“Ogni argomentazione in proposito”, continuò Dupuis, “dovrebbe tendere a confutare la regola stessa; a questo fine va esaminata la base logica della regola. Ora il corpo umano in generale, non è né più leggero né più pesante dell’acqua della Senna; vale a dire che il peso specifico del corpo umano, in condizioni naturali, è grosso modo uguale alla massa di acqua dolce che sposta. I corpi di persone grasse, carnose e con ossa piccole, e in genere i corpi delle donne, sono più leggeri di quelli magri e con ossa forti come quelle degli uomini; inoltre il peso specifico dell’acqua di fiume è condizionato dalla presenza di correnti di acqua di mare. Ma trascurando le correnti, si può dire che pochissimi corpi umani affondino del tutto, anche in acqua dolce, spontaneamente. Chiunque cadendo in acqua può restare a galla, se fa in modo che il peso specifico dell’acqua che sposta sia pari al suo, cioè se fa in modo che l’intera persona resti quanto più possibile sotto il livello dell’acqua. La posizione preferibile per chi non sappia nuotare, è quella eretta, come quella di chi cammina con la testa piegata all’indietro nell’acqua solo con la bocca e le narici in superficie. Questa posizione permette di galleggiare senza difficoltà e senza sforzo. È evidente che, peso del corpo e massa d’acqua spostata sono in un equilibrio instabile che un niente può rompere. Per esempio, sollevare un braccio fuori dall’acqua privandolo così di ogni sostegno, fa aumentare il peso del corpo rispetto all’acqua, quanto basta per andare sotto con la testa, quando l’aiuto casuale anche del più piccolo pezzo di legno basterebbe a tenere la testa più sollevata, per potersi guardare intorno. Ora chi non sa nuotare, invece, si agita, tende a sollevare le braccia, a tenere su la testa nella posizione abituale. Il risultato è che bocca e narici finiscono sott’acqua, si cerchi di respirare anche sotto la superficie e si incamera acqua nei polmoni. L’acqua va anche nello stomaco, il peso del corpo aumenta per la differenza di peso tra l’aria leggera che prima occupava queste cavità e quella del liquido che ora le riempie. Questa sola variazione basta a fare affondare un corpo; non basta però per individui dalle ossa piccole e dalle carni molli o pingui. Questi galleggiano anche dopo l’annegamento. invece il corpo resterà sul fondo, finché non intervenga, per qualche ragione, una variazione del suo peso specifico che lo renda inferiore a quello dell’acqua che sposta. Una ragione, per esempio, può essere la decomposizione o altro. La decomposizione produce gas che dilatano i tessuti delle cellule e gli spazi cavi, dando al corpo quell’orribile aspetto gonfio. Quando la dilatazione aumenta materialmente il volume del corpo, senza aumentarne il peso o la massa, il peso specifico diventa minore di quello dell’acqua spostata e il corpo viene a galla. La decomposizione, però, è un processo che può essere ritardato o affrettato da molteplici cause: dal caldo, dal freddo della stagione; dalla presenza di agenti chimici o dalla purezza dell’acqua, dalla profondità, dalla mobilità dell’acqua, più o meno stagnante; dalla costituzione fisica o dallo stato di salute o malattia, prima della morte. È perciò chiaro che non è possibile stabilire, nemmeno per approssimazione, in quanto tempo un corpo, per effetto della decomposizione, venga a galla. In certi casi basta un’ora, in altri non si verifica affatto. Esistono sostanze chimiche, come il bicloruro di mercurio, che preservano per sempre il corpo dalla decomposizione. A parte la decomposizione, si può verificare e si verifica, una produzione di gas nello stomaco, o di altro gas in cavità diverse, per effetto della fermentazione acetosa di sostanze vegetali, che ingenera dilatazione e porta a galla il corpo. Il colpo di cannone produce una semplice vibrazione. Questa può smuovere un corpo dal molle fango o dal limo del fondo in cui è incastrato e lo farà emergere quando altri fattori lo avranno già predisposto a questo; oppure può vincere la tenacia di alcune parti putrescenti del tessuto cellulare facendo distendere le cavità sotto la pressione dei gas. Avendo sotto gli occhi tutta la logica del soggetto, possiamo finalmente verificare la validità dell’affermazione de L’Etoile…”

Tutta l’esperienza ha dimostrato che i corpi degli annegati o di chi è stato gettato in acqua dopo una morte violenta, hanno bisogno di sei-dieci giorni di decomposizione prima di riaffiorare dall’acqua. Anche se si fa venire a galla un cadavere a colpi di cannone, se non sono passati almeno sei giorni, lasciato andare, il corpo va a fondo.

[9 di 22. continua]


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