Mi dispiace per il fiume / Sorry about the River - IV
ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale
Da un lato del lungo tavolo il russo Nikolay Hramov, lo svizzero Livio Schnur, il tedesco Jonathan Poker, l'austriaca Martina Szikora, l'italiano Roberto Granzotto e il libanese di origine calabrese Edmondo Limmondo. Dall'altro lato del tavolo, a rappresentare la nutrita delegazione asiatica, Npa Cheung, Yee Minglong, Liao Quingchang, Chen Xingsheng, Tian Yongming e il loro fetentissimo capo nord-coreano Bu Zda Kin. In piedi a capotavola, completamente nudo tranne il cappuccio nero che gli copriva il volto, l'altissimo Georgi Paganov con un'enorme esibizione del suo priapismo. Il sangue e l'ossigeno che con esso affluiva al tessuto spugnoso di quel pene abnorme gli veniva a mancare al cervello ed egli farneticava in bulgaro come in uno stato di trance: Az sum Paganov, az sum Paganov... io sono pagano, e gli astanti cominciarono a ripetere dapprima sottovoce, poi sempre più forte: az sum paganov, io sono pagano...
Con entrambe le mani il turpe leader dei comunisti esperantisti bulgari si stimolava i testicoli gonfi come angurie mentre gli adepti si accalcavano a leccare la verga dell'anticristo finché questi eruppe in una violenta eiaculazione ed essi si contesero il seme del male per abbeverarsene avidamente. Davanti a lui, dall'altro capo del tavolo, con gli occhi sbarrati Michel Boselli schivò uno schizzo mentre osservava più incredulo che disgustato il bieco individuo riprendere fiato e il suo naturale colorito olivastro mentre gli adepti si ricomponevano ognuno al suo posto. Non avrebbe mai sospettato che colleghi criminali di quel calibro potessero appartenere a una sorta di setta occulta. Li avrebbe piuttosto immaginati nel classico cliché mafioso, razionalmente riuniti come nel consiglio di amministrazione di una multinazionale. Ma davanti a lui c'era l'evidenza della follia di un culto satanico, e in stridente contrasto con questa il loro leader prese a parlare pacatamente in esperanto, con la voce baritona e monotona che ci si sarebbe aspettati da un prete ortodosso cantare la messa.
Collettivo! Siamo qui riuniti per celebrare il Chaos. Nella sua millenaria evoluzione l'uomo si è sparpagliato nel mondo partendo dall'Africa, e dall'Africa precipitata nella spirale dell'odio si diffonderà nel mondo il virus del male, i virus delle nostre armi batteriologiche che ammorberanno l'intera specie umana tranne chi ne è immunizzato: noi qui presenti, e i pochi popoli eletti che qui rappresentiamo. L'ora della rivalsa è vicina per il grande Islam e la grande Cina tanto quanto l'ora della sofferenza immane è vicina per gli imperialisti occidentali che l'hanno finora impartita ai nostri popoli. Migliaia di guerriglieri della liberazione sono pronti a immolarsi usando le armi che forniremo loro per terrorizzare e sottomettere i vili sfruttatori. Ma bisogna agire presto, prima che l'Europa si rafforzi rendendo imbattibile l'America, e agire per impedire l'ascesa al vertice di coloro che remano contro il destino e che noi non possiamo comprare.
Questi esseri insani, questi deboli vermi potrebbero presto arrivare al potere e noi non possiamo permetterlo, non possiamo lasciare che attacchino e intacchino i nostri superiori interessi, i nostri piani gloriosi. Da tempo è ormai chiaro che il loro scopo antitetico al nostro è una rivoluzione che riarmi l'Europa neocolonialista non più assoggettata all'America ma sua pari potenza per imporre la loro pace e i loro pseudovalori, non più solo complice ma protagonista nel perpetuare l'oppressione. L'America stessa, vigliacca e sionista, impaurita dalla fulgida rinascita araba, dall'ineguagliabile potenza cinese, alimenta le scellerate ambizioni federaliste dei nostri nemici per non perdere il dominio del pianeta, il dominio che a noi spetta e ci aspetta da troppo tempo!
Oggi siamo qui riuniti per modificare a nostro favore il corso della storia deliberando l'eliminazione di uno dei due candidati alla presidenza europea, colui che se fosse eletto ci creerebbe maggiori problemi, e così aprire la via al candidato più docile col programma più affine allo svolgimento dei nostri piani. Ciò deve avvenire prima delle elezioni, in cui c'è un cinquanta per cento di probabilità che esca vincitore il puledro sbagliato: una percentuale troppo elevata per permetterci di rischiare trovarci costretti ad agire dopo, quando le misure di sicurezza attorno al presidente eletto renderebbero l'operazione troppo complessa e quand'anche avesse successo farebbe di lui un martire dal seguito moltiplicato esponenzialmente dall'ondata emotiva del popolo bue.
Collettivo! La nostra venerabile congregazione culturale non può esporsi a un eventuale fallimento che comprometterebbe irrimediabilmente i nostri altissimi obittivi, né possiamo affidarci a manovalanza rozza o dilettanti qualsiasi, L'uomo qui presente è uno stimato professionista, il migliore nel suo settore, che per un ingente compenso si assume la responsabilità di eseguire questo compito in modo competente ed elegante. Sono lieto che della sua affidabilità abbia già dato prova nella recente opera di destabilizzazione della centrale nucleare di Kozloduy, provocando il rilascio di materiale radioattivo con effetti esaltanti per la nostra causa e devastanti per il morale del nemico. Me ne rallegro e lo congratulo, auspicando che cotanta puntualità nel mantenere l'impegno si riaffermi in questa nuova e più importante occasione: l'omicidio del candidato presidenziale Olivier Dupuis!
Michel Boselli si sentiva vagamente a disagio e non potè trattenersi dall'agitarsi sulla sedia, ma la concisa fermezza dell'orazione paganica non ammetteva repliche e ottenne solo ossequiosi cenni di assenso da parte degli altri astanti silenti. Paganov concluse inappellabile l'assise con la condanna a morte del candidato democratico Olivier Dupuis per mano di Boselli entro l'alba elettorale, in caso di fallimento pena il trasferimento della pena sull'esecutore stesso. Da parte sua, altrove in Europa, mentre gli fischiavano le orecchie il candidato presidenziale sbottò in riunione col suo staff nel suo forte accento lussemburghese:
Ma no e posibile, no ho intensione di corere co Serachiani, mi rifutomi! No ci era altra scelta parquet siete teste di caso, merd! Vi ano inculato, eco, ci ano inculato! Al meno avevate li spiati! Sicurament vi siete fati spiarvi voi imbescili. E adeso come poso corere ansieme di quela bruta mortadela, hein?
Dupuis dava in escandescenze per l'abbinamento più sgradito che avrebbero potuto affibbiargli come candidata alla vicepresidenza. Ma intervenne Pannella in collegamento da Malbosc e dovette mettersi via l'incazzatura. Il leader carismatico spiegò che Barbara Serracchiani era l'unica personalità a disposizione che avrebbe potuto contenere il danno causato dalla candidatura Berlusconner a vicepresidente di Kapezzonen nel ticket avversario. Se voleva provare a vincere, concluse Pannella col tono grave di un padre non più disposto a tollerare capricci, doveva imparare a sopportare Barbara. Non era soltanto nella popolarità della pasionaria rodigina che Pannella confidava, ma soprattutto nella sua mai sopita rivalità con l'ex premier turca Zylvya Berlusconner. Le due coetanee erano cresciute studiando insieme e contendendosi il primato nei prestigiosi Fettes college di Edinburgo e London school of economics per poi intraprendere la carriera politica in partiti nazionali ai due estremi dello spettro politico, ma avevano in comune una smisurata ambizione e non avevano mai potuto vedersi. Candidare Serracchiani avrebbe creato un piccolo problema con Olivier, non sarebbe stato facile conciliare i loro due caratterini, ma un problema ancor più grosso per i popolari.
Questi in effetti si erano presi una bella rivincita rispetto al congresso dei democratici, e adesso si era molto più vicini all'elezione. Difficile immaginare un colpo basso come affiancare a Kapezzonen l'ex premier turca, moglie del miliardario televisivo Rupert Murdoch che da quel punto in poi avrebbe infuso una montagna di eurodollari nella campagna elettorale col silenzio assenso dell'amministrazione americana, ufficialmente neutrale negli affari interni di una federazione amica ma in realtà ben più propensa a spalleggiare una controparte conservatrice che avrebbe tenuto una politica più in sintonia con la loro in un mondo in cui l'occidente non costituiva ormai che un settimo della popolazione, meno della sola India o della sola Cina, ed era perciò di vitale importanza rafforzare gli strumenti della propria leadership, del proprio benessere economico come condizione indispensabile al controllo politico e militare del pianeta. O meglio viceversa.
1 commento:
Davvero, qua tutto c'é e tutto combacia in un eccellente delirium. Anche l'accento francese nella frase in italiano di Dupuis che in fondo, ha piuttosto un nome tipicamente belga come Van Rompuy:-)Complimenti per l'immaginazione e per la facilità di scrittura.
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