2 – I colleghi al Bar

Imparai per prima cosa che è al Bar (con la B maiuscola vista l’importanza che riveste in questa attività) dove si ritrovano la mattina gli agenti porta a porta, in gruppo, agenti di cui l’entusiasta (o finto entusiasta per dovere) signor Vanilla era il responsabile. Fui accolto in un’atmosfera palpabilmente falsa, con quell’aria artificiosa tipica di coloro che vogliono presentare le cose meglio di ciò che veramente sono. E in quante altre occasioni in futuro, una volta entrato nel sistema, fu chiesto a me stesso di comportarmi in modo ineccepibile quando si presentavano potenziali nuovi agenti, di arrivare sempre puntuale per dare il buon esempio, di evitare battute inopportune e di recitare la parte dell’agente ultra gratificato!

Dopo qualche giorno di supervisione, affiancato da agenti esperti ed affidabili, la prassi consisteva nel frequentare il corso di formazione in ufficio, un primo corso di addestramento della durata di una settimana. Fu lì che conobbi per la prima volta, in tempi ancora non sospetti, un fanatico “talebano”: il signor Frosi, capo distretto. Frosi era un barbuto caterpillar cinquantenne, alto e magro, ed era soprattutto un autentico stacanovista. Uomo di montagna, grande camminatore, si era buttato in questa azienda partendo da semplice agente e lavorando sodo, con umiltà, facendo una carriera tutta basata sul darsi da fare duramente, anche perché altrimenti non è che fosse dotato di grande talento, ma certo non difettava nella perseveranza.

Dopo che anni più tardi me ne andai verso altri pascoli, la sua carriera proseguì fino quasi ai vertici dell’azienda, della sua filiale italiana, ma ho saputo di recente che si è dimesso poiché il posto finale che agognava e meritava a coronamento di tanto impegno che aveva profuso per decenni gli è stato soffiato da una donna che aveva una carta in più di lui da giocare… Mi spiace perché era un onesto sgobbone, ma il fatto che non abbia accettato la cosa e li abbia piantati senza tanti complimenti gli rende onore. Al giorno d’oggi purtroppo siamo abituati a vedere gente disposta ad accettare ogni compromesso, soprattutto nel lavoro. Abbiamo perso il senso dello scandalo, la capacità di indignarci e ribellarci. Frosi invece no.

D’altra parte se lo potè permettere perché a quest’ora sarebbe comunque stato vicino all’età della pensione, mentre io avevo e ho ancora pur bisogno di lavorare, e quello dell’agente porta a porta è un lavoro principalmente da Bar, che era il nostro ufficio. Sembrerà strano, ma la maggior parte del tempo gli agenti la passano al Bar, tant’è che il tasso di alcolismo tra di loro è piuttosto superiore alla media. Insomma ci si trovava al Bar la mattina, poi a pranzo, poi nel dopo pranzo e buona parte del pomeriggio. È lì che ci si incontra tra colleghi e con il responsabile, si raccolgono gli ordini, si fanno le riunioni, i corsi di aggiornamento, si distribuisce il materiale, tutto al Bar.

Ma attenzione, dev’essere un locale assolutamente vecchio e decadente, roba da pensionati e uova sode. Già, perché l’esercizio nuovo e alla moda è controproducente, in primis perché costoso e, in secondo luogo, nei Bar nuovi dopo avere consumato di fatto ti cacciano, ti fanno capire di levare le tende perché non tollerano un bivacco di una decina di giovanotti, che a turni alterni occupano tavoli consumando pochissimo, poiché è noto che gli agenti e in particolar modo quelli porta a porta sono molto pidocchiosi.

Un mio collega, il Granelli, addirittura leggeva il giornale senza comprarlo. Diceva al giornalaio “scusi posso dare un occhiata per favore”, lo sfogliava, e poi con diligenza lo richiudeva bene e lo riponeva ringraziando. La maggior parte dei giornalai scuoteva la testa disarmata, qualcuno invece lo mandava anche a quel paese. Probabilmente ora passa il tempo libero nei supermercati, nella corsia riviste e giornali! Era veramente tirchio il Granelli, perennemente a dieta, non mangiava quasi mai, e pur tuttavia veniva con noi al ristorante, mi si sedeva accanto e poi ordinava solo un primo e come secondo mangiava il mio, che gli offrivo impietosito.

Però era un bravo ragazzo e vendeva pure parecchio. Con falsa modestia il Granelli faceva sempre lo scanzonato e dava l’aria di quello che in giornata non avrebbe venduto nulla, poi la mattina dopo si presentava con la sua Fiat 128 con impianto a metano, uno tra i primi in Lombardia, immancabilmente col suo sorrisino beffardo e un bel ordinino in tasca. Era la rabbia di tutti, sì perché tra gli agenti la competizione, l’invidia, il livore, sono alle stelle. Da questo punto di vista la peggior categoria al mondo è probabilmente proprio quella dell’agente di commercio.

Basti pensare che praticamente tutta l’economia nazionale passa tra le mani degli agenti di commercio, ma la categoria è tra le meno rappresentate nel mondo del lavoro: gli altri liberi professionisti hanno un albo, delle associazioni, gli artigiani pure, così come i trasportatori o naturalmente ci sono i sindacati per i lavoratori dipendenti, ma gli agenti non se li caga nessuno, non sono mai riusciti a costruire una vera categoria, proprio per questa grande propensione a fregarsi reciprocamente appena possono! Ora solleverò le proteste femministe, ma secondo me sono un po’ come le donne, che dietro le apparenze non riescono a fare veramente gruppo. Il nostro motto è mors tua vita mea!



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