Stella
[titolo provvisorio]
- Lunedì
La prima volta che notai
Stella, non fu quel che si dice amore a prima vista. Passava velocemente sotto
i portici davanti alla panca dove sostavo seduto con le gambe incrociate al
modo indiano, come è mia nota - e talvolta deprecata abitudine sospettabile di
sovversivo -, leggendo un romanzo il nome della cui protagonista è appunto
Stella. Erano circa le 9 meno venti del mattino, l’ora in cui sostavo annoiato
alla stazione di interscambio degli autobus, e lei passò via affrettandosi,
presumibilmente, verso il suo luogo di lavoro: certo è che, per quanto giovane,
non aveva l’aspetto, l’abbigliamento, di una studentessa.
La seconda volta che la
vidi fu il giorno stesso verso le 13.30, quando nello stesso luogo, suppongo di
ritorno dall’ufficio ove si era recata il mattino, sostò brevemente per fumare
sulla stessa panca dov’ero seduto io. Si tratta di una grossa panca di legno,
lunga circa una ventina di metri, nel complesso di quello che si potrebbe
definire un centro commerciale semi-aperto: non come quelli del giorno d’oggi
totalmente sigillati, ma copiato come architettura da quelli tedeschi in voga negli
anni ’80, per cui i singoli negozi si affacciano su un’area aperta quasi come
in una malriuscita imitazione moderna di vecchi portici, quindi parzialmente
esposti alle intemperie, e tuttavia altrettanto parzialmente riparati dalle
stesse. È il caso di questa lunga panca di legno, che sta grosso modo a metà
sotto una tettoia metallica e per l’altra metà è scoperta, più vulnerabile a
pioggia e neve ma più godibile nelle belle giornate di sole.
Nel primo pomeriggio di
quel lunedì post-elettorale, in una giornata in cui il mattino aveva conosciuto
abbondanti precipitazioni su tutto il Nord Italia, ma il pomeriggio si
manifestava soleggiato - proprio come il risultato elettorale! -, in attesa dei
risultati via radio sul mio umile telefono cellulare da morto di fame, oziavo
sulla lunga panca leggendo un romanzo consigliatomi da un tipo che lavora
part-time il mattino in un supermercato e part-time il pomeriggio alle Poste
centrali, dove c’è lo sconto del dieci per cento sui libri. Tant’è che questo
tipo, un bravo ragazzo simpaticamente frocione e divoratore di libri, quando lo
incontro al mattino al supermercato mi faccio consigliare un libro, e poi nel pomeriggio
lo vado a comprare da lui stesso alle Poste centrali. Per il suo bene, è
inopportuno che ne faccia il nome.
Fatto sta che qualche
giorno prima mi aveva consigliato (il mattino al supermercato) e venduto (il
pomeriggio alle Poste centrali) questo romanzo, in cui la protagonista Stella
s’innamora e diviene vittima di un pazzo evaso da un manicomio criminale
britannico nel quale era detenuto per uxoricidio, con macabri dettagli degni di
Dexter (l’eccellente telefilm della CBS sul serial killer dei serial killer).
Fatto sta che, mentre
sono seduto lì sulla panca immerso nella lettura, per riposare la vista in
coincidenza coi repentini alternarsi di nuvole e sole, alzo gli occhi e la
vedo: è lei!, è lei la mia Stella, è lei che farò innamorare di me e poi
ucciderò. Di ritorno da quello che supposi fosse il suo orario di lavoro
mattutino, lei si sedette sulla panca a qualche metro, almeno sei o sette, di
distanza da me. Si dispose sotto il sole per goderne il tepore, visibilmente
con sollievo in quella che era stata fino a quel momento una giornata umida, e
accese una sigaretta di marca costosa e inusuale, cosa che fu una delle prime
impressioni che il mio occhio discreto ma indiscreto notò di lei. Dettagli
apparentemente marginali che colpiscono l’attenzione della mia mente malata.
La cosa che mi colpì di
più, o per prima, più della sua pregevole bellezza, fu la sua eleganza. Vestiva
in modo elegante ma senza volgarità, senza ostentare il “valore” numero uno
dello status sociale in questa cittadina di provincia: il denaro, i schei, per
cui si vedono in giro una gran quantità di tardone (ma anche qualche giovane
troietta) in pelliccia con tacchi orribili, abbinamenti disgustosi, roba da far
venire il vomito e non c’è povero cristo di serial killer che possa farcela da
solo, occorrerebbe una bombetta nucleare tattica per ripulire questo posto. E
io, che evidentemente sono uno stronzo, invece di ripulire il posto con una
bombetta nucleare tattica, alzo gli occhi dal libro e osservandola mi dico “È
lei la mia Stella, è lei che ucciderò per vomitare la mia rabbia”. Mi dico
anche che sono un vigliacco (quando mai oserei, peraltro senza speranza, a
provare rubare un’arma nucleare da qualche vicina base militare?)
Non si può perciò dire
che sia stato amore a prima vista, tra me e Stella, o per meglio dire quel mio
innamoramento omicida nei suoi confronti. Infatti non avvenne il mattino che la
intravidi frettolosa, bensì la molla scattò nel pomeriggio, quando si sedette a
pochi metri da me sulla panca per fumare nervosamente una Davidoff. Fu dunque
amore a seconda vista, il che meriterà un secondo capitolo.
[1. continua]
1 commento:
mmmmm....
ori
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