Mi dispiace per il fiume / Sorry about the river - 5
Ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale
La popolazione bulgara non sapeva bene se essere grata dell'attenzione particolare e solidarietà manifestata dal candidato presidenziale Olivier Dupuis o evitarlo come la peste per le catastrofi che portava con sé nel suo tour di un paese già duramente provato da cinque secoli di dominazione ottomana, 45 anni di totalitarismo, 25 di una crisi economica tale da ridurre di un sesto la popolazione e infine l'esplosione atomica di Kozloduy. Anche senza mettervi piede, Olivier avrebbe certamente raccolto la grande maggioranza dei voti tra i sei milioni di elettori della piccola repubblica balcanica, se non altro in chiave anti-turca contro l'avversaria candidata vicepresidente Zylvya Berlusconner. E anche se, come probabile, per analoghe ragioni storiche e per la sua pluridecennale frequentazione del paese immediatamente più a nord di cui parlava la lingua tristanzuola, avesse conquistato la quasi totalità degli altrettanto sfigati elettori romeni, questi sommati ai bulgari non costituivano che un terzo dei soli elettori tedeschi o dei soli turchi. Che i due candidati dello schieramento avversario avessero solide basi nei due stati più popolosi dell'Unione costituiva un fatto scoraggiante, ma per gli osservatori era addirittura stupefacente che Olivier spendesse così tanto del tempo prezioso della campagna elettorale nella sfortunata penisola con la più bassa densità di popolazione dell'intero continente, scandinavia a parte. In questo suo apparente masochismo Olivier aveva una sua precisa strategia, sia pure assai rischiosa: predicava alla giovane nuora balcanica per farsi sentire dalla vecchia suocera europea alla sorgente del fiume moribondo, mentre i mezzi di comunicazione di massa gli permettevano di non dover essere fisicamente presente nelle sue roccaforti latine dal Belgio al Portogallo.
Con il disastro ambientale di Kozloduy lo sfavorito aveva goduto di una inattesa spinta in avanti nei sondaggi. In tutta la sua storia politica Olivier si era apertamente schierato col fronte antinucleare, talvolta anche al prezzo di perdere consensi. Con il suo autorevole appoggio aveva significativamente contribuito alle vittoriose battaglie dei radicali italiani e dei verdi tedeschi per l'abbandono dell'energia nucleare nei loro rispettivi paesi, e in anni più recenti aveva più volte coraggiosamente denunciato le multinazionali dell'atomo e l'ipocrisia della Commissione nel destinare loro fondi per centinaia di milioni di eurodollari che avrebbero dovuto utilizzare per decomissionare gli impianti più pericolosi come Kozloduy e invece ne avevano perfino prolungato il funzionamento oltre il ciclo inizialmente previsto dai progettisti sovietici 45 anni prima. Con il collasso dell'Unione sovietica gli ingegneri russi erano partiti lasciando l'impianto nelle mani di colleghi bulgari ancora più lassisti e gli incidenti si susseguirono a un ritmo ancor più impressionante: una volta all'anno in media un qualche errore del personale aveva portato alla depressurizzazione dei sistemi di raffreddamento dei reattori. Uno degli incidenti più gravi ebbe luogo nel maggio 1998 quando un un tubo del generatore di vapore si ruppe durante una decontaminazione chimica inquinando un serbatotio di emergenza: non furono mai resi noti i nomi del personale rimasto esposto e perciò non si seppe mai nulla del loro destino.
C'erano in gioco interessi colossali nella ristrutturazione dell'impianto, ristrutturazione che peraltro gli esperti indipendenti sapevano non avrebbe potuto migliorarne la sicurezza a causa delle deficenze primarie nella progettazione, che tra l'altro si era svolta senza alcuna valutazione geosismica e non prevedeva neppure una sala di controllo di emergenza. Durante i lavori di costruzione negli anni settanta non era stato fatto alcun controllo e questa mentalità menefreghista si rifletteva nella mancanza di una cultura della sicurezza: dall'incredibile numero di oltre un centinaio di incendi minori nell'arco degli ultimi 27 anni, la maggior parte dei quali nelle sale turbine, alla trascuratezza in faccende tecnologicamente elementari come mantenere una seria recinzione che avrebbe impedito a Michel Boselli di introdursi tanto facilmente.
Non fosse stato per l'immane tragedia, Olivier avrebbe potuto congratularsi con sé stesso che si fosse verificato quanto aveva predetto, attirandosi all'epoca gli strali della stampa bulgara, denunciando la favola che l'economia del paese dipendesse per il quaranta per cento dall'energia prodotta a Kozloduy: la dispersione sulla rete elettrica nazionale era ben al di sopra del 40% e metà del denaro profuso nel rappezzare Kozloduy sarebbe bastato per portare la rete a un fisiologico livello occidentale del cinque per cento. Ora i bulgari sapevano di essere stati imbrogliati giocando sul loro orgoglio nazionale di possedere l'energia nucleare (la Turchia non ce l'aveva) e ciò aveva ritardato il loro ingresso nell'Unione rispetto a paesi altrettanto sfigati come la Lituania e la Slovenia, che però si erano guadagnati la simpatia di Brussels con la decisione di chiudere rispettivamente le centrali di Ignatina e Buhonice. Olivier aveva ora buon gioco nella parte di Cassandra, ma non rigirava il coltello nella piaga dell'orgoglio ferito, per sollevare i bulgari dal senso di colpa e questi riconoscenti l'avrebbero votato anche se, a differenza del senso di colpa, non riusciva a sollevarne il morale, con tutte le disgrazie che portava con sé in occasione delle sue malaugurate visite.
Se infatti dopo tre attentati non se ne fosse ancora accorto - ma i suoi collaboratori cominciavano a stargli alla larga con improbabili scuse -, c'era ben mimetizzato in Bulgaria un sicario seriamente intenzionato a fargli la pelle. In una bella domenica di maggio questi si trovava a passeggiare nella Borisova gradina respirando l'aria fresca ripulita dalla piacevole brezza in quella giornata di scarso traffico, quando fu inebriato da un intimo brivido al boato proveniente dal vicino stadio Levski. La partita amichevole era finita e non non si trattava di uno dei tanti boati conseguenti ai numerosi goal inflitti dalla nazionale bulgara agli ospiti lussemburghesi. Era stato fin troppo facile prevedere il risultato tennistico di un simile incontro di calcio, Olivier lo sapeva bene ma si era schierato senza ipocrisia con i suoi connazionali sapendo che si sarebbe reso ancor più simpatico ai bulgari regalando loro l'opportunità di godere della virile rivalsa calcistica su quanto li trovava invece complessati nei confronti dei paesi ricchi, cioè tutto il resto.
Ancor più facile prevedere, per Michel Boselli, che Olivier si sarebbe recata con telecamere al seguito nello spogliatoio dei padroni di casa per congratularli sportivamente, ma contrariamente alle sue previsioni tutti i giocatori bulgari trattennero compostamente la pipì nei cinque minuti di riflettori e strette di mano. Fu solo quando Olivier, allontanandosi tra le guardie del corpo, aveva ormai raggiunto il campo per agitare la mano agli spettatori festanti, che finalmente cedettero le vesciche più deboli e l'urina sciolse la patina marroncina di zucchero di canna che rivestiva l'esplosivo mascherato da finta merda che Michel aveva piazzato con disgusto nei cessi dello spogliatoio. Era un tipo particolare di potentissimo esplosivo che reagiva a contatto con l'acido urico - un vecchio trucco escogitato dai servizi moldavi contro i militari russi per farli ritirare dalla Transdinstria -, e da un momento all'altro i bulgari si trovarono a dover disputare l'imminente campionato mondiale con una squadra di serie B anziché i vice-campioni europei di due anni prima, rimasti spalmati dall'esplosione su ciò che restava dei muri degli spogliatoi dello stadio Levski.
Non ci fu bisogno di dichiarare il lutto nazionale in quanto era già stato dichiarato per il lunedì successivo a causa dell'inspiegabile incidente stradale per il quale era precipitato in un burrone uccidendo i suoi quaranta occupanti, tutti giovanissimi boy scout, il pullman che era stato scambiato all'ultimo momento con quello che avrebbe dovuto trasportare Olivier e il suo seguito a Zlatograd, la cittadina mineraria dei rodopi dove altre quaranta persone, tutti parlamentari bulgari che attendevano il collega lussemburghese per mostrargli la miniera di zinco che rischiava di chiudere senza gli aiuti di Brussels, a causa di un'altrettanto inspiegabile esplosione rimasero intrappolati e sepolti vivi a 400 metri di profondità. Nonostante gli sforzi dei soccorritori, non ci furono sopravvissuti. I bulgari non erano per niente contenti per i bambini, ne avevano già pochi, ma tutto sommato avevano una ragione in più per votare Olivier, per avere questi involontariamente già attuato nella pratica la sua promessa elettorale di ridurre il numero di deputati bulgari da 240 a duecento.
1 commento:
Ai labels BERLUSCONI, CALCIO / FOOTBALL, DUPUIS, EUROPA, KOZLODUY, MDPIF, NUCLEARE, aggiungerei anche unione europea...Ma forse ti comprometterebbe?
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