6.
Sono trascorse solo 48 ore dall’impetuoso arrivo di Mauro a Heathrow e molte cose sono accadute durante il fine settimana. Beh, per la verità solo un paio: il ricevimento all’ambasciata e le orgie con Lisa e sua nonna. Mauro potrà continuare tutta la settimana da solo, così poi è sgonfiato e tranquillo per un paio di mesi, con le ragazze installate nel mio pied-à-terre in cambio di lussuose vivande ch’elle aquistano per e condividono con lui confinato in dieci metri cubi (l’assassino in fuga è arrivato carico di banconote verdi: prese singolarmente non valgono molto, ma ne ha tante). Mentre io, come ogni tanto capita, con Andrea Turko e Armando Crocicchio andiamo in ferie insieme così ci facciamo uno di quei nostri giretti in treno che ci piacciono tanto. Di solito vengono anche John e Marco, per via che Cappato non si può separare dal fido Crocicchio, ma come vedremo Essi sono impegnati nella preparazione di un importantissimo evento politico. Partiamo da Waterloo alle 8.39 e meno di sei ore dopo siamo ad Amsterdam, compresa pisciatina delle 13.13 locali ad Anversa. La pisciatina ad Anversa serve per pagare meno: siccome il biglietto per Brussels copre tutto il Belgio, oltre che a Brussels Zuid si piscia anche ad Antwerpen Centraal e si fa il biglietto da lì per Amsterdam, come dire che da Londra ad Am’dam non si paga il pezzettino tra Brussels ed Anversa: un risparmio apparentemente di poco ma che garantisce soddisfazione e autostima. Ad Am’dam Centraal ci accoglie il mitico interprete di Olivier bin Dupuis, Gabriele Sessarego (Sessarego è in Spagna, lo sostituisce ad Amsterdam Antonio Pisani Ceretta, indimenticabile interprete della barba di Olivier bin Dupuis, fru), che ci accompagna in centro a fare rifornimento del materiale che intendiamo comburre in quantità industriali nei prossimi giorni. Ecco perché è sempre buona cosa iniziare passando da Amsterdam: il resto del viaggio diventa veramente un trip. Turko effettua il controllo qualità con la dedizione di un sommelier, ma Crocicchio che ha fretta si innervosisce a perdere tempo con tutti quei cerimoniali e spesso gli rompe una pinta di birra in testa per dargli una mossa e farsi passare la canna. In tre ore ci facciamo anche altrettanti giri di pinte tutti e quattro insieme, e alle 19.07 salutiamo Gabriele (Antonio, fru) per imbarcarci per Praga belli carichi, dove arriviamo alle 8.15 del mattino dopo una notte di sesso bestiale con tre assatanate rinvenute nel nostro scompartimento cuccette. Come ci siamo entrati e abbiamo scovato tanto ben di dio biondo ceco e slovacco ci siamo meravigliati che una cosa del genere potesse veramente succedere a noi. Ovviamente ognuno di noi voleva farsi ciascuna delle tre, e fin qui niente di male, vabbé, ma il casino è in quale ordine, sequenza di combinazioni possibili. Non riusciamo a metterci d’accordo: né io né Turko vogliamo venire dopo Crocicchio, a causa del fatto che Armando ce l’ha enorme, mostruoso. Nove etti e mezzo di tessuto spugnoso irrigidito in erezione a trenta centimetri di lunghezza per dieci di diametro - in misure imperiali fa ancora più impressione: un piede di quattro pollici -, in pratica un tronco ricurvo a banana all’insù, col nodo a metà e il glande come un pomodoro d’acciaio incandescente, dall’effetto devastante di un martello pneumatico. In altre parole, nessuno dei due vuole entrare nelle rovine dell’Armando: si vaga dentro e passa la voglia, tanto vale una sega Schnur. E’ evidente che, zompando loro sopra contemporaneamente, una delle tre la dovremo sacrificare. La vita non è perfetta, ma dopo che succede? Ne rimangono due ancora sane, di cui una però va all’Armando. Non che capiti spesso, ma in queste occasioni io e Turko ci odiamo tanto quanto invidiamo l’Armando. Praha Hlavni è un paradiso animato da stupende adolescenti tossiche bisognose di denaro che si concedono gentilmente al turista, ma noi siamo gentiluomini, oltre che sessualmente prosciugati, e non ce ne avvantaggeremo, noleggiandole esclusivamente per farci notare e per la compagnia piacevole alla vista. Mentre facciamo colazione in un bar della stazione, addocchiando le potenziali prede e soppesandone pensosamente le caratteristiche tecniche, un cameriere mi porge una busta su un vassoio di plastica. E’ una nota di Capezzone. Per ragioni di privacy non la potrei trascrivere, ma i lettori insistono con l’Editore per leggere le note indirizzatemi da Capezzone (ma quando mai?, fru). Capezzone non ha niente in contrario e quindi mi trovo inchiodato a renderla pubblica, non senza vergogna.
Roberto, per prima cosa, se vuoi essere riabilitato, sarebbe meglio che la smettessi immediatamente di scrivere idiozie nel forum. Hai quasi quarant’anni, matura!, fallo per i tuoi genitori (buongiorno signori Granzotto, vogliate gentilmente firmare questa nota), o almeno e soprattutto per la tua carriera politica totalmente sbracata, e sottolineo sbracata. Per poter continuare a scrivere ed essere riabilitato dovrai farlo per il partito, per noi, anzi per me direttamente e personalmente. Comincia subito. Buon lavoro. Firma dei genitori:
Ed eccolo lì, Daniele Capezzone, in posizione centrale nel salone del comitato inalare profondamente il fumo incendiario dei toscani attizzati attorno a lui che Egli carburava nei vulcanici neopallio sinistro ed archeopallio destro facendo scaturire le fantasmagoriche iniziative politiche per le quali era ammirato e temuto. Un Uomo, un Uomo vero che in cima alla montagna del proprio sapere volge lontano lo sguardo verso gli orizzonti delle nuove conquiste per l’umanità. Egli, nientemeno che Egli, il guru globale del pensiero neoconservatore nonché instancabile vespasian-celebrante del pannellian verbo divino, onorava la riunione del comitato radicale con la sua autorevolissima, elevatissima, quasi mistica presenza. Egli, Daniele Capezzone, Colui il cui Nome ricorreva cento volte in quindici puntate di NyLon.
E a questo punto in diretta da Torre Argentina entra a ritmo di tip tap un siparietto del trio Dentamaro - Antonella, Gaetano e Teresa - per introdurre l’importantissimo evento successivo: infatti l’ambasciatore Patel è impegnato a co-presiedere, onorariamente ma senza onorario, un ennesimo eccitante comitato radicale.
Bonino - ... e che chiamo qui a co-preziedere con me il comitato zua eccellenza l’ambasciatore italiano nel Regno unito e, mi zi permetta di aggiungere, il nostro caro compagno di tante battaglie John Patel
(applauso del comitato)
Patel - Merci, vi ringrassio e do la parola al me amis diretur dela radio radicale, el digei Vasco Bordin!
Bordin - bondì ai ‘scoltatori e benvegnudi aa trasmision dea matina Poitica Radicae n.835621765, a cura de mi, che son el diretor Vasco Bordin, ciò!
Patel - Al me zgüza Bordin, ma cuma l’è che adess te parlet veneto?
Bordin - Sol parké go el cognome tronco, el cojon de l’autor me fa ciacoear in diaeto veneto, ciò!
Breccia - Aggiocapito ‘na cozza, aggiocapito
Bordin - Me par propio ke qua i xe tuti mona, ciò!
Paganu - Merdon!
Con Turko e Crocicchio arrivammo da Praga a Roma e presi la parola. Granzotto
- Cari compagni, avrei voluto tenere questo discorso per il congresso, ma desidero anche anticiparlo qui in sede di comitato. Gli anni più recenti non sono stati per noi meno tumultuosi di quelli precedenti, la differenza è che molti parlano di crisi di mezza età. Nel celebrare un traguardo storico di una straordinaria forza politica, unica al mondo, siamo oggi qui riuniti con la buona volontà e l’ottimismo della serenità che deriva dalla vita cominciare a cinquant’anni per, come si spingerebbero in aspra sintesi taluni, riordinare il casino delle cosiddette matrioske.
Man Paone - Bravo! Perbacco! Bravo! Clap, clap, clap
Granzotto - Grazie. Si prega però di non interrompere. Specialmente i froci
Dupuis - Sempre molto politicaly corect, eh Robert?
Granzotto - Silenzio. Dicevo che in questo momento importante in cui prendiamo decisioni per il futuro del partito è inevitabile porci la questione di chi tra di noi sia meglio attrezzato per tali future iniziative politiche e forme-partito adeguate a conseguirne gli obiettivi, ovvero la questione della leadership. Questione che ho voluto affrontare scientificamente, con metodologia: in ordine alfabetico.
Abenate - Bravo! Giusto! In ordine alfabetico si dovrebbe andare!
Granzotto - Silenzio! Dicevo che in ordine alfabetico si parte naturalmente con Angiolo Bandinelli. Il professore trasmette sull’elettorato un tranquillizzante fascino radicale rinascimentale, già dal nome di battesimo lo si immagina dipinto nudo nella cappella sistina ma, meglio di un affresco, lo ritrarrebbe in tre dimensioni un solido mobile Luigi Qualcosa, parte da tempo immemore dell’arredamento nel salone di Torre Argentina, una sorta di larghi trono e desco ove leggere i giornali e sbafare la trippa. Questo aspetto di radicale d’antiquariato (col dovuto rispetto per il pezzo di gran pregio) catturerebbe anche una fetta di elettorato di destra, pur essendo il prof animato da sospette tendenze liberal-socialiste. Proseguendo nell’ordine alfabetico si viene ovviamente a Emma Bonino...
Patel - Bravo! Giusto! Emma Bonino!
Patel puntava gli indici verso la sua co-prezidente Emma Bonino al suo fianco, che lo fissava storto di brutto minacciosa in cagnesco.
Granzotto - Silenzio. Emma Bonino è sprecata come segretaria del partito perché può essere meglio spesa per importanti incarichi internazionali, il segretario del partito lo può e dovrebbe fare qualcun altro. Per esempio, dopo Bonino in ordine alfabetico viene Boselli, ma non mi dilungo e per farla breve saltiamo la C e siamo alla D. Purtroppo per lui il bravo Della Vedova è onomatopeico, è dull, manca di appeal all’elettorato radicale più scalmanato e psicotropo. Dolente, scartato. Proseguendo nell’ordine alfabetico si viene a Granzotto
Granzotto - Bravo! Giusto! Roberto Granzotto!
Granzotto - Silenzio. Bandinelli e Granzotto sono i due candidati rimasti a galla finora, e a loro si aggiunge Carletto Man Paone. Un candidato dal nome super-eroico, una volta depennato il Carletto, e depennato forse anche il Paone, che trasmette l’immagine, pur essendo calvo, dell’impavido dinamismo nell’opera ardita di smontaggio delle matrioske e loro riciclaggio nel nuovo soggetto politico radicale del quale egli si è fatto paladino nell’eccellente forum tanto vituperato da taluni, tse’
Paone Man - Bravo! Giusto! Vedo già i manifesti!
Granzotto - Silenzio. Cari compagni, permettetemi ora di sorvolare momentaneamente sulla P, una lettera grossa con la quale voglio concludere più avanti, e alla conclusione qui appunto mi appresto con la T di Tosoni, eventualmente in tandem con Paone Man: più che una segreteria politica diverrebbe meglio noto come un beato bifrociato radical-patavino, teologicamente un’eretica contraddizione in termini rispetto all’ufficialmente riconosciuto santissimo monofrociato tosonian-ortodosso
Tosoni - Bravo! Giusto! Tosonian-ossoduro!
Granzotto - Ortodosso. Ed infine la P, la chiave di tutto, come vi ho lasciato immaginare. La P di quest’uomo alto anche fisicamente oltre che di immensa statura civica e civile, quest’uomo che emana e lascia qualcosa di se ovunque vada a sparpargliarsi nei dialoghi e nelle vite dei compagni, questo leader di stagioni di lotta indimenticabili, il leader, appunto, dell’ERA arch. Paganu
Paganu - Bravu! Giustu! Merdon!
Paone Man - Granzotto, dai retta a me, tu sei fuori di testa, fatti curare. La rileggi mai la roba che scrivi?
Granzotto - Sì, tante volte. Mi diverte un casino
Paone Man - Lo vedi allora che sei tu il malato di mente!
Perbacco, ho avuto un battibecco con Paone Man, il primo super-eroe gay ufficialmente riconosciuto dalla federazione internazionale. Che sensazione di intimo sconforto per la delusione che la nostra relazione idilliaca non abbia potuto, saputo protrarsi per sempre. Ne rimarremo feriti per il resto delle nostre sciagurate esistenze? Ma no, sono troppo sensibile, mi passerà con una dormitina durante il comitato.
NYLON! 2
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