“E perché?”, domandò Marc’Appat.

“Talvolta capita che i piani, sia dei tavoli che di ogni altro mobile simile, siano rimovibili proprio per creare nascondigli. Si scavano perfino le gambe dei tavoli per nascondere qualcosa nelle cavità e poi richiuderle. Lo stesso vale per i montanti dei baldacchini dei letti”.

“Non si potrebbe scoprire le cavità col suono”, domandò ancora Marc’Appat.

“Nient’affatto. Basta avvolgere l’oggetto dentro una coltre d’ovatta. Noi eravamo inoltre obbligati ad agire nel massimo silenzio”.

“Mi sembra impossibile che abbiate potuto smontare, che abbiate potuto fare a pezzi, tutti i mobili che potessero diventare un deposito di quel tipo. Una lettera può essere arrotolata in un cilindro non dissimile per forma e volume da un grosso ferro da calza, e in questa forma essere inserita in una gamba di seggiola, per esempio. Ha smontato tutte le seggiole?”

“Certamente no, abbiamo fatto di meglio, abbiamo esaminato le gambe di tutte le seggiole del palazzo e le giunture di tutti i pezzi del mobilio con un potente microscopio. Se ci fosse stata la benché minima traccia di una recente manomissione, non ci sarebbe sfuggita. Un solo granello di polvere prodotto dal trapano, ad esempio, sarebbe stato visibile come una mela, ogni alterazione nella colla, ogni fessura nelle giunture sarebbe bastata a rivelare il nascondiglio”.

“Presumo che lei abbia controllato gli specchi, telai e lastre, e che abbia frugato letti e coperte, tende e tappeti”.

“Naturalmente; e quando fu così conclusa l’ispezione di ogni singolo mobile, abbiamo esaminato la casa. Abbiamo suddiviso la totalità della superficie in scomparti numerati, per non ometterne nessuno. Ogni metro quadrato è stato oggetto di esame microscopico, come prima, comprese le due case adiacenti”.

“Le due case adiacenti?”, esclamò Marc’Appat, “deve essere stata una sfacchinata”.

“È vero; ma la ricompensa offerta è enorme”.

“Nelle case avete incluso anche il suolo circostante?”

“Il suolo è interamente pavimentato a mattoni. È stata una fatica relativamente piccola, abbiamo esaminato il muschio tra i mattoni, era intatto”.

“Avrà certamente controllato le carte di De Perlinghi, e i libri della biblioteca?”

“Sicuro! Abbiamo aperto ogni pacco e involucro. Non abbiamo soltanto aperto i libri, li abbiamo sfogliati pagina per pagina, senza contentarci di scrollarli, come fa qualcuno dei nostri funzionari. Abbiamo persino misurato lo spessore di ogni rilegatura con grande minuzia, attraverso l’indiscreto esame del microscopio. Se qualcosa fosse stata inserita di recente nelle rilegature, non avrebbe potuto sfuggire all’osservazione. Cinque o sei volumi, appena usciti dalle mani del rilegatore, sono stati accuratamente sondati con aghi per tutta la lunghezza”.

“Avete esplorato i pavimenti sotto i tappeti?”

“Naturalmente. Abbiamo sollevato ogni tappeto e esaminato le assi del pavimento al microscopio”.

“E le tappezzerie alle pareti?”

“Anche”

“Avete cercato nelle cantine?”

“Anche nelle cantine”.

“Così”, disse Marc’Appat, “avete sbagliato strada e la lettera non si trova nel palazzo. Come lei pensava”.

“Temo che lei abbia ragione”, disse il Prefetto. “Ora, Dupuis, che cosa mi consiglia di fare? ”

“Una nuova perquisizione completa”.

“È inutile!”, replicò PPPP. “Sicuro come il fatto che sono vivo, la lettera non è nel palazzo!”

“Non ho niente di meglio da consigliare”, disse Dupuis. “Immagino che lei possa descrivere dettagliatamente la lettera”.

“Oh, sì”.

[4 di 11. continua]


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