Non mi oso pensare! Parte la seconda parte
“Non mi oso pensare!” è la seconda parte di Mi dispiace per il fiume (clicca il link per leggere la prima parte)
ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale
L'ottantaquattrenne ma ancora battagliero Marco Pannella era un uomo imponente dall'alto del suo metro e novanta per centotrenta chili. Pur godendosi il meritato riposo nelle sua tenuta sulle dolci colline della Francia meridionale, Pannella non era tipo da andare a pesca o ai tornei di bocce, e dall'inizio del nuovo millennio si era dedicato pazientemente a costruire quel partito liberal-socialista transnazionale la cui necessità diventava anno dopo anno sempre più improrogabile per la inesorabilità degli automatismi istituzionali che egli stesso aveva innescato e nessuno meglio di lui avrebbe saputo prevedere con precisione quando sarebbero scattati.
Michel Boselli era seduto una decina di metri davanti a lui con aria rassegnata, da egli separato dal maggiordomo sordomuto Alexandre de Perlinghi, Olivier Dupuis, Mauro Suttora, Vittorio Boselli e Marco Cappato, gli ultimi tre dei quali a Malbosc l'avevano scortato. La presenza di Pannella dapprima lo sorprese, poi immaginò che i democratici lo volessero processare prima di consegnarlo alla polizia, o forse non consegnarlo affatto se la loro sentenza fosse stata... Neanche questa macabra prospettiva riusciva a sconvolgerlo, tanto era il vuoto che sentiva, che non sentiva in sè. Tanto valeva collaborare. Lo fece in modo chiaro e conciso.
Questo tale Paganov o qualunque sia il suo vero nome usa la copertura di una associazione comunista eperantista bulgara per svolgere una attività eversiva internazionale di alto profilo, roba del tipo armi chimiche e batteriologiche di cui intendono servirsi nientemeno che per rovesciare gli equilibri mondiali a favore di un asse arabo-cinese, a quanto ho capito dalla presenza di sei musi gialli alla riunione in cui mi hanno incaricato di fare fuori il vostro caro Dupuis. Oltre ai cinesi c'erano presenti un'altra mezza dozzina di maschi caucasici e tutti lo venerano come un anticristo, addirittura gli baciano il cazzo, ma mica per modo di dire, proprio gli baciano il cazzo - s'infervorò Boselli -, insomma direi un patto satanico innestato su una ideologia di terrorismo terzomondista. In tanti anni di onorata professione omicida ne ho viste di tutti i colori ma mai niente del genere, credetemi.
Gli credettero. Non avevano motivo di dubitarne, il suo tono rassegnato trasmetteva una piena disponibilità a vuotare il sacco spontaneamente, anche perché la situazione non gli lasciava alternative. Boselli continuò a descrivere i particolari della riunione in cui i pazzi criminali comunisti esperantisti lo avevano reclutato, riassunse gli attentati a Olivier e cominciò a fornirne i dettagli, ma Pannella non sembrava più molto interessato, a parte il fatto inquietante che la fornitura di Semtex fosse avvenuta tramite un ufficio consolare dell'Unione. Quando Boselli tacque con una espressione di invito a formulare eventuali richieste di chiarimenti, tutti attesero che il leader si pronunciasse.
Lei si rende conto, Michel Boselli, che una condanna a morte pende sulla sua testa. Presto Parakulov o come diavolo si chiama realizzerà di essere stato imbrogliato: non soltanto lei ha già incassato metà del denaro, ma ora il nostro candidato può vivere tranquillo fino alle elezioni, salvo proiettili vaganti. Poiché la sua cattura da parte dei miei uomini non è stata resa pubblica, egli ha tutte le ragioni di ritenere che lei sia tuttora alle costole di Olivier Dupuis per fargli la pelle alla prima occasione utile. Quando gli risulterà chiaro che ciò non avverrà, la sua ira e i suoi adepti si scateneranno contro di lei, che ha quindi a mio modesto avviso un valido motivo per darsi da fare a prevenire questa prospettiva infelice di una sua prematura dipartita, per quanto considerando la sua ignobiltà non potrei dire che ciò farebbe di me un uomo addolorato.
D'altra parte vediamo bene come costoro continueranno a costituire un grave pericolo per l'umanità e il nostro Olivier in particolare. Dunque è facile convenire che, per quanto possa sembrare strano, i nostri interessi convergano sulla necessità di liberare al più presto il globo dalla disgrazia arrecata da questi gentiluomini. Lei è l'unico che li abbia visti in faccia e li possa riconoscere per eliminarli. Mi aspetto che agisca presto e bene a tal fine, in piena collaborazione col signor Suttora qui presente. Confido nella sua impellenza nell'eliminare i suoi mandanti prima che si trasformino nei suoi assassini. Ciò le guadagnerà la libertà: svolta questa sua ultima missione ci faccia il piacere di sparire per sempre su un altro pianeta.
Marco Cappato, i due Boselli e Mauro Suttora, quest'ultimo rollando un grosso cannone di marijuana, godettero il fresco del tramonto sul massiccio centrale seduti sul terrazzo del maso, birre sul tavolo e musica techno degli anni novanta in sottofondo. Michel era piacevolmente sorpreso dal delizioso trattamento psicotropico offerto da Suttora. Dopotutto era pur sempre un prigioniero, per quanto desideroso di collaborare al raggiungimento di un obiettivo comune. Vittorio invece, che beveva moderatamente e non fumava più, non capiva come potesse essere utile la sua presenza - al di là dell'avere ricevuto gli elogi di Pannella per essere risalito a Michel -, ma l'avrebbe scoperto subito.
Era infatti evidente, stante il fatto che il vertice dei comunisti esperantisti si riuniva sempre in luoghi diversi, che l'unica labile traccia per risalire agli altri componenti rimaneva l'architetto Granzotto, e che da lui bisognava ripartire mettendolo sotto controllo 24 ore su 24 per scoprire come comunicasse con gli altri. Si convenne a tal fine di trasferire la base delle operazioni nell'appartamento di via Val Lagarina, cosa di cui Vittorio non fu contento ed era certo che Marco Cappato lo sarebbe stato ancor meno. Infatti non lo fu, e offeso se ne andò in campagna dalla cugina zitella con Tabar scodinzolante come farebbe una moglie trascurata che si porta via il bambino. Vittorio fu convinto a rimanere per reggere la commedia ad uso Granzotto, cosa che cominciava ad intrigarlo nonostante facesse la parte dell'infastidito per l'invasione della sua privacy.
Suttora si dedicò immediatamente all'intercettazione di Granzotto, usando ogni possibile condotto per inserire microfoni e telecamere impermeabili perfino nel cesso dell'appartamento sottostante senza dovervisi intrudere, nel contempo naturalmente mettendo sotto controllo le linee telefoniche sia fissa che mobili e il cavo coassiale della televisione digitale, pure attraverso il quale avrebbe potuto transitare eventuale posta elettronica. Michel e Mauro ripartitono dunque per Sofia, il primo per assumere un nuovo ruolo che il lettore avrebbe scoperto solo lunedì prossimo, il secondo accompagnandolo per controllarlo ma dicendosi felice dell'opportunità di rivedere una vecchia conoscente nella capitale bulgara. Non volle dire chi e Michel non insistette per saperlo: in quella partnership si trovava nella condizione del socio di minoranza, eufemismo per dire che per come erano andate le cose comandava Sutttora. Si sorprese che ciò non lo infastidisse, anzi percepiva delle affinità: per il professionista suo pari provava rispetto e ormai quasi perfino una malcelata simpatia.
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