Non mi oso pensare! Alba sul giorno delle elezioni
ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale
Dopo la fruttuosa riunione con Pannella, in cui vennero prese drammatiche decisioni, Mauro Suttora stava per partire urgentemente per Varna con l'anziana ma ancora arzilla ex collega Abu Gail quando fu fermato a poche decine di metri dall'Albergo Licheri in un posto di blocco davanti alla discoteca Yalta, e lì Abu Gail riconobbe la ragazzina che le aveva messo sotto il naso il documento. Con agilità sorprendente per l'età saltò giù dall'auto e la prese per un braccio, senza cattive intenzioni ma ovviamente attirando l'attenzione degli agenti. Ne seguì un colloquio concitato in cui Abu Gail e Suttora appresero la ragione dei blocchi stradali e Samantha Krocikkio suggerì l'ipotesi del Tunnel. Immediatamente si precipitarono alla palazzina in San Stefano e quivi giunti giù dalle scale, verso la porta insonorizzata del seminterrato dietro la quale l'abnormodotato Armando Krocikkio, alias Georgi Paganov, stava sodomizzando Marco Cappato che urlava per il dolore lancinante che sentiva spaccarlo in due in senso longitudinale, costretto da ore davanti al tronco per terra del cadavere mutilato di Giorgio Myallonnier, che visibilmente l'aveva preceduto nello stesso trattamento.
Suttora svuotò il caricatore della sua pistola mitragliatrice sui cardini della porta ma il sergente della polizia bulgara che insisteva per avere il comando volle precederlo nell'abbatterla e rimase inchiodato dalla scarica di proiettili che Krocikkio-Paganov aveva avuto il tempo di preparare in risposta. Al riparo del buio Suttora stava ricaricando la sua arma mentre Krocikkio-Paganov faceva altrettanto senza staccarsi da Cappato, quando Samantha gli sgusciò davanti con un'accetta antincendio che aveva preso di sopra vicino all'estintore, e sfruttando la sorpresa del padre nel vederla gli si avventò contro e con tutta la sua forza tranciò di netto l'abominevole appendice che lo saldava al retto della sua vittima. Ansimando gemiti di sollievo Cappato eiettè il membro afflosciato, serpe del male che per qualche istante continuò ad agitarsi sul pavimento come se fosse animato di vita propria, sotto gli occhi inorriditi di tutti i presenti, compresi Krocikkio e Paganov, che erano lo stesso individuo.
Quindici ore più tardi Mauro lavorava di buona lena, indaffarato come un uomo di fatica a trasferire pesanti casse dal mercantile con la bandiera cipriota , ma il cui equipaggio era interamente israeliano, che la Princess Takuhi aveva incontrato in alto mare a nord di Trebisonda. In una delle tre cabine Abu Gail era già alacremente al lavoro nel collegare tra loro le complesse apparecchiature e il computer portatile per governarle. Sotto le sue direttive Mauro si immerse per fissare fermamente alla chiglia un sonar e una specie di antenna al contrario. Spirava un sostenuto vento di nord ovest e al timone del motor yacht Mauro riprese la navigazione contro corrente a velocità di crociera in direzione di Varna. Abu Gail non poteva sbagliare, aveva un solo colpo da sparare. Aveva studiato tutta quella roba solo in teoria tanti anni prima in uno degli aggiornamenti routinari in cui gli agenti vengono addestrati in cose che probabilmente non avrebbero dovuto fare mai.
E anche se fossero riusciti a colpire ma fossero stati scoperti, per lei sarebbe finita ugualmente. Non che le dispiacesse troppo: il successo della sua missione quella notte avrebbe costituito il coronamento di una vita, ancor più che una carriera, e sarebbe morta felice di avere svolto il suo ruolo nella storia. Il patto che Mauro dovette accettare a malincuore era che se si fosse prospettata la probabilità della cattura avrebbe duvuto ucciderla e liberarsi in mare del suo corpo e delle costosissime attrezzature, perché né queste né lei dovevano trovarsi a bordo del vascello: ufficialmente Israele non doveva risultare coinvolta in alcun modo nell'operazione, anche perché ufficialmente Israele non possedeva armi nucleari. La scelta di una testata nucleare tattica di bassa potenza non era stata facile per la violazione del tabù dell'arma atomica, ma era certamente l'opzione più sicura per annientare istantaneamente la tossicità biochimica della cricca comunista esperantista annidata a Evxinovgrad.
In un certo senso le armi nucleari tattiche, o atomiche da campo di battaglia, non sono molto differenti dalle armi convenzionali: furono infatti concepite dalla Nato per un uso a breve raggio contro bersagli puramente militari come concentrazioni di truppe o centri vitali di rifornimento e telecomunicazioni. Tuttavia non furono mai impiegate per divergenze tra Washington, Londra e Parigi sulla dottrina riguardante lo scenario in cui avrebbero dovuto essere utilizzate, per cui il loro dispiegamento fu progressivamente accantonato per non indebolire internamente l'alleanza atlantica. Molte obiezioni aveva sempre destato anche la teoria per cui i danni collaterali ai civili sarebbero stati contenuti, e infatti la dimostrazione di quanto si era sempre temuto avvenne quella notte con il pesante bilancio di vittime che la regione dovette subire a causa del fall out radioattivo, nonostante il vento avrebbe prevedibilmente allontanato la nube verso il mare già quasi morto. Era un rischio calcolato che era necessario intraprendere subito per impedire che Kapezzonen potesse disporre di un tale arsenale privato nell'altissima posizione di potere che aveva buone probabilità di conquistare.
Il numero di vittime sarebbe stato comunque inferiore a quello dei morti causati dal Sarin nel villaggio della Dobrugia: se Mauro e Abu Gail, l'equipaggio della Princess Takuhi, avessero saputo di quell'attacco vigliacco avrebbero messo da parte il disagio che li tormentava ancora mentre si avvicinavano alla costa. A dodici miglia da Evxinovgrad la Princess Takuhi ridusse la velocità e invertì la rotta. Al momento stabilito Mauro manovrò manualmente l'argano di poppa per calare in mare il siluro lungo circa tre metri che recava un ordigno piccolo ma letale. Questo partì con un guizzo quando Abu Gail lo attivò dalla cabina all'interno, dove lo avrebbe controllato dirigersi verso il bersaglio. Contemporaneamente Suttora diede massima potenza ai motori per allontanarsi nella direzione opposta: avevano calcolato che sarebbero stati a venti miglia al momento dell'esplosione, e con quel vento si sarebbero presi comunque una certa qual dose di radiazioni. Un bagliore illuminò a giorno tutta la costa a indicare loro che il palazzo di Evxinovgrad era stato incenerito e i sordidi scienziati del male in esso cremati.
La domenica elettorale si presentò come una splendida giornata di sole su tutta l'Europa, tranne naturalmente la Scozia, dove però non si sarebbe votato. Ai fini del risultato era stato appurato che il tempo meteorologico non avrebbe influito a favore di uno schieramento piuttosto dell'altro, poiché la più grossa fetta di elettori ambita dai due maggiori partiti era nella classe media piccolo borghese che le indagini sociologiche indicavano come avere pari probabilità di disertare le urne per i mari o i monti sia che fossero orientati più a destra o più a sinistra. Ben altri eventi, non quelli atmosferici assenti, di catastrofica portata avrebbero funestato quella giornata storica per il continente europeo, sul quale l'alba sorse spettacolare a cominciare dall'Anatolia per insinuarsi pochi minuti dopo con i suoi raggi caldi nella camera dell'Albergo Licheri di Istanbul dove Zylvya Burleskonner e Romano Prodi dormivano nudi sotto un solo lenzuolo, ancora fradici del sudore di una notte d'amore dolcissimo come non ricordavano dai tempi del liceo.
Le circostanze della vita avevano costretto i coetanei a vivere clandestinamente la loro relazione a cominciare prima dalla pubertà con la rigida educazione cattolica impartita da suore tanto sadiche a Rovigo per Romano che ad Ankara per Zylvya, poi l'incontro in collegio a Edinburgo e l'amore spontaneo sbocciato insieme ai capezzoli e altre rose dei loro corpi adolescenti, all'esplorazione dei quali si dedicavano in appassionati incontri notturni vissuti con sensi di colpa di intensità pari solo alla loro circospezione, pena naturalmente l'espulsione dal collegio e l'ira incandescente dei genitori. Venne poi durante l'università la separazione forzata dovuta alle opposte tradizioni politiche delle rispettive famiglie: catto-comunista quella del profondo Veneto meridionale in cui Romano sviluppò per reazione l'istinto di ribellione anti-autoritaria che l'avrebbe accompagnato durante tutta la sua vita politica; moderna, anti-fondamentalista ma pur sempre conservatrice quella medio borghese di Ankara dove Zylvya era cresciuta nel culto del dittatore illuminato Ataturk e della destra storica europea.
Romano non poteva certo ammettere che il suo grande amore fosse la sua storica nemica della destra, che non mancava mai di attaccare pubblicamente e venire puntualmente ricambiata. Forse il destino aveva voluto giocare loro un brutto scherzo, mettendole nella poco invidiabile situazione per cui quella sera uno di loro sarebbe stato vincitore e l'altro sconfitto. Addormentati per sempre nel loro ultimo abbraccio, Zylvya e Romano non avrebbero mai saputo chi sarebbe uscito vincitore la successiva notte di risultati elettorali che i due candidati vice presidente avevano convenuto trascorrere insieme nel grande albergo per i consueti commenti a beneficio dei giornalisti di tutto il mondo, i quali erano stati gentilmente informati che sarebbero rimasti all'asciutto di una analoga conferenza stampa con i candidati presidenti Dupuis e Kapezzonen.
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