“Ormai l’intero paragrafo
appare un intreccio di incoerenza e di illogicità”, proseguì Dupuis. “L’esperienza
non mostra che ‘i corpi degli annegati’ richiedono sei giorni di decomposizione
per tornare a galla. Scienza e esperienza mostrano che non è possibile
prevedere quanto tempo sia necessario per tornare in superficie. Se poi un
corpo è fatto riemergere con un colpo di cannone, non è vero che ‘va di nuovo a
fondo, se lasciato andare’ finché la decomposizione non sarà avanzata fino a
permettere la fuoriuscita dei gas. È interessante invece prestare attenzione
alla differenza insinuata tra ‘corpi di annegati’ e ‘corpi gettati in acqua,
dopo una morte violenta’; l’autore introduce la distinzione ma apparenta i due
tipi nella stessa categoria. Ho dimostrato che il corpo umano mentre annega
diventa più pesante della massa d’acqua spostata; che se non ci si dibattesse
non si affonderebbe affatto; che non dovremmo né alzare le braccia né tantomeno
respirare quando la testa è sott’acqua: in questi tentativi ingoiamo acqua che
va anche nei polmoni al posto dell’aria. Ma tutti questi atti e gesti disperati
non intervengono in un corpo ‘gettato in acqua dopo una morte violenta’. In
quest’ultimo caso, per regola generale, il corpo non affonderebbe affatto, e
questo L’Etoile sembra ignorarlo. Un cadavere affonda solo quando è in un avanzato
stato di decomposizione – quando ormai la carne si è completamente staccata
dalle ossa -, solo allora e non prima il cadavere scompare alla vista. Allora,
che fare per l’argomentazione per cui il corpo trovato non sarebbe quello di
Daria Veronesi solo perché fu trovato a galla a tre giorni appena dalla
scomparsa? Essendo una donna, in caso di annegamento potrebbe non essere mai
andata a fondo, o se fosse andata a fondo potrebbe essere riemersa dopo sole
ventiquattro ore o meno. Ma nessuno pensa che sia morta annegata; e se fosse
morta prima di essere gettata nel fiume avrebbe potuto galleggiare, senza mai
affondare. Ma L’Etoile dice che ‘se
il corpo, sottoposto a sevizie, fosse rimasto sulla riva fino a martedì, lì si
sarebbero dovute trovare tracce degli assassini’. Non si capisce bene a che
cosa miri il nostro ragionatore Suttora. Sembra voler prevenire un’obiezione,
come la vede lui, alla sua teoria, quella per cui il corpo, tenuto due giorni a
riva, si sarebbe decomposto più rapidamente che se gettato in acqua. In questo
caso il corpo sarebbe emerso il mercoledì presupponendo che soltanto così
sarebbe potuto riaffiorare. Per questo si precipita a dimostrare che non fu
tenuto a riva, altrimenti ‘si sarebbero trovate tracce degli assassini’. Mi
rendo conto di quanto la faccia sorridere il sequitur. Si starà chiedendo come, rimanendo semplicemente sul
greto, il cadavere possa moltiplicare le tracce degli assassini. Me lo chiedo
anch’io. Scrive ancora il nostro giornale…”
Infine, è molto improbabile che i criminali autori del
delitto abbiano gettato il corpo in acqua, senza un peso che lo facesse
affondare, una precauzione molto facile da prendere.
“Una risibile confusione
di idee! Nessuno, nemmeno L’Etoile,
mette in discussione che un omicidio sia stato commesso sul corpo trovato. I
segni di violenza sono troppo evidenti. Obiettivo del nostro ragionatore
Suttora è soltanto quello di dimostrare che quel corpo non è quello di Daria.
Egli si augura di provare che Daria non è stata assassinata e non che sia stato
assassinato quel cadavere. La sua osservazione prova soltanto l’ultimo punto.
C’è un cadavere senza pesi attaccati. Degli assassini, gettandolo in acqua, non
avrebbero mancato di attaccarvi un peso. Ne consegue che non fu gettato in
acqua da assassini. Questo è tutto quanto viene dimostrato, se qualcosa lo è.
La questione dell’identità non è nemmeno sfiorata, e L’Etoile si dà una gran pena a smentire a questo punto quello che
aveva ammesso appena un momento prima: ‘Siamo convinti – dice – che il corpo trovato
sia quello di una donna assassinata’. Ma non è questo il solo caso in cui
questo ragionatore Suttora, senza volere, ragiona contro sé stesso. Il suo
obiettivo, come ho sempre sostenuto, è quello di ridurre al minimo l’intervallo
tra la scomparsa di Daria e il ritrovamento del cadavere. E lo troviamo ad
insistere sul fatto che nessuno ha più visto la ragazza dal momento che ha
lasciato la casa della madre, ‘Non ci sono prove – dice – che Daria fosse viva
dopo le nove di mattina di domenica 22 giugno’. Poiché la sua argomentazione è
un partito preso, se si fosse venuto a sapere che qualcuno aveva visto Daria,
diciamo il lunedì o il martedì, l’intervallo in questione sarebbe diminuito di
molto e, in base al suo ragionamento, sarebbe diluita la probabilità che il
corpo in questione fosse quello della grisette.
Il divertente è invece che su questo punto L’Etoile
insiste con la convinzione totale che rafforzi la sua tesi”.
[10 di 22. continua]
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