Nel pronunciare la parola
peculiare assunse un tono che a Bertè trasmise un brivido, senza sapere perché.
“No, niente di
peculiare”, disse, “almeno niente di più di quello che abbiamo letto sul
giornale insieme”.
“La Gazette”, rispose Dupuis, “non ha, credo, colto appieno l’insolito
orrore della vicenda. Comunque lasciamo stare le oziose opinioni di quel
foglio. Ho l’impressione che il mistero sia considerato insolubile per la
stessa ragione che dovrebbe farlo considerare di facile soluzione – parlo del
carattere outré con cui si presenta.
La polizia è confusa dall’apparente assenza dei moventi – non del delitto in sé
– ma dell’atrocità del delitto. È stata posta in difficoltà dall’impossibilità
apparente di conciliare le voci che litigavano col fatto che di sopra non sia
stato scoperto nessuno oltre Mademoiselle Rodriguez, assassinata, e che non ci
fosse modo di uscire senza essere visti dalla gente che saliva per le scale. Lo
strano disordine della stanza, il cadavere spinto a testa in giù nel camino, la
spaventosa mutilazione del corpo della vecchia signora – queste considerazioni
miste a quelle mensionate e ad altre di cui per ora non è necessario parlare,
sono state sufficienti per paralizzare le autorità e per portare completamente
fuori strada il tanto decantato acume degli agenti. Hanno commesso l’errore più
grande e comune, di confondere lo straordinario con l’astruso. Ma è proprio
seguendo queste deviazioni dalla normalità che la ragione trova la propria
strada, se possibile, nella ricerca della verità. In un’indagine come quella
che ci occupa, non bisogna tanto chiedersi ‘cosa è successo’ quanto piuttosto
‘che è successo che non è mai successo prima’. Infatti, la facilità con cui
perverrò, o sono già pervenuto, alla soluzione del mistero, è direttamente
proporzionale alla sua apparente insolubilità agli occhi della polizia”.
Bertè lo fissò ammutolito
dallo stupore.
“Sono in attesa”,
continuò guardando verso la porta del nostro appartamento, “di qualcuno che
sebbene forse non sia l’autore di questa carneficina, deve comunque trovarvisi
in parte implicato. Probabilmente è innocente della parte più efferata dei
crimini commessi. Spero di non sbagliarmi in questa mia ipotesi; è proprio su
questa ipotesi che spero di decifrare che fondo la speranza di decifrare
l’intero enigma. Aspetto l’uomo qui, in questa stanza, da un momento all’altro. È vero che potrebbe non
venire affatto, ma è possibile che venga. Se viene sarà necessario trattenerlo.
Queste sono le pistole, sappiamo tutti e due come usarle all’occorrenza”.
Bertè pre le pistole,
senza sapere bene cosa stesse facendo, quasi senza credere a ciò che udiva,
mentre Dupuis continuava in una sorta di monologo. Si è già detto del suo
astrarsi in quei momenti. Il suo discorso era rivolto a Bertè; ma la sua voce,
senza essere alta, aveva quella intonazione che abitualmente si usa per parlare
a qualcuno che si trovi a grande distanza. Gli occhi, senza espressione,
guardavano solo il muro.
“Le voci infuriate”,
diceva, “le voci sentite da quelli che salivano le scale non erano quelle delle
due sventurate donne; è evidente. Questo ci toglie il dubbio che la vecchia
signora abbia ucciso prima sua figlia e poi si sia suicidata. Dico questo solo
per amore del metodo; infatti le forze di Madame Rodriguez non sarebbero state
sufficienti a introdurre il corpo della figlia su per il camino, così come è
stato trovato; e le ferite riscontrate sul suo corpo escludono ogni ipotesi di
suicidio. Il delitto è quindi opera di terze persone e le voci di costoro sono
quelle udite in quel litigio. Mi consenta di richiamare la sua attenzione non
sulle deposizioni complete circa queste voci, ma su quanto vi è di peculiare in
queste deposizioni. Non ha notato qualcosa di strano?”
Bertè era rimasto colpito
dal fatto che mentre tutti sembravano d’accordo che la voce rude fosse quella
di un francese, c’erano molti pareri discordi sulla voce stridula o, come
qualcuno dei testimoni l’aveva definita, la voce aspra.
“Questa è la
testimonianza”, disse Dupuis, “ma non la sua peculiarità. Non ha notato niente
di più specifico? Eppure c’era qualcosa da notare. I testimoni, come lei ha
osservato, sono d’accordo sulla voce rude: all’unanimità. Invece sulla voce
stridula, c’è un dato rilevante che non è il loro disaccordo, ma il fatto che
un italiano, uno spagnolo, un olandese e un francese dovendo descriverla,
ognuno è sicuro che non sia la voce di un compatriota. Per nessuno di loro è
una lingua familiare, anzi proprio il contrario. Per il francese era la voce di
uno spagnolo, e dice che avrebbe potuto distinguere qualche parola, se avesse
avuto dimestichezza con lo spagnolo. L’olandese afferma che si trattava della
voce di un francese, ma si sa che il testimone, non conoscendo una parola di
francese, ha dovuto essere interrogato con l’aiuto di un interprete. L’inglese
pensa che si trattasse della voce di un tedesco, ma non capisce il tedesco. Lo
spagnolo è ‘assolutamente sicuro’ che fosse la voce di un inglese, ma ‘giudica
soltanto dall’intonazione’, perché non ha alcuna conoscenza dell’inglese.
L’italiano crede sia la voce di un russo, ma non ha mai avuto occasione di
parlare con un russo. Un secondo francese, però, diversamente dal primo, è
certo che si tratti di un italiano e non conoscendo l’italiano, come lo
spagnolo, desume la certezza dall’intonazione”.
[6 di 12. continua]
Nessun commento:
Posta un commento