Il Giappone sta seriamente considerando di spostare la sua gigantesca capitale, Tokyo, o quantomeno parzialmente decentralizzarla, perché collocata a soli cento chilometri da una centrale nucleare a rischio in caso di terremoto, con eccitazione del governatore della rivale Osaka, Toru Hashimoto, Ma quello di Tokyo, Shintaro Ishihara, si rifiuta di prendere seriamente l'idea di riposizionare la capitale. Eppure la faccenda è piuttosto seria e preoccupante: Tokyo risulterebbe molto vulnerabile a un terremoto/maremoto.
L'idea di spostare la capitale emerse per la prima volta in Giappone negli anni 60, per mere ragioni economiche di redistribuire la ricchezza, ma con la ripresa economica degli anni 80-90 fu abbandonata. Adesso è ritornata prepotentemente alla ribalta per via del disastro nucleare di Fukushima: se un grosso terremoto dovesse investire la centrale nucleare di Hamaoka, distante meno di cento km, Tokyo dovrebbe essere evacuata, e si tratterebbe di almeno 13 milioni di persone. Perciò sono già state individuate capitali "ausiliari", tra le quali l'aeroporto internazionale di Osaka.
Tornano anche le ragioni economiche: Tokyo in estate consuma 60 milioni di kilowatt, tre volte tanto qualunque altra provincia del Paese. E le cose sono cambiate con internet: non c'è più ragione per una azienda che commercia online di avere una costosissima sede a Tokyo, tanto più che il Giappone ha un eccellente sistema di trasporti pubblici. Perfino l'isoletta di Okinawa potrebbe candidarsi a nuova capitale: una mega-compagnia aerea vi ha sviluppato un aeroporto cargo mostruoso che attira aziende in cerca di ridurre i costi per trasportare merci nella regione asiatica. Ma è improbabile che questo effettivamente accada: nonostante la spinta a cercare una capitale ausiliaria il parlamento giapponese ha approvato sconti fiscali per le grandi aziende che hanno pianificato sviluppi nelle grandi città, inclusa ovviamente Tokyo, dove tutte hanno la sede.
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