A questo
punto il Prefetto Pannella, estratta un’agenda, prese a leggere a voce alta una
minuziosa descrizione del documento perduto, del suo interno e soprattutto del
suo aspetto esterno. Poco dopo, conclusa la lettura, il brav’uomo si congedò da
noi più abbattuto e scoraggiato di quanto Marc’Appat l’avesse mai visto prima
di allora.
Un mese dopo
circa, ci fece una seconda visita e li trovò pressappoco occupati come la volta
precedente; prese una pipa e una seggiola e cominciò a parlare di questo e di
quello, finché non intervenne Marc’Appat dicendo:
“Allora PPPP,
che ne è della lettera trafugata? Immagino che ora si sia convinto che mettere
nel sacco il ministro non è poi tanto semplice!”
“Che vada al
diavolo…! Sì, ho rifatto una perquisizione, come mi aveva consigliato Dupuis e,
come immaginavo, è stata una fatica sprecata”.
“Quale ha
detto che è la cifra della ricompensa?” domandò Dupuis.
“Beh,
veramente notevole, una ricompensa proprio grandiosa, ma non mi va di dire
proprio la cifra, dirò che non esiterei a pagare di tasca mia cinquantamila
franchi a chi riuscisse a portarmi questa lettera. In effetti diventa ogni
giorno più urgente, e recentemente la ricompensa è stata raddoppiata. Ma anche
se la triplicassero, io non riuscirei a compiere il mio dovere meglio di così”.
“Ma… certo…”,
disse Dupuis, tirando fuori le parole lentamente dalla bocca insieme a larghe
boccate di fumo. “Io credo… veramente… che lei caro PPPP, non abbia fatto in
questo caso tutto il possibile. Lei potrebbe fare… un po’ di più, penso. No?”
“Come! In che
modo?”
“Ma… (puff,
puff) potrebbe… (puff, puff) chiedere consiglio in materia, no? (puff, puff,
puff) Si ricorda cosa si racconta di Abernethy?”
“Al diavolo!
Certo e tanti saluti! Allora, c’era una volta un ricco, molto avaro, che trovò
un espediente per evitare di pagare a questo Abernethy un consulto medico. A
questo scopo, durante una festa da amici intraprese una normale conversazione
con il medico nella quale tentò di insinuare il proprio caso fingendo che si
trattasse di un caso immaginario ‘Potremmo supporre’, disse dunque questo
avaro, ‘che i sintomi siano questo e quest’altro; allora, dottore, cosa gli
avrebbe detto di prendere?’ ‘Prendere?’ disse Abernethy ‘certamente prendere
consiglio’. Ma – disse il Prefetto sorpreso, sono seriamente disposto a
prendere consiglio e a pagare per questo. Darei sul serio cinquantamila franchi
a chiunque mi desse un aiuto in materia”.
“Se le cose
stanno così”, disse Dupuis, aprendo un cassetto ed estraendone un libretto di
assegni, “riempia un assegno a mio nome per la somma suddetta. Quando l’avrà
firmato, le consegnerò la lettera”.
Marc’Appat
era senza parole. Il Prefetto però era come annientato. Per alcuni minuti restò
muto e immobile, guardando incredulo il suo amico, a bocca aperta e con gli occhi
fissi fuori dalla testa. Poi sembrò ritornare in sé, prese una penna e dopo un
filo di esitazione e di occhi fissi nel vuoto finalmente riempì e firmò un
assegno di cinquantamila franchi e lo consegnò a Dupuis attraverso il tavolo.
Questi lo controllò accuratamente e lo ripose nel suo portafoglio; poi, aperto
un secrétaire chiuso a chiave, ne estrasse una lettera e la consegnò al
Prefetto.
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continua]
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