Capitolo 10 - 1970
IL DIVORZIO

Nel gennaio '70 Massimo Teodori, di ritorno dagli Stati Uniti, tiene alla Casa della cultura di Roma una conversazione sul nuovo femminismo in America. Dopo un seminario, in marzo nasce il Movimento di liberazione della donna (Mld), culla del femminismo italiano.

In febbraio nasce la Loc (Lega obiettori di coscienza) per iniziativa dei radicali, del senatore pci Luigi Anderlini, del valdese Giorgio Peyrot, del gruppo cristiano Mir (Movimento internazionale di riconciliazione), e del Movimento nonviolento di Pietro Pinna. Lotta Continua non aderisce, perché a suo avviso "l'obiezione resta un fatto esemplare-dimostrativo più che politico". Anderlini, seguito dai dc Luigi Marcora e Carlo Fracanzani, presenta una proposta di legge per legalizzare l'obiezione.

Sia la Loc che l'Mld si federano al Pr. Sul modello della Lid sorgono così leghe che, secondo i radicali, devono occuparsi di problemi specifici senza addossare tutto sul partito-mamma, gramscianamente "egemonizzante" secondo il modello del Pci, che mette il cappello su tutti i movimenti spontanei della società.

Nel marzo '70, intanto, il presidente del Consiglio dc Mariano Rumor apre una crisi di governo piuttosto che firmare la legge sul divorzio. Dopo una lunga trattativa con i partiti laici, la Dc dà il via libera al divorzio in Senato in cambio della possibilità di sottoporre la legge Fortuna-Baslini a referendum. Occorre quindi una legge per regolamentare il referendum, istituto previsto dalla Costituzione ma mai attuato: altri mesi di ritardo.

"Bastava che tacessimo per qualche settimana, che il divorzio sembrava divenire d'un tratto storia dell'altro mondo, e non di oggi, in Italia", si lamenta Pannella sull'Astrolabio nell'agosto '70. "Non più un comizio, un passo avanti, un cenno: sembravano Penelope". Perfino gli amici dell'Espresso snobbano il "Gandhi di via Veneto", come l'Unità bolla crudelmente Pannella: bloccano un suo articolo sul divorzio per due mesi, e quando infine lo pubblicano sostituiscono le parole "clericale" con "dc" e "anticlericale" con "laico".

In ottobre la legge riesce a passare in Senato, ma soltanto con emendamenti restrittivi del divorzio (tempi più lunghi, costi più alti) contrattati dal dc Giovanni Leone. Così la legge deve tornare alla Camera. In novembre, per tre volte, Pannella, Cicciomessere e Bandinelli vanno di fronte alla sede romana del Msi, in via Quattro Fontane, a protestare contro l'ostruzionismo missino. "Siete col Borghese (settimanale divorzista di destra, nda) o mazzieri del papa?", accusano i cartelli radicali. Decine di poliziotti presidiano la sede missina con bombe lacrimogene, per evitare ogni contatto fra neofascisti e radicali. Scrive il Messaggero: "I missini lanciano insulti di natura sessuale contro quelli della Lid e minacciano di far piazza pulita di tutti. Pannella dice a un commissario: "Lei sta proteggendo dei teppisti che minacciano violenza contro cittadini i quali hanno il diritto di manifestare pacificamente"". Dodici anni dopo Pannella verrà applaudito a un congresso del Msi.

Nella notte del 30 novembre '70, dopo una seduta a oltranza, il divorzio diventa legge della Repubblica. "Esultiamo per questa vittoria del laicismo anticlericale", dichiara subito Pannella alle agenzie, "ma non è che un inizio. La politica dei diritti civili esce potenziata da questa prova". Niente di più lontano da quel che pensa invece il Pci, il più grosso partito laico: "Auspico che si superino i contrasti e che si ritrovi un'unità col mondo cattolico", dichiara Nilde Iotti. E il vicesegretario pci Enrico Berlinguer sull' Unità condanna "le storture, le esasperazioni settarie e le irresponsabili provocazioni di gruppi anticlericali", cioè della Lid di Pannella.

"Non temiamo gli attacchi contro noi "leghisti" laici", replica il leader radicale. "Come in passato, dovremo per prima cosa mettere il morso a bestie di casa nostra, che stanno dando in pericolose smanie. Cinquemila apparatchnik del Pci non sono gli otto milioni di voti comunisti. Non abbiamo bisogno di veder rinnovare lo sfacelo della Fgci negli anni '50 (di cui Berlinguer era segretario, nda) quando, postosi l’obiettivo di 500mila iscritti, si trovò in due o tre anni a 200mila: ricordi Berlinguer questo esempio che lo riguarda così da vicino. Abituati a perdere e a contrattare, Berlinguer e Malagodi hanno paura di essere vincenti e fretta di svendere questa affermazione. Sono burocrati paralleli del potere".

I cattolici chiederanno adesso un referendum sul divorzio? "Non dispiaccia al professor Luzzatto Fegiz, presidente della Doxa, e alla sua testarda manipolazione statistica (che dava gli antidivorzisti vincenti, nda), ma s'annuncia un vero massacro per i clericali", risponde Pannella, che tesse l'elogio della Lid: "Per cinque anni abbiano seguito, giorno dopo giorno, l'itinerario parlamentare della legge Fortuna. Abbiamo studiato a fondo i meccanismi delle Camere, i regolamenti, le difficoltà che sorgevano continuamente. È stata un'attenzione collettiva, popolare: a centinaia di migliaia di copie, ogni volta, i nostri bollettini illustravano questa realtà per iniziati; la laicizzavamo, ne facevamo partecipi masse sempre più estese di cittadini spesso provenienti dai ceti più lontani dall'impegno democratico, o più esclusi dalla cultura dominante".

Il settimanale Abc cavalcando il divorzio passa da 100 a 500mila copie. Il partito radicale invece, come sempre, non riesce a far tesoro delle proprie vittorie. È ancora gracilissimo: al congresso di Napoli, nel novembre '70 (in cui Cicciomessere diventa segretario e Pannella tesoriere), partecipano soltanto 80 iscritti. È anche a causa di questa debolezza, oltre che per ringraziare i socialisti dell'impegno sul divorzio, che alle elezioni regionali del '70 (importanti, perché le regioni sono appena nate) il Pr decide di appoggiare il Psi. In cambio, ottiene la promessa socialista di approvare anche l'obiezione di coscienza e di raccogliere 500mila firme per un referendum contro il Concordato.

"Il Psi non è ancora un partito di potere, anche se lo è — per ora— di governo", concede Pannella. E si spinge oltre: "Votare Psi è oggi il solo modo possibile di votare radicale. È la più rossa delle schede. Il diritto all'obiezione di coscienza, dopo 22 anni di attesa e di solitaria predicazione radicale, sarà imposto in Parlamento dal Psi. La vergogna della prigione per gli obiettori verrà cancellata. Sarà battuta la proterva volontà di un incontro di potere con la Dc dell'attuale gruppo dirigente comunista. Un primo colpo sarà portato al racket del suffragio universale organizzato dal peronismo fanfaniano e dai suoi clienti e sicari di destra e sinistra, grazie all'infeudamento della Rai. In questo periodo il Psi è stato determinante per approvare lo Statuto dei lavoratori, l'amnistia, le Regioni. I socialisti hanno espulso dal proprio seno la destra peggiore, il gruppo di Tanassi, Ferri e Preti. Il Pci ha invece annientato la sua sinistra, quella del Manifesto. Quanto alla cosiddetta "nuova" sinistra degli operaisti e marxisti-leninisti, essa è paleolitica".

L'intemerata di Pannella non risparmia l'Emilia-Romagna, vanto del Pci in quelle prime elezioni regionali: "Il "modello" emiliano? Lì le piccole e medie industrie hanno solidi legami col Pci. Le banche sono a mezzadria fra comunisti e democristiani. Le cooperative vengono ridotte a macchine sforna-profitti per il partito. Le associazioni del tempo libero sono controllate nelle loro attività culturali per impedirne ogni iniziativa che rischi di turbare i colloqui vaticani e di curia. Il Pci gestisce indirettamente ma sicuramente, con il sindacato, l'immenso bordello del parastato e del capitalismo di Stato".

"The mouse that roars", il topo che ruggisce (come l'Economist definirà Pannella), riversa questi toni accesi nei comizi che tiene in favore del Psi. Ecco la cronaca che lui stesso scriverà, sull'Espresso nel '75, dell'ultima sera di campagna elettorale del '70 a Santa Maria di Castellabate, sul golfo di Salerno: "In piazza c'erano pescatori torti dall'artrite come ulivi tormentati, anziane donne rugose coperte tutte di nero, madri più giovani, ragazze sole e inquiete. Eravamo sul pericolante palchetto rosso, appena giunti da altri comizi, Lino Jannuzzi (allora senatore psi, nda) e io, fra candidati e notabili locali. Mi avevano raccomandato prudenza. Mentre mi "presentavano" a questa gente umile e povera, con retorica ed enfasi da circo, con lo squallore dell'alienazione politica e delle sue parole grottesche e consunte, avrei voluto andar via: quello non era il mio posto".

Continua Pannella: "C'era un muro di volti immobili, duri, scavati, fatto di estraneità, di antico, disperato e confermato rifiuto. Era troppo tardi per rinunciare a parlare. Così tenni il primo comizio interamente dedicato al divorzio, all'aborto, al sesso, alla liberazione della donna. Mentre parlavo avvertii con pressante chiarezza qualcosa che da allora ho spesso cercato di esprimere. Viviamo in un tempo nel quale non di rado "agorà" ed "ecclesia', piazza e assemblea di preghiera, coincidono. Il silenzio era surreale, religioso. Le parole cadevano come pietre. Ma quando terminai mi trovai strette attorno, silenziose, le vecchie donne in nero. Ricordo le loro carezze, le mani che si alzavano lente, come per una benedizione, ritrovate mani contadine della mia infanzia abruzzese, e mi porto dietro la loro scarna e dolce esortazione: " Grazie, figlio !"".

In estate, marcia antimilitarista Milano-Vicenza. "Per la quarta volta sullo stesso percorso, perché?", scrive il settimanale giovanile Ciao 2001. "La prima volta gli "Andeé a laurà, barbun" si sprecavano quando passava la corte dei miracoli dei marciatori stanchi, sudati e sporchi, con i cartelli al collo. I benpensanti di provincia non avevano il coraggio nemmeno di contestarci tanto eravamo lontani da ogni buona regola per fare politica. Obiezione di coscienza? Disarmo unilaterale? Esercito uguale repressione? Diritti civili ai militari? Che roba è?".

Continua Ciao 2001: "Negli anni successivi, ritornando negli stessi luoghi, fra — presumibilmente — le stesse persone, le cose sono cambiate. Coloro che avevano fatto la guerra o non la volevano fare affatto capivano perfettamente, anche se eravamo così strani: "Passare le vacanze in questo modo, che bravi ragazzi!" I contadini ci offrivano frutta e uova, nelle città c'era sempre qualcuno disposto a ospitarci".

Nel '70 appare su un giornale nazionale la prima intervista-ritratto di Pannella. Lo "scopritore" è Virgilio Crocco del Messaggero, ex marito di Mina e padre di Benedetta Mazzini. Lo scapolo che vive per farci avere il divorzio, è il titolo dell'articolo. "Vivo programmaticamente di espedienti", confessa il "frate laico" (come Arrigo Benedetti ha definito Pannella) a Crocco. Conferma l'allora segretario radicale Bandinelli: "Per anni gli abbiamo dato soldi e tutto quello che potevamo. Lui stesso ha scritto: "Ho vissuto con l'onorevole mendicità dei laici". Lo costringevamo a farsi un vestito nuovo mandandolo dal nostro sarto. Lui non ha molte esigenze. Anche a tavola: è un formidabile mangiatore di pastasciutta, ma la carne non gli piace. È un divertimento vederlo preparare una spaghettata per gli amici".

Racconta Pannella: "Quando l'ho voluto, ho vissuto bene. Ho abitato a Parigi in place des Vosges, a Roma in un attico di palazzo Taverna. Poi ho capito che non ne valeva la pena, e ho imparato a vivere con le cose essenziali. Oggi la mia spesa più grossa sono le sigarette: tre pacchetti al giorno". Questo quarantenne strampalato che vive in via Collalto Sabino al quartiere Vescovio, che si sussurra sia fidanzato con la figlia del segretario psi Giacomo Mancini, e che si batte come un leone contro politici di professione e burocrati di partito, è paradossalmente lui stesso uno dei pochissimi radicali che fa politica a tempo pieno. Fra i dirigenti del Pr è un'eccezione: tutti gli altri infatti esercitano un mestiere, dal giornalista Spadaccia all'avvocato Mellini, dal professore Bandinelli al magistrato Silvio Pergameno, dal dirigente Iri Stanzani al docente universitario Teodori.

Pannella è giornalista professionista, e ha la penna brillante anche se un po' sovrabbondante. Ma nel '63 ha fatto una scelta precisa, e da allora detesta la "corporazione dei giornalisti". Nel '64 solo il Pr protesta contro la legge istitutiva dell'Ordine dei giornalisti. Negli anni '70 e poi nel ‘97 tenta di abrogarla con un referendum: "Soltanto all'Est per scrivere sui giornali bisogna essere iscritti a un Albo", ricordano i radicali, riecheggiando le posizioni di Luigi Einaudi e Umberto Terracini.

Nell'ottobre '70 Pannella accetta di fare il direttore responsabile del quindicinale Lotta Continua, perché la legge impedisce a chi non è giornalista professionista di dirigere un giornale. Una scelta che gli procurerà qualche guaio l'anno seguente.

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