Non mi oso pensare! epilogo: Tramonto sul giorno delle elezioni
ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale
Il gigantesco edificio cilindrico si afflosciò sedendosi su sé stesso alla prima violentissima scossa seppellendo Zylvya e Romano sotto le macerie insieme a centinaia di altri ospiti dell'albergo nel quartiere centrale di Taksim e decine di migliaia nelle degradate periferie della megalopoli e lungo tutta la faglia di attrito dell'Anatolia settentrionale. Il sisma era largamente prevedibile e infatti previsto da anni per la sollecitazione alla quale era sottoposta la faglia dalla pressione da nord della piattaforma eurasiatica e quella da sud della piattaforma arabo-africana. Lo stress accumulato determinava il silenzioso indebolimento delle rocce che cedevano improvvisamente con conseguenze disastrose. Dopo il terremoto del 1999 le autorità, colte impreparate dopo trent'anni di relativa tranquillità, avevano agito con un grande piano di rinforzo degli edifici, ma ad Istanbul quasi la metà dei dodici milioni di abitanti viveva ancora in case abusive costruite con materiali scadenti da speculatori senza scrupoli. Perciò nonostante la lezione di 15 anni prima le vittime furono subito stimate in decine di migliaia a causa della violenza devastante del sisma, che provocò centinaia di vittime e gravi danni anche nella capitale greca, prossima tappa del terremoto a puntate.
Il sisma fu sensibilmente avvertito anche da Abu Gail e Mauro Suttora sul ponte di comando della Princess Takuhi in navigazione nello stretto dei Dardanelli, nella forma di un maremoto che spingeva a sud l'imbarcazione fino a quando temettero che cedesse, prima di ritrovarsi, con più di un sospiro di sollievo per averla fatta franca, a navigare nelle acque più calme dell'Egeo e del Mediterraneo orientale, dove si sarebbero arenati a cementare la loro rinnovata amicizia abbronzandosi sull'agognata spiaggia di Jaffa. Due fusi orari più a ovest, in via Val Lagarina, la vecchia amicizia tra Vittorio Boselli e Marco Cappato era naturalmente uscita rafforzata dall'avventura che determinò un altro fatto straordinario: per la prima volta Boselli avrebbe votato, fiducioso che Max Stirner lo avrebbe perdonato. Quella domenica mattina, Tabar al guinzaglio dovette recarsi con imbarazzo all'anagrafe per farsi rilasciare un certificato elettorale che da anni puntualmente rispediva indietro con epiteti vari.
Per Kapezzonen l'alba sulla sua Grande Germania arrivò con una inattesa convocazione da parte di Angela Merkel, che l'inquietò più di quanto già lo fosse per l'assenza di notizie da parte di Krocikkio-Paganov, un comportamento che il fedele e puntiglioso collaboratore non aveva mai tenuto. Entrò nell'ufficio di Merkel, che trasbordava dalla poltrona a rotelle dietro la scrivania sulla quale poteva riconoscere il suo documento segreto dalla copertina nera, e si sentì trasalire. L'immensa ex cancelliera fu laconica. Con poche parole lo accusò di tradimento, senza esprimere giudizi sul progetto neonazista ma lasciando intendere che se proprio qualcuno avesse dovuto guidare una tale Grande Germania questa sarebbe stata lei casomai, e gli augurò infine di perdere l'elezione piuttosto di essere per sempre esposto al ricatto di Pannella, il quale era stato fin troppo cavalleresco a fornirle il documento affinché provvedesse all'incombenza di lavare i panni sporchi in famiglia. Kapezzonen lasciò l'ufficio di Merkel pallido come un cadavere, instabile sulle ginocchia tremanti. Era la fine, l'uomo forte d'Europa era il più debole.
A Malbosc l'alba arrivò insieme ai primi drammatici telegiornali e Pannella non fu contento. Il tragico destino di Romano, che non si sarebbe saputo con certezza prima di molte ore ma si poteva tristemente sospettare, e che pure avrebbe determinato una grave perdita per il futuro del partito, passava in secondo piano rispetto alle dimensioni apocalittiche del terremoto. Questo avrebbe influito sul risultato elettorale, elaborava il processore del grande vecchio, ma non era per niente contento che l'impossibilità pratica di votare per milioni di turchi avrebbe giocato a suo favore. Al contrario era costernato che questo avrebbe potuto gettare un'ombra su una eventuale vittoria. Se questa fosse stata di misura, speculazioni senza fine si sarebbero trascinate per tutta la durata della presidenza sul fatto che al posto del legittimo Kapezzonen sedesse al ponte di comando dell'Unione un'usurpatrice, un'arpia che aveva tratto vantaggio dall'immane disgrazia di un popolo costituente.
Per non dare adito a una presidenza moralmente indebolita in partenza dalla ferita degli avversari, la vittoria avrebbe dovuto essere schiacciante. Niente di più improbabile, secondo gli ultimi sondaggi, che davano i due candidati testa a testa al decimo di punto percentuale. Comunque fossero andate le cose, non era una buona alba per la nuova Europa, una violenta pugnalata che sarebbe costata migliaia di miliardi di eurodollari ed era arrivata nel momento più sbagliato a scatenare sugli schermi gli euroscettici, i millenaristi bacchettoni e tutti gli altri portasfiga che aveva speso una vita a combattere con la ragione illuminata. Sarebbe stata una giornata lunga prima dei risultati elettorali, e prima che si facesse troppo calda decise di uscire a fare una lunga passeggiata nel villaggio per respirarne la tranquillità domenicale. E votare.
Pannella era più rilassato ora davanti ai televisori, dopo un'altra passeggiatina serale. Faceva buio adesso su Malbosc, e quando il sole fosse tramontato anche su Lisbona sarebbero stati finalmente resi noti gli exit poll e i risultati ufficiali sempre più precisi nel corso della lunga notte che lo aspettava. Aprì un pacchetto di Celtique illegali e con un cenno si fece portare una bottiglia di rosso da condividere con Benedetto, che sorrideva irradiando serenità. Buon segno, pensò Pannella alla partenza delle sigle degli speciale elezioni in onda su svariati canali e altrettanti schermi nella sua biblioteca. In tanti anni al suo servizio il suo fedele maggiordomo sordomuto si era sempre dimostrato un discreto barometro politico.
Olivier si svegliò male la domenica più importante della sua vita, rovinata dai telegiornali del mattino. Aveva previsto di volare a votare Brussels e tornare indietro subito dopo per rifugiarsi con Michel nell'isolamento del suo appartamento in Logodi utca al riparo dall'assalto dei giornalisti. Anche Kapezzonen aveva fatto sapere che si sarebbe nascosto chissà dove, per la conferena stampa esisteva Romano, dopo tutto. Già, esisteva, apprese con sgomento guardando le rovine di Taksim attraverso il grandangolo dell'elicottero che ci girava intorno. Imprecò scottandosi la bocca col caffè e dal nervosismo accese una rara sigaretta. Michel dormiva ancora nel loro lettone con Samantha, esausti per le avventure dei giorni precedenti. Era meglio non turbare il loro sonno ristoratore considerando che uno dei due l'aveva sopportata abbastanza negli ultimi giorni di nervosismo spasmodico e l'altra aveva sopportato per anni ben di peggio. Lasciò loro un biglietto di baci, prese un taxi per Feryhegy e dodici ore dopo era già di ritorno con le idee chiarite su almeno un punto, una svolta che si prospettava alla sua vita tormentandola da settimane insonni, e non si trattava, o non solo, della prospettiva di fare la presidente d'Europa.
Presto Samantha sarebbe diventata maggiorenne e occorreva quindi agire. Non era il caso di stare a lambiccarsi nell'indecisione: la ragazza - figlia naturale di Daria Veronesi (che però non vuole avere più niente a che fare con il partito) e Vittorio Boselli, che però non l'avrebbe potuta adottare causa la sua immorale relazione con Cappato -, aveva bisogno di una famiglia normale, se normali Michel e Olivier si fossero potuti definire, e alla sua età sentiva sempre più forte anche lui il bisogno di un focolare domestico, idea che non aveva quasi mai neppure preso in considerazione seriamente, sacrificando tutto a una carriera politica frenetica. Durante il volo di ritorno decise che non intendeva aspettare un minuto di più, non voleva formulare la sua domanda né come vincente né come perdente, né come mega presidente d'Europa né come umile deputato lussemburghese. L'impellenza rivelava il suo bisogno di ottenere una risposta come uomo, prima che con i risultati sperabilmente positivi potesse diventare un'istituzione quasi intoccabile, un busto sacro a fargli la proposta. Doveva agire prima che andassero in onda gli speciali elettorali, doveva agire subito, anzi prima. Irruppe in casa trafelato per gli ultimi due piani di corsa sulle scale e lo salutò apostrofandolo inaspettatamente:
Amatissimo Londradical - non mi oso pensare! - vuoi sposarmi?
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