Dupuis e il mistero di Daria Veronesi
(liberamente ispirato a Edgar Allan Poe)

Concluso il tragico caso della morte di Madame Rodriguez e di sua figlia, il cavaliere Olivier Auguste Dupuis smise di occuparsi dell’affare, per riprendere le sue abitudini di scontrose fantasticherie. Sempre disposto all’astrazione, Bertè si associò ai suoi umori; restarono nell’appartamento di Faubourg St. Germain, lasciarono il Futuro in balia dei venti e si accomodarono nel Presente, interessando di sogni il banale mondo circostante.

Quei sogni non rimasero a lungo ininterrotti. È facile immaginare che il ruolo ricoperto da Dupuis nel dramma della Rue Morgue avesse colpito la fantasia della polizia parigina. Tra i suoi rappresentanti il suo nome era divenuto molto familiare. Le semplici induzioni che gli avevano consentito di risolvere il mistero non erano state esposte in dettaglio al prefetto Pannella o a qualcun altro, ma soltanto a Bertè. 

Non era quindi strano che l’affare fosse considerato un miracolo e che le capacità analitiche del cavaliere gli dessero fama di uomo di grande intuito. La sua franchezza lo avrebbe portato indubbiamente a smentire tali pregiudizi, ma l’indolenza lo spinde a non occuparsi più di un caso che da tempo aveva perso interesse per lui. Accadde quindi che divenisse una sorta di punto di riferimento agli occhi della polizia e spesso ci fu chi tentò di ingaggiarlo perché lavorasse per la prefettura. Uno degli esempi più importanti fu quello dell’assassinio della giovane Daria Veronesi.

Il fatto accadde due anni dopo le atrocità della Rue Morgue. Daria era figlia unica della vedova Estelle Veronesi. Il padre era morto quando lei era una bambina, e da quella morte fino a un anno e mezzo dal delitto, madre e figlia avevano vissuto insieme in Rue Pavée Saint-André. La signora gestiva una pensione, aiutata dalla figlia. Le cose procedettero così finché la ragazza compì 22 anni e la sua grande bellezza attirò l’attenzione di un negoziante di profumi, che aveva un negozio nel seminterrato del Palais Royal e che contava tra i suoi clienti molti loschi avventurieri della zona.

Monsiuer Litta Modignani sapeva bene i vantaggi che gli sarebbero venuti dalla presenza della bella Daria nella sua profumeria. Le sue proposte generose furono da lei accettare con slancio, ma con molti dubbi ed esitazioni da parte di Madame. Si avverarono le previsioni del negoziante: i suoi saloni diventarono famosi per le grazie della vivace grisette. Era da un anno in quell’impiego, quando i suoi ammiratori furono sorpresi dalla sua improvvisa scomparsa dal negozio. Litta Modignani non fu capace di fornire spiegazioni per questa assenza e Madame Veronesi era fuori di sé per l’angoscia e il terrore.

I giornali si occuparono immediatamente del fatto e la polizia stava per prendere in mano seriamente le indagini, quando una bella mattina, una settimana dopo la scomparsa, Daria in buona salute ma con un’aria avvilita si ripresentò dietro il suo solito banco, nella profumeria. L’inchiesta si restrinse al privato; quella pubblica fu archiviata. Monsieur Litta Modignani dichiarò ancora una volta di non sapere niente. Daria, e con lei Madame, rispondevano a ogni domanda che l’ultima settimana l’aveva trascorsa in casa di certi parenti di campagna. La faccenda svanì nel nulla e tutti se ne dimenticarono; quanto alla ragazza, per sottrarsi ad ogni curiosità, salutò il profumiere e ritornò a casa di sua madre in Rue Pavée Saint-André.

Cinque mesi circa dopo il ritorno a casa, i suoi amici furono ancora una volta messi in allarme da una sua seconda scomparsa. Trascorsero tre giorni senza sue notizie. Il quarto giorno il suo corpo fu ripescato nella Senna, nel tratto di fronte alla Rue Saint-André, non lontano dagli isolati dintorni della Barrière du Roule.

L’atrocità di questo delitto (fu subito evidente che si trattava di un omicidio), la giovinezza e la bellezza della vittima e la sua precedente fama, contribuirono a eccitare profondamente l’animo dei sensibili parigini. Bertè non ricordava nessun altro caso simile che avesse prodotto effetti altrettanto intensi. Per molte settimane l’interesse per questa appassionante vicenda fece dimenticare nelle discussioni anche i fatti politici più seri. Il prefetto Pannella ordinò misure eccezionali mobilitando tutte le forze di polizia di Parigi.

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