NyLon! - Epilogo
L’aurora era santificata da un’aureola. Sull’orizzonte della grande mela, l’alba che ci aveva inseguito dalla vecchia Europa sulla costa americana era glorificata da un’aureola di morte, martirio e promessa di vita eterna con la bellezza di quaranta, non solo quattro, ben più vergini concubine. Insomma, per farla breve faceva bel tempo, quindi non ebbi difficoltà nel calibrare delicatamente i freni aerodinamici con l’erogazione di potenza ai reattori fino a solo un centinaio di piedi sulle luci della pista del JFK, quando in un’unica triplice mossa violentemente ritirai carrelli e flappettoni, al tempo stesso restituendo massima potenza ai reattori. Il bestiaccione pesante tonnellate 500, ed altrettanti radicali a bordo, tardò a reagire come mi aspettavo, sfiorò la pista d’un soffio, ma era stato tutto calcolato sul simulatore di volo: una volta tanto la Microsoft non aveva sbagliato. Increduli e stupefatti, i controllori di volo nella torre del JFK videro il volo 911 trasformarsi in un siluro diretto non sapevano dove. Ma io lo sapevo. Avevo i miei motivi personali di risentimento, oltre a quelli ideologici di bin Dupuis, dei quali francamente non me ne poteva fregar di meno, per dirigere a 500 miglia all’ora verso Roosevelt Island l’odio che avevo covato per il tradimento della Raffa col dannato Suttora-Bordini.
Il dannato Mauro Suttora-Bordini era impegnato a penetrare la MGM sul balcone nell’ennesimo vano tentativo di ucciderla, questa volta facendola scoppiare con uno speciale preservativo ananucleare a fusione ritardante per lui ed esplosivo per lei. Tempo perso: non ci sarebbe mai riuscito, con una vacca di quel calibro. Ma a farli fuori entrambi insieme a me stesso e l’intero Partito radicale ci sarei riuscito io, che già riconoscevo in lontananza l’abominevole massa informe della MGM sul balcone del quindicesimo ed ultimo piano dell’inconfondibile più alto edificio di Roosevelt Island. Ero consapevole che sarebbero stati gli ultimi istanti della mia vita, che con le tutte le vladimirove e liubomirove che l’avevano popolata in un attimo mi si ripropose nella mente alla velocità accelerata di un film in fast forward. Rimpianti? Il mio pensiero si rivolse a Luigi Castaldi, Raffaele De Angelis e Piero Welby in classe turistica, per i quali non avevo potuto trovare spazio in questa storia surreale nonostante mi avessero votato forumista preferito nella prima parte del Pulitzer radicale. Vaffanculo, non mi avevano riconfermato la loro preferenza nella seconda fase, crepassero anche loro come tutti e per ulteriore punizione in classe turistica. Capito troppo tardi quel che stava per accadere e paralizzato dal terrore, oltre la nauseabonda massa informe per una infinitesimale frazione di secondo gli occhi di Mauro incrociarono i miei. Non a New York, né a Londra, ci saremmo rivisti altrove.
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