Animale

Essere animato dotato di moto e di sensi, privo di linguaggi o verbale, e componente specifico della catena evolutiva planetaria.

Ogni oggetto vivente contempla entrambi i sessi della sua specie e i caratteri sessuali vengono di solito differenziati. Anche nel comportamento sociale, inteso come gruppo di appartenenza, essi agiscono dei rituali ovvero delle forme di coesione di coppia, o di gruppo per difendere ciò che all'interno delle regole da loro stabilite, viene considerato, come minaccia alla sopravvivenza della specie. Anche per l'animale non-uomo, qualora venga aggredito ad un certo livello, i meccanismi di difesa sono riconoscibili come segue: la reazione di fuga, che comporta, se il soggetto è in grado di farlo, l'allontanamento dal pericolo. L a reazione aggressiva, che comporta la messa all'esterno in modo più o meno violento, il desiderio di fuga non potuto agire altrimenti. Il sintomo, ovvero l' esposizione sotto forma di malattia fisica e/o somatica della pulsione di morte, intravisto come unica possibilità di allontanamento da un male peggiore.

Henry Laborit in "La colomba assassinata" (Feltrinelli) ipotizza che il "germe" della violenza non è connaturato nell'uomo, ma è la conseguenza di un apprendimento culturale, poiché nell'animale non esiste, concettualmente, l'omicidio intraspecifico. Le ragioni che portano l'animale ad uccidere sono dettate secondo l'autore, da bisogni di sopravvivenza legati alla catena biologica ed agiti al di la delle passioni, ovvero senza eccessivi sensi di colpa. Ciò non avviene per gli animali ridotti in cattività. In situazioni di stress (insistere sopra) intervengono fattori di altra natura ed evidentemente soggetti a leggi di valenza superiore.

Eric Berne, in "Analisi Transazionale e psicoterapia" afferma che il processo che conduce l'essere umano a raggiungere l'autonomia è inscindibilmente legato agli insegnamenti parentali, e quindi accettati come "buoni" dal Bambino. Questo permetterà all'Adulto di sperimentare come non minacciosi per la sopravvivenza gli ordini ricevuti e progredire sul processo di crescita al fine di raggiungere l'autonomia.

Possiamo quindi ritenere che le leggi etico-morali introiettate dal soggetto, e riconosciute come affini alla sopravvivenza, rappresentano la "conditio sinae qua non" della sopravvivenza stessa. Molti animali come il lupo, hanno una intensissima vita sociale, e il tradimento rispetto al capo-branco e al gruppo stesso può ingenerare, gravi episodi aggressivi e/o l'emarginazione del soggetto ritenuto deviante. Durante le contese ritualizzate il vincitore raramente uccide il rivale bensì accetta come segno di resa "il mostrare la gola" dell'altro. Gli esseri umani, generalmente, si sentono più affini agli animali dalla fronte oblata, ovvero agli appartenenti a quelle specie che più gli ricordano, il volto "dell'attaccamento primario", che viene in gran parte dei casi ad essere il volto percepito durante i rituali di allattamento. In tal senso la comunicazione esistente tra la madre e l'infante è uno degli strumenti che il soggetto ha a disposizione per poter riconoscere anche i segnali relativi all'aggressività.

In tal senso il linguaggio del corpo rappresenta il sistema di comunicazione più arcaico e più efficace ad esprimere sensazioni o sentimenti che per la loro valenza o difficoltà, non trovano equivalenti mezzi espressivi. Molto spesso l'uso del linguaggio, condizionato dalle scelte culturali, quanto dalla cultura dominante, diventa un limite di espressività nell'ambito della manifestazione dei bisogni. Possiamo dunque considerare il linguaggio analogico anche nella specie umana il linguaggio privilegiato dell'inconscio, e quindi il più "credibile" soprattutto per il bambino. Va da se che la congruità tra linguaggio analogico e linguaggio verbale, rappresentano la condizione essenziale per una comunicazione armoniosa, credibile, vissuta in modo non paradossale.

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