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– I colleghi al Bar
Imparai
per prima cosa che è al Bar (con la B maiuscola vista l’importanza
che riveste in questa attività) dove si ritrovano la mattina gli
agenti porta a porta, in gruppo, agenti di cui l’entusiasta (o
finto entusiasta per dovere) signor Vanilla era il responsabile. Fui
accolto in un’atmosfera palpabilmente falsa, con quell’aria
artificiosa tipica di coloro che vogliono presentare le cose meglio
di ciò che veramente sono. E in quante altre occasioni in futuro,
una volta entrato nel sistema, fu chiesto a me stesso di comportarmi
in modo ineccepibile quando si presentavano potenziali nuovi agenti,
di arrivare sempre puntuale per dare il buon esempio, di evitare
battute inopportune e di recitare la parte dell’agente ultra
gratificato!
Dopo
qualche giorno di supervisione, affiancato da agenti esperti ed
affidabili, la prassi consisteva nel frequentare il corso di
formazione in ufficio, un primo corso di addestramento della durata
di una settimana. Fu lì che conobbi per la prima volta, in tempi
ancora non sospetti, un fanatico “talebano”: il signor Frosi,
capo distretto. Frosi era un barbuto caterpillar cinquantenne, alto e
magro, ed era soprattutto un autentico stacanovista. Uomo di
montagna, grande camminatore, si era buttato in questa azienda
partendo da semplice agente e lavorando sodo, con umiltà, facendo
una carriera tutta basata sul darsi da fare duramente, anche perché
altrimenti non è che fosse dotato di grande talento, ma certo non
difettava nella perseveranza.
Dopo
che anni più tardi me ne andai verso altri pascoli, la sua carriera
proseguì fino quasi ai vertici dell’azienda, della sua filiale
italiana, ma ho saputo di recente che si è dimesso poiché il posto
finale che agognava e meritava a coronamento di tanto impegno che
aveva profuso per decenni gli è stato soffiato da una donna che
aveva una carta in più di lui da giocare… Mi spiace perché era un
onesto sgobbone, ma il fatto che non abbia accettato la cosa e li
abbia piantati senza tanti complimenti gli rende onore. Al giorno
d’oggi purtroppo siamo abituati a vedere gente disposta ad
accettare ogni compromesso, soprattutto nel lavoro. Abbiamo perso il
senso dello scandalo, la capacità di indignarci e ribellarci. Frosi
invece no.
D’altra
parte se lo potè permettere perché a quest’ora sarebbe comunque
stato vicino all’età della pensione, mentre io avevo e ho ancora
pur bisogno di lavorare, e quello dell’agente porta a porta è un
lavoro principalmente da Bar, che era il nostro ufficio. Sembrerà
strano, ma la maggior parte del tempo gli agenti la passano al Bar,
tant’è che il tasso di alcolismo tra di loro è piuttosto
superiore alla media. Insomma ci si trovava al Bar la mattina, poi a
pranzo, poi nel dopo pranzo e buona parte del pomeriggio. È lì che
ci si incontra tra colleghi e con il responsabile, si raccolgono gli
ordini, si fanno le riunioni, i corsi di aggiornamento, si
distribuisce il materiale, tutto al Bar.
Ma
attenzione, dev’essere un locale assolutamente vecchio e decadente,
roba da pensionati e uova sode. Già, perché l’esercizio nuovo e
alla moda è controproducente, in primis perché costoso e, in
secondo luogo, nei Bar nuovi dopo avere consumato di fatto ti
cacciano, ti fanno capire di levare le tende perché non tollerano un
bivacco di una decina di giovanotti, che a turni alterni occupano
tavoli consumando pochissimo, poiché è noto che gli agenti e in
particolar modo quelli porta a porta sono molto pidocchiosi.
Un
mio collega, il Granelli, addirittura leggeva il giornale senza
comprarlo. Diceva al giornalaio “scusi posso dare un occhiata per
favore”, lo sfogliava, e poi con diligenza lo richiudeva bene e lo
riponeva ringraziando. La maggior parte dei giornalai scuoteva la
testa disarmata, qualcuno invece lo mandava anche a quel paese.
Probabilmente ora passa il tempo libero nei supermercati, nella
corsia riviste e giornali! Era veramente tirchio il Granelli,
perennemente a dieta, non mangiava quasi mai, e pur tuttavia veniva
con noi al ristorante, mi si sedeva accanto e poi ordinava solo un
primo e come secondo mangiava il mio, che gli offrivo impietosito.
Però
era un bravo ragazzo e vendeva pure parecchio. Con falsa modestia il
Granelli faceva sempre lo scanzonato e dava l’aria di quello che in
giornata non avrebbe venduto nulla, poi la mattina dopo si presentava
con la sua Fiat 128 con impianto a metano, uno tra i primi in
Lombardia, immancabilmente col suo sorrisino beffardo e un bel
ordinino in tasca. Era la rabbia di tutti, sì perché tra gli agenti
la competizione, l’invidia, il livore, sono alle stelle. Da questo
punto di vista la peggior categoria al mondo è probabilmente proprio
quella dell’agente di commercio.
Basti
pensare che praticamente tutta l’economia nazionale passa tra le
mani degli agenti di commercio, ma la categoria è tra le meno
rappresentate nel mondo del lavoro: gli altri liberi professionisti
hanno un albo, delle associazioni, gli artigiani pure, così come i
trasportatori o naturalmente ci sono i sindacati per i lavoratori
dipendenti, ma gli agenti non se li caga nessuno, non sono mai
riusciti a costruire una vera categoria, proprio per questa grande
propensione a fregarsi reciprocamente appena possono! Ora solleverò
le proteste femministe, ma secondo me sono un po’ come le donne,
che dietro le apparenze non riescono a fare veramente gruppo. Il
nostro motto è mors
tua vita mea!
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