Federalismo e nazionalità, di Olivier Dupuis

2.08. Il partito del Piano Marshall per l'Est-europeo

In un mondo caratterizzato oggi da enormi over-capacities di produzione solo una politica fondata sulla "spesa" potrebbe costituire una via d'uscita. Una politica della spesa che si potrebbe però concretizzare solo marginalmente in una crescita del consumo delle famiglie ed in una crescita degli investimenti delle imprese visti gli alti tassi d'interesse (per i quali è previsto un ulteriore aumento). In un tale quadro economico complessivo rimane quindi un unico spazio di manovra: le spese per infrastruttura, formazione e ricerca.

La liberalizzazione degli interscambi, la deregolamentazione insieme alla rivoluzione post-industriale - caratterizzata dall'introduzione dell'informatica, dei nuovi mezzi di comunicazione che cancellano le distanze ed il tempo - hanno provocato una vera e propria mondializzazione dell'economia. Questo dato di fatto rende indispensabile un approccio concertato e quanto più mondiale possibile al fine di affrontare l'attuale crisi e per attuare qualsiasi politica di rilancio dell'economia.

Se a questo criterio economico aggiungiamo due criteri politici fondamentali, quello di promuovere, non solo a livello europeo, l'emergere di vere e proprie federazioni democratiche di Stati, e quello dell'ambiente, abbiamo il quadro generale entro il quale definire alcuni obiettivi politici pertinenti con la gravità delle crisi.

Un piano Marshall per l'Est-europeo potrebbe essere un'occasione oltreché‚ uno strumento in questo senso, se accompagnato però da alcune riforme concrete all'interno della Comunità europea, anche per quanto riguarda la Politica Agricola Comune.

Come andrebbe gestito un tale piano ?

La sua realizzazione, di natura politica ancora prima che economica, necessiterebbe di una gestione unica, al livello europeo. In assenza di una vera e propria federazione europea, e quindi in assenza di un vero e proprio governo europeo, sarebbe concepibile affidarne la direzione ad una struttura come l'attuale Commissione europea ?

Quale intervento ?

Un intervento mirato alla realizzazione di nuovi sistemi di comunicazione nei settori a basso consumo di energia, più rispettosi dell'ambiente e ad alto valore tecnologico; un piano incentrato sull'ammodernamento dei networks telefonici, sulla creazione di networks telematici, sul rinnovamento ed il completamento delle reti ferroviarie, con l'introduzione di collegamenti ad alta velocità tra le maggiori città dell'Ovest e dell'Est e tra quelle dell'Est (contribuendo quindi ad evitare una riproposizione nei paesi ex-comunisti del tragico "tutto macchina" dello sviluppo occidentale dal dopo guerra ad oggi); tutto ciò fornirebbe anche alle imprese specializzate nelle tecnologie avanzate dell'Europa Occidentale una formidabile occasione di rilancio e di ulteriore sviluppo.

Parallelamente andrebbe operata una apertura dei mercati dell'Europa Occidentale ai prodotti dell'Est. Una misura questa che dovrebbe essere accompagnata da una nuova riforma della PAC, per molti versi opposta a quella appena realizzata. Il criterio vigente di attribuzione di aiuti comunitari per supplire al congelamento di terre, calcolato in funzione del livello di produzione antecedente alla riforma (una misura che privilegia enormemente le zone agricole più ricche e, all'interno di esse, ancora di più i grandi produttori), andrebbe sostituito con un criterio di remunerazione per il ruolo ambientale, ovvero per le attività a favore della difesa dell'ambiente svolte dagli agricoltori. Una tale impostazione consentirebbe inoltre di fermare il processo di desertificazione delle campagne dell'Europa Occidentale e, conseguentemente, di bloccare una ulteriore concentrazione di popolazioni nelle megalopoli.

Una proposta che meglio si concilierebbe con una deregolamentazione dell'agricoltura comunitaria, in primo luogo perché‚ restituirebbe al mercato la sua funzione regolatrice in materia di prezzi. Altri effetti derivanti dal ristabilimento delle regole di mercato sarebbero altrettanto importanti. Così il ristabilimento delle regole di mercato, con il conseguente equilibrio non fittizio dell'equazione domanda-offerta, consentirebbe ai produttori di riorientare le loro produzioni verso alcuni settori oggi distrutti dagli accordi di importazione ma anche verso produzioni di qualità, meno utilizzatrici di energia, di fertilizzanti e di fitofarmaci. Last, but not least, una tale politica toglierebbe agli americani molti dei loro attuali argomenti nell'Uruguay Round, consentendo agli europei di uscire dalla loro attuale psicosi della resa.

Nessun commento: