittatore prende tempo per conquistare i tre quarti della Bosnia; oltre al danno la beffa, riesce perfino ad accreditarsi come uno ragionevolmente disposto al dialogo (manca solo che gli diano il nobel per la pace!);

- di tanto in tanto, quando le immagini dalla Bosnia sono cosi' cruente da far vomitare i telespettatori, allora la comunita' internazionale reagisce con qualche simpatica risoluzione dell'Onu destinata a rimanere lettera morta, o nel migliore dei casi con un raid aereo per bucare una gomma a un carro armato...

IL RUOLO DELL'ITALIA

L'Italia ospita le basi aeree di partenza degli air-strikes della Nato. C'e' di che essere orgogliosi che la penisola svolga questo importante ruolo grazie alla sua posizione strategica di "portaerei" nel mediterraneo.

Ma potrebbe fare ben di piu': una chiara e semplice DICHIARAZIONE DI GUERRA. Ricordiamoci che:

- durante la breve battaglia di Slovenia, aerei militari ex-yugoslavi sconfinarono sullo spazio aereo italiano;

- il criminale di guerra Karadzhich ha minacciato l'Italia di terrorismo e perfino missili (e questo avveniva prima che Miloshevich facesse finta di scaricarlo con la storiella dell'embargo, che tanto questa storiella se la bevono solo i diplomatici, e' ovvio che quando la spartizione della Bosnia sara' definitivamente sancita dalla disfatta della comunita' internazionale, Slobodan e Radovan torneranno pappa-e-ciccia, culo-e-camicia, nella Grande Serbia);

- anche solo considerando semplicemente la vicinanza geografica e condivisione delle acque adriatiche, il conflitto in ex-yugoslavia rappresenta una grave minaccia alla sicurezza nazionale della repubblica italiana.

Con queste mie proposte interventiste, mi si potrebbe accusare di essere un guerrafondaio, se non fosse per un "piccolo" particolare: LA TERZA GUERRA MONDIALE E' GIA' COMINCIATA!!! (Proprio a Saraevo come gia' avvenne in un passato non troppo lontano).

Ormai purtroppo il problema non e' piu' di impedirla, ma di vincerla.

I cosiddetti "pacifisti" che dicono che bisogna impedire la guerra, non mi fanno ridere soltanto perche' si tratta di una cosa tragica, dunque piuttosto mi fanno piangere ancora di piu'; e' come se considerassero il conflitto in Bosnia solo come una mosca che da' fastidio (solo 250mila morti, un niente), mentre la guerra "vera" che cos'e' secondo loro? Occorre la distruzione del pianeta?

Vabbe', ma allora cosa propongo per fermare veramente la guerra nei balcani?

Il bombardamento massiccio e sistematico da parte dei caccia-bombardieri della Nato (oppure in subordine solo americani se gli europei continuano a fare i vigliacchi) finalizzato all'obiettivo della totale distruzione di tutte le armi pesanti dei serbo-bosniaci in primo luogo e, successivamente, se le altre parti in causa tentassero di avvantaggiarsi di una tale situazione, anche delle loro.
Il bombardamento deve comprendere i luoghi di produzione delle armi che riforniscono i serbo-bosniaci ed altri stabilimenti strategici, quali ad esempio impianti petrolchimici.
Il bombardamento deve avvenire simultaneamente e senza troppi preavvisi diplomatici nell'arco di un'ora da parte di quasi tutti i velivoli disponibili all'alleanza: ovvero, non solo 10 o 20 per fare una puntura di zanzara, ma invece 100 o 200 per fermare la guerra, ma veramente.
Ovviamente bisogna tenere conto che le truppe Onu attualmente dispiegate andrebbero evacuate contemporaneamente, o poco prima, ma questa e' materia di tattica militare Nato, confido che la Nato sappia agire in modo da salvare loro la vita.
Se la Nato davvero agisce seriamente, puo' fermare la guerra in meno di un'ora senza mettere in pericolo i caschi blu, garantendone il dignitoso ritiro sotto la sua protezione.
E se i serbi fanno i pirla e ci ricattano prendendo in ostaggio i caschi blu?
Ripeto: evacuarli rapidamente contestualmente al'attacco, mica sono io ad insegnare ai militari della Nato come si fa in questi casi; e vabbe', rimarra' sul terreno qualche vuota autoblindo bianca: non sara' una grande perdita, considerando quel che e' servita finora...

GLI ARGOMENTI A SFAVORE

Sono a conoscenza degli argomenti a sfavore di un tale tipo di intervento pesante:

- problemi diplomatici con la Russia che in nome del pan-slavismo sostiene i serbi; secondo me questa e' una cazzata perche' in realta' alla Russia non glie ne frega niente dei serbi ma piuttosto della Russia; bisognerebbe che la Cia lavorasse meglio per fottere Zhirinovski (e davvero dalla Cia mi sarei aspettato di meglio, sono molto deluso); poi c'e' anche l'argomento economico da far valere con Eltsin, il quale a sua volta potrebbe calmare lo scalpitante ministro degli esteri Kozyrov; quest'ultimo fa il duro perche' non vuole la Nato alle porte; dopo tutto bisogna riconoscere ceh e' bravo: fa il suo mestiere, fin troppo bene...

- problemi diplomatici del Consiglio di sicurezza dell'Onu e della Nato: si risolverebbero automaticamente risolvendo il problema "Russia" di cui sopra.

- timore, anzi terrore, degli americani di impantanarsi in un nuovo Vietnam; e' un argomento decisamente a sfavore: gli esperti militari sono pressoche' unanimi nel paventare questo rischio, motivandolo principalmente con la conformazione orografica del territorio bosniaco: cioe', in soldoni, non e' il deserto iracheno dove i tanks vanno lisci come il [petr-]olio, ma e' invece un territorio montuoso ostico alle truppe di terra; per onesta' intellettuale devo ammettere che questa analisi e' condivisa da un esperto militare che mi e' molto vicino, e purtuttavia rimango della mia idea: cioe' che il coinvolgimento di truppe di fanteria e artiglieria non e' necessario, a condizione che ci sia una pesantissima stangata dalla air-force. la air-force della Nato o dei soli Usa e' cento o mille volte superiore, per qualita' e quantita', a quella degli occupanti; il mio messaggio e': ce l'abbiamo, allora USIAMOLA, PER DIO!!!

- preoccupazione che l'Italia, in particolare il mord-est e specificamente Aviano e il Friuli-VG, sarebbero minacciati da attentati terroristici o addirittura da attacchi missilistici; anche qui mi vien da ridere per non piangere: non solo si sottovaluta che Aviano e' coperta da Napoli e Wiesbaden e La Maddalena, eccetera, non solo si sottovaluta che e' la seconda base aerea in europa dopo Wiesbaden, ma soprattutto ci si dimentica che la polizia militare italiana e' tra le piu' efficienti che esistano al mondo: i Carabinieri. I Carabinieri italiani - pur malpagati e talvolta antipatici perche' devono loro malgrado applicare leggi ingiuste (vedi droga, altra storia), sono tra le polizie piu' efficienti del mondo. Dunque, i terroristi pro-serbi si accomodino: troveranno pane per i loro denti.

CONCLUSIONI

1.
Il Pr dovrebbe adeguare la sua politica al drammatico susseguirsi degli avvenimenti in ex-yugoslavia e particolarmente in Bosnia, successivo alle sue risoluzioni precedenti. Tale adeguamento non sarebbe una revisione della sua politica, bensi' un aggiornamento alla luce dei recenti tragici sviluppi.

2.
La cosa politicamente piu' appropriata da farsi sarebbe di trovare lo strumento parlamentare per co-optare la Bosnia nella EU al piu' presto possibile, dalla mattina alla sera: cioe' divenendo la Bosnia in qualche modo il sedicesimo paese EU, la guerra diverrebbe un affare interno alla EU, e non solo di un paese solo geograficamente europeo, ma anche politicamente riguardante un suo membro.

3.
Se cio' non fosse possibile in tempi umani (ricordo che l'aspettativa di vita per la specie umana e' mediamente di circa 70-75 anni...), allora puntare sulla pesante azione militare della Nato di cui sopra (con nostre possibili azioni nonviolente di pressione ad Aviano, Napoli, Bruxelles...)

E con cio' per ora ho finito, aggiungo solo due o tre note:

- Ricordiamoci dei paesi arabi, o islamici, o del maghreb, o che dir si voglia: da parte dell'occidente intervenire seriamente in Bosnia significherebbe anche un buon argomento per togliere terreno sotto ai piedi ai piu' retrivi fondamentalisti; che so', per esempio, ottenere un atteggiamento piu' conciliante del governo turco alle prese col problema curdo; e/o conseguire un allentamento delle tensioni nel contesto algerino; e cosi' via con diversi altri possibili esempi.

- in ogni caso, che vi piacciano o meno queste considerazioni, la politica del Pr deve essere comunque aggiornata; vi saranno - soldi permettendo -, i luoghi appropriati per farlo in modo ufficiale; pero' nell'attesa non mi e' parso inopportuno di cominciare a dibatterne.

- scusate infine se ho esposto le mie osservazioni in modo disarticolato, anzi diciamo pure un po' incasinato!

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