Capitolo 9 - 1969
SCIOPERO DELLA FAME

Nel gennaio '69 a Roma, di fronte al "Palazzaccio" di giustizia in piazza Cavour, i radicali organizzano una "controinaugurazione" dell'anno giudiziario. Sono invitati giudici e avvocati, ma soprattutto semplici cittadini danneggiati dalla giustizia. Nasce cosi l'impegno del Pr su questo fronte, che culminerà negli anni '70 e '80 con vari referendum e con i casi 7 aprile e Tortora. "Il problema della giustizia in Italia non è un problema tecnico", sostengono i radicali, "ma riguarda i diritti civili dei cittadini di seconda classe in un regime paternalistico, baronale, consumistico e clericale". Gli avvocati Mellini (segretario del partito) e Giuseppe Ramadori fondano il gruppo "Rivolta giudiziaria".

Pannella fa controinformazione sul caso di Aldo Braibanti, un intellettuale condannato a nove anni per plagio, ed emarginato perché anarchico e omosessuale. Il leader radicale, assieme a Loteta e Mario Signorino (direttore del settimanale Astrolabio), viene incriminato per diffamazione contro i giudici: "Ho mosso loro accuse gravi", si difende, "ma sempre precise e motivate, e non furbescamente evocate con quel malcostume del dire non dicendo, dell'uso accorto e inflazionato del condizionale e della negazione retorica, che sono la regola del nostro giornalismo prostituito cui siamo abituati, anche se non rassegnati". Pasolini, la Morante, Franco Fortini e Piergiorgio Bellocchio (direttore di Quaderni piacentini) solidarizzano con Pannella.

Nel febbraio '69 Carlo Oliva, che per quattro anni aveva organizzato il Pr a Milano, lascia il partito criticando il metodo delle "single issues": "Una singola lotta è incapace di individuare una strategia politica: occorrono più lotte su obiettivi diversi". Invece i radicali, sostiene Oliva, passano da una questione all'altra "come una libellula". E al congresso di novembre, che si tiene proprio a Milano, quasi tutto il gruppo milanese (il secondo per importanza dopo quello romano) lascia il Pr: Oliva va in Lotta Continua, Felice Accame nel Mpl, Luca Boneschi nel Movimento studentesco di Mario Capanna come consulente legale.

Al congresso di Milano partecipano appena 31 iscritti. Bandinelli prende il posto di Mellini alla segreteria, e come tesoriere viene eletto il 23enne Roberto Cicciomessere, un antimilitarista figlio di un alto ufficiale dell'esercito. Ma quelli sono anche i giorni decisivi per il divorzio. Tornati a Roma, Pannella e Cicciomessere il 10 novembre '69 si piazzano di fronte a Montecitorio e cominciano uno sciopero della fame, finché non ottengono dalla Dc l'impegno a una votazione entro la fine del mese. È chiaro infatti che i democristiani fanno ostruzionismo contro il divorzio: la legge Fortuna-Baslini è in discussione in aula già da maggio, ma nonostante le manifestazioni della Lid in piazza Navona il dibattito procede a rilento.

"Sandro Pertini, allora presidente della Camera, aveva paura che il nostro sciopero intaccasse l'immagine del Parlamento", ricorda Pannella. "Io entravo con i permessi di visitatore nel Transatlantico di Montecitorio, ma un giorno Pertini si arrabbiò. Qualche tempo dopo lui era in visita a Milano, anch'io ero lì, ma non sapevo se era ancora adirato con me. Mandai avanti Enzo Tortora, anche allora mio amico, con una lettera. Pertini è fra la gente, apre la busta, comincia a leggere e sbotta: "Questo è quel delinquente di Marco!"".

Venerdì 28 novembre '69 tutte le parrocchie di Roma organizzano una veglia di preghiera contro il divorzio. Malgrado ciò, la notte successiva i deputati approvano la legge Fortuna-Baslini: 325 voti a favore, 283 contrari. Davanti alla Camera i radicali hanno organizzato un sit-in con centinaia di persone. Nello stesso giorno Roma era stata invasa da un grande corteo sindacale dell'autunno caldo. C'era la sensazione, anche fisica, che le cose stessero cambiando. Quando Loris Fortuna esce dal Palazzo viene accolto da grida di giubilo: "Stato laico!", "Parlamento sì, Vaticano no!".

Il giorno seguente Pannella annuncia: "Dopo il sì al divorzio è l'ora del no al Concordato". Vuole battere il ferro finché è caldo, al contrario di tutti gli altri politici di sinistra ancora increduli e quasi intimoriti per la batosta inferta alla Dc. Ma il cammino per il divorzio sarà ancora lungo: la legge dev'essere approvata anche dal Senato. E pochi giorni dopo, il 12 dicembre '69, a piazza Fontana c’è la prima strage: inizia la strategia della tensione.

Nel '69 Pannella partecipa anche, per il terzo anno, alla marcia antimilitarista Milano-Vicenza. La sera del 4 agosto in piazza dei Signori, a Vicenza, tiene il comizio conclusivo: "Il signor questore, intervenendo sui partecipanti alla marcia che manifestavano pacificamente di fronte alla caserma americana Ederle, si è dato premura ancora una volta di mostrarci il volto di uno Stato becero e ottuso. Ma i marciatori, fermati e denunciati, sono qui ora tra voi tranquilli e sereni al termine di questi dieci giorni di marcia, in cui hanno voluto dare una testimonianza di pace e fare una diretta e personale azione politica".

Al primo congresso nazionale antimilitarista a Milano, il 4 novembre, Pannella nella sua relazione avverte: "I due terzi dei paesi rappresentati all'Onu e i quattro quinti di quelli in via di sviluppo sono retti da regimi militari. Il militarismo non è folklore: è una candidatura seria alla gestione della società contemporanea".

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