“Rilegga ora”, si rivolse Dupuis a Bertè, “quel pezzo di articolo che riguarda l’identificazione del cadavere da parte di Tosoni. A proposito dei peli sul braccio, L’Etoile si dimostra ovviamente falso. Monsieur Tosoni non è un idiota, e non avrebbe mai basato la sua identificazione solo sui peli del braccio. Non c’è braccio senza peli. Questa genericità espressa non è altro che un travisamento delle frasi adoperate dal testimone, il quale deve aver parlato di una qualche particolarità di questi peli. Qualche cosa legata al loro colore, o alla quantità, o alla lunghezza o alla loro collocazione. Diceva il giornale…”

Il suo piede era piccolo, ma di piedi così ne esistono migliaia. Non è una prova la sua giarrettiera e non è una prova la sua scarpa, di giarrettiere e scarpe ne vengono vendute in grande quantità. E lo stesso dicasi per i fiori sul cappello. Una cosa su cui Monsieur Tosoni insiste è che il gancio della giarrettiera era spostato all’indietro per accorciarla. Anche questo non dice niente; molte donne comprano normalmente giarrettiere che poi vengono adattate a casa alla dimensione delle gambe, piuttosto che provarle nel negozio.

Ebbene, questo ragionatore Suttora non si può prenderlo sul serio. Se Monsieur Tosoni, alla ricerca del corpo di Daria, avesse trovato un cadavere somigliante alla scomparsa nella taglia e nell’aspetto, avrebbe potuto, senza alcun riferimento all’abbigliamento, convincersi che la ricerca non era stata inutile. Se, in aggiunta alla corrispondenza di taglia e di tratti, avesse trovato sulle braccia quel tipo particolare di peli che aveva visto su Daria da viva, la sua opinione si sarebbe giustamente rafforzata; l’aumento di certezza sarebbe stato proporzionale alla stranezza, al grado di particolarità di quei peli. Se i piedi di Daria erano piccoli come quelli del cadavere, la probabilità che il corpo fosse di Daria sarebbe aumentata non più in progressione aritmetica ma addirittura in progressione geometrica. Bisogna aggiungere a tutto le scarpe che si sapeva la ragazza portava il giorno della scomparsa, e anche se queste ‘scarpe ne vengono vendute in grande quantità’, la probabilità ormai sconfina nella certezza. Un particolare che di per sé non è una prova di identità, quando ha una posizione di convalida, diventa una prova sicura. Se poi aggiungiamo i fiori sul cappello che corrispondano a quelli portati dalla scomparsa, non cercheremo altro. Se un solo fiore ci basterebbe per non andare oltre, figuriamoci due o tre o molti. Ogni ulteriore fiore è una prova multipla, non aggiunta a un’altra prova ma moltiplicata per cento o per mille. Scopriamo poi che la morta porta giarrettiere come quelle usate dalla viva; è follia andare oltre. Si scopre che le giarrettiere, spostando un gancio indietro, sono come le aveva accorciate a casa sua Daria, poco prima di uscire. Ora diventa pazzo o ipocrita dubitare. Quanto a ciò che L’Etoile dice dell’accorciamento delle giarrettiere, che sia normale, mostra solo la pervicace insistenza nell’errore. L’elasticità delle giarrettiere da sola è una dimostrazione della inusualità dell’accorciamento. Quanto è stato fatto per adattarsi da sé, raramente ha bisogno di adattarsi dall’esterno. Solo per caso le giarrettiere di Daria hanno avuto bisogno di essere strette come descritto. Da sole sarebbero bastate a stabilire la sua identità. Non è che si sia trovato un cadavere che aveva le giarrettiere della ragazza scomparsa, o trovato che aveva le sue scarpe, il suo cappello o i fiori sul cappello, o il suo piede o quei peli sul braccio, o la sua taglia e i suoi tratti, il fatto è invece che il cadavere aveva ognuna di queste cose, e le aveva tutte quante insieme. Se fosse possibile provare che in tali circostanze il direttore de L’Etoile aveva veramente un dubbio, nel suo caso sarebbe necessaria una commissione de lunatico inquisendo. Ha creduto brillante fare da eco alle chiacchiere degli avvocati, che per lo più si accontentano di fare da eco ai piatti comandamenti dei tribunali”.

[11 di 22. continua]


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