Ed a bizzeffe ti era effettivamente facile trovarne, ma poche erano speciali, e nessuna coi suoi occhi grigio-verdi. Quando mai la troverai un’altra con gli occhi grigio-verdi, coglione? Vabbé, aveva anche il culo grosso, ma troneggiava in cima a un gran bel paio di gambe. Vabbé, aveva anche le cicatrici dei tumori di Chernobyl, ma sotto un gran bel paio di tettone che si erano miracolosamente salvate. Provo a dimenticarla cercando di concentrarmi sui suoi difetti fisici, ma non mi aiuta, mi tornano alla mente anche i pregi. Non mi conforta pensare che sia invecchiata anche lei, è impossibile lo sia quanto me: avevo già sette anni più di lei allora e me ne sento cinquanta di più adesso. Subentra l’invidia mescolata a gelosia: avrà avuto successo come cantante, come le prometteva il suo nuovo amico francese? No, se fosse diventata famosa lo saprei dai media internazionali, visto che seguo anche quelli del Paese dove emigrò e ogni tanto la googlo nel web senza alcun risultato. Dunque potrebbe avere avuto ancor meno successo del poco che ho avuto io quando a mia volta lasciai il suo Paese, il che sadisticamente mi conforta, ma non tanto. Al contrario, mi fa pensare che anche lei potrebbe nel frattempo avere capito quello che io avevo già intuito ma non ancora pienamente realizzato all’epoca, e cioè che l’inseguire il successo conformista vale niente in confronto a un’anonima ma autentica felicità di coppia. Ragion per cui non la disturberò. Rintracciarla dopo tanti anni non sarebbe impossibile. Ricordo che in una vecchia agenda parcheggiata da qualche parte conservo il numero dei suoi parenti, genitori e fratello, nella sua città natale. Tanto più che adesso lavoro in una compagnia telefonica globale, rintracciarla sarebbe un lavoretto di poche ore. Ma lo voglio davvero? No, non lo voglio, ho paura e sono pigro. Ho paura O sono pigro? Boh, entrambe le cose, certamente sono anche pigro ma soprattutto ho paura.
Ho paura di come potrei ritrovarti, amore mio, di come potrei rispecchiare in te il mio decadimento, di come non ce l’avrei più abbastanza duro per scopare notti intere. Ricordi come ti presi la prima volta? In sede attesi pazientemente che le altre se ne andassero, chiaccherando ti massaggiai le spalle in modo apparentemente amichevole per toglierti la maglietta con la scusa di salire sulle spalle, mentre in realtà scendevo e scendevo lungo la tua schiena, la tua CARNE, slurp, fino a prenderti ex abrupto per trascinarti sotto la doccia dove ti depilai la fritola per prepararla alla mia lingua, che scese, scese, scese e risalì... M’interrompo, perdonami le melensaggini. Una goccia mi spegne la sigaretta alla finestra. Non è la pioggia londinese, ma una lacrimuccia solitaria concentrata di sale a estinguere quella che, confusamente insieme, fu gioia di viverti e ora è mal d’essere nel ricordarti. Addio, perdonami quest’ultima volgare conclusione in esperanto: Merdon!
1 commento:
Troppo divertente, Mike! :))))))))) Bye bye!
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